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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 5 Luglio 2021 ore 13,00
Paragrafo n. 18
DELIBERAZIONE DI INIZIATIVA CONSILIARE 2021-14764
RICONOSCIMENTO DELLA CULTURA COME BENE PRIMARIO.?MODIFICA?ARTICOLO?2?STATUTO?DELLA?CITTA'?DI?TORINO.?APPROVAZIONE.
Interventi


SICARI Francesco (Presidente)

Procediamo adesso con il Punto n. 7 del nostro Ordine dei Lavori.

Delibera di iniziativa consiliare n. mecc. 202114764 che ha come oggetto:



“Riconoscimento della cultura come bene primario. Modifica articolo 2 Statuto della

Città di Torino. Approvazione”

SICARI Francesco (Presidente)

Nel prospetto dell’Ordine dei Lavori vedete che è anche presente un emendamento

presentato da me in quanto viene recepita la mancata…, non sono arrivati i pareri dalle

Circoscrizioni, nonostante sia stato dato tutto il tempo necessario previsto dal

Regolamento e quindi inseriamo all'interno della deliberazione la mancanza, appunto, di

espressione dei pareri dagli organi decentrati. Adesso possiamo procedere con

l'illustrazione dell'atto e quindi lascerei la parola al presentatore. Se si segna.

Prego, Presidente Napolitano.

NAPOLITANO Vincenzo

Grazie, Presidente. Allora, con questa delibera si propone di modificare l'art. 2 dello

Statuto, chiedendo che la Città riconosca la cultura come bene primario. La cultura non

è solo cinema, teatro, sport, tradizione, musica, eccetera, ma riguarda tutto quello che

facciamo oltre la sopravvivenza. La cultura è un diritto sancito dalla Dichiarazione

universale dei diritti dell'uomo. La cultura è un diritto dell'uomo e lo è perché tutte le

fonti nazionali e internazionali affermano che: “La cultura è indispensabile alla dignità

umana, la cultura è essenziale per il libero sviluppo della personalità, la cultura è

necessaria a elevare il livello di civiltà dei componenti della società, la cultura è

elemento fondamentale dell'esistenza delle persone e per la sua identità… della persona

e della sua identità, la cultura è necessaria a rimuovere le diseguaglianze, a dare pari

opportunità, la cultura è un fattore determinante di equità morale e sociale, la cultura

nella Costituzione Italiana è tra i principi fondamentali, la cultura nella Costituzione

Italiana è il bene comune che dona la sovranità ai cittadini. I padri costituenti in un'Italia

distrutta dalla guerra Mondiale e dilaniata dalle guerre civili, sempre a essere così saggi

e lungimiranti da includere tra i principi fondamentali dell'Italia futura il paesaggio e

l'arte per farne, attraverso la ricerca e la conoscenza, uno strumento di costruzione di

una comunità nuova”. Malgrado questo però, il mondo culturale non gode di ottima

salute, il taglio della cultura è sport nazionale, è sistematico e se arriva una crisi la più

sacrificata è sempre lei: “La cultura”. La cultura del ribasso, questa è… la cultura del

ribasso, del minimo indispensabile, si fa giusto quello che non si può non fare a dispetto

del visionario progetto ricostituenti. Se pensiamo alla crisi economica del 2007-2008,

nel 2008 i già insufficienti 3 miliardi e mezzo del Bilancio dei Beni Culturali vengono

dimezzati e poi ancora ridotti negli anni successivi fino ad assestarsi intorno al miliardo

e mezzo. Allora, noi spendiamo circa la metà della media europea per il patrimonio

culturale, pur avendo un patrimonio ben superiore, si è poi voluta mettere a reddito la

cultura, dare un valore ai beni, mettere in atto un concetto di economia di rendita della

cultura e queste hanno provocato un vero e proprio inquinamento culturale. La cultura

non può rendere direttamente, ma il dividendo di un investimento economico che con

soldi pubblici o donazioni…, ma il dividendo di un investimento economico, avevo

dimenticato una parola, con soldi pubblici e donazioni private. Una nazione più colta

diventa indirettamente anche più ricca, ma questo non ha nulla a che fare con la messa a

