Interventi |
SICARI Francesco (Presidente) Procediamo adesso con il Punto n. 7 del nostro Ordine dei Lavori. Delibera di iniziativa consiliare n. mecc. 202114764 che ha come oggetto: “Riconoscimento della cultura come bene primario. Modifica articolo 2 Statuto della Città di Torino. Approvazione” SICARI Francesco (Presidente) Nel prospetto dell’Ordine dei Lavori vedete che è anche presente un emendamento presentato da me in quanto viene recepita la mancata…, non sono arrivati i pareri dalle Circoscrizioni, nonostante sia stato dato tutto il tempo necessario previsto dal Regolamento e quindi inseriamo all'interno della deliberazione la mancanza, appunto, di espressione dei pareri dagli organi decentrati. Adesso possiamo procedere con l'illustrazione dell'atto e quindi lascerei la parola al presentatore. Se si segna. Prego, Presidente Napolitano. NAPOLITANO Vincenzo Grazie, Presidente. Allora, con questa delibera si propone di modificare l'art. 2 dello Statuto, chiedendo che la Città riconosca la cultura come bene primario. La cultura non è solo cinema, teatro, sport, tradizione, musica, eccetera, ma riguarda tutto quello che facciamo oltre la sopravvivenza. La cultura è un diritto sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. La cultura è un diritto dell'uomo e lo è perché tutte le fonti nazionali e internazionali affermano che: “La cultura è indispensabile alla dignità umana, la cultura è essenziale per il libero sviluppo della personalità, la cultura è necessaria a elevare il livello di civiltà dei componenti della società, la cultura è elemento fondamentale dell'esistenza delle persone e per la sua identità… della persona e della sua identità, la cultura è necessaria a rimuovere le diseguaglianze, a dare pari opportunità, la cultura è un fattore determinante di equità morale e sociale, la cultura nella Costituzione Italiana è tra i principi fondamentali, la cultura nella Costituzione Italiana è il bene comune che dona la sovranità ai cittadini. I padri costituenti in un'Italia distrutta dalla guerra Mondiale e dilaniata dalle guerre civili, sempre a essere così saggi e lungimiranti da includere tra i principi fondamentali dell'Italia futura il paesaggio e l'arte per farne, attraverso la ricerca e la conoscenza, uno strumento di costruzione di una comunità nuova”. Malgrado questo però, il mondo culturale non gode di ottima salute, il taglio della cultura è sport nazionale, è sistematico e se arriva una crisi la più sacrificata è sempre lei: “La cultura”. La cultura del ribasso, questa è… la cultura del ribasso, del minimo indispensabile, si fa giusto quello che non si può non fare a dispetto del visionario progetto ricostituenti. Se pensiamo alla crisi economica del 2007-2008, nel 2008 i già insufficienti 3 miliardi e mezzo del Bilancio dei Beni Culturali vengono dimezzati e poi ancora ridotti negli anni successivi fino ad assestarsi intorno al miliardo e mezzo. Allora, noi spendiamo circa la metà della media europea per il patrimonio culturale, pur avendo un patrimonio ben superiore, si è poi voluta mettere a reddito la cultura, dare un valore ai beni, mettere in atto un concetto di economia di rendita della cultura e queste hanno provocato un vero e proprio inquinamento culturale. La cultura non può rendere direttamente, ma il dividendo di un investimento economico che con soldi pubblici o donazioni…, ma il dividendo di un investimento economico, avevo dimenticato una parola, con soldi pubblici e donazioni private. Una nazione più colta diventa indirettamente anche più ricca, ma questo non ha nulla a che fare con la messa a reddito, spesso privato del patrimonio pubblico. Questa gestione l’ha resa fragile e durante la crisi sanitaria che stiamo attraversando si è trovata completamente indifesa, paralizzata per 500 giorni circa, sacrificata per la sua grande colpa di creare socialità, inversamente proporzionale alla necessità di distanziamento sociale, lasciando il comparto culturale