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Comunicato stampa

SCARPE ROSSE: ARRIVA A TORINO L’INSTALLAZIONE NATA A CIUDAD JUAREZ, SIMBOLO DELLA LOTTA AL FEMMINICIDIO.


Marisela Ortiz, la donna simbolo che da anni combatte violenza e omertà scrive al Sindaco Fassino

L'attivista per i diritti umani Marisela Ortiz Rivera, è la donna simbolo della lotta al femminicidio a Ciudad Juarez . Da anni si batte contro l'omertà della gente e la corruzione delle istituzioni, tanto da essere stata costretta ad andare in esilio negli Usa insieme alla sua famiglia.
Per il suo irriducibile e intenso impegno nella denuncia e nell’appassionata opposizione contro i crimini, nel 2008 la Città di Torino le ha conferito la cittadinanza onoraria.

In una lettera inviata al Sindaco la signora Ortiz ringrazia per l’aiuto ricevuto nell’ottenere asilo politico negli Stati Uniti. La sua battaglia non si ferma.

“Grazie alla vostra partecipazione- scrive- ci è stato possibile continuare a fornire, anche a distanza, l’appoggio necessario, al progetto La Esperanza…”. E molti sono ancora i progetti su cui la Città è impegnata.

Torino, in collaborazione con il Tavolo torinese per le Madri di Ciudad Juárez e Amnesty International, promuove per sabato 2 marzo dalle ore 11.00 alle ore 18.00 in piazza Castello (in caso di pioggia all'interno di Palazzo Madama), il progetto d’arte pubblica “Zapatos rojos - Scarpe rosse”.
Nel pomeriggio alle ore 16,30 l’assessore alle Pari Opportunità Mariacristina Spinosa accoglierà la testimonial dell’iniziativa, l’attrice Caterina Vertova.

Zapatos Rojos, è una realizzazione dell'artista messicana Elina Chauvet.
Il progetto assume la forma di un'installazione composta da centinaia di paia di scarpe rosse da donna per dire basta alla violenza di genere. Ogni paio di scarpe, reperito attraverso l'attivazione di una rete di solidarietà, rappresenta una donna e la traccia di una violenza subita. Sistemate ordinatamente lungo un percorso urbano, le scarpe ne ridisegnano lo spazio e l'estetica, visualizzando una marcia di donne assenti, un corteo che sottolinea il dolore che tale mancanza provoca tanto a livello sociale quanto familiare.
In particolare, il progetto rimanda alla situazione di Ciudad Juárez, città di frontiera nel nord del Messico dove, a partire dal 1993, centinaia di donne vengono rapite, stuprate e assassinate. All’inizio si tratta di poche decine di ragazze che poi diventano centinaia e infine una cifra nebulosa e indefinita, tenuta in scarsa considerazione dalle autorità. Si uccidono le donne a Juárez perché si può fare. A Juárez, città che divora le sue figlie, è stato utilizzato per la prima volta il termine femminicidio. Ed è qui che, nel 2009, Zapatos Rojos ha preso vita, con un'installazione composta da 33 paia di scarpe.(p.v.)


Pubblicato il 1 Marzo 2013

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