Le parole da evitare
Le parole, tuttavia, sono scivolose, e Melio ci avverte fin dalle prime battute: non importa quanti anni abbiate e quale sia la vostra esperienza in merito, quasi sicuramente leggendo scoprirete di aver aver commesso qualche errore al riguardo. Ma non vi scoraggiate – rassicura – la consapevolezza potrà aiutarvi a non commettere errori in futuro. Peraltro tra i peggiori nemici delle persone con disabilità e delle parole che servono per raccontare le loro vite ci sono proprio i giornalisti che con titoli sensazionalistici, trafiletti pieni di compassione, pietismo e approfondimenti “medicalizzanti” non rendono un buon servizio alla collettività. Per combattere la visione della disabilità compassionevole, infantilistica e, talvolta, enfaticamente positiva occorre, allora, controllare il linguaggio e scegliere le parole una per una. Facciamo qualche esempio, lasciando ai lettori il piacere di scoprirne di nuovi all’interno del volume. No a “diversamente abile”, anche nella forma più fantasiosa di “diversabile” perché discriminatorio e paternalistico. No a “portatore” o “portatrice di handicap”, perché la disabilità non è un peso che soffoca chi ne è coinvolto. E no anche a “costretto” o “costretta in carrozzina” perché, lungi dal costringere alcuno, la carrozzina rappresenta libertà, indipendenza e socialità per chi ne fa uso. Ma attenzione anche al tono, ammonisce l’autore: attirare i lettori facendo leva sull’emotività non raggiunge l’obiettivo di sensibilizzare o di informare, ma abitua chi legge a una visione distorta della disabilità nel suo complesso.
Uno strumento utile per chi si occupa di comunicazione
Insomma, chiunque si occupa di comunicazione potrebbe trovare in questo volume spunti utili non solo per mettersi al riparo da possibili errori e cadute, ma anche per riflettere sull’importanza del linguaggio. Perché come Melio non si stanca di ripetere: “Usare parole sbagliate significa alzare muri, usare parole giuste significa costruire ponti. Cambiare le parole, invece, significa cambiare le informazioni, i concetti e le idee, e quindi cambiare la realtà”.
Fonte: redattoresociale