Accessibilità degli eventi culturali: la battaglia di Silvia per entrare al concerto di Taylor Swift

Lisa Noja (consigliera Regione Lombardia): “Il Tavolo di lavoro istituito dal Ministero per le disabilità prenda spunto dal Disability Act statunitense per identificare gli standard minimi di fruibilità di questo tipo di eventi”

Silvia Stoyanova ha 36 anni, vive in provincia in Milano e ha una disabilità grave che le comporta una vita in sedia a rotelle. Ma Silvia non è la sua disabilità né, tantomeno, la sua carrozzina. È appassionata di cinema, serie tv, viaggi e musica. E poi Silvia è una “Swiftie” che, per chi non sapesse cosa significa, è il termine con cui si identificato i fan più fedeli della cantante Taylor Swift. Ed è proprio da questa sua passione che è nata la vergognosa vicenda che la sta vedendo protagonista già dalla scorsa estate.

Il 13 e 14 luglio 2024 Taylor Swift si esibirà allo Stadio San Siro di Milano in un concerto che si preannuncia già epico. Per questo Silvia, da fedelissima qual è, ha scelto di acquistare un biglietto VIP fronte palco zona prato, per assicurarsi non solo la miglior visibilità possibile ma anche che l’area fosse accessibile e priva di gradini.

“Come tutti i disabili in Italia – spiega – ho dovuto scaricare un modulo disponibile sul sito degli organizzatori italiani dell’evento, compilarlo, allegare la mia documentazione di invalidità e spedirlo via mail. Mi era stato spiegato telefonicamente dalla segretaria che si sarebbero presi la briga di “occuparsi” di noi disabili una volta esauriti i biglietti in vendita su TicketOne”. Ma Silvia voleva essere assolutamente certa di non perdersi l’evento e così, senza attendere agevolazioni o gratuità, ha acquistato in autonomia un biglietto da ben 300 euro. “Non si tratta certo – racconta Silvia a Osservatorio Malattie Rare – di un acquisto fatto alla leggera. È stata per me una soluzione “di ripiego”, dal momento che mi trovavo impossibilitata a reperire informazioni su come sarebbe stato gestito l’accesso delle persone con disabilità. L’ho fatto perché volevo a tutti i costi garantirmi un posto per il concerto e la parte di prato, pur col biglietto così costoso, era l’unica che mi avrebbe consentito un accesso al “piano terra””.

Nonostante questo Silvia a oggi non ha modo di partecipare al concerto e i motivi li spiega lei stessa. “Una volta chiuse le vendite di TicketOne effettivamente l’agenzia ha iniziato a occuparsi anche di noi, mandando mail in cui decideva chi avrebbe potuto accedere al concerto e chi no, ed io mi sono ritrovata tra questi ultimi”.

“Il criterio con cui sono state prese tali decisioni – denuncia Silvia – non è mai stato reso noto o scritto nero su bianco sul sito degli organizzatori, approfittando del fatto che, essendo un evento privato, non sono obbligati a dare questi dettagli. Allora ho chiamato l’agenzia comunicando di aver acquistato un biglietto VIP zona prato fronte palco (area accessibile con la sedia a rotelle) e la loro risposta è stata “In ogni caso, seduta sulla sedia a rotelle, non puoi partecipare pur avendo quel biglietto”, lasciando intendere che se io fossi in grado di alzarmi e camminare non ci sarebbe alcun problema. Inoltre, nella mail che mi hanno invitato a non contattarli ulteriormente in quanto sarebbero stati loro a ricontattarci qualora qualcuno decidesse di non partecipare più all’evento, o se i posti per disabili dovessero aumentare”.