reddito, spesso privato del patrimonio pubblico. Questa gestione l’ha resa fragile e

durante la crisi sanitaria che stiamo attraversando si è trovata completamente indifesa,

paralizzata per 500 giorni circa, sacrificata per la sua grande colpa di creare socialità,

inversamente proporzionale alla necessità di distanziamento sociale, lasciando il

comparto culturale disperso nella disperazione. Oggi siamo tutti impegnati in quella che

definiamo la ripartenza, riconversione ecologica, Recovery Fund, PNRR, React-EU,

eccetera, ma la ripartenza vera ci sarà soltanto se sarà culturale. Stiamo attraversando un

momento storico di grande mutazione sociale ed economica accelerata

esponenzialmente della crisi pandemica, il Covid-19 ha reso evidente che gli attuali

modelli di sviluppo e i loro assunti devono essere ripensati. La cultura è necessaria alle

Città: arte, innovazione, architettura, urbanistica, tecnologia ambiente, ricerca,

formazione, informazione, sono i sintomi creativi da mettere in relazione in una

democrazia culturale di cui le Città hanno sempre più bisogno. Il ruolo della cultura

nello sviluppo sostenibile nelle nostre comunità è fondamentale, un modo competente e

sostenibile di vivere, consumare e desiderare sono alla base di ogni sviluppo appropriato

della popolazione nel rispetto e la valorizzazione di tutte le risorse. Un basso livello

culturale, invece, rende difficile la difesa del patrimonio culturale producendo, ad

esempio, una maggiore illegalità che investe il paesaggio e provoca spesso danni

all'ambiente. È constatato che la comunità libera di godere delle arti produce benefici,

che la partecipazione culturale migliora la salute e il benessere e che l'accesso alla

cultura è il secondo più importante fattore determinante del benessere psicologico

preceduto soltanto dall'assenza di malattia. Riconoscere la cultura come bene primario è

quindi un cambio di paradigma necessario, bisogna iniziare a concepire la cultura in un

altro modo, incominciare a vedere le cose in un altro modo, è un passo coraggioso che

la Città di Torino spero voglia compiere e sarebbe la prima Città d'Italia a farlo, a dare

un segnale inequivocabile, una risposta a tutti quelli, a tutti gli operatori della cultura

che lo chiedono e lo chiedono da tanto tempo, è un atto di responsabilità morale,

un'espressione della volontà di un cambiamento culturale fondamentale, un punto di

riferimento per le scelte politiche. Sarebbe dunque, auspicabile e mi auguro che tutte le

forze politiche presenti in quest’Aula vogliano convergere favorevolmente

nell'approvare quest’atto, è evidente che abbiamo un debito con la cultura e votare

quest’atto significa esprimere la volontà di volerlo pagare, sarebbe forse la prima rata.

Voglio solo ringraziare il Presidente della V Commissione Cultura, Massimo Giovara,

per avermi sostenuto in quest’idea, per avermi dato una un grande aiuto, per aver

contribuito alla scrittura di questo atto e ringrazio anche l’Assessora Francesca Leon.

Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)

Grazie a lei. Procediamo con gli interventi. Prego, Presidente Giovara, ne ha facoltà per

cinque minuti.

GIOVARA Massimo

Grazie, Presidente. Io non mi dilungherò. Ringrazio il Presidente Napolitano per questo

atto importante, che renderebbe Torino probabilmente la prima città a considerare come

bene primario la cultura e potrebbe essere il primo passo per cui altre città e finalmente

anche il Governo italiano lo considerino non soltanto nelle parole, ma anche negli atti.

