Sclerosi Multipla e telemedicina, mancano finanziamenti e tecnologie adeguate: ecco perché la televisita non decolla

Immagine di PC portatile che comunica con un MedicoPresentati i risultati dell’indagine promossa da SIN, AISM e Biogen nell’ambito del progetto EcoSM. Coinvolto un campione di centri che gestiscono la metà delle persone con Sclerosi Multipla in Italia. Uno su due pratica televisite e per oltre 6 neurologi su 10 è apprezzata dai pazienti.

Oltre la metà dei pazienti apprezzano le televisite, ma in 9 casi su 10 mancano le tecnologie adeguate per renderle pienamente operative. Sono questi alcuni dei risultati emersi dall’indagine “Stato dell’arte e prospettive per la telemedicina nella gestione dei pazienti con sclerosi multipla (SM)”, realizzata per fotografare la situazione attuale relativamente all’utilizzo e all’impatto della televisita. L’analisi, condotta nell’ambito del più ampio progetto EcoSMi, su un campione di “centri sclerosi multipla” che gestiscono la metà delle persone con SM in Italia, è stata promossa dalla Società Italiana di Neurologia (SIN), dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) e dall’azienda biotecnologica Biogen, in collaborazione con ILHM-Unict (Centro studi avanzato in Innovazione, Leadership and Health Management) e con il contributo della Prof.ssa Valeria Tozzi del Cergas di SDA Bocconi.

I risultati dell’indagine
I dati ottenuti sono utili per migliorare l’aderenza e la prossimità di accesso alle cure per circa 137mila persone che in Italia convivono con questa malattia neurologica complessa. I risultati evidenziano che oggi il processo di innovazione è ben avviato, con il 45% degli intervistati che sta già utilizzando strumenti di televisita con un buon livello di soddisfazione da parte dei pazienti (67%). Numeri che, secondo i più noti modelli di diffusione dell’innovazione, si collocano in un valore soglia, oltre il quale il processo innovativo si trova di fronte a un bivio e necessita quindi di un cambio di passo per un reale e ampio consolidamento. “La fotografia scattata dall’indagine ci indica chiaramente che ci troviamo in un momento cruciale in cui dobbiamo agire. I dati raccolti mostrano che la televisita ha raggiunto oggi un buon livello di utilizzo nei percorsi di assistenza e monitoraggio delle persone con sclerosi multipla, ma permangono delle barriere strutturali che ostacolano la sua diffusione uniforme e consolidata. – ha affermato Claudio Gasperini, Coordinatore del Gruppo di Studio SM della Società Italiana di Neurologia – L’incontro di oggi è un’occasione importante per coinvolgere le Istituzioni e i decisori affinché siano realizzate le condizioni per una piena integrazione strutturale della telemedicina nei percorsi di gestione della sclerosi multipla, in linea con il PDTA per la SM pubblicato da AGENAS e realizzato grazie alla collaborazione del Gruppo di Lavoro per la SM (GLaSM). Una pratica che può facilitare il lavoro del clinico a tutto vantaggio del paziente. Non solo – aggiunge Gasperini – l’utilizzo della telemedicina nella SM, in considerazione delle caratteristiche di questa malattia neurologica cronica ad alta complessità, può rappresentare anche un modello pilota estensibile e applicabile ad altre malattie multi-sistemiche o croniche”.

Cosa impedisce il decollo della telemedicina
La quasi totalità (87%) dei centri coinvolti nell’indagine che ha dichiarato di non utilizzare la telemedicina indica come barriera all’utilizzo l’assenza di adeguate condizioni operative. La maggioranza dei rispondenti ritiene che la mancanza di una forma di finanziamento specifica per la televisita (40%), la mancanza di un’adeguata dotazione tecnologica o della connettività necessaria (60%) siano barriere importanti all’utilizzo di questa tecnologia. Tra le condizioni necessarie per l’erogazione efficace della telemedicina si confermano: le attività di contatto preliminare del paziente (ritenute rilevanti dall’87% del campione), l’invio anticipato dei referti e degli esami (73%), le condizioni tecniche di erogazione della televisita come qualità dell’audio e delle immagini (87%), l’acquisizione del consenso del paziente (90%), la presenza di un caregiver (77%).

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