Interventi |
MALANCA Roberto Grazie, Presidente. Bene ha fatto il presentatore di questa mozione a porre in evidenza la discontinuità della pista di quel tratto di corso Novara con il resto della pista già realizzata. E, come è stato detto anche nel sopralluogo…, perché, come ha ricordato il presentatore, è stata fatta un’ampia discussione in Commissione, seguita proprio da un sopralluogo, dove c’è stato modo di sentire anche la spiegazione da parte dei tecnici delle motivazioni per cui un tratto della pista è stato progettato in un certo modo e un altro tratto è stato progettato in un altro, sullo stesso sedime stradale. La discontinuità c’è stata, c’è stata anche nell’Amministrazione, c’è stata nella logica con cui si progettano le piste ciclabili; non si può continuare a progettare delle piste ciclabili, secondo criteri che prevedevano logiche come quella, appunto, realizzata su corso Vigevano, come quella realizzata su corso Principe Oddone, come quella realizzata su altri corsi e vedere i ciclisti che fanno altre strade perché quelle piste non riescono a raggiungerle, non riescono a entrarci, se non ai semafori, non riescono a uscirne e, soprattutto, non servono, se uno vuole vedere un negozio ed entrare dentro. È chiaro che questa discontinuità si è vista non soltanto su questa pista, si è vista sulla pista di via Nizza, si è vista sulla pista di corso Lecce, si è vista su tutte le nuove piste ciclabili che vengono, anche a detta dei tecnici, progettate secondo un diverso criterio di ciclabilità della Città, che non prevede soltanto i lunghi percorsi veloci, dove non si guarda nulla durante il percorso e che non prevedono nemmeno i percorsi turistici all’interno dei parchi, come succede per alcune piste che sono state progettate anni e anni e anni fa anche in questa Città. Oggi, le piste si progettano in questo modo, non soltanto a Torino, si progettano secondo criteri moderni dove la mobilità ciclistica è diventata la mobilità a tutto tondo che ha la stessa dignità di tutti gli altri tipi di mobilità che vengono utilizzati per gli spostamenti quotidiani sia per lavoro, che per studio, che per altro. Bene ha detto, parlando di senso di sicurezza; il senso di sicurezza è proprio l’artefice della maggior parte degli incidenti che succedono nel territorio urbano, ovvero che coloro, per un falso senso di sicurezza, prendono determinate decisioni alla guida di un mezzo pesante, pesante rispetto a quello di una persona o di una bicicletta, e in questo modo, essendo sicuri, vanno sicuramente a causare un incidente. Il senso di insicurezza invece è proprio tipico di quelle zone cosiddette anche… chiamate anche “shared spaces” che sono tanto usate nei centri storici e in tantissime Città, dove lo spazio è uno spazio condiviso, non è uno spazio esclusivo. A maggior ragione, quando c’è una delimitazione esclusiva dello spazio di un sedime stradale, che evidentemente per la larghezza consente anche il doppio senso, a maggior ragione si deve essere consci tutti che quello spazio è condiviso e che ci sono alcuni punti di quello spazio dove, in realtà, bisogna fare attenzione perché in quel punto lì lo spazio diventa condiviso e non diventa più esclusivo e quindi bisogna fare attenzione, abbandonare quel falso senso di sicurezza che tanti danni provoca in coloro che ce l’hanno e negli altri soprattutto. Grazie, Presidente. |