Agenas e Federsanità Anci: al via l’Osservatorio sull’integrazione socio-sanitaria

“AGENAS e Federsanità ANCI, in collaborazione con il gruppo PONGOV ICT e Cronicità, presentano ufficialmente l’avvio dei lavori dell’Osservatorio sull’integrazione socio-sanitaria (OISS), uno strumento ideato per la raccolta sistematica di esperienze e la diffusione delle buone pratiche. L’obiettivo è quello di metterle a disposizione delle organizzazioni pubbliche e private e dei decisori istituzionali, per contribuire positivamente alla costruzione delle nuove politiche pubbliche che riguardino i sistemi territoriali per la salute e il benessere. Oltre 80 le esperienze censite nel primo anno di attività e realizzate da Aziende Sanitarie Territoriali, Aziende Ospedaliere, Distretti/Società della Salute, Comuni, con una forte prevalenza degli ambiti territoriali distrettuali. Sei i gruppi regionali coinvolti: Veneto, Lazio, Toscana, Piemonte, Marche, Sicilia”.
Lo fa sapere in una nota AGENAS e Federsanità ANCI. “In un momento storico così particolare- dichiara il professor Enrico Coscioni, Presidente di AGENAS- dove l’esperienza pandemica ha prepotentemente messo davanti agli occhi di tutti la necessità di ripensare l’organizzazione sanitaria superando la logica dei silos e sfruttando l’accelerazione tecnologica imposta dall’isolamento, l’integrazione degli approcci e dei setting assistenziali è passato dall’essere un’aspirazione all’essere una stringente necessità. Il proficuo lavoro dell’Osservatorio sull’integrazione sociosanitaria, che oggi raccontiamo, si inserisce anche nel percorso segnato dal PONGOV Cronicità, progetto europeo del Ministero della Salute, di cui AGENAS detiene il coordinamento tecnico-scientifico, che si è dimostrato essere il volano di questo percorso di cambiamento e potenziamento di una sanità territoriale più moderna, digitale ed efficiente”. Un rapporto dell’Unicef lanciato oggi rileva la stagnazione dell’accesso all’apprendimento digitale ottenuto durante la pandemia da COVID-19, in quanto un terzo delle piattaforme sviluppate a livello nazionale sono state completamente chiuse, sono obsolete o non più completamente funzionanti, limitando gli approcci di apprendimento per aiutare i bambini a recuperare la loro istruzione.
Secondo il rapporto, se pianificate e facilitate in modo efficace, le opportunità di apprendimento digitale di qualità, inclusive ed eque possono integrare altri approcci di apprendimento e aiutare gli studenti a recuperare ciò che hanno perso durante la pandemia e la crisi di apprendimento preesistente. Il rapporto, Pulse Check on Digital Learning, esamina lo stato attuale dell’apprendimento digitale concentrandosi su cinque elementi vitali, tra cui politiche e finanziamenti, piattaforme e contenuti, insegnanti e leadership scolastica, alfabetizzazione digitale e opportunità di apprendimento olistico, con l’obiettivo di trasformare i sistemi formativi.
Il documento contiene anche la primissima mappatura di 471 piattaforme nazionali in 184 Paesi realizzata dall’Unicef e da EdTech Hub. I risultati mostrano trend promettenti in diversi paesi, come lo sviluppo di piattaforme digitali, rivalutazione delle priorità e partnership innovative. Ma la stagnazione sta mettendo i progressi raggiunti durante gli scorsi pochi anni a rischio di regressione. I risultati comprendono: Anche se metà della popolazione mondiale è ancora offline, oltre il 70% delle piattaforme non offrono funzionalità offline. Solo il 49% delle piattaforme nei paesi ad alto reddito e il 18% delle piattaforme nei paesi a basso reddito possono essere utilizzate offline.
La maggior parte delle piattaforme, il 67%, non fornisce contenuti coinvolgenti, nonostante l’interattività sia una componente centrale dell’apprendimento incentrato sullo studente, e la maggior parte offre solo contenuti statici come video e PDF di libri di testo. Solo il 22% delle piattaforme di apprendimento digitale contiene funzioni che le rendono accessibili ai bambini con disabilità. Anche tra le poche, le funzioni sono basilari, come i sottotitoli per non udenti e ipovedenti per i video.  L’85% delle piattaforme era compatibile con i dispositivi mobili, la modalità di apprendimento più comunemente disponibile nei Paesi a basso e medio reddito. La maggior parte delle piattaforme di apprendimento digitale (84%) offriva funzionalità che utilizzavano tutte le lingue nazionali di un Paese.