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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 1 Febbraio 2016 ore 10,00
Paragrafo n. 10

Comunicazioni del Sindaco su: "Patto di condivisione islamico".
Interventi
Comunicazioni del Sindaco:
- "Patto di condivisione islamico".

PORCINO Giovanni (Presidente)
Procediamo con le richieste di comunicazione al Sindaco accolte. Consiglieri, siamo
a pagina 8 del secondo supplemento. Dibattiamo delle comunicazioni del Sindaco
aventi ad oggetto la "sigla del patto condivisione prevista per l'8 febbraio con i
rappresentanti islamici".
La parola all'Assessora Curti.

CURTI Ilda (Assessora)
Sono piuttosto lieta di rispondere a questa richiesta di comunicazioni urgenti da parte
della Lega Nord, perché così posso informare l'Aula di quello che è successo da
quando il 9 dicembre 2015 ho risposto alle stesse comunicazioni urgenti nelle quali
lo stesso Gruppo mi chiedeva conto del patto di condivisione; così posso raccontare
che cosa è successo nel corso di questo mese, perché si sta parlando esattamente
della stessa cosa, ma mi è sembrato opportuno non leggere il mio intervento della
scorsa volta, ma anzi aggiornavi su cosa è successo nel frattempo.
Come ricorderete nel mese di novembre c'è stato un incontro richiesto da tutti i
centri islamici della città con il Sindaco, nel quale è stato proposto, questo è il frutto
anche di lunghi anni di lavoro, ma anche di una serie di incontri che c'erano stati
precedentemente con me. I centri islamici hanno proposto alla Città e
all'Amministrazione di firmare quello che abbiamo definito un patto di condivisione
di cittadinanza attiva.
Questo patto di condivisione ha un preambolo che ricordo di aver già relazionato, ma
comunque ne ricordo i tratti essenziali. In questo patto di condivisione tra centri
islamici con l'Amministrazione si intende valorizzare e promuovere un lavoro che in
questi anni si è fatto per affermare i valori della convivenza, del rispetto reciproco e
della comune conoscenza, si sottolineano alcuni aspetti fondativi del nostro essere
concittadini, che sono quelli di riconoscersi nell'articolo 3 della Costituzione
Repubblicana e nei principi fondamentali che regolano e normano la nostra
convivenza civile, affermando che è necessario muoversi alla comune responsabilità
di renderlo vivo e praticato quotidianamente.
Questi sono preamboli dove, tra le altre cose, si sottolinea la preoccupazione da parte
di tutti e la necessaria responsabilità da parte di tutti di fronte alla drammaticità della
situazione internazionale e anche dei gravissimi fatti che in tutte le parti del mondo,
compresa l'Europa, mietono vittime innocenti; quando fu scritto questo patto
eravamo qualche giorno dopo i terribili e drammatici fatti di Parigi. Quindi si
condivide l'orgoglio di un percorso già fatto per affermare i principi della
convivenza, del rispetto, del dialogo e della possibilità di vivere pacificamente
attraverso la costruzione di una cittadinanza attiva e un'attiva partecipazione alla vita
della Città.
Le proposte che contiene questo patto di condivisione sono tre e su queste abbiamo
lavorato nel corso di questo mese. La prima proposta è quella che possa formalizzarsi
la costituzione di un coordinamento permanente con le comunità religiose di fede
islamica e con i luoghi di culto islamici, per aumentare le occasioni di cittadinanza
attiva e partecipazione alla vita della Città.
La seconda proposta è quella della redazione di una bacheca informativa - essere
cittadini di Torino anche dentro la moschea - che tutti i centri islamici si sono
impegnati ad avere al loro interno, dove si danno comunicazioni sulla vita sociale e
civile della Città. Per fare questo noi abbiamo chiesto ai centri di segnalarci dei loro
giovani ragazzi e ragazze di seconda generazione e si è costituita una redazione di
una ventina di ragazzi e ragazze che stanno lavorando insieme alla città sulla
redazione di articoli, interviste, in modo tale che la vita della città entri anche in
luoghi che magari sono frequentati da un pezzo di popolazione che è meno usa a
frequentare: dalle istituzioni culturali, alle occasioni di dibattito e di confronto
all'interno della città.
Una delle prime interviste a cui i ragazzi stanno lavorando è l'intervista al Direttore
del Museo Egizio, per esempio, piuttosto che al Direttore del MAO, in modo tale che
anche il patrimonio culturale e artistico possa sempre di più diventare un patrimonio
condiviso collettivo e fruibile da tutti nello stesso modo. Quindi, la bacheca
informativa ha queste caratteristiche.
La terza proposta è quella di avere una giornata che si chiamerà "Moschee aperte,
spazio per tutti", un po' come il giorno della cultura ebraica, un giorno in cui tutti i
centri islamici e tutti i fedeli di religione musulmana possano restituire al territorio,
raccontare, raccontarsi e far entrare la città dentro i propri luoghi di preghiera.
Queste cose già succedono a livello di quartiere e a livello locale. Moltissime
iniziative già oggi succedono in città. Ci sono momenti di dialogo interreligioso tra le
varie comunità religiose in tutte i quartieri, però rimane sempre confinato fino ad
oggi a un livello territoriale di quartiere. Invece la programmazione di attività che
possano farci conoscere meglio reciprocamente, riteniamo che possa essere un
aspetto importante per accrescere consapevolezza, inclusione, rispetto e dialogo.
Nell'arco di questo mese abbiamo lavorato fattivamente a rendere operative e
concrete queste proposte. L'8 febbraio, come avete letto sul giornale, ci sarà una
firma più ufficiale e più formale del patto di condivisione.
Nel frattempo è successo che (avrete letto sulla rassegna stampa di ieri) il Cardinale
Scola ha invitato le Città e le Amministrazioni locali ad aumentare i momenti di
dialogo tra le diverse confessioni religiose. La scorsa settimana a Rabat si è concluso
un momento importantissimo per la comunità islamica, in cui si sono raccolti sapienti
e intellettuali, proprio per sostenere la necessità di affermare valori civili all'interno
di una religione che deve fare anche i conti con la sua contraddizione del
fondamentalismo e dell'integralismo.
Quindi, nel mondo musulmano, governi, università, sapienti e autorità religiose
stanno lavorando sempre di più per promuovere un Islam capace di dialogare e di
riconoscersi nei valori fondanti, che sono quelli della Carta dei Diritti dell'Uomo e
della Donna.
Inoltre è successo (ma su questo potrebbe sicuramente rispondere il Sindaco) che la
scorsa settimana a Firenze è stato chiesto di questo patto di condivisione, perché nel
momento in cui la Città di Torino l'ha annunciato, sono state tantissime le
Amministrazioni locali che ci hanno chiesto di avere il testo e ci hanno chiesto di
poter utilizzare il canovaccio del nostro lavoro per poter avviare un lavoro simile
nelle loro città e nelle loro comunità locali.
Riteniamo che questo sia un buon riconoscimento di un lavoro serio, che ha tenuto
insieme senza mai smarrire i principi fondamentali di laicità delle istituzioni, che ha
però saputo tenere insieme, in questi anni anche difficili, tutte le comunità facendole
sentire parte della cittadinanza, parte dei soggetti sociali e di soggetti civili della
città.
Io credo che questo sia un investimento per il futuro e penso che soltanto un lavoro
attento, serio e capace di riconoscere quali sono i valori fondanti della nostra
comunità, che sono racchiusi nella Costituzione della Repubblica Italiana, ci
permetterà tra venti anni di non rimpiangere del tempo perso.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Curto.