Invito anche i Consiglieri della Minoranza a dire qualche parola in merito perché per

molti anni a Torino ci si è pronunciati sulla riconversione di Torino da città industriale

monoculturale a città fondata sulla cultura e sull’istruzione. Qui a Torino, in un

momento di difficoltà economica molto grave, le due istituzioni che hanno tenuto molto

bene sono il Politecnico e l’Università di Torino, che generano continuamente cultura e

istruzione. Vorrei ricordare che nell’arco di questi cinque anni all’interno della

Commissione Cultura, e ringrazio tutti quelli che hanno partecipato a questo processo,

si sono svolte due indagini conoscitive: una su ispirazione della Consigliera Artesio

sulla partecipazione culturale e un’altra su ispirazione del Capogruppo della Minoranza

del Partito Democratico sulla candidatura a Capitale europea della cultura. È per questo

che la cultura, anche… io invito a non sottovalutare questo tema perché la cultura

dovrebbe essere un tema sostenuto da tutti, ma invece spesso viene considerato come il

sovvenzionamento ad una sorta di élite di soggetti che portano avanti, come dire, i loro

hobby, il loro divertimento; non è così, lo sappiamo tutti, lo sappiamo nei dati, ma è

come se leggessimo i dati e il giorno dopo ce ne dimenticassimo perché, come ha

ricordato il Presidente Napolitano, pur producendo il 4% del Prodotto Interno Lordo

europeo, in Italia si concede lo 0,3% di sovvenzione, quindi è anche una cattiva pratica

quella di tagliare il comparto culturale. Ricordo ancora un ultimo dato, cioè l’Agenda

culturale europea che propone gli indicatori per la cultura per l’Agenda 2030, gli

indicatori tematici, che riguardano l’ambiente, la resilienza, la prosperità economica, la

conoscenza e le abilità, l’inclusione e la partecipazione e nel secondo punto c’è

sicuramente la salute. Questo comporta, e l’abbiamo detto tante volte, che il comparto

culturale non deve più essere considerato come un comparto a sé, che serve a sé stesso e

serve, come dire, ad arricchire, ma che se non c’è, insomma, si vive lo stesso; quando si

sovvenziona la cultura, non si sovvenzionano solo gli operatori culturali, si alimenta una

buona pratica che porta benessere e prosperità economica a tutti quanti. Questo cambio

di paradigma ci viene indicato dalla tanto reclamata Europa, come spesso si dice: “Ce lo

dice l’Europa”, no? Allora, ricordiamoci, in questo momento, che Torino con questo

atto può davvero essere la pioniera di un nuovo passo, di un cambio di passo, in merito

alla gestione amministrativa della cultura.

Non vedo l’Assessora Leon, ma forse ci sente dall’ufficio o da casa. In questo mandato

amministrativo, ma correggetemi se sbaglio, dopo un primo avvio in cui, come sempre,

come sempre siamo stati abituati, ci sono stati dei tagli, proprio al comparto culturale -

perché, quando c’è una necessità è indispensabile, è anche comprensibile…, si

preferisce finanziare altre cose, altrimenti probabilmente crollerebbe tutto, mentre la

cultura va avanti con grande resilienza, perché spesso, ad esempio, gli operatori dello

spettacolo, o della cultura in generale, continuano a produrre cultura, anche quando non

vengono pagati e questo è grave -, per la prima volta, forse, da diversi anni, negli ultimi

bilanci, anzi senza forse, sicuramente abbiamo smesso di tagliare; da adesso in poi

sarebbe il caso di continuare ad aumentare le risorse nella Città di Torino per il

comparto culturale. Grazie, Presidente.

SICARI Francesco (Presidente)

Grazie a lei. Procediamo con gli interventi. Prego, Consigliere Carretto.

CARRETTO Damiano

Mah, allora, io in linea di principio sono assolutamente favorevole a questo tipo di

impostazione e non vorrei essere ripetitivo, ma nel programma del 2016 c’erano molti

punti che richiamavano questo atto nelle intenzioni e nelle impostazioni, a partire dal

sostentamento della cultura, di chi produce cultura, non solo dei fruitori; il problema

grosso è sempre dare sostegno a chi la cultura la produce. Viviamo in un mondo di

“cultura blockbuster”, di cultura per cui… siamo tutti consumatori di cultura e la cultura

deve produrre reddito, deve far quadrare i bilanci, è importante quanti biglietti si

staccano in una mostra, quanto la paghi, quanto guadagni, che sponsor hai, chi ti

sponsorizza, chi non ti sponsorizza; questo è il mondo culturale, diciamo

d’impostazione Franceschiniana, no? Non è il… uno dei più grandi sostenitori della

cultura come veicolo economico, quindi con la cultura si deve fare economia, la cultura

deve produrre reddito e bisogna mettere a reddito la cultura; questo lo ha detto il

