Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie. Intervengo per ringraziare e condividere sia gli estensori sia il contenuto di questa proposta di modifica dello Statuto. Può apparire forse pleonastico a fine mandato che il Consiglio si cimenti con un dibattito di questa natura, le cui ricadute, dal punto di vista operativo e dal punto di vista della comprensione, della volontà e dell’intenzione, non potremo, direttamente come Assemblea Consiliare, verificare; ma a me sembra che invece, il momento nel quale è stato preparato e nel quale ci viene proposto sia esattamente il momento giusto per riproporre una riflessione collettiva intorno a questo tema e al significato che vi attribuiamo. Hannah Arendt diceva: “La società di massa confonde la cultura con lo svago” ed è una di quelle questioni che io ho sentito richiamare in moltissimi dei dibattiti del periodo che abbiamo alle spalle e che ci auguriamo di poter aver definitivamente superato, nel quale il momento della promozione e dell’esercizio nelle attività culturali è stato profondamente segnato e sacrificato dalla necessità del distanziamento, e non era soltanto un venir meno di un’opportunità che, come individui, come persone, come territori, come gruppi sociali avvertivamo, ma era il venir meno di un momento di crescita, di un momento di formazione, di un momento di cambiamento perché, appunto, la cultura, la promozione della cultura, la produzione della cultura non è un’attività finalizzata allo svago, ma è esattamente l’esercizio fondamentale di una funzione di civiltà. Molto spesso la trattazione di temi come questi sembra dover essere confinata all’esercizio di coloro che ne sanno, cioè all’esercizio dei professori, degli intellettuali, degli operatori della cultura, degli artisti, eppure il concetto fondamentale di cultura è sempre stato quello di un’attività finalizzata all’evoluzione della civiltà; in questo senso è una definizione onnicomprensiva e in questo senso è una definizione democratica, proprio perché interviene sul cambiamento e sul progresso civile e complessivo e quindi ci riguarda tutti e deve poter coinvolgere tutti. Quindi la cultura si associa al principio del miglioramento sociale, si associa al principio del progresso contrapposto a quello della decadenza o contrapposto, se si vuole, a quello dell’indifferenza o della inattività. Da questo punto di vista quindi, voler costruire tra i pilastri del nostro Statuto questo particolare riferimento, questa interpretazione e anche l’impegno che ne discende è sicuramente lodevole; io lo ritengo anche assolutamente condivisibile per il momento che stiamo attraversando, che dovrebbe, in questa consapevolezza, averci ormai tutti orientato, non fosse che per l’assenza, per le interruzioni, per la discontinuità; come si suol dire: la capacità di apprezzare ciò che ci manca deriva drammaticamente proprio del momento delle assenze. Quindi non un fatto aggiuntivo, che si percorre e si promuove quando ci sono le condizioni, non una sovrastruttura: lo svago che può essere sacrificato alle necessità più essenziali, ma, come dicevo, un principio di promozione civile. Ora, che questo possa, questo nostro impegno, l’iscrizione nello Statuto, possa modificare e orientare i pratici comportamenti amministrativi, lo desidererei; non lo ritengo necessariamente meccanico. I simboli sono importanti, quindi, da questo punto di vista, aver voluto simbolicamente affermare il tema nella nostra discussione è importante; le parole lo sono altrettanto e, se sono scritte in atti formali come uno Statuto, ancora di più, che poi si possa praticarle è ancora un elemento che richiede uno sforzo aggiuntivo: quello che la politica riesca a riconoscere, in tutti i suoi comportamenti, il rispetto degli stessi principi che dichiara. Noi, all’inizio di questo mandato, avevamo votato un ordine del giorno che si intitolava: “I diritti prima del pareggio di bilancio”, ecco, se abbiamo questa consapevolezza del valore della cultura e ci impegniamo come pubblici amministratori, per noi e per quelli che verranno dopo, a introdurre questo principio all’interno dello Statuto, dobbiamo poi saperlo praticare anche nel momento della determinazione delle priorità che ci riguardano, ma anche nel momento della relazione con le politiche generali perché, passata la fase in cui qualcuno pensa che tutto debba tornare come prima, per affermare questi principi non si deve tornare come prima e quindi il pareggio di bilancio non deve essere la stella polare alla quale siamo vincolati e dalla quale facciamo dipendere anche i principi generali che oggi affermiamo. Grazie. |