disperso nella disperazione. Oggi siamo tutti impegnati in quella che definiamo la ripartenza, riconversione ecologica, Recovery Fund, PNRR, React-EU, eccetera, ma la ripartenza vera ci sarà soltanto se sarà culturale. Stiamo attraversando un momento storico di grande mutazione sociale ed economica accelerata esponenzialmente della crisi pandemica, il Covid-19 ha reso evidente che gli attuali modelli di sviluppo e i loro assunti devono essere ripensati. La cultura è necessaria alle Città: arte, innovazione, architettura, urbanistica, tecnologia ambiente, ricerca, formazione, informazione, sono i sintomi creativi da mettere in relazione in una democrazia culturale di cui le Città hanno sempre più bisogno. Il ruolo della cultura nello sviluppo sostenibile nelle nostre comunità è fondamentale, un modo competente e sostenibile di vivere, consumare e desiderare sono alla base di ogni sviluppo appropriato della popolazione nel rispetto e la valorizzazione di tutte le risorse. Un basso livello culturale, invece, rende difficile la difesa del patrimonio culturale producendo, ad esempio, una maggiore illegalità che investe il paesaggio e provoca spesso danni all'ambiente. È constatato che la comunità libera di godere delle arti produce benefici, che la partecipazione culturale migliora la salute e il benessere e che l'accesso alla cultura è il secondo più importante fattore determinante del benessere psicologico preceduto soltanto dall'assenza di malattia. Riconoscere la cultura come bene primario è quindi un cambio di paradigma necessario, bisogna iniziare a concepire la cultura in un altro modo, incominciare a vedere le cose in un altro modo, è un passo coraggioso che la Città di Torino spero voglia compiere e sarebbe la prima Città d'Italia a farlo, a dare un segnale inequivocabile, una risposta a tutti quelli, a tutti gli operatori della cultura che lo chiedono e lo chiedono da tanto tempo, è un atto di responsabilità morale, un'espressione della volontà di un cambiamento culturale fondamentale, un punto di riferimento per le scelte politiche. Sarebbe dunque, auspicabile e mi auguro che tutte le forze politiche presenti in quest’Aula vogliano convergere favorevolmente nell'approvare quest’atto, è evidente che abbiamo un debito con la cultura e votare quest’atto significa esprimere la volontà di volerlo pagare, sarebbe forse la prima rata. Voglio solo ringraziare il Presidente della V Commissione Cultura, Massimo Giovara, per avermi sostenuto in quest’idea, per avermi dato una un grande aiuto, per aver contribuito alla scrittura di questo atto e ringrazio anche l’Assessora Francesca Leon. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Procediamo con gli interventi. Prego, Presidente Giovara, ne ha facoltà per cinque minuti. GIOVARA Massimo Grazie, Presidente. Io non mi dilungherò. Ringrazio il Presidente Napolitano per questo atto importante, che renderebbe Torino probabilmente la prima città a considerare come bene primario la cultura e potrebbe essere il primo passo per cui altre città e finalmente anche il Governo italiano lo considerino non soltanto nelle parole, ma anche negli atti. Invito anche i Consiglieri della Minoranza a dire qualche parola in merito perché per molti anni a Torino ci si è pronunciati sulla riconversione di Torino da città industriale monoculturale a città fondata sulla cultura e sull’istruzione. Qui a Torino, in un momento di difficoltà economica molto grave, le due istituzioni che hanno tenuto molto bene sono il Politecnico e l’Università di Torino, che generano continuamente cultura e istruzione. Vorrei ricordare che nell’arco di questi cinque anni all’interno della Commissione Cultura, e ringrazio tutti quelli che hanno partecipato a questo processo, si sono svolte due indagini conoscitive: una su ispirazione della Consigliera Artesio sulla partecipazione culturale e un’altra su ispirazione del Capogruppo della Minoranza del Partito Democratico sulla candidatura