Bimbi disabili senza riabilitazione, la protesta dei genitori: “Costretti ad andare nel privato”

Foto di un centro riabilitativoDopo un primo ciclo di cure i piccoli pazienti tornano in fondo alla lista d’attesa. L’ira delle famiglie: “Si perde continuità”

Alessandra è la mamma di una bimba con disabilità di cinque anni che soffre di un disturbo neuro-psico motorio. Per lei la riabilitazione è fondamentale e ogni settimana va all’istituto Don Gnocchi, specializzato in questo campo e convenzionato con l’Asl Città di Torino. «I risultati sono evidenti e molto soddisfacenti — racconta Alessandra — Peccato che ad agosto siano cambiate le regole e adesso, finito un ciclo di trattamento che non può superare un anno, i bimbi che finora hanno ricevuto questo servizio all’interno del servizio sanitario pubblico debbano essere messi in coda alla lista d’attesa per tornare ad avere il servizio». Per garantire continuità alla bimba che sta lavorando bene con la fisioterapista che la segue, non resta altro che proseguire privatamente il trattamento: «Parliamo di 45 euro a seduta — chiarisce la mamma — e non si tratta di una spesa una tantum, ma per mia figlia di una necessità che non si estingue in un anno o due». Quali possono essere i tempi dell’attesa? «All’Istituto Don Gnocchi hanno ipotizzato sei o nove mesi di attesa, un tempo inaccettabile se non si vuole interrompere il lavoro fatto sin qui e i progressi ottenuti. Peraltro, nel nuovo regolamento d’accesso al “servizio ambulatoriale età evolutiva” si dice espressamente che non c’è alcuna garanzia di essere seguiti dalla stessa professionista una volta rientrati. Per mia figlia è invece prioritario avere continuità». Quindi, s’infervora Alessandra «ora che il ciclo di trattamento terminerà saremo costretti a scegliere di proseguire privatamente».

Il caso dei bimbi che necessitano di riabilitazione, un lungo elenco a Torino, è stato portato in consiglio regionale dal vicepresidente Daniele Valle: che chiede alla Regione risorse per garantire la continuità dei percorsi per minori con disabilità. L’assessorato alla sanità replica sottolineando che nel periodo del post-Covid si è registrato un incremento sul versante epidemiologico, sia della prevalenza sia della incidenza dei disturbi del neurosviluppo e delle disabilità complesse. «L’accordo fra l’Asl Città di Torino e la Fondazione Don Gnocchi — spiega l’assessore Icardi — non ha mai registrato una riduzione delle risorse ma nella fase attuale sono presenti alcune difficoltà organizzative e di risposta da parte del Centro Don Gnocchi». L’assessore promette poi la nascita di un gruppo tecnico per intervenire sul forte aumento delle richieste «in particolare per i trattamenti delle patologie lungamente croniche». Nulla però si dice sul nuovo regolamento e sulla perdita del diritto terminati i 12 mesi. E mentre l’assessorato sostiene che il personale di neuropsichiatria infantile è aumentato, Valle dice il contrario: «Il personale è diminuito».

Fonte: repubblica.it