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Comunicato stampa

VIA DELLA CASA COMUNALE 3: LA SALA ROSSA APPROVA UN INDIRIZZO VIRTUALE PER DARE LA RESIDENZA AI RIFUGIATI

A Torino, i rifugiati potranno avere come residenza virtuale l’indirizzo “via della Casa comunale, 3”. Lo ha stabilito oggi la Sala Rossa, approvando dopo un serrato dibattito la delibera proposta dalla Giunta e presentata in aula dalla vicesindaco Elide Tisi.

L’istituzione di questo indirizzo virtuale consentirà l’iscrizione all’anagrafe di persone straniere titolari di protezione internazionale e umanitaria. Questo renderà possibile un più efficace monitoraggio delle presenze e l’inserimento delle persone in progetti di sostegno. Anagrafe e Polizia Municipale effettueranno accertamenti semestrali e indagini sul territorio al fine di verificare a permanenza sul territorio cittadino delle persone iscittwe come residenti all’indirizzo virtuale. Per iscriversi all’anagrafe, in mancanza di altro documento di identità, sarà sufficiente il permesso di soggiorno per motivi di protezione internazionale o umanitaria. Gli stranieri che saranno iscritti presso la residenza fittizia di “via della Casa comunale 3” avranno l’obbligo di rinnovare all’anagrafe la dichiarazione di dimora abituale nel Comune entro 60 giorni dal rinnovo del titolo di soggiorno. In caso di mancato rinnovo, trascorsi 6 mesi dalla scadenza del permesso di soggiorno, l’anagrafe procede alla cancellazione, previo preavviso di un mese all’interessato.



La Vicesindaco Elide Tisi ha così illustrato la delibera in aula:

I flussi migratori sono cambiati, nell’ultimo periodo, in conseguenza degli eventi internazionali. Cresce il numero delle persone con status di rifugiato, sottoposto a protezione internazionale o con permesso umanitario.

La presenza di queste persone, da accompagnare con progetti di inclusione sociale, deve le città, come Torino, impegnate nella collaborazione con il Ministero dell’Interno per ottemperare agli obblighi internazionali, intervenendo al tempo stesso per evitare problemi sul territorio. Le norme anagrafiche prevedono che gli Enti Locali assicurino alle persone senza fissa dimora - che possano dimostrare la loro permanenza sul territorio – la possibilità di ottenere una residenza, sia pure di carattere virtuale o convenzionale. Ormai da anni il Comune è impegnato nell’attuazione di strategie di inclusione, in accordo con il Ministero competente, nei confronti del quale è stabilita un’interlocuzione significativa. In questo contesto, avviamo un percorso di governo della questione rifugiati, attivando una residenza virtuale (“via della Casa Comunale, 3”) specifica per le persone straniere con status di protezione internazionale o con permesso umanitario.



All’illustrazione della delibera da parte della vicesindaco hanno fatto seguito gli interventi di vari consiglieri:



Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia):

Se dovessimo fare riferimento solo a quanto scritto in delibera: la volontà di monitorare con qualche certezza statistica i flussi e le permanenze di profughi e titolari di protezione umanitaria internazionale sul nostro territorio, nulla osterebbe al nostro voto favorevole.

Il problema è rappresentato da quello che non c’è scritto, perché non di pertinenza diretta del Comune. Siamo infatti tutti consapevoli che il riconoscimento della residenza attiva l’accesso ad una serie di diritti sociali cui fanno fatica ad accedere cittadini italiani e stranieri residenti. Non l’accesso alla sanità, per altro già comunque garantito; non solo quello al lavoro, utile a far emergere il sommerso; ma l’accesso alla casa popolare, ha destato particolare preoccupazione. Nessuno vuole discriminare i profughi rispetto agli italiani ma nemmeno posiamo accettare che essere titolari dello status di profughi o rifugiati costituisca un privilegio rispetto a chi, da italiano, si trova nella stessa o addirittura peggiore condizione sociale, per una questione di punteggi e corsie preferenziali. Soprattutto guardando alla situazione emergenziale della nostra città che vive il maggior numero di sfratti eseguiti rispetto alle altre città italiane ed una lista d’attesa di 4.000 richieste per case popolari e con l’ERP che riesce a soddisfare un massimo di 500 alloggi per anno.



