Interventi |
FERRERO Viviana (Vicepresidente) Per la trattazione dell’interpellanza successiva, che è la n. mecc. 202100206, io verifico già in Aula alla presenza della Consigliera Artesio, e anche quella dell’Assessora Schellino, che mi è apparsa in questo momento, mi scusi. Quindi procedo con la lettura: “Ruolo del Comune di Torino per la riapertura del presidio M. Adelaide” FERRERO Viviana (Vicepresidente) Do, quindi, la parola all’Assessora Schellino per la risposta, grazie. SCHELLINO Sonia (Vicesindaca) Grazie. Buongiorno. Do alcune informazioni, una un po’ come premessa… in tre punti, una come premessa della situazione, un aggiornamento che abbiamo chiesto a Città della Salute e poi darò all’interpellante anche un aggiornamento rispetto a una conversazione che ho avuto con il Rettore Geuna. Allora, l’Ospedale Maria Adelaide è stato chiuso nel 2016 su decisione della Giunta Regionale, che nel 2019 ne ha autorizzato la cancellazione dal patrimonio indisponibile da Città della Salute e conseguente iscrizione in quello disponibile ai fini della successiva alienazione, con determinazione del valore di perizia di stima in euro 10,3 milioni, e la Città della Salute si è impegnata a investire le risorse derivanti dall’alienazione in nuove tecnologie e apparecchiature mediche. Al momento la struttura non è utilizzata, anche per la non sussistenza delle condizioni strutturali per la riattivazione, ed è oggetto di manifestazioni di interesse. Torino ha avanzato la propria candidatura per organizzare le Universiadi Invernali del 2025. In data 13 maggio scorso è giunta la notizia dell’assegnazione a Torino dell’evento ed è stato pertanto costituito il Comitato promotore. Più volte la Conferenza Sanitaria e Socio-sanitaria ha ribadito, sia ai direttori generali aziendali, sia alla Regione, la necessità di proseguire i percorsi di condivisione con la Città, con particolare riferimento al tema relativo alla filiera dell’offerta dei presidi ospedalieri e territorio, da affrontare nell’ambito di un lavoro congiunto con l’ASL Città di Torino. L’utilizzo dei presidi ospedalieri richiede di essere approfondito anche in sede di Conferenza Sanitaria e Socio-sanitaria con la Regione e con le Aziende Sanitarie nel quadro complessivo dell’offerta di servizi e della programmazione dell’attività sanitaria e socio-sanitaria sulla città, in riferimento sia ai servizi ospedalieri, sia a servizi territoriali, anche a fronte, appunto, degli sviluppi della candidatura su diversi progetti strategici, tra cui le Universiadi. Per quanto riguarda gli aggiornamenti inviati da Città della Salute, che ribadisce alcune cose che ci aveva già comunicato, il bene, già destinato a sede ospedaliera e divenuto non più strumentale, è stato avviato a formale dismissione, rientrando nel Piano Programmatico delle alienazioni immobiliari varato dall’azienda. La sua alienazione, nel rispetto della destinazione d’uso a servizi pubblici sanitari e attrezzature sociali sanitarie e ospedaliere è stata autorizzata dalla Regione Piemonte nel febbraio 2019 e con un altro provvedimento nel novembre, sempre del ’19. Le procedure di gara svolte al riguardo, indette senza assunzione di oneri di spesa, non hanno però sortito per lungo tempo esito positivo, per l’indisponibilità, concretamente verificata del mercato immobiliare, a formulare un’offerta d’acquisto congrua, coerente con il più probabile valore di mercato, derivante da perizia asseverata, commissionata dall’azienda del bene sottoposto a vincolo sanitario, come sopra indicato. A fine anno 2020, tuttavia, al di fuori delle già esperite procedure di gara per la dismissione del bene, una società ha presentato all’azienda lettera di intenti per l’acquisto… scusate, a determinate condizioni del bene. Si conferma, ci dicono, come evidenziato nell’interpellanza in oggetto, che la Regione Piemonte, con nota trasmessa a novembre 2020 a firma degli Assessori alla Sanità e al Welfare, ha richiesto la messa… e