CURTO Michele
Ringrazio l'Assessora Curti. Solo per essere sicuro che le sia stato trasmesso, quando
è stata approvata in sede di Conferenza dei Capigruppo la richiesta della Lega Nord
era stata verbalizzata una richiesta, di taglio completamente opposto, da parte del
nostro Gruppo di utilizzare la comunicazione per avere notizie sulla proposta e
sull'ipotesi di fare il cosiddetto "Ramadan in centro", cioè la proposta che ci risulta
formalizzata da parte di diverse comunità della nostra Città per il prossimo Ramadan
di tenere nel centro della città la cosiddetta colazione del mattino, eccetera.
Quindi, chiedo all'Assessora Curti, qualora ne sia informata, se può dare
un'integrazione su questo punto, in maniera da permetterci poi di commentare le due
parti insieme; se non è un problema, Presidente.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola all'Assessora Curti.

CURTI Ilda (Assessora)
Non ne ero informata, ma sono in grado di rispondere. Come voi sapete da molti anni
l'Id al-fitr, che è il momento finale della celebrazione del Ramadan, si tiene sotto lo
strippaggio del Parco Dora, per una questione anche di capienza, perché è il
momento più importante per la comunità musulmana, e sono circa 25.000-30.000
persone che si ritrovano per la cerimonia di fine Ramadan, alla quale partecipano
ormai da anni non solo le autorità civili, con la Città e il Sindaco l'ultima volta, ma
anche tutte le comunità religiose.
Ormai sono anni che dalla Diocesi alla Comunità Ebraica vengono portati i saluti,
proprio a segnare il fatto che questa è una città che è stata capace di contribuire, da
patrimonio sociale e culturale, al dialogo interreligioso, che è ormai nel suo DNA, è
assolutamente condiviso da tutte le maggioranze e minoranze religiose della Città.
Poi ci sono invece altri momenti, che sono i momenti della rottura del digiuno; in
particolare c'è un momento particolarmente significativo che tendenzialmente viene
organizzato, per esempio, a San Salvario nelle strade insieme alla parrocchia di largo
Saluzzo, alla comunità ebraica e al centro islamico di via Saluzzo; ormai sono
almeno due anni che si fanno grandi tavolate a cui partecipano tutti. Lo stesso
quest'anno è avvenuto in Barriera di Milano.
Io credo che uno dei compiti del coordinamento dei centri islamici sia anche
coordinarsi su iniziative di questo genere, che se occupassero anche una parte del
centro della città sarebbero sicuramente iniziative positive.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Mi confermano dagli Uffici che il nostro Ufficio Capigruppo aveva trasmesso la nota
con cui si chiedeva l'integrazione; evidentemente si è persa tra gli Uffici.
La parola al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
Sorrido a sentir citare i cardinali. A questo punto mi viene da pensare che si
ascoltano solamente se fa comodo quello che dicono, perché se si ascoltano si
ascoltano sempre, se no non si ascoltano mai.
Motivo la richiesta di comunicazione. Leggo dichiarazioni del nostro Sindaco che
dice "più che a un giuramento sulla Costituzione stiamo lavorando a un patto, che sia
sottoscritto dalle autorità ai rappresentanti del mondo islamico, di cittadinanza per
riconoscersi nella Costituzione". Io penso che se uno si vuole riconoscere nella
Costituzione non ha bisogno di fare cose particolari; credo che si debba giurare sulla
Costituzione nel momento in cui uno diventa cittadino.
Mi fa pensare che ci sono comunità, come quelle che diceva prima l'Assessora Curti,
come la comunità ebraica, che invece non hanno avuto bisogno di percorsi
istituzionali. Loro si sono autonomamente organizzate e sono riuscite a stare
perfettamente all'interno del nostro dettame costituzionale.
Allora mi chiedo per quale motivo dobbiamo fare un favore a qualcuno; oggi è
l'Islam, domani possono essere gli animisti; la cosa non mi interessa e non voglio
entrare nel merito della religione. È il percorso privilegiato che viene dato a qualcuno
rispetto a qualcun altro.
Dato che a Torino, come qualcuno ci racconta, convivono diversi culti, non
solamente quelli tradizionali, sapere che viene fatto un percorso privilegiato per un
culto rispetto a un altro, dal mio punto di vista, è una discriminazione verso tutti quei
culti che non vengono... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Il privilegio è di
creare ad hoc una struttura che gli faccia fare delle iniziative. Quello che invece
propongo io è fare una cosa di questo tipo ma verso tutti i culti. Anziché fare la
giornata della moschea aperta, che credo non ci sia niente di male... io, signor
Sindaco, ho visitato le moschee torinesi, ho parlato con gli Imam e mi sono
confrontato nei luoghi in cui poteva essere fatto. Ricordo che oggi a Torino ci sono
diverse realtà "abusive", dove una persona può autoproclamarsi Imam trovando tre,
quattro, cinque persone che la ascoltano. Quindi bisogna anche stare attenti. Mi
piacerebbe capire, Assessora Curti, a quali comunità fanno riferimento gli Imam che
si sono dati disponibili, perché vorremmo capire il contesto generale.
Detto questo, anziché fare una iniziativa pro Islam, perché non facciamo una cosa
pro religioni, perché come ci è stato detto prima bisogna favorire il dialogo
interreligioso. Anziché fare un giorno della moschea aperta, facciamo un giorno dei
culti aperti, di tutti i luoghi di culto, che possono essere i Testimoni di Geova, le
mosche, le chiese, la Chiesa Battista, la Chiesa Evangelica o i Templi Buddisti. Se si
fa un ragionamento di questo tipo, a me piacerebbe farlo a 360°, altrimenti sembra di
privilegiare esclusivamente una comunità.
Io, poi, che penso sempre male, dico che tra poco si vota, magari tanti di loro votano
e quindi... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Signor Sindaco, ci sono
cittadini italiani nati in Marocco che sono in Italia da 25 anni, questi sono gli
immigrati regolari; poi ci sono quelli del MOI, che non avete ancora sgomberato, che
invece sono una piaga per Torino. Quindi esistono realtà virtuose e realtà molto poco
virtuose.
Detto questo, io non sto criticando l'atto in sé, dico che se si vuole fare una cosa
inclusiva e fare integrazione vera, anziché fare un patto solo con i rappresentanti
della religione islamica, lo si deve fare con tutti i rappresentanti delle comunità
religiose torinesi. Se si vuole fare una giornata di "porte aperte", che si faccia con
tutti i culti che sono presenti a Torino, perché non vedo per quale motivo non è mai
stato fatto niente per la chiesa ortodossa presente a Torino in piazza Hermada, invece
viene fatta per le comunità islamiche.
La mia critica è solamente in questo senso. Io vorrei che fosse fatto per tutti, perché
nessuno deve pensare che ci sia qualcuno più privilegiato di un altro.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Liardo.

