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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 25 Gennaio 2016 ore 10,00
Paragrafo n. 11
INTERPELLANZA 2015-07311
"SUL LAVORO ACCESSORIO DI ARCHIVIAZIONE PER CONTO DELLA CITT?" PRESENTATA DAI CONSIGLIERI BERTOLA ED APPENDINO IN DATA 23 DICEMBRE 2015. - DECADUTA PER FINE MANDATO -
Interventi
"Sul lavoro accessorio di archiviazione per conto della Città"

PORCINO Giovanni (Presidente)
Passiamo alla discussione dell'interpellanza n. mecc. 201507311/002, presentata in data
23 dicembre 2015, avente per oggetto:

"Sul lavoro accessorio di archiviazione per conto della Città"

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola, per la risposta, all'Assessore Mangone.

MANGONE Domenico (Assessore)
Come da titolo, l'interpellanza verte sul lavoro accessorio di archiviazione per conto
della Città. Intanto proviamo a fare un inquadramento generale, anche se
nell'interpellanza i Consiglieri hanno già provveduto a farlo, ma una questione è quella
legata ai progetti di pubblica utilità e un'altra è il lavoro accessorio. Come è noto, l'una
è stata finanziata dalla Regione Piemonte e l'altra si avvale di fondi provenienti dalla
Fondazione San Paolo. All'epoca avevano partecipato ai PPU e attuato nove progetti,
partecipato in tredici e nove progetti invece hanno avuto uno sviluppo. Di questi nove
progetti, quattro riguardavano il lavoro di archiviazione delle biblioteche della Città di
Torino.
Il lavoro legato ai PPU veniva concluso, però il lavoro non era finito. A quel punto il
Centro Studi Piemontesi ha proposto alla Città un progetto relativo al lavoro accessorio,
che la Città ha condiviso perché era un progetto che proseguiva il lavoro iniziato
attraverso i PPU. Quindi, la Città ha condiviso il progetto presentato dal Centro Studi e
gli è stato riconosciuto, con i fondi del lavoro accessorio, un contributo. In quel tipo di
impostazione, come è noto, la selezione viene fatta a cura del soggetto individuato, il
quale (ovviamente non è da solo, ma con la Città e con gli Uffici della Divisione
Lavoro) deve attenersi rigorosamente a dei parametri che le regole fissano, in maniera
particolare quella del reddito e quella dell'obbligo di residenza nella città di Torino.
Quindi, il Centro Studi Piemontesi diventa titolare di questo contributo e, siccome
doveva proseguire un lavoro iniziato attraverso i PPU, pare ovvio che i primi soggetti
che si vanno a ricercare sono quei soggetti che avevano già maturato quell'esperienza,
anche perché appare del tutto evidente che è un tipo di lavoro particolare, cioè non può
essere fatto da chiunque. Quindi, vengono ricercati e contattati i soggetti che avevano
fatto parte dei PPU per quel tipo di lavoro, una parte di questi ha accettato e una parte di
questi non ha accettato. In totale in prima battuta ne vengono selezionati 14.
La Città di Torino, con il clima di collaborazione che c'è in questo tipo di attività, mette
a disposizione del Centro Studi Piemontesi altri soggetti che avevano fatto lavori simili
a quello dell'archiviazione; per cui in completa autonomia, quindi contattati dal Centro
Studi, e in completa autonomia (o semi completa autonomia, perché il rapporto tra il
Centro Studi e la Divisione Lavori è un rapporto stretto) vengono individuate le persone
da inserire nel lavoro accessorio.
Questo è, in linea di massima, l'inquadramento, il metodo che è stato seguito per
l'individuazione dei soggetti.
Tutto questo lavoro di ricerca del personale ha determinato il trascorrere del tempo e ad
oggi ci comunicano che entro fine gennaio i lavori partiranno.
Credo di avere risposto ai primi tre quesiti. Rispondo agli ultimi due. I PPU necessitano
di fondi; se la Regione Piemonte dovesse dare dei fondi alla Città di Torino, lo faremo
molto volentieri, perché l'idea del PPU è un'idea alta, nel senso che si dà a disoccupati
di un certo tipo, anche con titoli di studio, la possibilità da una parte di rientrare nel
mondo del lavoro, di rendersi utili e di creare e stabilire un contatto tra il disoccupato,
tra virgolette, "titolato" e le aziende. Quindi, se noi riusciremo ad avere ulteriori fondi
dalla Regione Piemonte, saremo felicissimi di costruire nuovi PPU.
Nella finalità del PPU c'è proprio quella di rimettere sul mercato del lavoro un soggetto.
È evidente che queste poi sono delle circostanze che si attuano nella misura in cui anche
soggetti privati possano utilizzare questi che hanno maturato una certa esperienza.
Ovviamente, però, quello è fuori dalla nostra sfera di influenza, perché i privati si
muovono con logiche private. Per quanto riguarda noi, invece, appena ci sarà la
possibilità di fondi, noi faremo questo tipo di attività, che riteniamo utile anche dal
punto di vista dell'Amministrazione, perché le biblioteche sono le biblioteche della
Città di Torino e quindi una modalità di riordino degli archivi ci è sicuramente utile.
Per quanto riguarda l'ultima domanda, "se in futuro non sia concepibile, da parte
dell'Amministrazione, una qualche forma di stabilizzazione di questo tipo di
collaborazioni e delle persone in esse coinvolte", la risposta che mi viene da dare è che
ne saremmo felicissimi ovviamente, avessimo la possibilità. Però, come è noto, alla
Pubblica Amministrazione si accede attraverso concorsi pubblici e i concorsi
ovviamente vengono fatti in base alle piante organiche e alle capacità economiche di un
Ente. Se la risposta di cuore alla quinta domanda è: "Sì, vorremmo tanto farlo",
dall'altra parte però ci confrontiamo con la gestione quotidiana e con la responsabilità di
chi amministra la cosa pubblica.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola al Consigliere Bertola.