a Capitale europea della cultura. È per questo che la cultura, anche… io invito a non sottovalutare questo tema perché la cultura dovrebbe essere un tema sostenuto da tutti, ma invece spesso viene considerato come il sovvenzionamento ad una sorta di élite di soggetti che portano avanti, come dire, i loro hobby, il loro divertimento; non è così, lo sappiamo tutti, lo sappiamo nei dati, ma è come se leggessimo i dati e il giorno dopo ce ne dimenticassimo perché, come ha ricordato il Presidente Napolitano, pur producendo il 4% del Prodotto Interno Lordo europeo, in Italia si concede lo 0,3% di sovvenzione, quindi è anche una cattiva pratica quella di tagliare il comparto culturale. Ricordo ancora un ultimo dato, cioè l’Agenda culturale europea che propone gli indicatori per la cultura per l’Agenda 2030, gli indicatori tematici, che riguardano l’ambiente, la resilienza, la prosperità economica, la conoscenza e le abilità, l’inclusione e la partecipazione e nel secondo punto c’è sicuramente la salute. Questo comporta, e l’abbiamo detto tante volte, che il comparto culturale non deve più essere considerato come un comparto a sé, che serve a sé stesso e serve, come dire, ad arricchire, ma che se non c’è, insomma, si vive lo stesso; quando si sovvenziona la cultura, non si sovvenzionano solo gli operatori culturali, si alimenta una buona pratica che porta benessere e prosperità economica a tutti quanti. Questo cambio di paradigma ci viene indicato dalla tanto reclamata Europa, come spesso si dice: “Ce lo dice l’Europa”, no? Allora, ricordiamoci, in questo momento, che Torino con questo atto può davvero essere la pioniera di un nuovo passo, di un cambio di passo, in merito alla gestione amministrativa della cultura. Non vedo l’Assessora Leon, ma forse ci sente dall’ufficio o da casa. In questo mandato amministrativo, ma correggetemi se sbaglio, dopo un primo avvio in cui, come sempre, come sempre siamo stati abituati, ci sono stati dei tagli, proprio al comparto culturale - perché, quando c’è una necessità è indispensabile, è anche comprensibile…, si preferisce finanziare altre cose, altrimenti probabilmente crollerebbe tutto, mentre la cultura va avanti con grande resilienza, perché spesso, ad esempio, gli operatori dello spettacolo, o della cultura in generale, continuano a produrre cultura, anche quando non vengono pagati e questo è grave -, per la prima volta, forse, da diversi anni, negli ultimi bilanci, anzi senza forse, sicuramente abbiamo smesso di tagliare; da adesso in poi sarebbe il caso di continuare ad aumentare le risorse nella Città di Torino per il comparto culturale. Grazie, Presidente. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Procediamo con gli interventi. Prego, Consigliere Carretto. CARRETTO Damiano Mah, allora, io in linea di principio sono assolutamente favorevole a questo tipo di impostazione e non vorrei essere ripetitivo, ma nel programma del 2016 c’erano molti punti che richiamavano questo atto nelle intenzioni e nelle impostazioni, a partire dal sostentamento della cultura, di chi produce cultura, non solo dei fruitori; il problema grosso è sempre dare sostegno a chi la cultura la produce. Viviamo in un mondo di “cultura blockbuster”, di cultura per cui… siamo tutti consumatori di cultura e la cultura deve produrre reddito, deve far quadrare i bilanci, è importante quanti biglietti si staccano in una mostra, quanto la paghi, quanto guadagni, che sponsor hai, chi ti sponsorizza, chi non ti sponsorizza; questo è il mondo culturale, diciamo d’impostazione Franceschiniana, no? Non è il… uno dei più grandi sostenitori della cultura come veicolo economico, quindi con la cultura si deve fare economia, la cultura deve produrre reddito e bisogna mettere a reddito la cultura; questo lo ha detto il Presidente Napolitano, raramente siamo d’accordo, ma su questo tema sono sempre stato perfettamente allineato. La cultura, i beni culturali valgono se producono reddito, se