LIARDO Enzo
Io vorrei solo porre due o tre questioni. Intanto il Consigliere Ricca è stato
sicuramente più diplomatico e ha girato attorno alle parole, io invece sarò più
esplicito, Assessore, come è un po' nelle mie caratteristiche. A me sembra, tradotto
in una sola parola, sudditanza. Questo l'abbiamo dimostrato nei giorni scorsi, siamo
riusciti anche a coprire le statue. E questo è tutto consequenziale, bisognerebbe anche
finirla, perché ogni tanto, secondo me, si guardano in faccia e ridono.
(INTERVENTO FUORI MICROFONO). Chi? Lo posso dire o magari salto in aria?
Lo dico? Il popolo islamico.
Tra l'altro, ieri ho partecipato a un incontro dove c'era una comunità ebraica, visto
che vogliamo parlare di convivenza, di tante belle cose... che comunque sono tradotte
in sudditanza nei loro confronti, perché questi qui fanno anche paura, siamo molto
spaventati. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non vado certo a fare il
ruffiano come fa lui.
Vedo che il Sindaco prende appunti, probabilmente mi risponderà, ma io ho notato
questo; non lo dico perché voglio andarle contro, dico solo che (è questo che si
chiedono anche i cittadini) sembra che viviamo un rapporto di sudditanza, e allora
per tenerli buoni cerchiamo di dialogare, come quando eravamo bambini, arrivava il
più prepotente e dicevamo "facciamolo giocare, se no poi alla fine questo disturba il
nostro gioco".
Tornando al discorso di ieri, partecipando a un incontro con alcuni esponenti del
popolo ebraico che dicevano come si fa a dialogare con persone che nella loro
religione mettono in evidenza lo sterminio del popolo ebraico? Questo è il punto
focale di tutta la situazione.
Allora come possiamo dialogare... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, sto
dicendo delle eresie, infatti quello che è capitato in Francia sono tutte eresie. A
questo punto visto che fanno i cattivi cerchiamo di ricondurli dalla nostra parte,
poveri illusi che siano. Non voglio spingermi oltre, magari lo farò in un'altra
occasione, ma io ho una idea personale molto forte, ma la risparmio.
(INTERVENTO FUORI MICROFONO). Facciamo magari un incontro anche con la
comunità ebraica, vediamo se l'Assessora riesce a metterli tutti attorno a un tavolo.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Marrone.

MARRONE Maurizio
Io sono convinto che chi può vantare un'esperienza istituzionale a vari livelli, come
il Sindaco Fassino, sa benissimo che la competenza a stabilire intese a nome dello
Stato Italiano o, in generale, a nome delle Istituzioni, nel nostro ordinamento
giuridico, è proprio la sede nazionale del Governo.
Non è un caso che nel nostro ordinamento sia previsto questo, e io non credo che sia
una casualità se il nostro Stato, con i diversi governi che sono si succeduti, ha
stabilito intese con la quasi totalità delle confessioni religiose esistenti in Italia, con
tutta la pluralità di quelle cristiane, non cattoliche, con tutta la pluralità di quelle
buddiste o indù, addirittura politeiste, quando poi in realtà con la comunità islamica,
nonostante tanti tentativi, non si sia mai pervenuti a una reale e ratificata intesa con
la confessione religiosa che disciplinasse normativamente i rapporti.
Diciamoci la verità, voi avete fatto un'operazione che non può che avere un sapore
strettamente simbolico e ne dovete essere pienamente consapevoli. Non è niente di
più di un finto matrimonio omosessuale celebrato con una finta fascia tricolore, come
ha fatto il Consigliere Viale questo weekend, non è assolutamente niente di più, siete
consapevoli che quel giuramento ha un valore assolutamente nullo, lo sapete
benissimo, non è il giuramento di un militare, non è il giuramento di un ministro, è
un atto semplicemente simbolico che ponete in pasto ai media, evidentemente, per
lanciare dei messaggi. È legittimo, però questa operazione non ha il minimo peso
istituzionale, perché oggettivamente è così.
Purtroppo delegare al simbolico una materia così complessa e delicata vi sta
portando a una serie di inciampi, di cui penso che lei, signor Sindaco, sia solo
parzialmente consapevole nell'aver delegato. Per esempio, siamo la Città dove
un'Assessora, donna di sinistra, va ogni anno a portare i saluti, anche nostri, a un
Ramadan, di fronte a una platea unicamente maschile, perché le donne sono tutte
tenute come cagnolini dentro un recinto, diverse centinaia di metri fuori dall'area di
preghiera, perché per loro le donne sono come cani.
Ve lo dimostrano davanti e lei lo vede, perché l'ho visto anche io con i miei occhi in
diverse occasioni, ma questo evidentemente non vi crea problemi, come non vi crea
problemi il fatto che le moschee che vorreste aprire contano a Torino anche moschee
salafite, che se ne stanno ben chiuse, e, cosa ancora più pericolosa, contano moschee
legate ai fratelli musulmani che ve le aprono, che voi avete anche legittimato ai loro
predicatori dalla faccia pulita, che hanno anche meno barba di me, nelle sale
istituzionali, peccato che poi siano le stesse moschee che apprendiamo dai loro social
network, dietro la scusa di raccogliere fondi per Gaza - causa che sarebbe anche
lodevole -, diventa l'alibi per invitare sceicchi del terrore che possiamo trovare
serenamente su YouTube ad inneggiare al martirio kamikaze dei bambini in Medio
Oriente, di cui ci sono foto nelle vostre moschee aperte a Torino; questo succede a
Torino.
Così com'è anche la Città dove una ONG saudita e wahabita, quindi integralista
islamica, quelli che, vorrei ricordare anche se fanno affari con l'Occidente,
decapitano, frustano, lapidano uomini, donne, dissidenti, omosessuali,
ricordiamocelo perché questo ce lo potremmo anche dimenticare, sono gli stessi che
organizzano "Le notti della speranza" con Islamic Relief e raccolgono centinaia di
migliaia di Euro, portando anche lì imam legati a quelle organizzazioni che, non
Maurizio Marrone, bensì Israele, ha classificato come organizzazioni collaterali ad
Hamas, organizzazione militare armata che fa gli attentati; questo succede a Torino.
È troppo chiedere a una classe politico-amministrativa che vanta anche esponenti
come il Sindaco Piero Fassino, che ha un'esperienza internazionale, che credo
nessuno possa vantare in questa Sala, di monitorare questi episodi, di raccogliere
sollecitazioni documentate che arrivano dall'opposizione? Perché va bene la
propaganda, tutti siamo in campagna elettorale, lei signor Sindaco più di noi, perché
l'ha ufficializzata mentre noi del centrodestra, ahimè, brancoliamo, però c'è un limite
anche alla propaganda e alla campagna elettorale. Quando si parla di fratelli
musulmani, quando si parla di wahabiti, quando si parla di salafiti, questa gentaglia
si tiene fuori dalle nostre istituzioni. Chi decapita, chi perseguita, chi lapida, chi
impone i veli alle donne, chi le tiene fuori dai momenti di preghiera pubblici,
Assessora Curti, va tenuto distante da queste istituzioni. Non devono infangare i
vessilli, signor Presidente, che stanno alle sue spalle, che rappresentano secoli di
tradizione plurale e laica.
Mi limito a dire questo: volete riscoprire un ruolo dell'Amministrazione Comunale,
sapendo che non avete competenze? Invitate alla predicazione in italiano, invitate a
segnali di reale trasparenza ed incontro. Non accontentiamoci di questi momenti di
propaganda come il giorno della moschea aperta, che sono forse buoni per qualche
flash, per qualche integralista che non ha tutta questa voglia di apparire
pubblicamente come integralista, ma che non portano né alla integrazione né alla
sicurezza della nostra Città.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Viale.

