CAPIRE LA GLOBALIZZAZIONE

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GLOSSARIO

 

Il termine globalizzazione, di origine anglosassone, indica il processo di unificazione economica, politica, sociale e culturale in atto a livello planetario; un processo che, come tale, è in costante divenire ed è, quindi, tutt'altro che compiuto.
Tale processo nasce a seguito della conquista dell'America, quando l'Occidente raggiunge la consapevolezza della rotondità della terra e l'uomo acquisisce, per la prima volta, una visione globale della sua posizione sul pianeta. Secondo Paul Valery "comincia il tempo del mondo finito". La scoperta di nuove terre porta sempre con se lo sviluppo di nuovi mercati e da vita al commercio transatlantico destinato a crescere. Successivamente le rivoluzioni industriali del '700 e '800 hanno permesso al mondo della produzione e degli scambi di fare un salto di qualità e hanno posto delle solide basi per il verificarsi e il diffondersi della "rivoluzione tecnologica o informatica" di fine millennio.
L'utilizzo di mezzi altamente tecnologici (computer, internet…) ha accelerato il processo di globalizzazione economica, ossia ha dato vita a un vero e proprio mercato mondiale permettendo ingenti spostamenti di capitali da un continente all'altro superando ogni barriera spazio-temporale, nonché il consolidarsi della mondializzazione della produzione industriale e dei servizi ad opera delle imprese transnazionali in grado di dotarsi di numerosi stabilimenti in diverse parti del mondo.
Tale fenomeno, però, non è solamente legato al semplice fattore economico, ma si presenta come un processo multidimensionale. Si parla, infatti, di globalizzazione politica, culturale, di globalizzazione dei diritti e della sicurezza.
Vediamo in breve di cosa si tratta.

Globalizzazione politica. La struttura politica internazionale è cambiata: al sistema statocentrico, caratterizzato dal monopolio da parte dello Stato-nazione del potere politico è sopraggiunto un sistema multicentrico, in cui il potere è distribuito tra più attori (Stati, ONG, multinazionali, movimenti globali…) ridisegnando, in questo modo, le modalità operative dell'intervento politico adottate dalle autorità statali sia all'interno che all'esterno dei confini nazionali.

Globalizzazione culturale. Parlare di globalizzazione culturale porta inevitabilmente a parlare di localizzazione. Siamo, in pratica, nel bel mezzo di un processo dialettico tra la dimensione globale e la dimensione locale. Le stesse industrie presenti nei mercati multinazionali nonostante l'utilizzo di strategie di marketing quasi uniformizzate si reggono su "gambe" locali: i simboli commercializzabili globalmente devono essere filtrati attraverso il "materiale grezzo delle culture locali". Per non parlare del processo contrario in cui espressioni artistico-culturali locali entrano nel nella sfera culturale mondiale (musica afro, danza latino-americana, utilizzo di strumenti a percussione tipici africani da parte di gruppi pop europei…) subendo comunque delle modifiche inevitabili che fan perdere loro parte della tradizione nativa su cui si ergevano.

Globalizzazione dei diritti. Sadoko Ogate (Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati) afferma che "La vera globalizzazione significa rispetto universale per diritti umani, per gli aspetti positivi dell'umanità, e per l'impegno di provvedere alla protezione contro il male". Ciò significa che è responsabilità comune, sia dei poveri che dei ricchi, fare in modo che la società mondiale possa godere in ogni parte della terra dei diritti fondamentali affinchè ogni individuo venga tutelato e rispettato nella sua dignità di essere umano.

Globalizzazione della sicurezza. Dopo la caduta del Muro di Berlino è cambiato il modello di sicurezza internazionale. Le guerre, anche quelle a connotazione locale, grazie alla loro rappresentazione televisiva e massmediatica, sono diventate veri e propri pericoli globali le cui questioni di intervento devono essere discusse anche nei centri più lontani dal luogo di conflitto.

Come tutti i grandi avvenimenti della storia, anche la globalizzazione ha diviso il pensiero umano in due correnti opposte: quella a cui fanno capo i suoi sostenitori, i quali sono convinti che a seguito di una liberalizzazione completa del mercato globale si raggiungerebbe un equilibrio socio-economico di pieno sviluppo; quella capeggiata dai suoi contestatori che propongono alternative miranti ad una economia locale rispettosa della cultura, delle tradizioni e dell'ambiente in cui vivono le comunità.
E' chiaro che nessuno, a priori, è in grado di sapere quale teoria risulti più adatta di un'altra. Un punto, però, su cui l'umanità ha il dovere e il diritto di attivarsi, il più presto possibile, riguarda i meccanismi capaci di governare la globalizzazione (global governance) affinché si crei un "sistem of rules" (un quadro di regole) in grado di riempire il vuoto di responsabilità politica esistente in molti settori nel sistema internazionale e che sia in grado di gestire i macro-problemi che coinvolgono comunque tutti gli abitanti del pianeta (inquinamento, sicurezza, regole commerciali e finanziarie, fonti energetiche, ...).