“Sono due le problematiche che si intersecano – spiega Lisa Noja Consigliera Regione Lombardia e già Deputata nella XVIII Legislatura – quando si parla di accesso ad attività ricreative come i concerti: una è quella legata alle strutture, soprattutto se vecchie e non ristrutturate, e l’altra, che subentra nel caso in cui una location venga attrezzata appositamente per un evento, è legata al come poter garantire un numero di posti adeguati alle persone con disabilità. È evidente che, se la struttura dove si svolge un evento dal vivo non è attrezzata con ascensori per raggiungere le gradinate oppure con dei posti accessibili tout court, sarà necessario lavorare su strutture ad hoc, predisposte per il singolo evento specifico. La problematica che emerge in questi casi è spesso legata al fatto che, per gli eventi dal vivo, al giorno d’oggi c’è un’attenzione enorme alla sicurezza. Tema assolutamente comprensibile, visti i non pochi episodi tragici degli ultimi anni ma che purtroppo molte volte fa sì che prima venga elaborato il piano della sicurezza e, solo dopo, nell’ambito del piano della sicurezza venga introdotto il tema dell’accessibilitàIl lavoro che andrebbe fatto su questo punto potrebbe essere simile a quanto già fatto per l’accesso ai siti culturali: dopo molti anni di contrapposizione tra accessibilità e tutela del patrimonio artistico, è stato riconosciuto come l’accessibilità sia una priorità assoluta per il godimento dei siti d’interesse artistico, orientando sempre alla ricerca di una soluzione adeguata, capace di tenere conto dell’esigenze estetica ma senza arrivare al punto di discriminare alcune persone impedendone l’accesso”.

“In Italia, un altro problema rilevante e di carattere generale in tema di accessibilità riguarda – spiega ancora Noja – il Decreto Ministeriale 14 giugno 1989, n. 236, contenente “Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche”. È però un riferimento un po’ debole perché si concentra sul prevedere l’accessibilità e non su di una garanzia di fruibilità. Non basta l’indicazione di ricavare un numero adeguato di posti accessibili, ma occorrono anche prescrizioni su come farli e dove collocarli per garantire la fruibilità piena dell’evento. Un riferimento su questo potrebbe invece essere rappresentato dalla normativa statunitense che, attraverso l’ADA – Americans with Disability Act del 1990, stabilisce che la mancanza di caratteristiche tecniche molto precise, identificate come parametri di piena godibilità dell’evento è considerata comportamento discriminatorio. Quella che abbiamo in Italia, di fatto, è una normativa sull’accessibilità in generale un po’ vecchia, che avrebbe bisogno di essere rivista e aggiornata”.

Per far sentire la propria voce Silvia ha deciso di lanciare un appello attraverso Change.org e l’ha fatto addirittura di due lingue, per cercare la solidarietà di tutta la grande community che sostiene la cantante statunitense. Tra gli obiettivi di Silvia c’è anche quello di raccogliere testimonianze di altre persone che hanno vissuto o stanno vivendo la sua stessa esperienza, per formare insieme quella massa critica utile a far emergere il fatto che, purtroppo non si tratta di un caso isolato.

Le richieste, avanzate tramite un legale all’agenzia che organizza l’evento, sono chiare: valutare la fattibilità di inserire una seconda pedana dedicata alle persone in carrozzina all’interno dello Stadio oppure poter utilizzare il biglietto regolarmente acquistato, come tutti gli altri. “Il ricorso all’assistenza legale – precisa Silvia – si è reso necessario perché, nelle molte interlocuzioni con l’agenzia che organizza l’evento, sempre con persone diverse, non sono riuscita a ricevere informazioni univoche. Quello che vorrei quindi, è anche ottenere una risposta ufficiale e formale da parte degli organizzatori, che possa chiarirmi quelli che sono stati i criteri e i tempi di “scrematura” tra chi potrà partecipare e chi no”.

