Giornata della salute mentale, un problema per una persona su otto

 In Italia sono 3,5 milioni le persone con depressione ma, secondo l’Istat, meno della metà riceve una diagnosi e solo 1 paziente su 3 ottiene le cure adeguate. Il disagio può sfociare nell’autolesionismo e nel suicidio. Il 40% dei ragazzi conosce un coetaneo che si fa male da solo.

L’Organizzazione mondiale della sanità ha definito la depressione la malattia del secolo, mentre la rivista scientifica The Lancet, in occasione della giornata mondiale della salute mentale 2022, come ogni anno celebrata il 10 ottobre, ha dato vita a una commissione per mettere fine allo stigma e alla discriminazione dei disturbi mentali. Due fatti per capire quanto il problema della salute mentale sia reale, ma allo stesso tempo ancora poco compreso. Il pregiudizio che coinvolge queste patologie riguarda sia chi le vive, colpevolizzandosi, sia chi le osserva, considerandole malattie immaginarie.

Dati nel mondo e in Italia

Della loro concretezza parlano i numeri. Come riporta The Lancet, si stima che globalmente 1 persona su 8 conviva con un problema di salute mentale e che la pandemia abbia contribuito ad aumentare del 25% i casi di ansia e depressione in tutto il mondo. Restringendo il campo all’Italia, sono 3,5 milioni le persone con depressione ma, secondo un’indagine Istat, si calcola che meno della metà sia diagnosticata e che solo 1 paziente su 3 ottenga cure adeguate.

In occasione del World Mental Health Day 2022, Ipsos ha presentato i risultati di uno studio internazionale sulle opinioni dei cittadini riguardo la propria salute mentale. Pensando ai principali problemi di salute che le persone intervistate in 34 Paesi devono affrontare oggi, il 36% degli intervistati nomina la salute mentale, in aumento di 5 punti rispetto al 2021 (31%), superando per la prima volta il cancro (34%) e diventando il secondo problema di salute percepito a livello internazionale, subito dopo il Covid-19 (47%).

Il 55% degli italiani dichiara di pensare spesso al proprio benessere mentale, in aumento di 4 punti rispetto al 2021 e leggermente sotto la media internazionale pari al 58%. Guardando, invece, al benessere fisico si registrano percentuali più alti: il 77% degli italiani afferma di pensarci spesso, in aumento di 5 punti rispetto allo scorso anno e sopra la media internazionale pari al 70%.

Gli effetti dello stress sono i problemi di salute mentale segnalati più frequentemente a livello internazionale, con il 63% (dati Ipsos) che dichiara di essersi sentito (almeno una volta) stressato al punto da aver condizionato la propria vita quotidiana. Inoltre, il 59% afferma che lo stress ha avuto un forte impatto al punto da avere la sensazione di non essere in grado di affrontare le situazioni, di sentirsi triste o di non avere alcuna speranza (52%) oppure di non riuscire neanche a lavorare per un certo periodo di tempo (39%). Infine, un quarto (25%) dichiara di aver pensato al suicidio o all’autolesionismo una volta nell’ultimo anno.

Malattie immaginarie

“C’è ancora chi è convinto che la malattia mentale sia uno stato d’animo passeggero oppure una colpa individuale. Mentre molti genitori ne sentono la responsabilità quando colpisce i figli”, commenta Stefano Vicari, professore ordinario di Neuropsichiatria infantile all’Università Cattolica di Roma.

“Queste equazioni allontanano dalla richiesta di aiuto, perché ci si sente colpevoli e si ha paura di essere giudicati. Invece le patologie mentali sono multifattoriali: un incrocio tra fattori biologici, genetici, ambientali. Educazione, temperamento ed esperienze giocano un ruolo, ma non sono le uniche determinanti”.

Si fatica a considerare queste malattie reali anche perché, a differenza di altre patologie, manca un esame, un valore o una qualsiasi prova tangibile che le mostri. “Il fatto di non avere marker biologici per fare una diagnosi alimenta la difficoltà a comprenderle” conviene Vicari. “Ma il comportamento di una persona è il marker più potente: se la nostra vita quotidiana inizia ad essere condizionata dai nostri livelli di ansia o di tristezza e non riusciamo più a lavorare, uscire e stare bene, non possiamo e non dobbiamo ignorarlo”.

La salute mentale nei giovani

La presenza dei disturbi mentali è pervasiva anche – e soprattutto – tra i giovani. I dati riportati su The Lancet parlano, a livello globale, di 1 ragazzo su 7 tra i 10 e i 19 anni. “Nel mondo ne soffre il 10% dei bimbi in età pediatrica e il 20% degli adolescenti. Le patologie mentali più diffuse in queste fasce di età sono ansia, depressione, altri disturbi dell’umore e disturbi ossessivo-compulsivi. La loro incidenza è persino maggiore della malattie infettive o dei tumori, eppure queste ultime colpiscono molto di più l’immaginario collettivo quando si parla di bambini” continua Vicari, anche responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza all’Irccs Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

I casi di autolesionismo

Sempre nel nostro Paese, un’indagine realizzata dal Laboratorio Adolescenza insieme a Lundbeck Italia su oltre 5mila adolescenti, ha rilevato che quasi il 40% conosce un coetaneo che pratica autolesionismo. “Dietro l’83% circa dei casi di autolesionismo o suicidio si nasconde la depressione. Da dati americani emerge che il suicidio è la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni, dopo gli incidenti stradali. In Italia per fortuna negli ultimi anni i tentativi di suicidio sono leggermente diminuiti, mentre sono aumentati i casi di autolesionismo e di ideazione suicidaria”.

Ideazione suicidaria significa che un ragazzo va a vedere il luogo in cui vorrebbe compiere l’atto, come un ponte, oppure inizia a comprare e ad accumulare farmaci che gli serviranno per togliersi la vita.

Fonte: larepubblica.it