Non autosufficienza, alta la spesa per le badanti: 8 famiglie su 10 chiedono assegno universale maggiorato

Foto di mani di anzianiFamiglie preoccupate per l’incremento degli stipendi delle badanti. Con l’aumento dell’inflazione, che dal gennaio 2023 ha fatto scattare un incremento del 9,2% dei minimi retributivi delle badanti, il costo per la gestione degli anziani e dei non autosufficienti rischia infatti di diventare insostenibile. Così la pensano quasi 6 famiglie datrici di lavoro domestico su 10. Il 59% delle famiglie associate ad Assindatcolf, a cui è stato somministrato un questionario tra il mese di dicembre 2022 e il gennaio 2023, ha dichiarato insostenibile o solo parzialmente sostenibile la spesa per la badante. A motivare l’insostenibilità della spesa per le prestazioni di una badante vi sono ragioni che rimandano soprattutto al crescente bisogno di assistenza, da una parte, e all’indisponibilità futura di risorse avendo già usufruito dei propri risparmi per mantenere il livello di assistenza attuale e necessario, dall’altra. È quanto emerge dallo studio “Il lavoro domestico. Una risorsa per il nuovo welfare”, realizzato dal Censis per Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico.

Le agevolazioni per ridurre i costi dell’assistenza familiare

Secondo il report, nella scala di priorità degli strumenti più urgenti da adottare nell’ambito della tutela della non autosufficienza, le famiglie posizionano al primo posto la previsione di incentivi all’assunzione per ridurre il costo che si deve sostenere per la badante. Segue, al secondo posto, la promozione di interventi di sanità preventiva presso il domicilio delle persone anziane. Al terzo posto, il miglioramento dell’invecchiamento attivo, con la predisposizione di accessi facilitati ai servizi sanitari e sociali.
Interpellate sui nuovi strumenti di tutela previsti nel disegno di legge delega in favore delle persone anziane, 8 famiglie su 10 (l’82,9%) ha dichiarato di preferire una prestazione universale in denaro commisurata all’effettivo fabbisogno assistenziale, con la previsione di una maggiorazione in presenza di personale domestico regolarmente assunto, rispetto all’importo dell’attuale indennità di accompagnamento senza vincoli di utilizzo, scelto solo dal 17,1% degli intervistati.

Le altre criticità: invecchiamento della popolazione e lavoratori domestici irregolari

Oltre allo stato d’animo delle famiglie nell’attuale congiuntura, lo studio affronta anche questioni di portata più generale, come l’invecchiamento della popolazione e le prestazioni irregolari nel lavoro domestico.
Sono poco più di 14 milioni le persone con almeno 65 anni e circa 3 milioni le persone con gravi limitazioni nelle attività svolte abitualmente. “Nella logica di un generale riassetto del welfare rispetto ai cambiamenti demografici non può rimanere escluso l’annoso problema del lavoro domestico irregolare” che, secondo lo studio, nell’anno 2020 ha registrato un tasso di irregolarità pari al 52,3% per gli occupati e del 54% se si prendono in considerazione le posizioni lavorative.

“Alla soluzione di queste criticità si confida possano, almeno in parte, rispondere alcuni provvedimenti presi di recente come il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso, il Family Act ma, soprattutto, il disegno di legge delega in materia di politiche in favore delle persone anziane, attualmente all’esame del Parlamento – ha affermato Andrea Zini, presidente di Assindatcolf -. Il nostro auspicio è che nella stesura definitiva della legge, e successivamente nell’adozione dei decreti delegati, possano essere recepite le indicazioni che arrivano direttamente dalle famiglie, oramai consapevoli di come la gestione della non autosufficienza non possa più essere affidata a soluzioni precarie, provvisorie o fai da te. Al contrario, servono aiuti concreti che rendano sostenibile la spesa e, allo stesso tempo, facciano emergere il lavoro irregolare”.

Fonte: redattoresociale