allo Sport, ha richiesto la messa in disponibilità del bene per un progetto di matrice pubblica a valenza istituzionale, volto alla sua rifunzionalizzazione a Villaggio Olimpico e successiva trasformazione a residenza universitaria. L’Azienda Ospedaliera, fermo restando, allo stato, in assenza di nuove diverse indicazioni, la programmazione volta all’alienazione del bene oggetto di autorizzazione da parte della Direzione Regionale Sanità, ha preso atto, da parte della cabina di regia, formata dalle Amministrazioni, Regione e Università, ex Maria Adelaide quale sede di assoluto e prioritario interesse ove realizzare nuovi studentati, comunicando la disponibilità ad attendere la decisione in merito all’assegnazione delle Universiadi, che poi è avvenuta. Ho chiesto qualche aggiornamento in occasione di una chiacchierata per altre cose fatta col Rettore Geuna, che mi ha detto che il progetto che è stato presentato comprende anche una parte di riabilitazione che potrà poi essere passata nell’uso successivo in termini di centri di riabilitazione o luoghi con indirizzo sanitario per la collettività. Mi ha altresì detto che il Piano di ristrutturazione è seguito tecnicamente da parte dell’EDISU. Io ho chiesto a lui se sarebbe stato disponibile a mandarci qualche tecnico in caso di richiesta di una Commissione per approfondire proprio questi aspetti tecnici, mi ha suggerito di chiedere eventualmente anche o soltanto all’EDISU, che ha il controllo di questo. Valutate naturalmente voi se abbia senso capire da parte dell’EDISU, che sta seguendo nel dettaglio, come dicevo, questo progetto, il disegno dell’opera di ristrutturazione, quanta parte sarà dedicata agli aspetti sanitari, come verranno poi riconvertiti per essere ad uso anche della collettività, eccetera. Credo che potrebbe essere un approfondimento interessante, lascio ovviamente ai Consiglieri la decisione se fare o meno questo approfondimento. Grazie. FERRERO Viviana (Vicepresidente) Allora, ringrazio l’Assessora Schellino. Passo la parola alla Consigliera Artesio. ARTESIO Eleonora Grazie. Temo di dover rimarcare che la comunicazione che è stata svolta aggiunge elementi di incertezza ai già tanti elementi di incertezza che ci erano stati comunicati dall’Assessore all’Urbanistica nel momento in cui era stata avanzata la candidatura per le Universiadi. La prima osservazione che mi sento di fare è la seguente: sembra che il Comune sia uno spettatore inattivo nei confronti di scelte di programmazione compiute da altri soggetti, nella fattispecie Regione Piemonte e Università e che nulla valga il vincolo a destinazione per Servizi Sanitari che questo Consiglio Comunale ha approvato attraverso gli emendamenti alla Variante del Piano Regolatore Generale. Da quello che apprendiamo si aggiunge alle imprecisioni un’ulteriore imprecisione, che purtroppo peggiora il quadro della situazione. Mi spiace comunicare all’Assessora che, attraverso deliberazione Regionale, l’Amministrazione Regionale ha consentito all’Azienda Città della Salute di procedere anche alla dismissione dei fini sanitari su quei 1.000 metri quadrati che erano ancora conservati in congiunzione con le attività di carattere… ospitalità prima per gli atleti, poi per le residenze universitarie, e che avevano consentito nel tempo ad alcuni Consiglieri Regionali di sostenere che comunque tutto si sarebbe tenuto. Certo, il Maria Adelaide era importante per le Universiadi, certo lo è per gli abitanti delle Circoscrizioni coinvolte per le funzioni sanitarie, ma tutto si terrà perché comunque esiste una porzione della struttura che può essere riconvertita a fini sanitari. Ebbene, anche questa porzione è stata ulteriormente autorizzata per l’alienazione. Quindi il quadro che abbiamo ascoltato oggi è quello di una Regione che appare determinata a procedere nella conversione verso studentato; di un’Amministrazione Comunale, che, come spesso è accaduto, dice: “Non è mia competenza la programmazione