Un approfondimento su disabilità e povertà: la prima ricerca in Italia

di Fabio Rossignoli

In Italia le famiglie che versano in una situazione di povertà e in cui è presente una o più persone con disabilità vivono in una condizione di isolamento creata da muri relazionali, istituzionali e di contesto.

Cbm Italia e Fondazione Emanuela Zancan hanno presentato la prima ricerca italiana sul legame tra disabilità e povertà e impoverimento economico e culturale.

Secondo le dichiarazioni del direttore di Cbm Italia, Massimo Maggio: ‘Da anni parliamo di quanto debba essere sostenuto e alimentato il protagonismo delle persone con disabilità. Il risultato della nostra ricerca va ancora in questa direzione: le voci delle famiglie che abbiamo ascoltato ci confermano che il disagio sociale e culturale è più opprimente di quello economico. I servizi umanizzati che vengono richiesti devono entrare nel progetto di vita delle persone, per questo dobbiamo pensare partendo dal riconoscere le risorse ed evidenziare il valore delle famiglie, per ridurre lo stigma e creare opportunità di inclusione. Per affrontare e favorire il ‘durante e dopo di noi’ affinché diventi ‘con noi”.

Secondo gli ultimi dati Istat, nel nostro paese ci sono 3 milioni di persone con disabilità (dato del 2021) e 5,6 milioni di persone in povertà assoluta (2022).

Il rapporto Istat sulla disabilità del 2019 elenca i motivi per cui la disabilità ha ricadute economiche sulle famiglie, come per esempio l’aumento delle spese e la difficoltà a mantenere il lavoro; a livello europeo l’indagine Eurostat relativa al 2022 evidenzia come anche in Italia il 32,5% delle persone con disabilità siano a rischio povertà più delle persone senza disabilità (22,9%).

La metodologia della ricerca condotta si basa sia su dati quantitativi raccolti attraverso un questionario sia su informazioni qualitative emerse da testimonianze raccolte con interviste.  ll campione della ricerca è costituito da 272 persone a cui è stato sottoposto un questionario, di cui 57 coinvolte anche nelle interviste qualitative. Sono persone che vivono in famiglia, residenti in tutta Italia, 9 su 10 con cittadinanza italiana, di età compresa tra 14 e 55 anni, in una situazione di disagio socioeconomico. Dal punto di vista dell’istruzione, il 45% è in possesso di licenza media superiore.

In riferimento alla disabilità, 9 su 10 hanno ottenuto il riconoscimento della condizione di invalidità civile; il 45% fa parte di un’associazione che le supporta. In riferimento alla situazione economica, in quasi 9 casi su 10 le famiglie intervistate vivono un disagio economico soggettivo cioè riconoscono di arrivare a fine mese con difficoltà.

Dal punto di vista oggettivo: il 62% non è in grado di affrontare una spesa imprevista di 500 euro; 2 su 3 non possono permettersi una settimana di vacanza l’anno; più di 4 su 10 si sono trovati in arretrato con il pagamento delle bollette; 1 su 5 ha avuto difficoltà a comprare il cibo necessario al sostentamento della famiglia; quasi 1 su 3 non ha avuto soldi nell’ultimo anno per spese mediche (visite e medicinali). Le quote si aggravano se la persona vive nel sud del Paese, i genitori sono giovani, il livello educativo è basso, non fanno parte di associazioni a sostegno della disabilità.

Le famiglie coinvolte nello studio mettono in luce un altro fattore importante che riguarda l’isolamento: una su 6 non riceve alcun supporto dalle istituzioni e una su 4 non può contare su una rete informale fatta di amici, parenti non conviventi o volontari. L’isolamento deriva infatti anche dalla scarsa conoscenza delle opportunità esistenti e dalla poca consapevolezza dei propri diritti. Alle reti informali deboli si somma la permanenza del ‘muro’ rappresentato dalle istituzioni, dalle quali le persone vorrebbero maggiore supporto, e quello del contesto socio-ambientale, in cui è ancora radicato lo stigma legato alla disabilità.

L’inclusione sociale si realizza anche attraverso quella lavorativa. Questo è un aspetto emerso dallo studio, che evidenzia come il disagio lavorativo riguardi in particolare le persone che vivono al sud e nei contesti più svantaggiati dal punto di vista socioculturale. Il 38% è inabile al lavoro (quota che sale a 46% al sud) e il 27% è disoccupato; il 34% (21% al sud) ha ottenuto l’accertamento della disabilità per il collocamento mirato, ma il 51% non ha mai presentato la domanda (percentuale che sale al 65% al sud e al 60% tra chi vive in famiglie con basso livello educativo).

Investire nell’inclusione sociale e in quella lavorativa riporta alla questione del ‘durante e dopo di noi‘ che emerge in maniera significativa.

La ricerca “Disabilità e povertà nelle famiglie italiane” di Cbm Italia e Fondazione Zancan è disponibile sia nella versione completa sia in un abstract al seguente link: https://www.cbmitalia.org/ricerca-cbm-zancan/