Andrea Tronzano (Forza Italia):

Io credo che i profughi abbiano dei diritti: legittimi, giusti e leciti. Stranieri e non cittadini, come li definisce l’articolo 10 della nostra Costituzione. Ma, se hanno diritti sacrosanti, i profughi hanno anche dei doveri. E il primo dovere è quello di rispettare la legge italiana. Quindi non hanno il diritto di occupare case (e mi riferisco al villaggio ex Moi). Non riconosco a questa delibera il potere taumaturgico che ci permetterebbe di individuare i profughi sul territorio, ma credo invece che sarà utilizzata per dare agli occupanti illegali dell’ex Moi quel riconoscimento che oggi non hanno. Credo che questo sia l’escamotage della maggioranza che non accetto e non condivido e per questo voterò contro la delibera.

Infine, non vorrei poi che l’Europa prendesse spunto dalla situazione che si è determinata a Lampedusa, chiara situazione di mala gestione e cattiva organizzazione, per definire o bollare l’Italia come un Paese razzista. Non vorrei che l’Europa, strumentalizzando quei fatti, ne approfittasse per ritirarsi dai suoi doveri: aiutare uno stato di frontiera come il nostro nell’accoglimento dei profughi.



Enzo Liardo (NCD):

Ringrazio il sindaco per la mediazione che ha portato a un documento sottoscritto da tutti i consiglieri di minoranza e ha permesso di ritirare l’ostruzionismo, che a volte diventa l’unico metodo per difendersi dalle iniziative della maggioranza. Con questo nuovo testo, ribadiamo che non possono esserci vie preferenziali per i profughi e i rifugiati rispetto agli altri stranieri e ai cittadini torinesi. Se passa la delibera però Torino diventerà sempre più un polo di attrazione per profughi ed extracomunitari. Questa città non riesce più a dare risposte ai torinesi in difficoltà: figuratevi a queste povere persone… Inoltre, i torinesi potranno così scordarsi definitivamente la possibilità di vedersi assegnata una casa popolare, a causa della dinamica dei punteggi.



Michele Paolino (Partito Democratico):

Oggi votiamo convintamente questa delibera, raccogliendo le indicazioni di consiglieri comunali e associazioni che da anni si occupano della questione profughi e rifugiati. Innanzitutto, diamo a queste persone che arrivano da luoghi di guerra la possibilità di avere assistenza sanitaria, di iscriversi ai centri per l’impiego, di prendere la patente, per avviare un percorso di inserimento lavorativo, senza passar davanti a nessuno. Diamo così attenzione umanitaria a persone che sono nella nostra città, senza togliere nulla ai torinesi, senza scavalcare nessuno nelle graduatorie. Alla vigilia di Natale, la Città di Torino si fa carico di tutti: dalla crisi si esce e ci si salva tutti insieme, non lasciando indietro nessuno.



Marta Levi (Partito Democratico):

Con l’approvazione di questa delibera, per Torino oggi è una grande giornata. Non avere la residenza nel nostro Paese significa non esistere e per i rifugiati e profughi la residenza è dovuta per legge. Ringrazio l’assessore Tisi per aver voluto affrontare e dare risposta ad un problema che le passate amministrazioni non avevano saputo affrontare.



Andrea Araldi (Partito Democratico):

Di fronte ai timori che il centrodestra manifesta “che i profughi occupino le case”, il centrosinistra è assolutamente d’accordo nel difendere il principio di legalità, ma ricordando che la responsabilità è sempre personale e del singolo, non di indefiniti “gruppi”.



Laura Onofri (Partito Democratico):

questa delibera è importate sul piano umanitario e sul piano del rispetto delle regole poiché va a governare un fenomeno fino ad oggi poco controllabile su cui spesso c’è molta retorica ma poca concretezza. Questa deliberazione, invece, dà risposte concrete.

Chi si occupa attivamente per la soluzione di questi problemi, come la vice sindaca Tisi o la sindaca di Lampedusa, non viene mai sufficientemente valorizzato.