non produci reddito, non servi; questa è un po’ l’impostazione che ci troviamo a fronteggiare da molti anni ormai e credo sia un’impostazione profondamente sbagliata, profondamente sbagliata. Giuro che non capisco come sia possibile che un Ministro come Franceschini sia Ministro da così tanto tempo, un Ministro capace di devastare la cultura, di svendere la cultura, incapace di capire che cosa è cultura e che cosa è banale economia, in un’impostazione neoliberista della cultura; assolutamente allucinante. Per cui mi chiedo anche, davvero, come si possa sostenere un Governo con Franceschini Ministro della Cultura; davvero, io me lo sono sempre chiesto: me lo sono chiesto nel Governo Conte II, me lo chiedo ora nel Governo Draghi, pazienza quando c’era solo il PD al Governo, però così è. Credo che davvero sia un cambio di impostazione che si dovrebbe dare a livello nazionale; forse questo atto potrebbe, in qualche modo, aprire un piccolo spiraglio, un dibattito, credo, che possa essere utile, d’altra parte però, un atto come questo è un atto simbolico, è un atto simbolico che andrebbe tradotto in politiche concrete. E in questi anni si è cercato, in qualche modo, in qualche ambito di produrre quel tipo di azione, in altri, invece si è fatto l’esatto contrario, si è trasformato un bene UNESCO, un bene storico e architettonico in una palazzina per uffici per una Fondazione, se così sarà. Si è avallata quell’idea che un luogo simbolo della cultura, del patrimonio storico e architettonico della Città di Torino, che per anni ha prodotto cultura…, si è avvallata la sua trasformazione in ristoranti, alberghi, palazzine per uffici; su quale impostazione? Esattamente sull’impostazione Franceschiniana, ovvero, se nessuno ci mette i soldi, i soldi ce li deve mettere chi ce li ha, per cui: palazzina per uffici? Palazzina per uffici; alberghi e ristoranti? Alberghi e ristoranti. Quindi, ripeto, io sono favorevolissimo a questo atto, ma ero favorevole anche alla sua applicazione concreta, che, in qualche caso, è mancata. Dubito fortemente - così eh, faccio una previsione come l’illustre -, dubito seriamente che l’impostazione che verrà data al comparto culturale nella prossima Amministrazione sarà quella indicata da questo atto, dubito seriamente; è giusto lasciarla a verbale, è giusto votarla, è giusto inserire questo aspetto, ma dubito seriamente; spero di essere smentito, ma diciamo che, viste le forze in gioco, non so, ho qualche piccolo dubbio che si vada verso un’impostazione diversa, quindi dubito che verrà messa in atto, ma è giusto lasciare come testimonianza un’idea politica di cultura che non sempre è stata messa in atto poi nell’alto pratico e che credo, purtroppo, non verrà messa in atto da chi verrà dopo di noi. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Prego, Capogruppo Artesio. ARTESIO Eleonora Grazie. Intervengo per ringraziare e condividere sia gli estensori sia il contenuto di questa proposta di modifica dello Statuto. Può apparire forse pleonastico a fine mandato che il Consiglio si cimenti con un dibattito di questa natura, le cui ricadute, dal punto di vista operativo e dal punto di vista della comprensione, della volontà e dell’intenzione, non potremo, direttamente come Assemblea Consiliare, verificare; ma a me sembra che invece, il momento nel quale è stato preparato e nel quale ci viene proposto sia esattamente il momento giusto per riproporre una riflessione collettiva intorno a questo tema e al significato che vi attribuiamo. Hannah Arendt diceva: “La società di massa confonde la cultura con lo svago” ed è una di quelle questioni che io ho sentito richiamare in moltissimi dei dibattiti del periodo che abbiamo alle spalle e che ci auguriamo di poter aver definitivamente superato, nel quale il momento della promozione e dell’esercizio nelle attività culturali è stato profondamente segnato e sacrificato dalla necessità del distanziamento, e non era soltanto un venir meno di