Inclusività attraverso il fumetto

di Erica Cottone e Ilaria Olivetti

Anche quest’anno al Salone del Libro 2023 l’inclusività la fa da padrona. Con Claudia Calzuola, Andrea Colamedici, Alessandro Falciatore e Maura Gancitano si è parlato di fumetti e nella fattispecie di manga. Questi, sono spesso considerati libri di secondo ordine, ma hanno un grande potenziale, proprio grazie alla loro struttura, possono diventare veicolo di inclusività e diffusori di messaggi sociali.
In passato, in Italia, i manga erano per pochi, molti credevano che trattassero argomenti per un pubblico adulto; oggi, questo mondo sta venendo sempre più rivalutato. Ci si chiede il motivo del perchè si siano diffusi così in fretta:
  • le persone vanno in una certa direzione ed anche i giornali hanno iniziato a parlarne;
  • la globalizzazione ci ha avvicinato alla cultura giapponese, (luogo in cui son nati i manga). Le ultime generazioni sono, infatti, cresciute guardando cartoni animati – quali Lady Oscar, Holly e Benji, Dragon Ball, Kiss Me Licia – che altro non sono che anime, ovvero la traposizione animata dei manga;
  • il manga ha la capacità di essere empatico col lettore e ha un linguaggio immediato;
  • la fumetteria è stata negli anni luogo in cui chi si sentiva escluso trovava una comunità, con un linguaggio comune.
Il manga è uno spazio che permette di guardarti dentro, porti delle domande, come ad esempio: “cosa farei io se fossi nel protagonista?”, può sorprendere come a volte certe situazioni possono fare venire fuori sentimenti e/o pensieri che mai avremmo pensato di fare. Il manga aiuta anche in questo, il protagonista non sempre è il buono: non esiste buono o cattivo nel manga, ma tante storie, una diversa dall’altra, proprio come nel mondo reale. Infatti, il manga presenta, spesso, persone comuni, non supereroi, ma individui con i loro pregi e difetti.
Il manga può essere utile per esprimere concetti difficili o ancora considerati taboo e i relatori consigliavano anche una lettura congiunta tra genitori e figli per parlare di questi temi e capire meglio ciò che prova il proprio figlio e i suoi punti di vista.
E come ha concluso Andrea Colamedici: La lettura è un processo di isolamento, ma non finisce una volta chiuso e finito il libro.