Storie come quelle di Silvia, che non è la prima a trovarsi in questa situazione e purtroppo non sarà l’ultima, mettono in luce una volta di più la necessità di una normativa nazionale aggiornata, che tuteli i diritti di tutte le persone con disabilità non solo per l’accesso ai concerti ma per garantire pieno accesso a tutte le dimensioni della socialità. Questo, si ricorda tra l’altro, è sancito dall’Art. 30 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle Persone con disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/2009, che stabilisce che “Gli Stati Parti riconoscono il diritto delle persone con disabilità a prendere parte su base di uguaglianza con gli altri alla vita culturale e adottano tutte le misure adeguate a garantire che le persone con disabilità: (a) abbiano accesso ai prodotti culturali in formati accessibili; (b) abbiano accesso a programmi televisivi, film, spettacoli teatrali e altre attività culturali, in formati accessibili; (c) abbiano accesso a luoghi di attività culturali, come teatri, musei, cinema, biblioteche e servizi turistici, e, per quanto possibile, abbiano accesso a monumenti e siti importanti per la cultura nazionale”.

“La trasparenza informativa e delle modalità di prenotazione – commenta ancora Lisa Noja – rappresenta un altro tema fondamentale in questa vicenda, che non ha nulla a che fare con l’attuale normativa ma che potrebbe richiedere delle disposizioni ad hoc. Noi oggi ci troviamo in una situazione in cui, in termini di trasparenza sulle modalità di prenotazione del posto e sul numero di posti accessibili messi a disposizione, ogni organizzatore può fare quello che vuole. Già solo non mettere la persona con disabilità nelle condizioni di prenotare il proprio posto attraverso i più diffusi portali di vendita biglietti crea una discriminazione. Una buona prassi in questo senso è rappresentata dallo Stadio di Wembley, in Inghilterra, che offre un servizio dedicato, contattabile da chiunque, che risponde in maniera puntuale in base alle diverse esigenze di accessibilità”.

Anche la Ministra per le disabilità Alessandra Locatelli è intervenuta sull’accaduto, durante lo scorso mese di agosto, e ha commentato attraverso i propri social: “Assistere a un concerto, vedere uno spettacolo e divertirsi sono un diritto di tutti. A settembre istituirò, presso il Ministero della Disabilità, un tavolo di lavoro per un confronto serio e approfondito con tutti i principali soggetti coinvolti e interessati al tema. Per migliorare l’accessibilità e non solo serve garantire la piena fruizione e partecipazione di tutti agli eventi musicali e ricreativi, alla vita. Sono convinta che possiamo fare di più e meglio per garantire il diritto di tutti a trascorrere il proprio tempo ricreativo in libertà e autonomia e anche perché ciascuno possa vivere meglio e coltivare le proprie passioni!”.

Il tavolo promesso dalla Ministra Locatelli si è, in effetti, insediato lo scorso 30 ottobre. Al Tavolo – si legge nella comunicazione ministeriale – partecipano tutti i soggetti competenti e interessati dal tema a vario titolo che lavoreranno per formulare proposte, anche di carattere normativo, al fine di rinnovare l’organizzazione dei concerti e degli spettacoli, andando incontro alle esigenze di sicurezza e partecipazione delle persone con disabilità.

“Il principio dell’accessibilità universale, dell’inclusione e di un approccio organizzativo più innovativo saranno fondamentali per rivedere gli attuali protocolli al fine di rinnovare l’organizzazione dei concerti e degli spettacoli dal vivo, garantendo la massima partecipazione e sicurezza a tutti – ha spiegato la Ministra – dobbiamo andare incontro alle nuove richieste e alle esigenze di ogni persona perché tutti hanno il diritto di essere felici, di scegliere come trascorrere il proprio tempo libero e di poterlo fare in autonomia”.

L’azione più rapida e semplice che il Tavolo potrebbe proporre – chiosa ancora Lisa Noja – è quella di assumere come modello l’ADA Statunitense, con l’obiettivo di dare delle indicazioni funzionali sugli standard minimi di fruibilità che devono essere rispettati per non porre in essere un comportamento discriminatorio nei confronti della persona con disabilità”.

Fonte: omar