un’opportunità che, come individui, come persone, come territori, come gruppi sociali avvertivamo, ma era il venir meno di un momento di crescita, di un momento di formazione, di un momento di cambiamento perché, appunto, la cultura, la promozione della cultura, la produzione della cultura non è un’attività finalizzata allo svago, ma è esattamente l’esercizio fondamentale di una funzione di civiltà. Molto spesso la trattazione di temi come questi sembra dover essere confinata all’esercizio di coloro che ne sanno, cioè all’esercizio dei professori, degli intellettuali, degli operatori della cultura, degli artisti, eppure il concetto fondamentale di cultura è sempre stato quello di un’attività finalizzata all’evoluzione della civiltà; in questo senso è una definizione onnicomprensiva e in questo senso è una definizione democratica, proprio perché interviene sul cambiamento e sul progresso civile e complessivo e quindi ci riguarda tutti e deve poter coinvolgere tutti. Quindi la cultura si associa al principio del miglioramento sociale, si associa al principio del progresso contrapposto a quello della decadenza o contrapposto, se si vuole, a quello dell’indifferenza o della inattività. Da questo punto di vista quindi, voler costruire tra i pilastri del nostro Statuto questo particolare riferimento, questa interpretazione e anche l’impegno che ne discende è sicuramente lodevole; io lo ritengo anche assolutamente condivisibile per il momento che stiamo attraversando, che dovrebbe, in questa consapevolezza, averci ormai tutti orientato, non fosse che per l’assenza, per le interruzioni, per la discontinuità; come si suol dire: la capacità di apprezzare ciò che ci manca deriva drammaticamente proprio del momento delle assenze. Quindi non un fatto aggiuntivo, che si percorre e si promuove quando ci sono le condizioni, non una sovrastruttura: lo svago che può essere sacrificato alle necessità più essenziali, ma, come dicevo, un principio di promozione civile. Ora, che questo possa, questo nostro impegno, l’iscrizione nello Statuto, possa modificare e orientare i pratici comportamenti amministrativi, lo desidererei; non lo ritengo necessariamente meccanico. I simboli sono importanti, quindi, da questo punto di vista, aver voluto simbolicamente affermare il tema nella nostra discussione è importante; le parole lo sono altrettanto e, se sono scritte in atti formali come uno Statuto, ancora di più, che poi si possa praticarle è ancora un elemento che richiede uno sforzo aggiuntivo: quello che la politica riesca a riconoscere, in tutti i suoi comportamenti, il rispetto degli stessi principi che dichiara. Noi, all’inizio di questo mandato, avevamo votato un ordine del giorno che si intitolava: “I diritti prima del pareggio di bilancio”, ecco, se abbiamo questa consapevolezza del valore della cultura e ci impegniamo come pubblici amministratori, per noi e per quelli che verranno dopo, a introdurre questo principio all’interno dello Statuto, dobbiamo poi saperlo praticare anche nel momento della determinazione delle priorità che ci riguardano, ma anche nel momento della relazione con le politiche generali perché, passata la fase in cui qualcuno pensa che tutto debba tornare come prima, per affermare questi principi non si deve tornare come prima e quindi il pareggio di bilancio non deve essere la stella polare alla quale siamo vincolati e dalla quale facciamo dipendere anche i principi generali che oggi affermiamo. