di Marco BertonIl riscaldamento globale e la crisi climatica provocati dalle attività umane sono sicuramente tra i problemi più gravi che affliggono il mondo contemporaneo. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti e includono eventi meteorologici sempre più devastanti, affliggendo soprattutto le fasce più deboli delle popolazioni.
Ma come influisce tutte ciò sulle persone con disabilità? A provare a dare una risposta a questa domanda ci ha pensato Haydee Longo, Avvocata dello studio legale Lex4All specializzato sui temi della diversity e Disability Manager di Fe.D.Man Federazione Disability Management, in un webinar andato in scena martedì 5 marzo.
I fattori di rischio
Secondo Longo, le persone con disabilità sono tra le più a rischio perché i cambiamenti climatici aumentano la loro vulnerabilità esponendole a rischi aggiuntivi per il benessere e la salute mentale e perché possono aumentare la complessità dei bisogni, richiedendo risposte mirate e integrate e rendendo essenziale lo sviluppo di politiche e strategie di adattamento appropriate.
In particolare, in caso di eventi meteorologici estremi come ondate di calore, tempeste, inondazioni e incendi, le persone con disabilità avrebbero maggiori difficoltà ad evacuare, a comprendere e seguire le istruzioni di sicurezza e a comunicare con altre persone. Inoltre, avrebbero un accesso limitato a risorse e servizi come l’acqua potabile, l’assistenza sanitaria e le infrastrutture di trasporto, con la relativa difficoltà a muoversi in ambienti resi inaccessibili perché danneggiati. Ulteriori fattori critici sono rappresentati dall’esposizione a rischi fisici ed emotivi maggiori a causa di danni alle proprietà, a strutture non adatte e a sistemi di evacuazione escludenti.
Le conseguenze fisiche, psicologiche ed emotive
Le conseguenze sarebbero soprattutto dal punto di vista fisico: il calore estremo e l’aumento delle temperature, infatti, potrebbero aggravare i problemi respiratori e le malattie croniche, il rischio di disidratazione e di “colpi di calore”, mentre le inondazioni e le alluvioni potrebbero avere conseguenze gravi sia per le difficoltà a fuggire o trovare rifugio causate dalle barriere architettoniche e sensoriali che per il contatto prolungato con l’acqua in grado di provocare malattie della pelle o infezioni.
Non sono nemmeno da sottovalutare le ricadute sulla sfera psicologica ed emotiva, con l’aumento di stress e ansia (soprattutto per chi vive in aree ad alto rischio, ndr) causate dalla preoccupazione rispetto alla propria sicurezza e alle capacità di adattarsi alle nuove situazioni. Tutto questo con la possibilità di aggravare il “minority stress”, ovvero la situazione di stress che si trovano a vivere persone appartenenti a minoranze marginalizzate, pregresso.
Strategie ed azioni
Per provare ad affrontare le problematiche appena descritte, Longo ha anche fornito alcune potenziali strategie con l’obiettivo di misurare il fenomeno e di aumentare la consapevolezza sia tra le persone con disabilità che verso l’esterno: per farlo, la proposta è quella di ribaltare il punto di vista riflettendo sull’ambiente e sulla sua capacità di interferire sull’essere umano, sui suoi diritti e sulla sua salute. Sono quindi incluse la progettazione per tutti e la resa accessibile delle infrastrutture (come i trasporti pubblici), così come quella dei servizi climatici (ad esempio attraverso la comunicazione delle informazioni meteorologiche in lingua dei segni) per migliorare la sicurezza e la qualità della vita, dare risposte più efficaci ed eque e ridurre l’impatto economico.
Tra le azioni da mettere in campo, infine, figurano il coinvolgimento attivo delle persone con disabilità attraverso la partecipazione al processo decisionale e la condivisione di esperienze e l’advocacy attraverso la promozione dei diritti e la creazione di coalizioni e collaborazioni.