L’Università torinese progetta la tecnologia Blockchain

È stato presentato davanti alla Commissione Smart City e alla Commissione Bilancio il progetto University of Turin Blockchain Initiative, ideato dal Dipartimento di informatica dell’Università di Torino e basato sulla tecnologia Blockchain.
Stiamo parlando di una piattaforma distribuita che funziona come un grande database virtuale, comune a tutto il mondo, delle transazioni che coinvolgono un valore economico o finanziario. I dati contenuti in questo grande registro sono indelebili e questo crea un alto grado di fiducia tra gli utenti coinvolti, grazie all’utilizzo di tecnologie crittografiche create per preservare l’autenticità e l’immutabilità dei contenuti.
Uno dei punti centrali è la moneta virtuale. Lo scambio di denaro utilizzando la rete come infrastruttura è però solo una delle azioni possibili: tramite la Blockchain si possono infatti mettere in atto transazioni che coinvolgono anche strumenti più complessi, come per esempio titoli o contratti. La tecnologia funziona tramite un’applicazione e permette molteplici vantaggi: non solo un aumento della fiducia tra le parti e l’eliminazione di qualsiasi intermediario finanziario, ma anche la possibilità di impiegare strumenti intelligenti, la completa trasparenza e tracciabilità delle transazioni e la reale possibilità di controllare l’utilizzo dei propri dati. In un periodo in cui la proprietà dei dati e il loro uso è un argomento molto dibattuto dall’opinione pubblica, la Blockchain permette di decidere chi può accedere ai propri dati e per quanto tempo.
Nel team creato dall’Università non figurano solo informatici, ma anche giuristi, economisti e sociologici, che lavorano insieme a due progetti, illustrati in Commissione dal professor Guido Boella.
Il primo è Co-City, finanziato dall’Unione Europea e che vede impegnato come capofila il Comune di Torino. Il progetto gira intorno al concetto di beni comuni e alla loro gestione da parte dei cittadini tramite associazioni collaborative. L’applicazione sarà programmata per funzionare come un portafoglio in cui gli utenti coinvolti vedranno inseriti i “gettoni” dati loro in premio per il lavoro svolto all’interno delle associazioni per la gestione condivisa dei beni comuni. Chi riceverà i gettoni potrà utilizzarli per sconti e altri incentivi, come tessere punti e attività di sharing, all’interno di una rete locale di commercianti ed esercenti. Il progetto si basa anche sui concetti di prossimità e sviluppo territoriale, incentivato grazie alla dimensione locale degli scambi tra associazioni e lavoratori e tra lavoratori ed esercenti coinvolti.
Il secondo progetto portato avanti dall’Università è BLINC, promosso dalla Regione Piemonte. E’ un’applicazione che funziona come un portfolio, all’interno del quale i migranti possono raccogliere ogni documento legato alla loro condizione, dal permesso di soggiorno al visto, a un precedente contratto di lavoro o di affitto. Questa tecnologia, oltre ai vantaggi pratici che semplificano la possibilità di un migrante di portare con sé tutti i documenti utili, permette anche un aumento della fiducia, grazie alle certificazioni sociali ricevute dagli utenti coinvolti.
In entrambi i progetti l’infrastruttura tecnologica è già stata realizzata; i responsabili delle iniziative stanno al momento organizzando interviste e focus group per comprendere i reali bisogni legati ai due temi da loro affrontati.
Alla conclusione dei lavori, l’assessora comunale Paola Pisano ha espresso il desiderio dell’Amministrazione di continuare a sostenere i progetti basati sulla rete Blockchain e di sperimentare presto la tecnologia nelle strutture amministrative comunali.

Nella foto: Palazzo civico – Sala Carpanini. Il professor Guido Boella dell’Universita degli Studi di Torino ha illustrato i progetti legati alla tecnologia Blockchain.

(Alice Amari – Università degli Studi di Torino)