sociosanitaria”; di una popolazione di una Circoscrizione che inutilmente, evidentemente, da molti anni continua a manifestare il proprio interesse per servizi territoriali di cui ha estrema necessità. Ciò che più mi addolora di questa risposta e di questa situazione è il fatto che il Comune non è affatto uno spettatore, non lo è nemmeno ai sensi di legge, al di là della propria volontà, perché la Conferenza di programmazione sociosanitaria è esattamente il luogo nel quale la funzione di indirizzo dell’Assemblea dei Sindaci, ovunque, della Conferenza delle Circoscrizioni più il Sindaco qui, fornisce all’Amministrazione Regionale le valutazioni in ordine alla soddisfazione dei bisogni di salute della popolazione, fino al punto da essere anche chiamata in causa sulla valutazione dell’operato dei Direttori Generali. E io so bene quanto potente possa essere questa Conferenza perché in altra veste mi è capitato di essere ripetutamente convocata dalla Conferenza di programmazione sociosanitaria del Comune di Torino, che aveva chiare intenzioni e forti motivazioni che qui non ravviso. Questo sarebbe invece il momento di esercitarle quelle vocazioni perché, come l’Assessora sicuramente sa, le legislazioni nazionali si stanno sempre più orientando verso il potenziamento dell’assistenza territoriale e le leggi dello Stato prevedono di istituire le Case di Comunità, prima chiamate Case della Salute, nella proporzione di una ogni 20.000 abitanti. Lascio a lei il compito di definire quante se ne dovrebbero attivare nella città di Torino e quante invece nella zona di Torino Nord siano state accreditate dalla Regione Piemonte verso il Ministero come Case della Salute, ancorché siano come quello di Lungo Dora Savona, ancora meramente poliambulatori, utili e funzionali, certo, ma non Case di Comunità. La stessa Legge nazionale prevede per gli Ospedali di Comunità, gestiti prevalentemente da personale infermieristico per attività di convalescenza o di cure di bassa intensità, creati con un’articolazione territoriale e quindi con quella caratteristica della città che è accessibile nella modalità più comoda e più ravvicinata per i cittadini che ogni tanto evochiamo come immagine suggestiva, ma evidentemente non perseguiamo come volontà politica, prevede per gli Ospedali di Comunità un rapporto di 1 a 50.000 abitanti e torniamo a lasciare all’Amministrazione il calcolo di quanti ne occorrerebbero su questa città e di quanti se ne stiano promuovendo, anche attraverso un ruolo attivo da parte del Comune di Torino. Ruolo attivo, dicevo, che non ho affatto rilevato. Allora, io credo che ci siano due passaggi da compiere: uno è quello, mi permetto di suggerirlo, di ascoltare anche la percezione e la soddisfazione sullo stato di salute e sui Servizi Sanitari erogati da parte delle popolazioni interessate; si è espressa la Circoscrizione 7 con un documento ufficiale, da tempo c’è una mobilitazione intergenerazionale in atto all’interno di quel territorio, quindi significa che anche la popolazione studentesca e universitaria è attenta a conciliare le proprie aspettative con quelle della popolazione con la quale condivide tutti i territori, tutte le difficoltà e tutte le possibilità, e ascoltando magari anche la delegazione che le ha chiesto di essere ricevuta e che staziona in questo momento nella piazza; questo per poter avere contezza, oltre che coi dati della statistica con quelli dell’esperienza, di quali siano le condizioni di salute della popolazione e le risposte attese. Il secondo, non fosse che per provare a costruire un coordinamento tra le dichiarazioni dell’Assessore Iaria, quelle dell’Assessora Schellino, quella delle delibere Regionali e quelle dell’Università, ovviamente procederò con le forme pre-scritte, che sempre ci ricorda la Presidente, a richiedere l’approfondimento in Commissione Consiliare, magari con l’audizione delle parti interessate. Grazie. FERRERO Viviana (Vicepresidente) Grazie, Consigliera Artesio. |