VIALE Silvio
La settimana dopo la discussione sul crocifisso non speravo di trovare un argomento
in cui i sostenitori appassionati della guerra di religione uscissero così allo scoperto,
perché non ho altre parole. Noi abbiamo discusso una settimana fa di laicità, di pari
dignità e oggi vediamo che nella comunità di Torino dovremmo discriminare sulla
base del proprio credo religioso e lo ritengo intollerabile. Ognuno si assume le
proprie responsabilità e ringrazio i Colleghi che una settimana fa sono usciti
dall'Aula e non hanno votato contro il mio documento, perché è un passo avanti, un
segnale di qualcosa che sta andando avanti in una certa direzione.
Oggi confondere un rapporto con le comunità islamiche con le loro contraddizioni
come fosse un open day per la conversione all'Islam è un grosso errore ed è una
responsabilità che bisogna respingere perché non è così; si aprono le moschee così
qualcuno in più si converte, io non temo una contaminazione con altre religioni. Il
Consigliere Ricca è stato chiarissimo, ebrei e valdesi vanno bene perché stanno nei
loro recinti, stanno lì, non vanno a rompere le scatole in giro, questo è l'unico modo
per cui una religione diversa da quella che il Consigliere Ricca ritiene forse…
(INTERVENTO FUORI MICROFONO). Io ho ascoltato, ho detto: vanno bene le
comunità…

PORCINO Giovanni (Presidente)
Consigliere Ricca, per favore!

VIALE Silvio
Interrompa pure, poi non critichi quando viene interrotto. Va benissimo, vedo che
sono tutti bravi a predicare bene e razzolare male. Sto solo dicendo che l'iniziativa
presa può essere criticata, ha sicuramente una situazione da verificare. La comunità
islamica ha molte sfaccettature sconosciute ai più, a cominciare da me, per cui non
conoscere bene molti aspetti crea una certa diffidenza. (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). Guardi, proprio sul Cristianesimo, credo che sulla dozzina di intese
fatte dallo Stato italiano approvate dal Governo, dieci sono religioni cristiane, questo
per dire che anche il Cristianesimo è molto diviso. Poi noi pensiamo che
Cristianesimo e Cattolicesimo siano sinonimi, ovviamente la Consigliera Genisio,
non mi riferisco a lei, ma da questa parte molti lo pensano, hanno paura di dire: "Noi
cattolici" e dicono: "Noi cristiani" molte volte, come se fosse una vergogna doverlo
dire.
Da laico e basta non aggiungo altro, credo che in questa Città tutte le confessioni
religiose - e dico anche una bestemmia -, compresa Scientology… una quindicina di
anni fa facemmo una riunione in questo Consiglio Comunale delle confessioni
torinesi, all'epoca ero Capogruppo, la proposi alla Capigruppo e fu accettata, erano
più di venti già all'epoca e molti furono stupiti di trovare molte confessioni, oggi
saranno molte di più perché la comunicazione, il fatto che si legge, Internet fa sì che
settori di popolazione sono magari a contatto con realtà nuove e ne sono affascinate.
Qual è l'unico antidoto che ritengo fondamentale? Che le istituzioni rimangano
laiche, che la laicità sia un valore. Il valore fa sì che il Sindaco di Torino vada al
Ramadan come alla Cattedrale, come al Tempio Valdese, come alla Sinagoga, con lo
stesso spirito. Se non riusciamo a fare in modo che l'autorità civile si rapporti con
tutte le confessioni religiose, è ovvio che poi c'è una maggiore rappresentanza di
questo e di quest'altro e c'è una maggiore capacità di essere presente all'interno della
società. Nessuno lo mette in discussione. Credo che pochissimi di noi andranno a
cercare le preferenze della comunità islamica, nonostante il Consigliere Marrone
pensa che sia un serbatoio senza limiti per chiunque.
Per chiudere il discorso e non ripetermi, da sempre io vedo tutti gli anni le Sinagoghe
aperte. C'è una giornata nel Piemonte, credo sia un'iniziativa regionale, la comunità
ebraica è limitata, d'altra parte è stata talmente maltratta nella storia che altro che
secoli di intolleranza, Consigliere Marrone, vada a dirlo alla comunità ebraica secoli
di intolleranza in questa Città! Se ho ben capito, è stata firmata l'8 febbraio, per
coincidenza è quando Carlo Alberto annunciò lo Statuto Albertino che poi fu fatto
dopo e febbraio fu un mese fecondo per quanto riguarda prima i Valdesi e poi gli
Ebrei e poi lo Statuto Albertino, mi piace quindi la coincidenza, perché chiaramente
il mondo va avanti.
Quello che mi piace non è il fatto che si ceda alla comunità islamica come quando
ero piccolo e si voleva dire qualcosa in piemontese di negativo si diceva: "A l'è 'n
ebreo", per dire che era un ebreo, per dire che è uno diverso, contrario, un po'
diffidente. Questo detto si è perso ormai, penso più nessuno lo dica. (INTERVENTO
FUORI MICROFONO). Lo dicono ancora, mi conferma la Consigliera Levi-
Montalcini. Non vorrei che la stessa cosa si faccia con l'Islam: "È un islamico",
come per dire che si tratta di una persona infida, inaffidabile, eccetera. Sicuramente
ce ne sono, sicuramente ci sono situazioni dell'Islam che non sopporto, come la
separazione maschi e femmine, mi pare evidente che sia arretrata rispetto al mio
concetto di civiltà e di capacità di avere pari opportunità e pari dignità. Questo
Consiglio Comunale addirittura nel linguaggio va a collocare differenze e pone tutto
su un tema di parità di genere, perché è chiaro che una religione che nonostante tutte
le giustificazioni e tutte le comprensioni ha quella che io vedo comunque una
discriminazione di genere nel DNA… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). È
così. Chiudo davvero, non vorrei più abusare dei secondi. L'altro giorno un Collega
mi ha detto che io farei entrare tutti quelli dell'Islam, però gli farei firmare una
dichiarazione in cui abiurano al primo sciué... in cui c'è da sterminare questi e
sterminare quegli altri, perché comunque noi cattolici lo abbiamo fatto rispetto alla
Bibbia. Io ho detto che non è così, comunque è vero, perché gran parte della
comunità islamica di fatto non segue quel tipo di dettami, altrimenti avremmo una
situazione differente. Viceversa una parte dei cattolici e di cristiani, attualmente
integralisti, seguono ancora la Bibbia nella versione peggiore, bacchettona.
Sottolineo quindi l'aspetto di laicità di questa intesa, di queste capacità e mi auguro
che serva ad avvicinare le comunità a fare di Torino una comunità accogliente e non
soltanto una comunità diffidente, dove a qualcheduno piace soffiare in continuazione
sul fuoco e poi si lamenta dell'incendio.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Carbonero.