BERTOLA Vittorio
Ringrazio l'Assessore per la risposta. So perfettamente che l'ultima domanda è una
domanda retorica, nel senso che a tutti farebbe piacere stabilizzare tutte le persone che,
a vario titolo, lavorano in maniera precaria attorno alla Pubblica Amministrazione, però
ovviamente ci sono da una parte delle questioni di equità, nel senso che comunque
vengono fatti dei concorsi aperti a tutti, e dall'altra è questione di fondi e di
disponibilità dell'Amministrazione, ancorché queste persone effettivamente abbiano
svolto un lavoro utile, perché questo lavoro di archiviazione effettivamente era
necessario.
Il senso dell'interpellanza era, appunto, visto che questo lavoro di archiviazione è
comunque un lavoro utile, chiedere se a un certo punto ci fosse la possibilità, bene o
male, di riuscire ad avere ulteriori possibilità, sia per quelli che sono riusciti a passare
dai PPU al lavoro accessorio, sia per quelli che hanno fatto i PPU e acquisito comunque
l'esperienza e poi non sono rientrati in questo lavoro accessorio.
A margine poi c'era effettivamente questa vicenda, perché, seguendo questo tema
ancora da quando c'erano i Cantieri Lavoro, insomma nelle varie forme che poi questa
cosa ha assunto, a me ha incuriosito questa nuova forma del lavoro accessorio perché è
vero che i fondi sono della Compagnia di San Paolo e quindi sostanzialmente fondi
privati, però è vero che c'è un ambito pubblico, e quindi scoprire che in realtà la
selezione delle persone viene poi fatta da un terzo privato, in questo caso
l'Associazione, e non dall'Amministrazione Pubblica comunque secondo criteri di
concorso o di graduatoria, l'ho trovato peculiare. Dopodiché, alla fine capisco che sia
anche più facile per l'Amministrazione far sì che sia un terzo a gestire interamente il
pacchetto e quindi tecnicamente questa cosa si configura come un pacchetto interamente
privato, di cui noi semplicemente usufruiamo del vantaggio di avere le persone lì che
lavorano. Messo in questo modo, può starci anche che la selezione sia fatta da un
privato, però chiaramente c'è una questione di trasparenza e accountability di questa
selezione fatta dai privati.
Dopodiché l'auspicio è che si riescano a recuperare comunque tutte le persone che
avevano fatto i precedenti PPU e quindi che si riesca a dare a tutti la possibilità di
lavorare, che di questi tempi purtroppo è l'obiettivo di tutti.

PORCINO Giovanni (Presidente)
La parola, per un inciso conclusivo, all'Assessore Mangone.

MANGONE Domenico (Assessore)
Consigliere, questa operazione è completamente trasparente, fino a prova contraria, nel
senso che noi diamo fiducia al privato sociale, perché sono tutti soggetti che non
lucrano alcunché da queste operazioni. Per cui, una volta fissate le regole, gli diciamo:
"I soggetti devono avere queste caratteristiche", dopodiché il privato sociale si muove in
quei limiti lì. Quindi, è tutto assolutamente trasparente anche - e non solo, per fortuna -
in questo settore.

PORCINO Giovanni (Presidente)
L'interpellanza è discussa.
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