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Comunicato stampa

CESSIONE SAGAT, IL DIBATTITO IN SALA ROSSA

Prima di approvare la delibera che prevede la cessione del 28% delle quote di Sagat S.p.A., in Sala Rossa si è svolto un dibattito, a cui hanno partecipato i consiglieri comunali:

Domenico Mangone (PD): La scelta della Città di vendere tutto quanto possibile avrebbe dovuto essere approfondita. Stiamo facendo scelte importanti e non si capisce la grande fretta. Esiste un disegno nazionale che porta a vendere aziende con ingenti volumi d’affari in tutte le città d’Italia?
La partecipazione della Città in Sagat non può non essere considerata strategica. Si sta navigando a vista senza un piano di dismissioni e senza un quadro finanziario. Perché sulla vendita delle quote Gtt si prevedono garanzie sul piano industriale e occupazionale mentre questo non accade per Sagat?
La Città non ha, a differenza di quanto avviene per altre aziende, contratti di servizio con la società aeroportuale. Cedendo il 28% non potrà avere più alcun controllo sull’aeroporto, una struttura, questa, che in quasi tutto il mondo è in mano al pubblico. In più, la normativa prevede che il controllo pubblico non possa andare al di sotto del 20%. Non è stata presa in considerazione neanche la cessione della partecipazione della Città nelle società aeroportuali di Bologna e Firenze. Stiamo facendo una scelta di non ritorno. Non voterò la delibera.
Gli introiti derivanti dalla vendita delle quote in Sagat avrebbero potuto essere reperiti con la vendita dei siti olimpici della Città.

Roberto Carbonero (Lega Nord): Il mio gruppo è favorevole alle privatizzazioni, ma concordo su quanto è stato detto a proposito della fretta con cui si opera. Stiamo per mettere sul mercato frettolosamente aziende importanti. Non ci è stato dato il tempo di discutere proposte approfondite e magari più vantaggiose.
Tutti avete promesso in campagna elettorale cose positive ai cittadini torinesi, nessuno di voi ha promesso che avreste svenduto tutto.
La nostra mozione chiede che almeno gli introiti della vendita costituiscano un fondo che in nessun caso possa essere intaccato dalla spesa corrente, ma concorra al risanamento.

Paolo Greco Lucchina (PdL): Mi unisco a quanti sollecitavano una maggiore riflessione. L’obiettivo era di lavorare per l’incremento del traffico a Caselle attraverso la presenza di soci pubblici, ma la Giunta afferma che Sagat non è più strategica ed è chiaro che la sola presidenza e la presenza negli organismi di controllo non assicurano alcuna influenza sulle linee programmatiche. Ricordo al Sindaco che nelle sue linee programmatiche è scritto “si valuterà l’utilizzo degli asset delle partecipate salvaguardandone il controllo”.
Nel momento in cui si tratta con Ryanair per la base low cost che dovrebbe fare di Caselle la porta d’accesso di Torino internazionale, noi non abbiamo garanzie sul piano industriale del prossimo acquirente delle quote azionarie pubbliche.

Andrea Tronzano (PdL): È certamente una delibera importante. Ma non abbiamo la necessaria chiarezza per votarla. Ci chiediamo ad esempio perché non arrivi da parte della maggioranza che governa questa città da oltre vent’anni una chiara e inequivocabile presa di coscienza sulla natura e le motivazioni del debito maturato, che deriva da un’evidente carenza gestionale. Un fallimento di strategia dimostrato anche dalla scelta di uscire dal Patto di Stabilità e dalle continue variazioni alle delibere strategiche già assunte, che hanno in pratica sconfessato tutte le scelte precedenti dell’Amministrazione. Vorremmo poi rimarcare la necessità di scegliere con attenzione gli uomini destinati al management di Sagat perché saranno loro a fare la differenza. Infine, ci preoccupa la valutazione della quota Sagat di proprietà del Comune: 58 milioni per il 28% sembrano assolutamente pochi rispetto agli 81 milioni della quota del 24% del maggiore azionista privato.

Federica Scanderebech (FLI): Condivido quanto dichiarato dai colleghi che mi hanno preceduta sull’importanza di questa delibera. Se va nella direzione della riduzione del debito della città, non potremo che votare convintamente a favore, perché qualsiasi proposta fatta in questo senso deve essere condivisa. Rimangono certo dei dubbi che non possono, peraltro, essere sciolti qua oggi.

Chiara Appendino (Mov. 5 Stelle): Non condividiamo questo provvedimento, la nostra posizione sulla svendita delle aziende partecipate è nota. Invece di vendere, per recuperare risorse occorrerebbe una vera spending review, servirebbero politiche di risparmio sugli acquisti di beni e servizi, non sempre effettuati al prezzo migliore. Dopo una delibera di iniziativa popolare, ampiamente appoggiata in quest’aula, che chiedeva un ruolo più ampio del pubblico nella SAGAT, mai avrei pensato che ci saremmo trovati di fronte a una simile proposta che invece lo riduce ulteriormente. Anche l’ipotesi di cedere addirittura l’80% di TRM ci preoccupa non poco. Non oso immaginare cosa andremo ancora a vendere. Voteremo quindi contro.

