Un confronto sul welfare di prossimità
Il welfare di prossimità può rappresentare un sistema capace di affrontare le sfide del futuro? La presentazione del progetto Take Care – la cura è di Casa, è stata un’occasione di dibattito su forme alternative e praticabili di welfare, nonché di racconto delle diverse esperienze sperimentate a Torino. Il progetto si inserisce nell’esperienze della Rete Torino Solidale, promossa da Città di Torino per contrastare le criticità di innescate dall’emergenza sanitaria Covid-19. Gli snodi hanno assicurato raccolta, stoccaggio e consegna di beni alimentari e di prima necessità a famiglie in difficoltà, lavorando come facilitatori e attivatori di reti tra soggetti locali, associazioni e abitanti.
Take Care – la cura è di Casa rappresenta una rete territoriale di ascolto, cura e cittadinanza attiva per migliorare il benessere di persone e famiglie; un progetto a cura di Rete delle Case del Quartiere APS con il sostegno di Unione Buddhista Italiana, in collaborazione con le Case del Quartiere e Patchanka s.c.s. Il progetto sostegno sostiene l’avvio e il rafforzamento di 8 presidi sociali di welfare di prossimità, presso ciascuna Casa del Quartiere, e la strutturazione di reti di enti locali finalizzate al contrasto di povertà e fragilità sociale, con attenzione all’accompagnamento di famiglie con minori nella fascia 0-18 anni. Take Care coinvolge insieme alle 8 Case del Quartiere, le rispettive reti composte da oltre 100 enti (no profit e privati) che lavorano insieme per favorire la ricostruzione di legami, valorizzando dimensione comunitaria e risorse locali.
Elena Viviani, Vicepresidente Unione Buddhista Italiana, ricorda l’impegno e il sostegno dell’Unione nei confronti della Città, rinnovati con maggior vigore durante il difficile periodo del Covid-19. Gli insegnamenti buddisti sono un alimento per lo sviluppo sociale, civile e morale della comunità: si basano sul reciproco rispetto, sull’aiuto e sulla vicinanza ai più deboli. Interdipendenza, consapevolezza del sé e dell’altro da sé, dialogo costante sono fondamentali per poter vivere la società costruendo relazioni altruistiche e lasciando da parte gli individualismi.
Ivano Abruzzi, Presidente Impresa Soc. Progetto Mirasole e Coord. Progetto “Cuore Visconteo”, racconta di come il progetto milanese, di cui è coordinatore, ha dovuto mettere in campo una costruzione di una rete quindi ha avuto il ruolo fondamentale e attivo di infrastrutturazione sociale. Complessità e prossimità sono le parole chiave per gestire le numerose dimensioni della nostra vita: i rapporti tra organizzazioni, tra pubblico e privato, il mondo di rete è complesso da gestire, così come sono difficili e complesse le risposte messe in campo per venire in contro a tutte le fasce della popolazione con soluzioni puntuali e calzanti per ognuno.
Monica Lo Cascio, Direttrice Divisione Servizi Sociali, Socio Sanitari, Abitativi e Lavoro, sostiene che la rete creata, e sviluppatasi maggiormente per fronteggiare il Covid-19, sia metafora di una trama che può generare nuove occasioni di connessioni e relazioni tra enti, nonché relazioni di quest’ultimi con i cittadini. All’interno del circuito strettamente connesso con i poli per l’inclusione della Città di Torino, gli enti hanno avuto modo di incontrare oltre 20mila nuclei familiari, e sono pronti oggi, attraverso la dimensione alimentare, a incontrare altre 10mila famiglie.
Circa il 70% dei 10mila nuclei familiari hanno un ISEE che è sotto ai 6mila euro
Il 92% di queste famiglie non sono beneficiarie di reddito di cittadinanza
Il 34% non ha figli ma il 42% ha 2 o più figli
Il 12% è costituito da persone anziane
Vi sono oltre 2mila persone con disabilità, e oltre 13mila sono minori
La condizione individuale diventa condizione sociale: ogni singolo cittadino ha bisogni specifici. Lo scopo della rete è quello di garantire l’ascolto e il supporto delle infrastrutture sociali. È necessario porsi sempre in relazione con gli altri perché l’esito di tanti processi sociali può fare la differenza.
Anna Vento