Al via il progetto di Sacra Famiglia rivolto ai “siblings”, sorelle e fratelli di ragazzi con disabilità

Milano– Come stanno i ‘siblings’, i fratelli e le sorelle dei bambini con disabilità e autismo? Come vivono la loro esperienza in famiglia e quali sono i loro bisogni? Da queste domande prende spunto il progetto della Fondazione Sacra Famiglia che, attraverso un team di esperti, punta a coinvolgere questi ragazzi e ragazze ad affrontare dal punto di vista psicologico ed emotivo il loro percorso.

Il Progetto Siblings di Sacra Famiglia- ha spiegato la Fondazione- è nato lo scorso marzo e sarà riproposto a partire da gennaio 2024. Rivolto a bambini, adolescenti e giovani, prevede una serie di incontri guidati da un team di psicologhe specializzate nella sede della Fondazione a Cesano Boscone.

L’iniziativa nel 2023 aveva già convolto 12 ragazzi e adulti ed era stata organizzata per andare incontro alle numerose richieste di sostegno delle famiglie con figli disabili.

Il Progetto Siblings infatti prende spunto dal fatto che la disabilità di un figlio e la particolare attenzione che i genitori naturalmente gli riservano hanno un impatto emotivo sui suoi fratelli e sorelle, aspetto già evidenziato dalla letteratura scientifica ma spesso non adeguatamente considerato nei percorsi di assistenza alle famiglie.

Da qui l’idea di far incontrare e coinvolgere i “siblings” per farli esprimere, sciogliere alcuni nodi critici e rafforzare alcune abilità sociali utili nel processo di sviluppo.

I “siblings” sono riuniti in gruppo a seconda della loro età (bambini, adolescenti e giovani) e, insieme al team di psicologhe di Sacra Famiglia, sono coinvolti in attività che vanno da giochi, momenti ricreativi, condivisione di emozioni e racconti.

Monica Conti, direttrice dei Servizi Innovativi per l’autismo di Fondazione Sacra Famiglia ha sottolineato che: “Dare voce, ascoltare e seguire i ‘siblings’ sul piano emotivo e psicologico è fondamentale per prevenire i disagi che possono scaturire dall’impatto della disabilità sulla famiglia e manifestarsi per esempio con difficoltà nel contesto relazionale e a scuola. L’incontro con altri ragazzi che vivono la stessa situazione e la narrazione che ne deriva aiuta i ‘siblings’ a esprimere emozioni come paura, senso di solitudine, rabbia e imbarazzo e a trovare nella famiglia stessa e nella comunità di amici e conoscenti le ‘alleanze’ e il sostegno necessari a vivere meglio la loro condizione”.

Nella sola area di Milano le persone con autismo sono 9.700 di cui oltre 800 bambini con età compresa tra 0 e 4 anni e oltre 5.700 i ragazzi tra i 5 e i 19 anni. Nel 2022 le nuove diagnosi sono state 480 (fonte: ATS Milano).

I tre percorsi del Progetto

Il Progetto si articola in incontri organizzati per gruppi a seconda dell’età.

Il gruppo piccoli (scuola primaria): centrato su attività immaginative e di gioco alternate a momenti informativi e di condivisione di esperienze. Possibili riflessioni molto semplici mediate da supporti visivi e attività concrete.

Il gruppo medi (scuola secondaria di primo grado): centrato su attività che sollecitano la riflessione e la condivisione emotiva. Una maggiore consapevolezza consente di rimanere più tempo su tematiche più astratte. Restano importanti attività più leggere e ricreative

Il gruppo grandi: centrato sulla tematizzazione delle consapevolezze rispetto al proprio momento di vita, alle proprie caratteristiche, alla propria storia familiare anche in relazione alla presenza del fratello con fragilità.

I 12 ragazzi e adulti coinvolti nella prima edizione del Progetto Siblings di Sacra Famiglia hanno espresso un giudizio positivo sulle attività svolte e sull’aiuto ricevuto anche in termini di maggiore comprensione della loro esperienza.

In particolare, Desireé, 20 anni, sorella di un bambino disabile di 10 anni ha osservato che: “E’ stato importantissimo il confronto che ho avuto con un altro ragazzo, mio coetaneo. Per la prima volta, potevo effettivamente capirmi. Per la prima volta, mi trovavo a rapportarmi con un ragazzo che aveva la mia età, che non era quindi un adulto con gli studi alle spalle, ma che semplicemente, come me, aveva alle spalle soltanto le esperienze vissute con il proprio fratello”.

La ricerca

Gli studi sul disagio dei fratelli e sorelle di bambini disabili partono intorno agli anni’70 quando si comincia ad indagare il legame fraterno non più secondo una prospettiva solo individuale ma anche relazionale. Negli anni successivi la ricerca prosegue indagando le relazioni fraterne nell’arco di vita e sui contributi delle relazioni fraterne e delle altre relazioni familiari allo sviluppo dell’identità personale e sociale, fino all’indagine sulle cause delle differenze tra i fratelli, con significativi approfondimenti sui fattori condivisi e non condivisi tra i fratelli e sui contributi degli studi di genetica comportamentale.

Nel tempo è inoltre cresciuta l’attenzione a questa tematica, con la nascita di associazioni, siti, reti e gruppi spontanei di auto-mutuo sostegno.

Fonte: superabile.it