CARBONERO Roberto
Cosa non mi convince in tutto questo? Non mi convince il senso di eccitazione che
pervade l'Assessora Curti quando parla di questo mondo islamico, che è lo stesso che
pervade Paperon de' Paperoni quando trova un centesimo per strada, perché
incomincio a leggerla così. Il Governo centrale continua a lasciare tutto aperto
quando tutta l'Europa, in qualche modo, ha capito che bisogna iniziare a porre dei
freni, perché l'Italia non si allinea a questo desiderio? In Italia, in questo momento, il
mondo islamico sta diventando, per tutte le associazioni che ruotano dietro a un certo
mondo politico, il più grosso business e in qualche modo hanno cercato di
accennarcelo in mafia capitale come funzionavano i vari piani delle associazioni e
Torino pullula in questo momento di associazioni che seguono tutte queste realtà.
Queste realtà che continuano ad essere per buona parte occulte, che tutti sappiamo
esattamente dove sono, ma nessuno le vuole tirar fuori, perché a sua volta hanno alle
spalle invece associazioni assolutamente chiare e trasparenti, che sono tante per
riuscire a seguire queste tante persone, quindi è un pulviscolo di denari pubblici che
in qualche modo vengono spalmati in questo mondo. In questo mondo che, come già
ho detto a suo tempo, diventa, ogni anno che passa, un bacino elettorale sempre più
importante, sicuramente non decisivo per il momento, ma sicuramente importante.
Ecco i due binari che bisogna seguire in questo ragionamento, perché l'integrazione è
una cosa estremamente seria, soprattutto verso popoli che sono così diversi da noi,
lontanissimi da noi.
È un discorso che va affrontato intanto nell'intera comunità e non decisa da un
piccolo gruppo di persone che comandano, perché in questo caso voi non condividete
le decisioni di una comunità, ma comandate.
La decisione sull'integrazione verso un popolo che, tra l'altro, continuo a dire,
leggiamo tutti i giorni, non vuole saperne di integrarsi, non ha nessun interesse a
farlo, ma una decisione di questo calibro va condivisa tra tutti. Va affrontata con
molta calma, va affrontata passo dopo passo e bisogna capire esattamente quali sono
gli spazi che possiamo occupare nelle loro culture, nelle loro mentalità e loro
possono occupare nelle nostre. Tutto questo non sta accadendo. Si ha una fretta
incredibile di voler accelerare i tempi e non si capisce perché.
Forse ha ragione il Consigliere Marrone quando dice che, comunque, alla fine può
assomigliare anche veramente a un becero spot elettorale politico fine a se stesso,
perché non esiste tutta questa fretta quando tutto il mondo occidentale in questo
momento sta frenando e si sta facendo domande importanti. Stiamo rischiando di
trovarci in casa delle persone alle quali tutto interessa tranne fondersi nel nostro
sistema di vita, che è ancora diverso dalla cultura, dalla religione, non c'entra niente,
ma vogliono imporci, per qualche verso, determinate loro culture e imposizioni, ma
soprattutto, ripeto, questo vorrei che rimanesse veramente sottolineato, in questo
momento sono lo strumento di sopravvivenza di decine e decine di associazioni che,
grazie a questo sistema, sopravvivono e forse un briciolino, chiaramente non tutte,
benemerito a tutte quelle che lo fanno con assoluta passione e voglia di aiutare il
prossimo, ma qualcuna magari ci specula anche.
Stiamo attenti perché poi ad infilarsi in questa macchina si rischia di rimanere tritati
e io non voglio che Torino rimanga tritata per le velleità o per la lungimiranza
partitica di qualcuno, perché non è così che si affronta quello che voi continuate a
chiamare voglia di integrare, voglia di allargare la comunità, voglia di condividere
con il resto di altre popolazioni quello che è il nostro quotidiano.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Tronzano.