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Procediamo con la Vicepresidente Ferrero. Prego, ne ha facoltà per cinque minuti. FERRERO Viviana (Vicepresidente) Allora, grazie, Presidente. Io, prima di tutto, voglio ringraziare il Presidente Napolitano per aver portato avanti questa richiesta, che è passata tra l’altro anche in Commissione; è stata oggetto di dibattito e a me piace anche pensare che arrivi a fine mandato per stabilire un principio, Presidente. Perché, se noi pensiamo alla Piramide di Maslow e vogliamo cambiare per un attimo questa Piramide, se questa è la nostra volontà, allora il bene primario della cultura e delle culture è fondamentale, e scambiare anche per un attimo quello che è il bisogno della sicurezza, che è al secondo posto; perché la cultura è conoscenza, è superamento dell’intolleranza e dei razzismi, perché la cultura è quel discorso che abbiamo fatto più volte in quest’Aula, che non esiste la povertà assoluta, che anche i migranti, che anche le persone che vengono da altri Paesi, che in qualche modo ci sono estranei, sono portatori di qualcosa, sono portatori di una propria cultura, che può essere una cultura alimentare, che può essere una cultura ecologica, che può essere… le varie culture declinate dalla cultura dell’ambiente. Ecco, io credo che la ripartenza, e di questo sono piuttosto sicura, possa e debba partire da qua, sull’integrazione delle varie culture, sulla storia, sullo spettacolo, sull’ambiente, sulla divulgazione per tutti, una nuova cultura che come il pane che più viene diviso e più si moltiplica in qualche modo, perché “la cultura è l’unico bene dell’umanità che”, diceva, questa è una citazione, “che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande” e di questo forse abbiamo imparato anche, in qualche modo, ad esserne certi. “La cultura è un bene comune primario come l’acqua: i teatri, le biblioteche, i cinema”, dice Claudio Abbado, “sono come tanti acquedotti”. Ecco, noi siamo partiti, forse molti di noi, dall’acqua bene comune, è stata poi una delle nostre stelle quella dell’acqua; ecco, pensare a questa cultura, che diventa, attraverso tutti quelli che sono anche i portatori di cultura, che sono le persone che, con generosità e soprattutto in questo periodo, hanno portato avanti spesso anche gratuitamente, spessissimo gratuitamente comunque la loro arte condividendola con tutti…, ma chi condivide, comunque, è qualcuno che moltiplica una socialità e un’integrazione. Io volevo anche parlare di cultura della bellezza, se mi permette, Presidente Napolitano, perché la disuguaglianza sta proprio anche in questo, nel fatto che purtroppo la distanza sociale ce l’abbiamo sulla bellezza, sulla volontà di dare bellezza a tutti e di far vivere meglio tutti. È quella giustizia sociale che, in qualche modo, ci riguarda e che molti di noi hanno interpretato la propria candidatura politica proprio su quello; un simbolismo quindi importantissimo e questa nave, che si è incagliata in qualche modo, nel momento in cui si disincaglia e riparte deve avere un’altra direzione. Questo forse è anche il momento delle aspettative, dopo un anno molto difficile, un anno e mezzo molto difficile, in qualche modo, si può ripartire, ma con delle progettualità diverse, con delle volontà diverse come la cultura come bene primario, come cura dell’anima, come unione di tutti i popoli. Grazie, Presidente. SICARI Francesco (Presidente) Ci sono ulteriori interventi? Non rilevo richieste di intervento. SICARI Francesco (Presidente) Allora possiamo procedere con la votazione dell’emendamento. Apro la votazione; prego, Consiglieri, votate. Tutti i Consiglieri e le Consigliere hanno votato? Procedo con il chiudere la votazione: favorevoli 24, contrari 0, astenuti 0 e quindi il Consiglio approva l’emendamento. Procediamo adesso con le dichiarazioni di voto dei Gruppi Consiliari. Ci sono interventi sulle dichiarazioni di voto? SICARI Francesco (Presidente) Allora, procediamo con la votazione della deliberazione così come emendata; prego, Consiglieri, votate. Metto nuovamente in votazione perché ho cambiato il meccanografico della deliberazione, quindi apro nuovamente la votazione e stiamo votando la delibera così come è stata emendata. Prego, votate. Tutti i Consiglieri e le Consigliere hanno votato? Procedo con il chiudere la votazione: favorevoli 30, contrari 0, astenuti 0 e quindi viene superata la maggioranza qualificata e la deliberazione viene quindi approvata. |