Stefano Lo Russo (PD): L’obiettivo che abbiamo quest’anno è il rientro nel Patto di Stabilità e l’alienazione di quote di partecipazione fa parte di questo percorso. Il PD considera strategico il controllo pubblico su alcuni asset. Nel 2013 dovremo rilanciare lo sviluppo. Se c’è un forte indebitamento è perché Torino si è trasformata (metrò, olimpiadi, termovalorizzatore…) grazie alle politiche condotte in questi anni. Le tante cose fatte sono un motivo di orgoglio per tutti noi, anche perché è stato fatto mantenendo livelli di welfare che non hanno eguali in Italia. Evidentemente tutto questo ha avuto dei costi e oggi dobbiamo ridurre il debito per poter rilanciare la città. Noi del PD spiegheremo ai cittadini, oggi più che mai attenti nel giudicare chi li amministra, che questi sono provvedimenti necessari e nell’interesse di tutti.

Enzo Liardo (PdL): Ho sentito snocciolare dal capogruppo del PD una sorta di libro dei sogni. Dove sarebbe la qualità della vita a Torino? Ancora aspettiamo di capire quali reali ricadute abbiano sul territorio le sbandierate grandi opere (per ultimo il nuovo tunnel di via Orvieto: la montagna ha partorito il topolino), che del resto sono state finanziate dalla Città solo in parte. E le Olimpiadi sono state gestite male, con ricadute economiche negative.

Ferdinando Berthier (Torino Libera): Il fine giustifica i mezzi: se rientrare nel Patto di Stabilità significa perdere pezzi per strada, vendendo quote di Sagat, forse valeva la pena non uscire. Molte, negli anni, le opere che hanno portato all’indebitamento della Città, non ultima un metrò che funziona poco e male. Un voto a favore significa che questa delibera rappresenta l’unica soluzione per ripianare il debito. Siccome credo che sia stato possibile trovare altre soluzioni, mi asterrò.

Maurizio Marrone (PdL): Mangone ha bene illustrato le difficoltà di esprimersi lavorando con questi metodi. Siete riusciti con questa delibera in un piccolo capolavoro politico suscitando l’ostilità delle opposizioni sul provvedimento. È evidente che manca alla maggioranza qualunque strategia. O meglio, la strategia è svendere, svendere, svendere. Quando abbiamo votato contro la delibera della F.C.T. Holding ci è stato detto che stavamo votando su un’operazione di riassetto societario, ma qui è evidente che si tratta invece di una liquidazione societaria. Si scende in strada a svendere i gioielli di famiglia al primo che passa. Ma se quel primo passante fosse come alcuni sostengono l’imprenditore Vito Gamberale, attivo in Lombardia, allora ricordate che Milano ha già scippato moltissimi asset alla città. Dalla gran Torino della campagna elettorale, dalla Torino internazionale di cui Fassino, parla stiamo diventando una piccola Torino provinciale rinchiusa nella sua cinta daziaria.

Fabrizio Ricca (Lega Nord): Noi potremmo anche votare favorevolmente questa delibera e dar credito alle belle parole della maggioranza, ma vogliamo sapere quale sarà questo grande investimento di rilancio economico per il 2013. Si deve conoscere la programmazione e non attendere gli eventi. Questo chiediamo al Sindaco, per trasformare un piccolo aeroporto di provincia in un grande scalo aeroportuale internazionale.

Marco Grimaldi (SEL): Ho colto le preoccupazioni del consigliere Mangone: avevamo chiesto un approfondimento di questa delibera con quanti sono coinvolti in questa operazione. Vogliamo, ancora oggi, sapere cosa faranno gli altri enti pubblici e le opposizioni: la Regione Piemonte è disponibile a vendere Levaldigi per acquistare quote Sagat?
Chiudo con rammarico: abbiamo sbagliato due mesi fa, non avremmo dovuto approvare la delibera di iniziativa popolare su Caselle, suscitando false aspettative in merito a un maggior controllo pubblico dell’aeroporto.

Michele Curto (SEL): L’aeroporto è una delle connessioni tra Torino e il mondo. Speriamo che la cifra che incasseremo sia la più alta possibile, ma sarà sicuramente inferiore agli investimenti pubblici fatti. Ci rendiamo però conto della situazione in cui siamo. A novembre decidemmo di votare la delibera sulla F.C.T. Holding, accettando da un lato la cessione di parte del patrimonio, dall’altro di usare le leve dell’Amministrazione per rimanere all’interno del Patto di Stabilità. Ciò non è avvenuto: occorre riflettere. Ora però dobbiamo scegliere: se fare scelte difficili e impopolari o rinunciare ad agire la crisi. Noi decidiamo di prenderci la responsabilità di cedere Sagat, nell’ambito di una strategia che consenta a tutta la città, soprattutto alla parte più debole, di uscire dalla crisi. Vogliamo essere la prima città a uscire dalla crisi: questa delibera è l’inizio di un percorso che ci consentirà di farlo. Votiamo sì, a patto che parte di queste risorse venga usata per conservare i servizi e difendere il welfare, il lavoro e gli asili.

Silvio Viale (PD): Occorrerebbe più realismo e senso di responsabilità da parte dei gruppi di minoranza. Viceversa si è fatta un’opposizione a priori su qualsiasi argomento. Sono a favore di questa delibera. Come già detto in altre occasioni, sono del parere che la proprietà di società con tali caratteristiche è bene che non resti nella mani degli enti pubblici, anche per le drammatiche situazioni dei bilanci delle pubbliche istituzioni.

(Ufficio stampa Consiglio comunale)


Pubblicato il 25 Maggio 2012

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