Presidente Napolitano, raramente siamo d’accordo, ma su questo tema sono sempre

stato perfettamente allineato. La cultura, i beni culturali valgono se producono reddito,

se non produci reddito, non servi; questa è un po’ l’impostazione che ci troviamo a

fronteggiare da molti anni ormai e credo sia un’impostazione profondamente sbagliata,

profondamente sbagliata. Giuro che non capisco come sia possibile che un Ministro

come Franceschini sia Ministro da così tanto tempo, un Ministro capace di devastare la

cultura, di svendere la cultura, incapace di capire che cosa è cultura e che cosa è banale

economia, in un’impostazione neoliberista della cultura; assolutamente allucinante. Per

cui mi chiedo anche, davvero, come si possa sostenere un Governo con Franceschini

Ministro della Cultura; davvero, io me lo sono sempre chiesto: me lo sono chiesto nel

Governo Conte II, me lo chiedo ora nel Governo Draghi, pazienza quando c’era solo il

PD al Governo, però così è. Credo che davvero sia un cambio di impostazione che si

dovrebbe dare a livello nazionale; forse questo atto potrebbe, in qualche modo, aprire un

piccolo spiraglio, un dibattito, credo, che possa essere utile, d’altra parte però, un atto

come questo è un atto simbolico, è un atto simbolico che andrebbe tradotto in politiche

concrete. E in questi anni si è cercato, in qualche modo, in qualche ambito di produrre

quel tipo di azione, in altri, invece si è fatto l’esatto contrario, si è trasformato un bene

UNESCO, un bene storico e architettonico in una palazzina per uffici per una

Fondazione, se così sarà. Si è avallata quell’idea che un luogo simbolo della cultura, del

patrimonio storico e architettonico della Città di Torino, che per anni ha prodotto

cultura…, si è avvallata la sua trasformazione in ristoranti, alberghi, palazzine per

uffici; su quale impostazione? Esattamente sull’impostazione Franceschiniana, ovvero,

se nessuno ci mette i soldi, i soldi ce li deve mettere chi ce li ha, per cui: palazzina per

uffici? Palazzina per uffici; alberghi e ristoranti? Alberghi e ristoranti. Quindi, ripeto, io

sono favorevolissimo a questo atto, ma ero favorevole anche alla sua applicazione

concreta, che, in qualche caso, è mancata. Dubito fortemente - così eh, faccio una

previsione come l’illustre -, dubito seriamente che l’impostazione che verrà data al

comparto culturale nella prossima Amministrazione sarà quella indicata da questo atto,

dubito seriamente; è giusto lasciarla a verbale, è giusto votarla, è giusto inserire questo

aspetto, ma dubito seriamente; spero di essere smentito, ma diciamo che, viste le forze

in gioco, non so, ho qualche piccolo dubbio che si vada verso un’impostazione diversa,

quindi dubito che verrà messa in atto, ma è giusto lasciare come testimonianza un’idea

politica di cultura che non sempre è stata messa in atto poi nell’alto pratico e che credo,

purtroppo, non verrà messa in atto da chi verrà dopo di noi. Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)

Prego, Capogruppo Artesio.

ARTESIO Eleonora

Grazie. Intervengo per ringraziare e condividere sia gli estensori sia il contenuto di

questa proposta di modifica dello Statuto. Può apparire forse pleonastico a fine mandato

che il Consiglio si cimenti con un dibattito di questa natura, le cui ricadute, dal punto di

vista operativo e dal punto di vista della comprensione, della volontà e dell’intenzione,

non potremo, direttamente come Assemblea Consiliare, verificare; ma a me sembra che

invece, il momento nel quale è stato preparato e nel quale ci viene proposto sia

esattamente il momento giusto per riproporre una riflessione collettiva intorno a questo

tema e al significato che vi attribuiamo. Hannah Arendt diceva: “La società di massa

confonde la cultura con lo svago” ed è una di quelle questioni che io ho sentito

richiamare in moltissimi dei dibattiti del periodo che abbiamo alle spalle e che ci

