“Residenza fittizia”, il diritto di essere cittadini

L'improvvisata camera da letto, sotto un porticato, di un senza tetto torinese

Il tema delle residenze fittizie, che a vari livelli riguarda nella nostra città circa 3600 persone, è stato al centro della riunione odierna della commissione Servizi sociali, presieduta da Fabio Versaci. L’indirizzo fittizio, “via della Casa comunale”, viene utilizzato per consentire l’iscrizione anagrafica come residente alle persone senza fissa dimora.

La residenza, infatti, è condizione indispensabile per accedere a servizi essenziali come il medico di base ed alle misure di sostegno sociale, non ultimo il Reddito di cittadinanza (ad oggi percepito da circa un decimo dei titolari di residenza fittizia, per la precisione 346), nonché all’esercizio del diritto di voto. Peraltro, i senza fissa dimora sono una realtà variegata, che comprende il clochard, il lavoratore o lavoratrice stagionali, i giostrai con le loro famiglie ed altri ancora, compresi alcuni casi  di “furbetti” che pensano di poter in questo modo eludere tasse e tributi.Il numero effettivo dei senza fissa dimora, è stato precisato, è in continua variazione: chi lascia la città, chi entra in percorsi di inclusione, tramite i servizi sociali, ottenendo un alloggio… sugli elenchi dei residenti in “via della Casa comunale” vengono effettuati controlli periodici ma si procede con cautela alla cancellazione anagrafica, proprio perché questa può determinare la sospensione dei diritti legati alla residenza.

Sono circa 1170 gli stranieri che risultano iscritti alla residenza fittizia di via della Casa comunale 3

Sempre a proposito della dicitura “via della Casa comunale”, il Consiglio comunale, nei mesi scorsi, ha dato l’indicazione di sostituirla con una virtuale “via Lia Varesio”, in memoria dell’instancabile animatrice delle attività di volontariato in aiuto delle persone senza fissa dimora, deceduta alcuni anni fa. Indicazione che dovrà essere posta all’attenzione della commissione Toponomastica. Con l’adozione della nuova denominazione, oltre ad onorare la memoria della scomparsa, si consentirebbe ai titolari di residenza fittizia, nel loro rapportarsi con istituzioni o maggior potenziali datori di lavoro, di non esibire un indirizzo che possa apparire come una sorta di marchio.

Per quanto riguarda gli stranieri, gli uffici dell’assessorato ai Servizi sociali hanno fornito la cifra delle persone registrate come residenti in “via della Casa comunale 3”: rispetto ad alcuni mesi fa, tramite accertamenti anagrafici, da circa 1400 si sono ridotte a 1169. In alcuni casi, è stato segnalato, gli stranieri non si rivolgono all’anagrafe per dichiarare la dimora abituale, dopo il rinnovo del permesso di soggiorno, trovandosi così ad essere cancellati dagli elenchi, cosa che si cerca di evitare con azioni di accompagnamento nell’espletamento di questo obbligo. Altro elemento segnalato nel corso della riunione, l’oggettiva discriminazione stabilita dalle leggi verso gli stranieri – già in quanto tali esclusi dal Reddito di cittadinanza – ai quali viene richiesto, per ottenere l’aiuto del REI (reddito di inclusione) documenti sul loro stato patrimoniale nei Paesi d’origine, cosa che spesso risulta impossibile. La IV commissione, nel corso della cui riunione odierna sono intervenute, oltre all’assessora Schellino, le consigliere Tisi, Artesio e Paoli ritornerà su queste complesse vicende nel prossimo periodo.

Claudio Raffaelli