Interventi |
NAPOLITANO Vincenzo Grazie, Presidente. Allora, con questa delibera si propone di modificare l'art. 2 dello Statuto, chiedendo che la Città riconosca la cultura come bene primario. La cultura non è solo cinema, teatro, sport, tradizione, musica, eccetera, ma riguarda tutto quello che facciamo oltre la sopravvivenza. La cultura è un diritto sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. La cultura è un diritto dell'uomo e lo è perché tutte le fonti nazionali e internazionali affermano che: “La cultura è indispensabile alla dignità umana, la cultura è essenziale per il libero sviluppo della personalità, la cultura è necessaria a elevare il livello di civiltà dei componenti della società, la cultura è elemento fondamentale dell'esistenza delle persone e per la sua identità… della persona e della sua identità, la cultura è necessaria a rimuovere le diseguaglianze, a dare pari opportunità, la cultura è un fattore determinante di equità morale e sociale, la cultura nella Costituzione Italiana è tra i principi fondamentali, la cultura nella Costituzione Italiana è il bene comune che dona la sovranità ai cittadini. I padri costituenti in un'Italia distrutta dalla guerra Mondiale e dilaniata dalle guerre civili, sempre a essere così saggi e lungimiranti da includere tra i principi fondamentali dell'Italia futura il paesaggio e l'arte per farne, attraverso la ricerca e la conoscenza, uno strumento di costruzione di una comunità nuova”. Malgrado questo però, il mondo culturale non gode di ottima salute, il taglio della cultura è sport nazionale, è sistematico e se arriva una crisi la più sacrificata è sempre lei: “La cultura”. La cultura del ribasso, questa è… la cultura del ribasso, del minimo indispensabile, si fa giusto quello che non si può non fare a dispetto del visionario progetto ricostituenti. Se pensiamo alla crisi economica del 2007-2008, nel 2008 i già insufficienti 3 miliardi e mezzo del Bilancio dei Beni Culturali vengono dimezzati e poi ancora ridotti negli anni successivi fino ad assestarsi intorno al miliardo e mezzo. Allora, noi spendiamo circa la metà della media europea per il patrimonio culturale, pur avendo un patrimonio ben superiore, si è poi voluta mettere a reddito la cultura, dare un valore ai beni, mettere in atto un concetto di economia di rendita della cultura e queste hanno provocato un vero e proprio inquinamento culturale. La cultura non può rendere direttamente, ma il dividendo di un investimento economico che con soldi pubblici o donazioni…, ma il dividendo di un investimento economico, avevo dimenticato una parola, con soldi pubblici e donazioni private. Una nazione più colta diventa indirettamente anche più ricca, ma questo non ha nulla a che fare con la messa a reddito, spesso privato del patrimonio pubblico. Questa gestione l’ha resa fragile e durante la crisi sanitaria che stiamo attraversando si è trovata completamente indifesa, paralizzata per 500 giorni circa, sacrificata per la sua grande colpa di creare socialità, inversamente proporzionale alla necessità di distanziamento sociale, lasciando il comparto culturale disperso nella disperazione. Oggi siamo tutti impegnati in quella che definiamo la ripartenza, riconversione ecologica, Recovery Fund, PNRR, React-EU, eccetera, ma la ripartenza vera ci sarà soltanto se sarà culturale. Stiamo attraversando un momento storico di grande mutazione sociale ed economica accelerata esponenzialmente della crisi pandemica, il Covid-19 ha reso evidente che gli attuali modelli di sviluppo e i loro assunti devono essere ripensati. La cultura è necessaria alle Città: arte, innovazione, architettura, urbanistica, tecnologia ambiente, ricerca, formazione, informazione, sono i sintomi creativi da mettere in relazione in una democrazia culturale di cui le Città hanno sempre più bisogno. Il ruolo della cultura nello sviluppo sostenibile nelle nostre comunità è fondamentale, un modo competente e sostenibile di vivere, consumare e desiderare sono alla base di ogni sviluppo appropriato della popolazione nel rispetto e la valorizzazione di tutte le risorse. Un basso livello culturale, invece, rende difficile la difesa del patrimonio culturale producendo, ad esempio, una maggiore illegalità che investe il paesaggio e provoca spesso danni all'ambiente. È constatato che la comunità libera di godere delle arti produce benefici, che la partecipazione culturale migliora la salute e il benessere e che l'accesso alla cultura è il secondo più importante fattore determinante del benessere psicologico preceduto soltanto dall'assenza di malattia. Riconoscere la cultura come bene primario è quindi un cambio di paradigma necessario, bisogna iniziare a concepire la cultura in un altro modo, incominciare a vedere le cose in un altro modo, è un passo coraggioso che la Città di Torino spero voglia compiere e sarebbe la prima Città d'Italia a farlo, a dare un segnale inequivocabile, una risposta a tutti quelli, a tutti gli operatori della cultura che lo chiedono e lo chiedono da tanto tempo, è un atto di responsabilità morale, un'espressione della volontà di un cambiamento culturale fondamentale, un punto di riferimento per le scelte politiche. Sarebbe dunque, auspicabile e mi auguro che tutte le forze politiche presenti in quest’Aula vogliano convergere favorevolmente nell'approvare quest’atto, è evidente che abbiamo un debito con la cultura e votare quest’atto significa esprimere la volontà di volerlo pagare, sarebbe forse la prima rata. Voglio solo ringraziare il Presidente della V Commissione Cultura, Massimo Giovara, per avermi sostenuto in quest’idea, per avermi dato una un grande aiuto, per aver contribuito alla scrittura di questo atto e ringrazio anche l’Assessora Francesca Leon. Grazie. |