Diversity & inclusion, intervista a Daniele Regolo. Le risposte che non ti aspetti.

Immagine di Daniele Regolo in barca a vela.Diversità e inclusione vanno per la maggiore, soprattutto in ambito aziendale dove si incontrano nell’acronimo d&i, diversity & inclusion, perché in inglese c’è più appeal. Tra chi ne parla e basta, ricadendo nell’inclusive (o inclusion) washing, cioè in qualcosa che ti passa addosso senza lasciare traccia, e chi la pratica, ho intervistato Daniele Regolo, pioniere dell’inclusione lavorativa che da poco ha assunto un nuovo e più rilevante ruolo: l’inclusione lavorativa è davvero un fattore vincente? Le risposte spiazzano.

Daniele è lo storico fondatore di Jobmetoo, prima agenzia lavorativa per persone con disabilità, nel 2013. Nel 2020 la società è stata acquisita da Openjobmetis, unica agenzia per il lavoro quotata alla borsa italiana. L’attività di Daniele era dunque appetibile, spia che c’era, e c’è, interesse delle aziende ad assumere persone con disabilità tale da creare giro d’affari. Aspetto inatteso nella considerazione del mercato del lavoro per le persone disabili.

Daniele Regolo, amico e collega di molte intraprese, è ampiamente titolato nel campo dell’inclusione e del disability manager, comprovata dall’iscrizione all’albo professionale. Amante della vela, dalla intervista spunti per sfatare alcuni falsi miti sulla convenienza dell’inclusione.

Daniele, in cosa consiste il tuo nuovo compito?

«Dal Luglio 2023 il mio ruolo si è arricchito della costruzione dei migliori percorsi di d&i oltre che verso i clienti anche all’interno della nostra società, realtà che supera gli 800 dipendenti in tutta Italia e richiede una figura dedicata. Nello specifico, mi occupo di favorire la diffusione di una cultura inclusiva nella popolazione aziendale. Il primo passo è stato quello di una survey proprio perché non si possono affrontare temi così strategici facendoli calare esclusivamente dall’alto».

Le tue competenze nel campo della disabilità ti hanno agevolato?

«Certamente, anche se da sole non sono sufficienti per affrontare l’intero mondo della d&i. Anzi, credo sia giusto sottolineare che ogni giorno vengo a scoprire nuovi aspetti del mondo disabilità che non conoscevo. Come potrei quindi padroneggiare il vastissimo universo della diversity? D’altra parte, proprio a partire dalla disabilità e dalle specifiche questioni che questa ci offre, abbiamo la possibilità di ritrovare quelle caratteristiche che accomunano tutte le categorie – chiamiamole così per comodità – della diversity: genere, etnia, differenze culturali, LGBTQ+, ma anche differenze generazionali. Queste ultime dimostrano, tra l’altro, che i “cluster” della d&i sono in continua evoluzione. E quali sarebbero i punti in comune che citavo? Il potenziale rischio di esclusione o emarginazione che ci allontana dalla parità di trattamento. In questo, la disabilità ci fornisce una preziosa ispirazione nella lavorazione di tutti i temi di d&i».

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