auguriamo di poter aver definitivamente superato, nel quale il momento della

promozione e dell’esercizio nelle attività culturali è stato profondamente segnato e

sacrificato dalla necessità del distanziamento, e non era soltanto un venir meno di

un’opportunità che, come individui, come persone, come territori, come gruppi sociali

avvertivamo, ma era il venir meno di un momento di crescita, di un momento di

formazione, di un momento di cambiamento perché, appunto, la cultura, la promozione

della cultura, la produzione della cultura non è un’attività finalizzata allo svago, ma è

esattamente l’esercizio fondamentale di una funzione di civiltà. Molto spesso la

trattazione di temi come questi sembra dover essere confinata all’esercizio di coloro che

ne sanno, cioè all’esercizio dei professori, degli intellettuali, degli operatori della

cultura, degli artisti, eppure il concetto fondamentale di cultura è sempre stato quello di

un’attività finalizzata all’evoluzione della civiltà; in questo senso è una definizione

onnicomprensiva e in questo senso è una definizione democratica, proprio perché

interviene sul cambiamento e sul progresso civile e complessivo e quindi ci riguarda

tutti e deve poter coinvolgere tutti. Quindi la cultura si associa al principio del

miglioramento sociale, si associa al principio del progresso contrapposto a quello della

decadenza o contrapposto, se si vuole, a quello dell’indifferenza o della inattività. Da

questo punto di vista quindi, voler costruire tra i pilastri del nostro Statuto questo

particolare riferimento, questa interpretazione e anche l’impegno che ne discende è

sicuramente lodevole; io lo ritengo anche assolutamente condivisibile per il momento

che stiamo attraversando, che dovrebbe, in questa consapevolezza, averci ormai tutti

orientato, non fosse che per l’assenza, per le interruzioni, per la discontinuità; come si

suol dire: la capacità di apprezzare ciò che ci manca deriva drammaticamente proprio

del momento delle assenze. Quindi non un fatto aggiuntivo, che si percorre e si

promuove quando ci sono le condizioni, non una sovrastruttura: lo svago che può essere

sacrificato alle necessità più essenziali, ma, come dicevo, un principio di promozione

civile.

Ora, che questo possa, questo nostro impegno, l’iscrizione nello Statuto, possa

modificare e orientare i pratici comportamenti amministrativi, lo desidererei; non lo

ritengo necessariamente meccanico. I simboli sono importanti, quindi, da questo punto

di vista, aver voluto simbolicamente affermare il tema nella nostra discussione è

importante; le parole lo sono altrettanto e, se sono scritte in atti formali come uno

Statuto, ancora di più, che poi si possa praticarle è ancora un elemento che richiede uno

sforzo aggiuntivo: quello che la politica riesca a riconoscere, in tutti i suoi

comportamenti, il rispetto degli stessi principi che dichiara. Noi, all’inizio di questo

mandato, avevamo votato un ordine del giorno che si intitolava: “I diritti prima del

pareggio di bilancio”, ecco, se abbiamo questa consapevolezza del valore della cultura

e ci impegniamo come pubblici amministratori, per noi e per quelli che verranno dopo, a

introdurre questo principio all’interno dello Statuto, dobbiamo poi saperlo praticare

anche nel momento della determinazione delle priorità che ci riguardano, ma anche nel

momento della relazione con le politiche generali perché, passata la fase in cui qualcuno

pensa che tutto debba tornare come prima, per affermare questi principi non si deve

tornare come prima e quindi il pareggio di bilancio non deve essere la stella polare alla

quale siamo vincolati e dalla quale facciamo dipendere anche i principi generali che

oggi affermiamo. Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)

Grazie a lei. Procediamo con la Vicepresidente Ferrero. Prego, ne ha facoltà per cinque

minuti.