Domenica Genisio (Partito Democratico):

Questa è una delibera di natura anagrafica che si basa fondamentalmente sulla legge dell’anagrafe. E’ importante perché si è lavorato collegialmente sebbene in tempi lunghi per la difficoltà di conciliare la legge anagrafica con altri aspetti che servano ad inquadrare il percorso di questi nostri concittadini in estrema difficoltà, senza nulla togliere ai diritti e ai doveri dei cittadini torinesi. L’aver individuato un indirizzo virtuale riuscirà a facilitare il lavoro dei vigili e delle associazioni e della rete di cittadini che si sono attivati perché ci fosse condivisione e partecipazione a favore di cittadini più sfortunati di noi.

La residenza ai rifugiati e ai profughi consentirà il diritto all’assistenza sanitaria a tutela della loro salute ma anche di quella dei cittadini torinesi.

Queste persone non graveranno sulle casse del Comune di Torino, essendo all’interno del programma di protezione dello Stato.

La mozione che abbiamo presentato interviene direttamente sui regolamenti comunali perchè si dia la certezza che non ci saranno discriminazioni e nel contempo chiediamo di intervenire sul decreto del presidente Cota che potrà immediatamente emettere un nuovo decreto in sostituzione del precedente.



Roberto Carbonero (Lega Nord):

E facile scrivere belle cose dopo però bisogna sorvegliare affinché il meccanismo non si inceppi e in questo avete già dimostrato di non essere capaci Non si tratta solo di persone che vengono a cercare una possibilità qui, tra loro ci sono quelli che hanno capito che questo è il “paese di bengodi” e sono qua per approfittarne e prevaricare. Il vostro sarà l’ennesimo fallimento.



Marco Grimaldi (SEL):

Spero che il Consiglio approvi la delibera e dunque la concessione della residenza a queste persone. Spero che l’opposizione capisca che le “discriminazioni”, c’erano prima quando, pur avendone diritto, queste persone non avevano una carta d’identità, la tessera del servizio sanitario o la possibilità di chiedere la patente di guida. E quando tra tre anni ne avranno maturato il diritto e saranno in situazione di emergenza abitativa non sarà discriminazione concedere loro il punteggio relativo alla loro condizione.
Hanno fatto bene gli assessori proponenti a scegliere questo indirizzo, distinto dal numero tre, perché servirà a monitorare la situazione e a distinguere la condizione di queste persone da quella di altre persone svantaggiate…..Residenza, inclusione, diritti e doveri, altro che Bossi-Fini, espulsioni e Cie!



Vittorio Bertola (Mov. 5 Stelle):

Il mio gruppo voterà in modo differenziato al suo interno, come composito è l’orientamento delle persone che si sono espresse sul punto attraverso internet. Premesso che è positivo affrontare il problema e tracciare un percorso di integrazione e che l’accoglienza dei profughi è un dovere di umanità prima ancora che di legge e che la Città ha a lungo fatto finta di nulla, permane una perplessità. In questa delibera non c’è nessun dato sul numero dei beneficiari del provvedimento, non c’è accenno al potenziamento delle risorse, né una stima dell’impatto che esso avrà sul sistema dei servizi. Fatta così la delibera mi pare un esempio di ipocrisia tipica della politica italiana, che promette tutto a tutti, senza chiedersi cosa è davvero in grado di fare. Solo una settimana fa una persona si è impiccata, perché sfrattata e non una parola qui è stata detta. Occorre invece pensare gli interventi in funzione di tutte le categorie di persone in situazioni critiche.



Chiara Appendino (Cinque Stelle):

Dopo la tragedia di Lampedusa, tutto sembrava tornato nel dimenticatoio, poi i recenti avvenimenti del Centro di accoglienza dell’isola hanno riacceso i riflettori. Come istituzione, dobbiamo avviare percorsi positivi di inclusione, insieme a scuole, privato sociale e altre istituzioni. Il governo italiano ha speso 1,2 miliardi di euro senza mettere in piedi azioni reali di integrazione, senza coinvolgere i territori. L’integrazione deve basarsi su pari diritti e pari doveri. I rifugiati sono persone in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni, sono disperati, E non meno disperati sono gli operai che perdono il lavoro, i giovani che non ne trovano, gli sfrattati. Non dobbiamo fare classifiche della disperazione, secondo linee ideologiche. Tutti sono persone da aiutare. Chiedo al sindaco di farsi garante del non costruire graduatorie della disperazione, utilizzando tutte le risorse reperibili, per includere senza contrapporre.



