“Lavoro agile, lavoro abile”. Oltre 100 beneficiari e 38 contratti di lavoro stipulati

MILANO – Oltre 100 beneficiari con un’età media di 40,4 anni, ben 50 aziende coinvolte e 38 contratti stipulati (20 tirocini, 12 tempi determinati e 6 tempi indeterminati). Sono questi i numeri del progetto “Lavoro agile, lavoro abile. Nuove opportunità occupazionali per persone con disabilità psichiche” promosso da Progetto Itaca Milano, Fondazione Italiana Accenture, Fondazione Pino Cova e Fondazione Bertini Malgarini; a Pavia, Coop. Soc. Casa del Giovane; a Monza, Coop. Soc. Novo Millennio. L’ente di ricerca che si è occupato della valutazione degli esiti è stata l’Associazione per la Ricerca Sociale di Milano.

Nato con l’obiettivo di aumentare l’occupazione stabile e di qualità per persone portatrici di disturbi psichiatrici e dello spettro autistico, il progetto ha elaborato un nuovo strumento per offrire, nel medio termine, opportunità concrete di occupazione stabile a persone con disabilità psichiatrica o autismo: il modello del centro di Lavoro Agile, JOB Station, una sorta di spazio di coworking in cui il lavoratore con disabilità lavora sostenuto da tutor lavorativi esperti.

Il progetto ha coinvolto persone con invalidità di tipo psichico compresa tra il 46% e il 99% o fino al 100% solo in presenza delle “Abilità lavorative residue”. I beneficiari inseriti sono tutte persone affette da problematiche psichiche: oltre la metà ha tra il 75 e il 99 per cento di invalidità e il 10%, ovvero 11 casi, ha un’invalidità al 100 per cento. “Nel corso del progetto, i JOB stationer hanno dovuto affrontare alcune difficoltà personali, come difficoltà a concentrarsi, ansia dovuta alla prestazione, scarsa autostima ed infine forte insicurezza – si legge in una nota -. Per quanto riguarda l’insieme di difficoltà relazionali si sono evidenziati in particolare sentimenti di autocentratura, necessità a sentirsi accolti, difficoltà a gestire la competizione e difficoltà nel capire i ruoli e contesti relazionali. Rispetto al clima lavorativo, i JOB stationer necessitano di un ambiente lavorativo protetto e al riparo da fonti di stress. Per quanto attiene la dimensione organizzativa, si sono riscontrate difficoltà nel gestire ritmi id lavoro che mutano ed è emersa la loro necessità di maggiore tempo per gestire una nuova attività”.

Dalle analisi condotte emergono anche dati attinenti all’equilibrio vita privata e lavorativa dei partecipanti e sulla qualità della vita dal punto di vista dei lavoratori. Secondo i dati raccolti, l’88% dei partecipanti considerano buona la propria qualità della vita, il 6% ha risposto molto buona e l’ultimo 6% la considera né buona né cattiva. Comparando i dati tra il 2021 e il 2022, si è osservato un incremento delle risposte in positivo dello +0,4%. Per quanto riguarda il sostegno ricevuto da parte delle persone vicine, il 50% degli intervistati ha risposto di essere soddisfatto, il 44% molto soddisfatto mentre solo il 6% si ritiene né soddisfatto né insoddisfatto. Dalla comparazione con i dati del 2021, risulta un incremento delle risposte positive anche qui dello 0,4%. Relativamente alla capacità di fare le cose di tutti i giorni, il 72% degli intervistati si ritiene soddisfatto, un 11% molto soddisfatto e un altro 11% né soddisfatto né insoddisfatto ed infine è emerso un 6% molto insoddisfatto. Il delta tra le rilevazioni del 2021 e 2022 mette in evidenza un aumento del 2%. L’ultimo quesito vuole analizzare quanto i JOB stationer hanno avuto la possibilità di dedicarsi alle attività di svago nel tempo libero: il 50% che ha risposto di avere abbastanza tempo per sé, contro un 28% che ha risposto in gran parte, l’11% poco, il 6% completamente ed infine il 5% per niente).

Per quanto attiene la soddisfazione sul piano lavorativo, le risposte sono state molto positive: al 61% dei partecipanti piace molto lavorare in JOB Station, al 33% moltissimo e al 6% abbastanza (delta 2021/22 è pari allo 0,1). Le relazioni con il proprio tutor di JOB Station possono ritenersi ottime (il 53% afferma che sia molto buona e il 47% buona). Infine, le valutazioni della relazione col supervisor aziendali sono da considerare ottimali: il 45% la ritiene buona, il 44% molto buona mentre l’11% la ritiene né buona né cattiva (dai dati emerge un incremento in positivo dello 0,1%).

Cinquanta le aziende coinvolte, di cui sei nell’ambito del commercio, due nell’ambito delle costruzioni, nove nell’industria, tre nei servizi alle persone ed i restanti 23 dedicati a servizi di altro settore). “Le aziende hanno deciso di adottare tale struttura organizzativa spinti in particolar modo da una dimensione solidaristica (in un voto da 1 a 5 la media sulle 43 aziende partecipanti è stata di 4,35) – si legge in una nota -. La risposta che ha ottenuto il secondo voto più alto (3,7 su 5) corrisponde alla necessità da parte delle aziende di rispondere al vincolo normativo – Legge 68/99 (art.3, modificato dal Dlgs 151/15) definisce la misura delle assunzioni obbligatorie alle quali sono tenuti i datori di lavoro pubblici e privati sulla base della categoria dimensionale dell’impresa. Al terzo posto (2,95 su 5) abbiamo la ricerca delle aziende di una soluzione che risolve diversi problemi organizzativi, a seguire con un voto di 2,75 la dimensione strategica e di possibile impatto positivo sulla clientela ed infine con un voto medio a metà della scala (2,5 su 5) si colloca la necessità di una soluzione economicamente vantaggiosa”. Secondo i dati, il 55% delle aziende che hanno aderito al progetto non avrebbero assunto una persona con problemi psichici se non fosse esistito un progetto di questo tipo a seguirli. Infine, per l’88,2% delle aziende il valore aggiunto dettato dall’aver sostenuto tale progetto consiste in un valore di tipo sociale.

L’analisi, infine, evidenzia il rapporto instauratosi tra i JOB Stationer e i colleghi di lavoro. “Nel complesso, la relazione instauratasi tra i due gruppi di lavoratori è stata rilevata come positiva (il 50% afferma assolutamente positiva e l’altro 50 la ritiene positiva) – continua la nota -. Dall’attività del progetto, il 60% degli intervistati ha rilevato che a livello manageriale c’è stato un cambiamento di percezione del lavoratore con disabilità, in particolare per coloro che hanno problemi psichici, mentre una percentuale più alta (73,3%) afferma che la percezione di tale gruppo di lavoratori è cambiata anche tra i colleghi stessi di lavoro”. A fronte di tale esperienza, sia le aziende (l’88% del totale) che i partner progettuali (l’86% del totale) sostengono che il progetto della Postazione di lavoro agile-JOB Station sia sostenibile nel tempo: per il 94% delle aziende e per il 93% dei partner progettuali l’esperienza può essere replicata anche all’interno di altri contesti.

Fonte: redattoresociale.it