TRONZANO Andrea
Io avrei solo un appello da fare al signor Sindaco, se fosse ancora possibile, credo
che tutti i Consiglieri Comunali sappiano, signor Sindaco, che il baricentro della
democrazia in una Città è l'organo per eccellenza della democrazia rappresentativa,
cioè il Consiglio Comunale. Io credo che, anche come Presidente dell'ANCI, lei
dovrebbe o avrebbe potuto coinvolgere il Consiglio Comunale in questa discussione.
Non è sufficiente una discussione fatta così all'ultimo minuto. Secondo me ci
dovrebbe essere un approfondimento perlomeno in Capigruppo, ma lo dico anche al
Capogruppo del PD che proprio l'altro giorno si lamentava che nessuno deve dettare
l'agenda al Consiglio Comunale, io credo che anche in questo caso sia necessario,
come diceva il Consigliere Carbonero o i Capigruppo Marrone e Ricca, veramente un
approfondimento fatto insieme, perché ci possono essere, Consigliere Viale, anche
richieste che sembrano dei dettagli, pleonastiche, ma che per chi, per esempio,
celebra le cittadinanze, signor Sindaco, si rende conto che possono essere
determinanti.
Facciamo un esempio: io ogni tanto celebro le cittadinanze e il 90% delle persone di
origine marocchina e di fede presumibilmente musulmana non sanno la lingua
italiana. È un dettaglio, però faticano a leggere quatto righe di giuramento sulla
Costituzione e sulle leggi dello Stato, per esempio.
Allora perché, signor Sindaco, prima di attuare questo patto non proviamo a
ragionare, non in questa sede, non così velocemente, ma in maniera approfondita e
attenta a quello che in questo patto potremmo mettere? Questa è la mia domanda e
spero che lei possa darci una risposta nella replica, se vorrà.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Paolino.

PAOLINO Michele
Non ritenevo di dover intervenire perché condividiamo pienamente quanto detto
dall'Assessora Curti e non ho dubbi che il Sindaco nella sua replica risponderà punto
per punto, però mi sento sollecitato rispetto alla fila di interventi del centrodestra,
vedo che nelle opposizioni è l'unica che ha una posizione ben precisa, la usa e la
agita come spauracchio e come strumento per la campagna elettorale che sta ormai
entrando nel vivo, quindi comprendo e non condivido in nessun modo le loro
argomentazioni. Altri non intervengono, la nostra posizione è chiara. Noi riteniamo
che mai come in questo momento si sconfiggano i terrorismi e gli estremisti con il
dialogo e l'apertura e si vince la paura non alimentandola e sfruttandola in termini di
consenso, ma rendendo vive e vivaci le nostre città.
Le nostre classi sono piene di ragazzi, figli di islamici, che vanno a scuola con i
nostri figli, si confrontano con loro e crescono nella nostra Città e noi riteniamo
debbano crescere e debbano sentirsi cittadini di questa Città. È in particolare a loro e
ai loro genitori che noi ci rivolgiamo, proprio perché non vogliamo che nelle nostre
Città la paura, la diffidenza diventino in qualche modo il cortile all'interno del quale
si alimentano fenomeni di violenza. È spalancando le porte e non costruendo muri e
recinti che si affronta il problema che sta vivendo il nostro tempo.
Noi lo diciamo con convinzione ed è un altro dei modelli di Torino la politica di
integrazione fatta in questi molti anni. L'ha già detto l'Assessora Curti, da noi il
Tavolo Interfedi esiste da prima delle Olimpiadi, in funzione delle Olimpiadi. Il
dialogo interreligioso è stato sostenuto dalle Istituzioni, in particolare dalla Città di
Torino, perché questa è una risorsa per la Città, la fa crescere, evita che la paura e lo
steccato creino l'opportunità per la violenza e per il terrorismo di trovare un brodo di
cultura forte. Qui è un po' più difficile che alcune idee, alcune metodologie possano
infiltrarsi, anche se la vigilanza deve essere altissima e sicuramente il sostegno di
questa Amministrazione verso le forze dell'ordine e le forze inquirenti è totale. A
fronte di una vigilanza molto forte e di una chiusura totale verso ogni forma di
violenza, ci deve essere la disponibilità a confrontarsi. Queste persone vivono nella
nostra Città, vivono con noi e dobbiamo tenerne conto.
Come molti Consiglieri Comunali, direttamente o indirettamente, attraverso i nostri
genitori abbiamo vissuto sulla nostra pelle che cosa era la diffidenza e la paura per
chi veniva da fuori città. Noi riteniamo invece che questa Città oggi abbia
l'opportunità per dimostrare ancora una volta di essere un po' più avanti, un po' più
attenta, soprattutto pensiamo di fare il bene della nostra Città aumentando le
occasioni della collettività e non solo delle istituzioni.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola alla Consigliera Nomis.

NOMIS Fosca
Ringrazio l'Assessora Curti, come diceva lei, per aver colto l'occasione di
aggiornarci su un lavoro importante che ha radici lontane e che caratterizzano la
nostra come una comunità accogliente e i cui principi di convivenza sono basati su
valori di cittadinanza condivisi, questo credo che sia un punto rilevante. Penso che
l'iniziativa presa anche a livello di ANCI sia molto importante e vada in questa
direzione, che non è un caso che nasca anche in questa Città e ponga le comunità
locali al centro di un meccanismo di dialogo e di riflessione che in questo momento è
particolarmente importante.
In questa stessa Aula avevamo lanciato, questo lo do come segnale, un progetto
insieme alla Consigliera delegata per la Città Metropolitana, Domenica Genisio,
un'iniziativa che coinvolge le scuole, a cui erano presenti anche l'Assessora Curti, il
Sindaco e tanti Consiglieri. Quello che abbiamo registrato, anche a seguito di questa
iniziativa, è stata una grandissima adesione da parte delle scuole torinesi proprio di
attenzione e di riflessione su questi temi, penso che sia un altro elemento positivo da
registrare in una cornice a livello europeo che anche in quel caso pone le Città e le
comunità locali come nodo fondamentale di un processo di crescita, di convivenza
civile della comunità di religioni, pensieri, modi di pensare diversi, ma che trovano
una modalità di convivenza civile che fa crescere gli uni e gli altri in questo dialogo.
Penso che questi elementi trovino una conferma e un elemento di sintonia e credo
debbano essere valorizzati, quindi vi do un ultimo spunto che mi veniva in mente su
quello che dicevamo e che ho apprezzato molto. Magari citare adesso Parigi può
sembrare strano, ma nello stesso tempo consiglio a tutti l'esperienza della visita alla
moschea che c'è a Parigi, perché è un'esperienza bellissima, di grande crescita
culturale per tutti ed è veramente un modo di conoscere e scoprire non solo un'altra
religione ma un'altra cultura. Penso che riuscire a costruire anche noi qui sul nostro
territorio, nelle nostre città questo modo di reciproca conoscenza e convivenza sia il
modo principale per riuscire ad evitare fenomeni di radicalizzazione e quindi quei
fenomeni di violenza ai quali purtroppo assistiamo e che non possiamo non tenere in
considerazione, ma la cui risposta deve essere costruita ogni giorno dalle
Amministrazioni della comunità, così come stiamo facendo.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola, sull'ordine dei lavori, al Consigliere Liardo.

