Istat, il «ruolo-chiave» del non profit: già 88mila enti nel nuovo registro del Terzo settore

Foto di Gian Carlo BlangiardoI numeri raccontano «il ruolo-chiave del non profit»: lo ha detto il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, presentando la partenza del censimento 2022 sulle realtà del Terzo settore. L’indagine su 110mila enti e la reazione alla pandemia, 88mila sono già entrati nel nuovo registro unico della Riforma.

Alla fine del 2019, pochi mesi prima dell’esplosione della pandemia, erano 362.634 le organizzazioni non profit attive in Italia ed impiegavano 861.919 dipendenti, ma l’85% di loro agiva esclusivamente con volontari. Stavano crescendo a un ritmo costante e creando nuova occupazione. La tempesta Covid ha trovato pronte ad agire le associazioni di volontariato e di promozione sociale, le imprese sociali e le altre organizzazioni sia sul fronte sanitario sia su quello sociale. Ma ne ha anche messo a dura prova la resistenza, nonché ostacolato le attività. Basti pensare che un’organizzazione su tre opera nell’ambito forse maggiormente messo in ginocchio dalla pandemia, quello dello sport. Fra pochi mesi, grazie alla nuova rilevazione del Censimento permanente Istat che parte oggi e sarà svolta su 110.000 realtà, si potrà sapere quale è stato il reale impatto dell’emergenza sul settore, ma anche misurare la loro tanto celebrata capacità di resistenza e resilienza.
Sarà possibile, come ha spiegato il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo nel corso della conferenza online di lancio, «osservare il ruolo chiave del non profit nel sistema socio-sanitario nazionale e nei contesti territoriali di riferimento, grazie all’offerta di servizi essenziali e al modello economico che mette insieme sviluppo e coesione sociale». «Una rilevazione – ha aggiunto Blangiardo – che vuole cogliere lo stato di salute alla luce dei mutamenti indotti dalla crisi sanitaria, sia in termini organizzativi sia di impatto sulle risorse umane e sulla situazione finanziaria». 
 
Grazie alla rilevazione – che sarà fatta con la somministrazione di un questionario-, fra pochi mesi sarà possibile avere dati aggiornati sulla situazione economica del Terzo settore, la raccolta fondi, la digitalizzazione, il suo contributo agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030, la collaborazione con le istituzioni pubbliche, ma anche su molti altri aspetti fra cui, appunto, anche l’impatto reale della pandemia con un focus sulle situazioni di disagio nei territori. Ma la pandemia non è stato l’unico stravolgimento per il non profit: anche l’avanzamento della complessa riforma del Terzo settore sta mettendo alla prova il comparto con la necessità di adeguamento dal punto di vista organizzativo e burocratico. L’entrata in vigore del nuovo Registro unico nazionale (Runts) ha fatto trasmigrare 88.000 organizzazioni già iscritte ai registri locali e regionali e sono 3.400 le nuove nate che hanno chiesto di entrare. Numeri resi noti da Alessandro Lombardi, direttore generale del terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Un ambito su cui è impegnata la rete dei Centri di servizio per il volontariato, come ha ricordato la presidente di Csvnet, l’associazione nazionale dei Csv, Chiara Tommasini, «supportando le associazioni nella crescente fatica che stanno vivendo ad adeguarsi». Tommasini ha sottolineato anche come «la rilevazione Istat possa portare un valore aggiunto importante alla lettura del volontariato come attore di sviluppo», mentre la portavoce del Forum Nazionale del Terzo settore Vanessa Pallucchi ha ricordato come il Terzo settore si faccia trovare sempre pronto quando viene chiamato a dare un contributo sulle situazioni di bisogno o emergenza, «generando – ha detto – un valore di rafforzamento della funzione pubblica e integrandola sia nelle politiche sia nell’approccio partecipativo».
«Abbiamo l’ambizione – ha affermato dal canto suo il presidente dell’Alleanza Cooperative Maurizio Gardini – di essere architetti sociali, questa è la vera sfida anche per il Pnrr perché le risorse non sono mai abbastanza per tutti i bisogni del nostro Paese in particolare nel grande cantiere del welfare». La nuova rilevazione può essere «una fotografia – ha sottolineato il direttore di Aiccon Paolo Venturi che ha moderato la tavola rotonda con attori ed esperti nazionali del terzo settore – della quantità di beni e risorse che spesso non vengono quantificati, ma che sono fondamentali per le sfide del presente e del futuro». Di sfide ha parlato anche Gian Paolo Barbetta docente di Politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. «Questi dati – ha detto Barbetta – ci possono dire qualcosa anche sul futuro del non profit e la sua capacità di produrre innovazione».

Fonte: corriere.it

(ca/la)