FERRERO Viviana (Vicepresidente)

Allora, grazie, Presidente. Io, prima di tutto, voglio ringraziare il Presidente Napolitano

per aver portato avanti questa richiesta, che è passata tra l’altro anche in Commissione;

è stata oggetto di dibattito e a me piace anche pensare che arrivi a fine mandato per

stabilire un principio, Presidente. Perché, se noi pensiamo alla Piramide di Maslow e

vogliamo cambiare per un attimo questa Piramide, se questa è la nostra volontà, allora il

bene primario della cultura e delle culture è fondamentale, e scambiare anche per un

attimo quello che è il bisogno della sicurezza, che è al secondo posto; perché la cultura è

conoscenza, è superamento dell’intolleranza e dei razzismi, perché la cultura è quel

discorso che abbiamo fatto più volte in quest’Aula, che non esiste la povertà assoluta,

che anche i migranti, che anche le persone che vengono da altri Paesi, che in qualche

modo ci sono estranei, sono portatori di qualcosa, sono portatori di una propria cultura,

che può essere una cultura alimentare, che può essere una cultura ecologica, che può

essere… le varie culture declinate dalla cultura dell’ambiente. Ecco, io credo che la

ripartenza, e di questo sono piuttosto sicura, possa e debba partire da qua,

sull’integrazione delle varie culture, sulla storia, sullo spettacolo, sull’ambiente, sulla

divulgazione per tutti, una nuova cultura che come il pane che più viene diviso e più si

moltiplica in qualche modo, perché “la cultura è l’unico bene dell’umanità che”, diceva,

questa è una citazione, “che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande” e di

questo forse abbiamo imparato anche, in qualche modo, ad esserne certi. “La cultura è

un bene comune primario come l’acqua: i teatri, le biblioteche, i cinema”, dice Claudio

Abbado, “sono come tanti acquedotti”. Ecco, noi siamo partiti, forse molti di noi,

dall’acqua bene comune, è stata poi una delle nostre stelle quella dell’acqua; ecco,

pensare a questa cultura, che diventa, attraverso tutti quelli che sono anche i portatori di

cultura, che sono le persone che, con generosità e soprattutto in questo periodo, hanno

portato avanti spesso anche gratuitamente, spessissimo gratuitamente comunque la loro

arte condividendola con tutti…, ma chi condivide, comunque, è qualcuno che moltiplica

una socialità e un’integrazione. Io volevo anche parlare di cultura della bellezza, se mi

permette, Presidente Napolitano, perché la disuguaglianza sta proprio anche in questo,

nel fatto che purtroppo la distanza sociale ce l’abbiamo sulla bellezza, sulla volontà di

dare bellezza a tutti e di far vivere meglio tutti. È quella giustizia sociale che, in qualche

modo, ci riguarda e che molti di noi hanno interpretato la propria candidatura politica

proprio su quello; un simbolismo quindi importantissimo e questa nave, che si è

incagliata in qualche modo, nel momento in cui si disincaglia e riparte deve avere

un’altra direzione. Questo forse è anche il momento delle aspettative, dopo un anno

molto difficile, un anno e mezzo molto difficile, in qualche modo, si può ripartire, ma

con delle progettualità diverse, con delle volontà diverse come la cultura come bene

primario, come cura dell’anima, come unione di tutti i popoli. Grazie, Presidente.

SICARI Francesco (Presidente)

Ci sono ulteriori interventi? Non rilevo richieste di intervento.

SICARI Francesco (Presidente)

Allora possiamo procedere con la votazione dell’emendamento. Apro la votazione;

prego, Consiglieri, votate. Tutti i Consiglieri e le Consigliere hanno votato?

Procedo con il chiudere la votazione: favorevoli 24, contrari 0, astenuti 0 e quindi il

Consiglio approva l’emendamento.

Procediamo adesso con le dichiarazioni di voto dei Gruppi Consiliari. Ci sono interventi

sulle dichiarazioni di voto?

SICARI Francesco (Presidente)

Allora, procediamo con la votazione della deliberazione così come emendata; prego,

Consiglieri, votate. Metto nuovamente in votazione perché ho cambiato il

meccanografico della deliberazione, quindi apro nuovamente la votazione e stiamo

votando la delibera così come è stata emendata. Prego, votate. Tutti i Consiglieri e le

Consigliere hanno votato? Procedo con il chiudere la votazione: favorevoli 30, contrari

0, astenuti 0 e quindi viene superata la maggioranza qualificata e la deliberazione viene

quindi approvata.
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