“Concerto di Vasco, area disabili indegna: ghettizzata in un recinto, ci hanno dato i posti peggiori…”

Un momento del concertoRiportiamo una lettera ricevuta dalla redazione di Palermo Today:

“Salve, vorrei raccontarvi la triste (ed assurda) situazione delle persone disabili al concerto di Vasco che si è tenuto a Palermo presso lo stadio Barbera… Purtroppo non era stato previsto un parcheggio per persone disabili con ridotta o assente capacità motorie. Alla fine, dopo diversi giri, due carabinieri molto gentili hanno risolto il problema per me (sono in sedia a rotelle). Per noi disabili, l’organizzatore (Musica da Bere), ha deciso di creare un palchetto rialzato e recintato praticamente sotto la curva opposta al palco sul lato destro.

Eravamo sul fondo e con la regia grande centrale avevamo una ridotta visibilità. Così lontano un ipovedente cosa viene a fare? A pensare che, ad altezza regia, proprio sul lato destro, è stato posizionato lo stand per la vendita di birra e acqua… Sarebbe stato più logico che la nostra pedana fosse al posto dello stand e viceversa visto che c’era lo stesso identico cancellino con uscita posteriore…

A ribadire che la nostra posizione fosse la peggiore lo hanno dimostrato tutte le persone che avevano il biglietto prato. Infatti sia nel centro dietro la regia che sul nostro lato (destro, fronte palco) le persone in piedi terminavano all’altezza dello stand delle bevande. Per altro, vi informo che le persone disabili pagano il biglietto senza conoscere la posizione dell’area loro riservata.

L’unica persona con noi (detesto il nome “accompagnatore”!!! Sembriamo sfigati che si devono avvalere di uno sconosciuto a pagamento…) non aveva una sedia sulla quale sedersi (questione di sicurezza, ci hanno detto… come se una persona disabile o chi per essa si mettesse a lanciare la propria sedia!!!). Questo ha causato difficoltà perché, chi non era in ultima fila, o si è seduto in terra o si è dovuto allontanare dal disabile non potendo così assisterlo prontamente, ma, soprattutto divertirsi e condividere le emozioni del concerto. Parlano di sicurezza, ma se non fosse l’organizzatore (il cui obiettivo è sempre e solo economico) a scegliere l’area disabili, avremmo una posizione migliore e più sicura. Quella sotto il palco.

Un’area transennata sotto il palco NON rialzata. Le principali uscite di sicurezza vicinissime, i soccorsi sono sempre lato palco ed anche gli addetti alla sicurezza. Basterebbe chiedere ai vigili del fuoco… Ed io l’ho fatto. Lo faccio ad ogni concerto. In caso di incendio, noi con ridotta capacità motoria saremmo stati fatti uscire dopo il mare di persone che si sarebbero precipitati a corsa giù dagli scalini dalla tribuna (minimo… ma anche la curva sud…). Avere le ruote a terra garantirebbe parità di riuscita di mettersi in salvo. Detto ciò penso che il biglietto gratuito per chi viene con noi disabili è falso buonismo. Far pagare uno solo sembra dar diritto agli organizzatori di “metterci” nei posti peggiori.

Ci tengo anche a dire che esistono disabili ipovedenti oppure sordi che solo da sotto il palco fruirebbero dello spettacolo. Dare la libertà di scelta ad un disabile come ad un normodotato sarebbe logico (e non discriminante). Che si crei un’area sicura sotto il palco (si può e si sa!) a costo maggiore se previsto (come per Vasco Rossi) ed un’area (però SICURA realmente) più distante a prezzo più basso. Che si faccia pagare entrambi ma si lasci scegliere alla persona da dove godersi il concerto.

I bagni… i due bagni chimici vicini alla pedana non erano controllati e neppure quello per disabili dietro al bar (sarebbe bastato chiuderlo a chiave così da ritirare la chiave stessa al bar così ci sarebbe stata la certezza dell’utilizzo solo da parte di persone in sedia a rotelle che dobbiamo appoggiarci per forza e quindi lo utilizziamo “in un certo modo”).

Ah, io non sono nata in sedia a rotelle, ero una “transennista”. Posso garantire che gli unici momenti dove mi fanno sentire disabile è proprio quando vado ad un concerto. Se prima mi divertivo, trascorrevo una serata cacciando via pensieri e problemi, adesso appesantisco il cuore. Sì, il peso della mia malattia si fa insostenibile. E piango dalla rabbia. Ma non verso la vita per la malattia, ma verso altri esseri umani (organizzatori di concerti) che mi impongono di star chiusa in un recinto ai margini ghettizzata.

Cordiali saluti, Simona Ciappei”

Fonte: palermotoday.it