Disabilità, identità di genere, colore della pelle…non si può più dire niente? L’opinione di due fumettisti al Salone del Libro di Torino

di Marco Berton

Il linguaggio e le rappresentazioni di alcune tematiche sensibili come disabilità, identità di genere, credenza religiosa, orientamento sessuale, colore della pelle e molto altro nel mondo della cultura sono quanto mai al centro del dibattito pubblico, ancora di più con la diffusione capillare dei social network. A parlarne, al Salone Internazionale del Libro di Torino, sono stati due noti fumettisti come Giulio Rincione, autore per Marvel e Disney, e Marcello Toninelli, storico disegnatore per Topolino, Dylan Dog e molto altro nonché della Divina Commedia a fumetti.

La paura di offendere qualcuno

Secondo i protagonisti dell’incontro, attualmente esistono non pochi problemi nell’esprimersi liberamente nella propria arte: “Il pubblico dei fumetti – ha dichiarato Rincione – sogna di poter fuggire dalla realtà, di vivere qualcosa di diverso, di conoscere personaggi nuovi e fare esperienze improbabili: proprio per questo, all’inizio della mia carriera, pensavo solo a inventare, creare, stupire e coinvolgere. Nel corso degli anni, anche per colpa dei social, rischiamo una stagnazione perché c’è una preoccupazione sempre maggiore e morbosa nel cercare di non offendere. Il rischio è quello di essere additati come odiatori o persone che vogliono escludere qualcuno dalla narrazione, mentre a livello artistico stiamo sfociando nella noia; tutto questo significa la morte dell’intrattenimento”.

Esistono dei limiti?

Un altro tema fondamentale è quello del limite: “L’unico limite che mi pongo – ha aggiunto – è quello del buonsenso: posso anche decidere di non censurare un abuso sessuale o l’uccisione di un animale, ma solo se trova riscontro all’interno dell’opera. Le cose da evitare, secondo me, sono quelle gratuite e totalmente fuori contesto, mentre sarebbe opportuno assegnare ogni espressione al personaggio giusto. Lo stesso discorso si potrebbe fare per il discorso inclusione, altro grande tema del politically correct: adesso si tende a voler inserire, a tutti i costi, un personaggio disabile, di colore o femminile ma solo se è emancipato. Io credo, invece, che sia la storia a doverci indicare i personaggi che la vivono e la abitano; per questo, un personaggio in carrozzina lo metto solo se ha pertinenza con quella storia”.

Censura e fumetti nella storia d’Italia

Marcello Toninelli è invece un “decano” del fumetto italiano, autore apprezzato disegnatore dei grandi classici della letteratura antica come l’Iliade, le Eneide e la Divina Commedia. Grazie alla propria esperienza, ha potuto ricostruire a livello storico il fumetto in Italia: “Negli anni ’50 e ’60 – ha sottolineato – esisteva la fobia per il sesso e per la violenza, tanto da far applicare il timbro di ‘garanzia morale’ sui fumetti che superavano la censura. Con l’avvento dei fumetti neri e di quelli sexy, così come del ’68 e del femminismo, cambiò tutto e ci fu una vera e propria liberazione, mentre al giorno d’oggi siamo arrivati all’opposto perché non si può più fare praticamente nulla”.

L’argomento è, infine, strettamente legato al concetto di censura: “Grossi problemi – ha aggiunto – non ne ho mai avuti, ma se lavori per un editore sai benissimo cosa aspettarti. Per Il Giornalino di Famiglia Cristiana, ad esempio, ho pubblicato le strisce della Divina Commedia omettendo la parte sul Latini omosessuale sostituendolo con il Latini maestro di Dante”.