LIARDO Enzo
Presidente, in maniera un po' cautelativa, vorrei dire al signor Sindaco, lo dico con
molta simpatia, lo vedo carico come uno svegliarino, se dovesse tirare in causa
qualche Consigliere vorrei…

PORCINO Giovanni (Presidente)
Non facciamo il processo alle intenzioni, Consigliere Liardo!

LIARDO Enzo
Il processo alle intenzioni più che altro è l'esperienza passata, vorrei avere la
possibilità sia io sia qualche altro Consigliere di rispondere.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Dopo questa irrituale precisazione, la parola al Sindaco.

SINDACO
Rassicuro il Consigliere Liardo, lo tranquillizzo, quando la discussione ha anche toni
accesi è sempre rispettosa dei Consiglieri e delle opinioni di ciascuno. Quello che
voglio dire è che nella discussione non si è fatto nessun riferimento al momento di
origine dell'iniziativa qui discussa. Non è che discutiamo di questa iniziativa in
astratto. Questa iniziativa è stata messa in campo nei giorni immediatamente
successivi agli attentati di Parigi, in un contesto che era caratterizzato nella società
italiana da grandissimo allarme e preoccupazione e in quell'allarme si manifestavano
anche preoccupazioni circa gli atteggiamenti, il ruolo, la funzione della presenza di
tanti cittadini islamici e di comunità islamiche nella nostra società.
Noi ci siamo fatti carico di prendere un'iniziativa che ha un doppio valore: il primo è
riconoscere la funzione e il ruolo che ha nella nostra Città una presenza vasta e larga
di cittadini di religione musulmana e in ogni caso provenienti da Paesi islamici o
arabi, perché non tutti gli arabi sono islamici, o non tutti gli islamici sono arabi,
quindi da un lato avere una iniziativa che riconoscesse la funzione, il ruolo, la
presenza di questi cittadini e delle loro comunità e, dall'altro, assumere un atto che,
nel momento in cui la comunità internazionale e anche il nostro Paese era turbato
profondamente da atti che riconducevano alla matrice di terrorismo islamico,
riconducesse all'impegno di tutti a contrastare il terrorismo, a condannarlo e a
riconoscersi nelle regole, nelle norme e nelle leggi che regolano la convivenza civile
in questo nostro Paese e in tutti i Paesi democratici, perché così è nata.
Si può fare tutto il processo alle intenzioni, ma quando questa cosa è iniziata non
c'era nessuno che pensava alle finalità elettorali, caro Consigliere Carbonero, è
proprio una cosa che non mi è passata neanche un attimo per la testa, anche perché la
stragrande maggioranza dei cittadini non vota, ma non mi è neanche passata. Siamo
qui da cinque anni e probabilmente non ci conosciamo ancora a sufficienza. Io ho
tanti difetti, non ho una concezione strumentale della politica, quando affronto un
tema, affronto quel tema, non affronto quello per affrontarne un altro. Quando ci sarà
la campagna elettorale la farò, se devo affrontare il problema di come gestire una
delicata situazione nella quale c'è una grande tensione per eventi drammatici che
hanno turbato la vita del mondo e che potrebbero anche turbare la vita della nostra
società e l'hanno turbata; penso all'attentato di Tunisi, il tema di costruire
un'iniziativa che dia una risposta a questa tensione mi pare sia un dovere di chi ha
delle responsabilità istituzionali.
Questa nostra iniziativa è venuta a valle di una presa di posizione del Sindaco di
Firenze, che ha avanzato la proposta di chiedere ai cittadini di religione islamica o di
origine islamica un atto di giuramento sulla Costituzione. A me è parso questo un
atto ultroneo, perché in Italia non si chiede il giuramento alla Costituzione a nessun
cittadino e se tu la chiedi a qualcuno piuttosto che ad altri significa che hai in
partenza, a priori un pregiudizio sulla sua lealtà. (INTERVENTO FUORI
MICROFONO). Ci sono dei momenti, degli atti, ma la proposta di Nardella era
chiedere un atto politico a tutti coloro che appartengono alle comunità islamiche,
proposta fatta assolutamente con buone intenzioni, intendiamoci bene, dal Sindaco
Nardella, un atto di giuramento. Io ho pensato che questo fosse eccessivo, perché se
tu chiedi a una parte dei cittadini che vivono in questo Paese di fare una cosa che non
chiedi a nessun altro, trasmetti il messaggio di una presunzione di slealtà, che ha
bisogno di un atto ulteriore di conferma di lealtà, che francamente è opinabile e
discutibile.
Mi è parso invece giusto lavorare raccogliendo la proposta del Sindaco Nardella nel
suo sostanziale valore, quello di lavorare a un patto, che è quello che è stato
proposto, in cui i rappresentanti delle comunità islamiche che vivono a Torino si
riconoscono nei valori fondamentali che presiedono la vita della nostra comunità.
Certo, Consigliere Marrone, che ha un valore simbolico e non normativo, ma quanti
sono gli atti di valore simbolico che nella vita politica si compiono? (INTERVENTO
FUORI MICROFONO). Non lo so se facciamo quelli, io capisco che bisogna essere
polemici a tutti i costi. Non lo so se facciamo quelli, qui approviamo delle
deliberazioni che non sono atti simbolici, ma poi ognuno le interpreta come vuole, io
rispetto le opinioni di tutti.
Resta il fatto che se si riunisce di fronte a un grave attentato in seduta solenne un
Consiglio Comunale, un Parlamento, un Consiglio Regionale come è avvenuto di
fronte a tante vicende drammatiche, quello è un atto simbolico da cui non scaturisce
un atto normativo, però ha un valore, i simboli contano, se non contano i simboli,
siamo nella società della comunicazione, non so quando contano. Da questo punto di
vista quindi hanno valore gli atti simbolici.
Io sono andato insieme al Presidente Mattarella allo scoprimento della lapide delle
vittime della tragedia del Bardo, non è che il fatto che io sia andato lì ha cambiato
quello che è accaduto e non ha restituito la vita a nessuno, ma aveva un valore
simbolico che il Sindaco di Torino fosse là, o no? Che degli atti abbiano valore
simbolico mi sembra del tutto evidente, perché i simboli trasmettono dei messaggi e
trasmettono dei contenuti, assumono un significato per i cittadini. Siccome il
problema che riguarda tutti è quello di mettere in campo un'azione di contrasto
all'azione del terrorismo che sia efficace su tanti fronti, non solo uno, anche atti
come questo vanno nella direzione di rendere evidente l'assoluta centralità di un
impegno di contrasto al terrorismo che deve coinvolgere tutti coloro che vivono nella