Silvio Viale (PD):

L’articolo 10 della Costituzione specifica che la situazione dello straniero è regolata dalla legge conformemente ai trattati internazionali (diritto d’asilo). A certi consiglieri più devoti di me, chiedo: cosa ne direbbe l’arcivescovo Nosiglia? Pensiamo davvero che si possa negare l’esistenza delle persone? Questa delibera non stravolgerà certamente le graduatorie delle case popolari. Inoltre, ricordiamo che persone senza documenti e residenza sono di fatto costrette alla clandestinità ed esposte a comportamenti illegali, la residenza è un parziale passo in avanti.



Ha quindi preso nuovamente la parola la vicesindaco Elide Tisi, ricordando come la politica sia chiamata a percorsi impegnativi, senza scorciatoie, per garantire il riconoscimento di diritti civili che non necessariamente sono sovrapposti ai diritti sociali. La vicesindaco Tisi ha poi ricordato l’impegno della Commissione emergenza abitativa, affermando che laddove necessario verranno potenziati gli interventi per dare risposte ai bisogni di tutti. Infine, una valutazione sulla politica nazionale, segnalando il fallimento dell’”Emergenza Nord Africa”, gestita a livello centrale senza il coinvolgimento del territorio. Oggi, ha concluso Tisi, si afferma a livello nazionale un orientamento diverso, con l’incremento dei posti disponibili ( fino a 16mila) e un maggior coinvolgimento dei territori e delle loro istituzioni: modalità che danno prospettive di un diverso approccio, anche nei confronti dell’Europa, il sostegno della quale è necessario.



Il sindaco Piero Fassino è poi intervenuto prima della votazione delle delibera, ricordando come quello che succede in un mondo globalizzato ci riguardi e ci coinvolga tutti, a partire dagli avvenimenti nel bacino del Mediterraneo, che ingenerano dinamiche delle quali ci dovremo occupare anche in futuro. Occorrono strategie per governare questi fenomeni, ha ribadito il primo cittadino, con una strumentazione politica più adeguata a livello europeo, con risorse più adeguate per una politica di accoglienza per superare le emergenze e consentire, in futuro, il ritorno nei Paesi d’origine.

In questi anni, ha poi sottolineato Fassino, ci sono stati poche risorse, strumenti insufficienti e prospettive nebulose, basti pensare all’ ”Emergenza Nord Africa”, decretata astrattamente come conclusa e di fatto scaricata sui Comuni, le cui politiche non bastano a gestire e superare le emergenze. Gli Enti locali fanno la loro parte, ma devono poter contare su risorse, normative adeguate e percorsi di inclusione, ha concluso il sindaco, ricordando come la delibera sia un atto necessario, anche sulla base di precise indicazioni del Ministero dell’Interno, per gestire la situazione evitando conflittualità e discriminazioni: a questo proposito, le mozioni di accompagnamento votate chiedono di discutere in sede regionale criteri equanimi per l’assegnazione delle case popolari.



La deliberazione è stata poi approvata con 24 voti a favore (oltre al sindaco, PD, Moderati, SEL, Centro Scanderebech e Appendino del M5S), 9 contrari (NCD, Forza Italia, Torino Libera, Lega Nord, Fratelli d’Italia, Progett’Azione) e 1 astenuto (Bertola del M5S).

Approvata all’unanimità una mozione ‘bipartisan’ che impegna sindaco e Giunta “ad attivarsi nei confronti della Giunta Regionale per una rivisitazione dei criteri di accoglienza e in particolare di assegnazione di case pubbliche, con l’obiettivo di garantire equità e parità di trattamento evitando ogni forma di discriminazione nei confronti di cittadini italiani, stranieri regolari, rifugiati e profughi”. Approvata con voto unanime anche una mozione presenta da alcuni consiglieri del PD, che chiede alla Regione di prevedere la possibilità per profughi e rifugiati di rientrare nelle condizioni di emergenza abitativa solo laddove ricorrano le medesime condizioni degli altri cittadini italiani o stranieri regolarmente soggiornanti”.

(Ufficio stampa del Consiglio comunale)


Pubblicato il 23 Dicembre 2013

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