Interventi |
LAPIETRA Maria (Assessora) Perfetto. Mi viene chiesto: “Se si abbia conferma dell’origine ‘non naturale’ delle schiume”, quindi lungo il nostro fiume Po. Quindi, chiedendo ad ARPA mi hanno risposto che sulle basi delle analisi chimiche effettuate, a seguito degli interventi realizzati nei precedenti monitoraggi eseguiti in maniera disgiunta nel tratto fluviale di competenza, si può affermare che la presenza di tensioattivi di natura antropica a bassa concentrazione è ubiquitaria sui vasti tratti dell’asta fluviale e che in presenza di punti di maggior aerazione, tipo salti, rapide e affioramenti di rocce si formano delle bolle costituenti poi per aggregazione delle schiume in superficie che si esauriscono nel giro di poche decine di metri. Localmente è stata osservata la presenza di schiuma ascrivibile anche a fenomeni di origini naturali, ma al momento l'ipotesi maggiormente plausibile attribuisce a tale fenomeno un ruolo residuale. Mi viene anche richiesto: “Se l’osservazione del fenomeno sopra sinteticamente descritto sia proseguita anche nelle ultime settimane e con quali modalità”. Per quanto riguarda i tecnici di ARPA, la situazione è stata monitorata intensificando i sopralluoghi lungo i tratti fluviali dove si ipotizza la presenza delle principali sorgenti di contaminazione e in corrispondenza dei tratti interessati ed esposti dai cittadini. I tecnici ARPA sono intervenuti operando dei controlli puntuali che hanno poi dato luogo a notizie dirette al segnalante e pubblicate sul sito istituzionale. Al punto numero 3) mi viene chiesto: “Se vi siano aggiornamenti da riferire in merito alla soluzione della questione attraverso ‘interventi tecnologici mirati al momento in fase di studio’”. Gli esiti delle analisi effettuate nella prima campagna di monitoraggio dedicata alla specifica problematica sono al momento ancora parziali ed è pertanto prematuro ipotizzare interventi tecnologici mirati che, in ogni caso non competono all’ARPA, che si rende comunque disponibile per le valutazioni del caso. Al momento le azioni di contrasto del fenomeno da parte del Dipartimento ARPA non possono essere di natura strutturale, ma solo finalizzate ad interrompere gli eventuali scarichi non a norma direttamente tramite segnalazione all'Autorità Giudiziaria o attraverso il coinvolgimento degli Enti Amministrativi competenti. All’'ultimo punto mi viene chiesto: “A quale punto sia il lavoro congiunto tra Civica Amministrazione e ARPA in merito al ‘piano di monitoraggio del livello di inquinamento, con lo scopo di risolvere un problema che in ogni caso si trova a monte del tratto torinese del fiume’ e quindi i risultati raggiunti”. Un gruppo di lavoro interno ad ARPA ha elaborato un piano di campionamento costituito da una quarantina di punti di misura dislocati lungo le aste fluviali direttamente o potenzialmente interessate dal fenomeno. Quindi: 13 sul fiume Po; uno sull’asta fluviale Banna; uno Tepice; uno su Riotorto; 4 Chisola; 14 sul Sangone; 1 sul piccolo riaffluente del Sangone; 2 su Dora Riparia; uno su Stura di Lanzo. Il Piano di campionamento è stato definito con l’obiettivo di fornire un quadro di insieme della presenza di sostanze riconducibile al fenomeno sia nelle zone in cui il fenomeno si è manifestato con ricorrenza, sia in corrispondenza di elementi puntuali di pressione ambientale, quindi depuratori, grossi complessi industriali. Le operazioni di campionamento sono state realizzate in una prima campagna in simultanea sui 38 punti di misura nella giornata del 5 maggio scorso, impegnando sette squadre di tecnici prelevatori. Le analisi di laboratorio parzialmente ancora in corso si sono concentrate sui seguenti parametri tensioattivi: nitrati, nitriti, COD, metalli e FANS. Sulla base dei risultati derivanti da questa prima campagna sarà possibile ottimizzare la rete di monitoraggio definita e indicare la frequenza per le prossime campagne di prelievo oltre ad individuare i punti di maggiore criticità. Grazie. |