nostra comunità, compresi coloro che appartengono alle comunità islamiche che
vivono nella nostra comunità.
Dopodiché ci sono altre cose da fare per contrastare il terrorismo e i rischi di
infiltrazione, certamente. Credo che lei possa confidare come me che ci sono forze
dell'ordine e servizi dello Stato che sono preposti a questo e che quotidianamente lo
fanno e credo che da qui dobbiamo esprimere apprezzamento e gratitudine a chi tutti
i giorni è impegnato su questi fronti, ma non è un Consiglio Comunale che assolve a
questa funzione e non è neanche la politica. Ci sono varie modalità con cui
contrastare il terrorismo e i rischi di infiltrazioni che richiamano diverse
responsabilità politico-istituzionali che devono essere assolte da coloro che da queste
responsabilità sono richiamati.
Detto questo, voglio aggiungere che noi siamo una Città nella quale vivono poco
meno di un milione di abitanti, 150.000 cittadini di origine straniera, una parte dei
quali, minoritaria, ha acquisito la cittadinanza, il 17% della popolazione, e sono una
componente strutturale della vita della nostra comunità. Il compito delle istituzioni è
quello di mettere in grado queste persone, da un lato, di sentirsi pienamente cittadini
integrandosi e l'integrazione passa per il rispetto, da parte nostra la garanzia
dell'uguaglianza dei diritti e da parte loro il rispetto di tutti i doveri che presiedono
alla vita della nostra comunità e, al tempo stesso, una politica di integrazione deve
essere anche capace di consentire a ogni cittadino che abbia un'origine straniera di
non rinunciare a coltivare la sua identità. C'è una differenza tra integrazione e
assimilazione e siccome lei è molto attento, Consigliere Marrone, anche per ragioni
culturali e politiche al tema dell'italianità, le voglio dire che quando ho fatto il
Sottosegretario agli Esteri e avevo tra le mie deleghe anche quella alle Comunità
Italiane all'Estero andavo in giro per il mondo a chiedere alle autorità di quei Paesi
che si garantisse l'insegnamento dell'italiano nelle scuole, perché i bambini dei
nostri emigrati non perdessero la lingua, che venissero garantite attività culturali per
le nostre comunità, perché non si perdesse il rapporto con la madrepatria e via di
questo genere.
L'assimilazione è una cosa, l'integrazione è un'altra. L'assimilazione è la richiesta a
un cittadino di rinunciare alla sua identità originaria in nome della adozione di una
diversa identità; l'integrazione è la richiesta a un cittadino di assumere tutti i
comportamenti necessari a sentirsi cittadino del nuovo luogo, della nuova patria che
ha scelto, senza rinunciare sul piano della sua identità culturale o religiosa a quello
che lo caratterizza. Per questa ragione credo che in questa Città abbiamo sempre
cercato di consentire ai cittadini che hanno origine straniera di coltivare le diverse
modalità con cui un'identità viene tenuta viva.
È un dato importantissimo, per esempio, il culto dei morti. Il culto dei morti è un
tratto nella storia di qualsiasi civiltà di identità fondamentale, così come garantire la
pratica religiosa, così come garantire la possibilità di coltivare momenti di presenza
culturale.
Noi abbiamo fatto l'anno scorso, se vi ricordate, a Palazzo Madama, organizzata
insieme alla comunità albanese, una mostra dedicata alla civiltà e alla cultura
albanese lungo mille anni di storia di questo continente e quello è stato un modo non
solo per consentire a tutti gli albanesi che vivono a Torino di vedere riconosciuta in
un'iniziativa pubblica la loro cultura, ma è stato anche un modo per consentire a
migliaia e migliaia di torinesi che hanno visitato quella mostra di conoscere la cultura
dei cittadini albanesi che vivono qui e con cui convivono tutti i giorni.
Io credo che dobbiamo lavorare così, dobbiamo lavorare per costruire le condizioni
di una convivenza, di un riconoscimento reciproco, contrastando ogni fenomeno di
intolleranza, ogni fenomeno di chiusura, ogni fenomeno tanto più che possa
comportare dei rischi per la nostra convivenza civile.
Lei non può ascrivere, Consigliere Marrone, alla posizione estremistica tutti coloro
che appartengono a una certa identità religiosa. Non è che tutti quelli che partecipano
al Ramadan sono tutti estremisti, perché se la mettiamo così non ne usciamo più.
Anzi, abbiamo il dovere di distinguere e abbiamo il dovere di fare in modo che le
posizioni eventualmente inaccettabili, rischiose, pericolose, siano isolate e
contrastate. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Questo lo dice lei, invece io
penso che noi lo facciamo tutti i giorni. Questa è una sua opinione che io rispetto,
non è la mia. Io penso che questa sia una Città nella quale, invece, coltivando una
politica di integrazione intelligente e responsabile, lavoriamo per integrare tutti i
cittadini stranieri che vivono qui e, integrandoli al meglio, isoliamo coloro che
invece vorrebbero coltivare la distinzione, la separazione e la contrapposizione.
Poi questa è la mia opinione, questa è la sua e naturalmente vedremo se ci sarà
qualche possibilità di continuare questo confronto.
L'atto che noi proponiamo non rappresenta un privilegio nei confronti di nessuno.
Rappresenta un atto semmai, che è nato in un clima di preoccupazione che guardava
verso tutti coloro che sono espressione di una cultura islamica con paura quando non
con sospetto e l'atto che noi proponiamo cerca di liberare da questa paura, ribadendo
tutti i principi di tutela, difesa e dei valori di libertà, di democrazia e di rispetto della
dignità umana e di contrasto a tutto ciò che nega questi valori.
D'altra parte questa è una Città che peraltro sul piano religioso ha un Comitato
Interfedi che data da molti anni e che è un altro luogo di relazione, di confronto e di
incontro e altri se ne potranno mettere in campo con la finalità unica che credo non ci
veda distinti, che è quella di costruire una società che rifiuti e stigmatizzi ogni
episodio di intolleranza, ivi compreso, lo dico in modo chiaro, l'iniziativa assunta da
alcuni docenti al Politecnico di Torino di boicottare l'accordo tra il Politecnico e
Technion, che è un'iniziativa che io penso questo Consiglio Comunale, e comunque
il Sindaco lo fa, stigmatizza in modo preciso perché è un altro modo per introdurre
nella nostra società veleni e tossine che alimentano soltanto tensione e paura.

PORCINO Giovanni (Presidente)
Il dibattito su questo tema è esaurito.
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