Kiribati e cambiamenti climatici in commissione Ambiente

foto di gruppo con l'ex presidetne di Kiribati Anote Tong (secondo da sinistra, in piedi)
La locandina del film “Anote’s Ark” in concorso al Festival Cinemambiente

La Repubblica delle Kiribati (ma si pronuncia Kiribas) è una microscopica nazione dell’Oceania, ex dominio coloniale inglese: poco più di centomila abitanti per 800 chilometri quadrati di terra (un quarto della Valle d’Aosta) sparpagliati su 33 atolli corallini. Che stanno per essere sommersi. Le isole, infatti, non superano di molto il metro sul livello del mare e l’innalzamento delle acque degli oceani, provocato dal surriscaldamento globale, in poco meno di un secolo potrebbe causare la scomparsa dell’intera nazione. Per questo motivo l’ex presidente della piccola Repubblica d’oltreoceano, Anote Tong, gira il mondo da anni cercando di convincere le grandi potenze industriali a cambiare atteggiamento rispetto all’attenzione da porre ai cambiamenti climatici. Per Tong limitare i possibili effetti dannosi di questi cambiamenti potrebbe garantire la sopravvivenza del suo Paese. Sulle vicissitudini di Kiribati e sui progetti di Tong, il regista canadese Matthieu Rytz ha girato un film, in concorso in questi giorni al Festival Cinemambiente (al Cinema Massimo, proiezioni fino al 5 giugno). Per raccontare il film e, soprattutto, la situazione del suo Paese, Tong è stato invitato questa mattina a Palazzo Civico per un incontro con i consiglieri della commissione Ambiente. L’intervento di Tong è stato preceduto dal saluto del presidente della commissione, Federico Mensio: “dovremmo chiedere scusa ad Anote Tong, perché la generazione delle nostre madri e dei nostri padri, quella che ha vissuto il cosiddetto boom economico, non aveva compreso la portata dei cambiamenti che si sarebbero generati dall’uso eccessivo ed indiscriminato delle risorse, che oggi si riflettono pesantemente sulla popolazione di Kiribati e non solo. Scuse per la mia, nostra, generazione, che solo recentemente ha preso coscienza del problema, ma deve ancora fare molto per procedere in quel cambiamento auspicato pocanzi”. “Ma – ha concluso Mensio – vedo un segno di speranza nelle generazioni future che invece potranno essere il vero motore del cambiamento”. Nel suo intervento, Anote Tong ha poi riepilogato la situazione di Kiribati e le continue iniziative messe in campo per attirare l’attenzione mondiale sul problema. I progetti anche piuttosto arditi, già architettati: aumentare l’altitudine delle isole, costruire isole galleggianti temporanee, che lo stesso Tong definisce fantascienza senza alternative. Nel marzo del 2012, Tong ha perfino comprato una porzione del territorio delle vicine Isole Fiji con l’obiettivo di avere una terra per le future generazioni del Kiribati nel caso la situazione dovesse davvero precipitare. Un acquisto che non ha incontrato l’entusiasmo dei sui conterranei e, da quanto riportato sui media locali, nemmeno dei fijani, poco propensi ad assorbire eventuali profughi climatici del Paese vicino. Per sua stessa ammissione, a Tong non rimane che girare il mondo nella speranza che, prima o poi, sulla scia dei ripetuti allarmi lanciati dalla comunità scientifica in merito ai possibili danni provocati dai cambiamenti climatici, le grandi nazioni industriali decidano di porvi la necessaria attenzione.

Marcello Longhin