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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 31 Maggio 2021 ore 13,00
Paragrafo n. 7
INTERPELLANZA 2021-00206
RUOLO DEL COMUNE DI TORINO PER LA RIAPERTURA DEL PRESIDIO M. ADELAIDE
Interventi
FERRERO Viviana (Vicepresidente)
Per la trattazione dell’interpellanza successiva, che è la n. mecc. 202100206, io verifico
già in Aula alla presenza della Consigliera Artesio, e anche quella dell’Assessora
Schellino, che mi è apparsa in questo momento, mi scusi. Quindi procedo con la lettura:

“Ruolo del Comune di Torino per la riapertura del presidio M. Adelaide”

FERRERO Viviana (Vicepresidente)
Do, quindi, la parola all’Assessora Schellino per la risposta, grazie.

SCHELLINO Sonia (Vicesindaca)
Grazie. Buongiorno. Do alcune informazioni, una un po’ come premessa… in tre punti,
una come premessa della situazione, un aggiornamento che abbiamo chiesto a Città
della Salute e poi darò all’interpellante anche un aggiornamento rispetto a una
conversazione che ho avuto con il Rettore Geuna.
Allora, l’Ospedale Maria Adelaide è stato chiuso nel 2016 su decisione della Giunta
Regionale, che nel 2019 ne ha autorizzato la cancellazione dal patrimonio indisponibile
da Città della Salute e conseguente iscrizione in quello disponibile ai fini della
successiva alienazione, con determinazione del valore di perizia di stima in euro 10,3
milioni, e la Città della Salute si è impegnata a investire le risorse derivanti
dall’alienazione in nuove tecnologie e apparecchiature mediche.
Al momento la struttura non è utilizzata, anche per la non sussistenza delle condizioni
strutturali per la riattivazione, ed è oggetto di manifestazioni di interesse. Torino ha
avanzato la propria candidatura per organizzare le Universiadi Invernali del 2025. In
data 13 maggio scorso è giunta la notizia dell’assegnazione a Torino dell’evento ed è
stato pertanto costituito il Comitato promotore. Più volte la Conferenza Sanitaria e
Socio-sanitaria ha ribadito, sia ai direttori generali aziendali, sia alla Regione, la
necessità di proseguire i percorsi di condivisione con la Città, con particolare
riferimento al tema relativo alla filiera dell’offerta dei presidi ospedalieri e territorio, da
affrontare nell’ambito di un lavoro congiunto con l’ASL Città di Torino. L’utilizzo dei
presidi ospedalieri richiede di essere approfondito anche in sede di Conferenza Sanitaria
e Socio-sanitaria con la Regione e con le Aziende Sanitarie nel quadro complessivo
dell’offerta di servizi e della programmazione dell’attività sanitaria e socio-sanitaria
sulla città, in riferimento sia ai servizi ospedalieri, sia a servizi territoriali, anche a
fronte, appunto, degli sviluppi della candidatura su diversi progetti strategici, tra cui le
Universiadi.
Per quanto riguarda gli aggiornamenti inviati da Città della Salute, che ribadisce alcune
cose che ci aveva già comunicato, il bene, già destinato a sede ospedaliera e divenuto
non più strumentale, è stato avviato a formale dismissione, rientrando nel Piano
Programmatico delle alienazioni immobiliari varato dall’azienda. La sua alienazione,
nel rispetto della destinazione d’uso a servizi pubblici sanitari e attrezzature sociali
sanitarie e ospedaliere è stata autorizzata dalla Regione Piemonte nel febbraio 2019 e
con un altro provvedimento nel novembre, sempre del ’19. Le procedure di gara svolte
al riguardo, indette senza assunzione di oneri di spesa, non hanno però sortito per lungo
tempo esito positivo, per l’indisponibilità, concretamente verificata del mercato
immobiliare, a formulare un’offerta d’acquisto congrua, coerente con il più probabile
valore di mercato, derivante da perizia asseverata, commissionata dall’azienda del bene
sottoposto a vincolo sanitario, come sopra indicato. A fine anno 2020, tuttavia, al di
fuori delle già esperite procedure di gara per la dismissione del bene, una società ha
presentato all’azienda lettera di intenti per l’acquisto… scusate, a determinate
condizioni del bene. Si conferma, ci dicono, come evidenziato nell’interpellanza in
oggetto, che la Regione Piemonte, con nota trasmessa a novembre 2020 a firma degli
Assessori alla Sanità e al Welfare, ha richiesto la messa… e allo Sport, ha richiesto la
messa in disponibilità del bene per un progetto di matrice pubblica a valenza
istituzionale, volto alla sua rifunzionalizzazione a Villaggio Olimpico e successiva
trasformazione a residenza universitaria. L’Azienda Ospedaliera, fermo restando, allo
stato, in assenza di nuove diverse indicazioni, la programmazione volta all’alienazione
del bene oggetto di autorizzazione da parte della Direzione Regionale Sanità, ha preso
atto, da parte della cabina di regia, formata dalle Amministrazioni, Regione e
Università, ex Maria Adelaide quale sede di assoluto e prioritario interesse ove
realizzare nuovi studentati, comunicando la disponibilità ad attendere la decisione in
merito all’assegnazione delle Universiadi, che poi è avvenuta. Ho chiesto qualche
aggiornamento in occasione di una chiacchierata per altre cose fatta col Rettore Geuna,
che mi ha detto che il progetto che è stato presentato comprende anche una parte di
riabilitazione che potrà poi essere passata nell’uso successivo in termini di centri di
riabilitazione o luoghi con indirizzo sanitario per la collettività. Mi ha altresì detto che il
Piano di ristrutturazione è seguito tecnicamente da parte dell’EDISU. Io ho chiesto a lui
se sarebbe stato disponibile a mandarci qualche tecnico in caso di richiesta di una
Commissione per approfondire proprio questi aspetti tecnici, mi ha suggerito di
chiedere eventualmente anche o soltanto all’EDISU, che ha il controllo di questo.
Valutate naturalmente voi se abbia senso capire da parte dell’EDISU, che sta seguendo
nel dettaglio, come dicevo, questo progetto, il disegno dell’opera di ristrutturazione,
quanta parte sarà dedicata agli aspetti sanitari, come verranno poi riconvertiti per essere
ad uso anche della collettività, eccetera. Credo che potrebbe essere un approfondimento
interessante, lascio ovviamente ai Consiglieri la decisione se fare o meno questo
approfondimento. Grazie.

FERRERO Viviana (Vicepresidente)
Allora, ringrazio l’Assessora Schellino. Passo la parola alla Consigliera Artesio.

ARTESIO Eleonora
Grazie. Temo di dover rimarcare che la comunicazione che è stata svolta aggiunge
elementi di incertezza ai già tanti elementi di incertezza che ci erano stati comunicati
dall’Assessore all’Urbanistica nel momento in cui era stata avanzata la candidatura per
le Universiadi. La prima osservazione che mi sento di fare è la seguente: sembra che il
Comune sia uno spettatore inattivo nei confronti di scelte di programmazione compiute
da altri soggetti, nella fattispecie Regione Piemonte e Università e che nulla valga il
vincolo a destinazione per Servizi Sanitari che questo Consiglio Comunale ha approvato
attraverso gli emendamenti alla Variante del Piano Regolatore Generale. Da quello che
apprendiamo si aggiunge alle imprecisioni un’ulteriore imprecisione, che purtroppo
peggiora il quadro della situazione. Mi spiace comunicare all’Assessora che, attraverso
deliberazione Regionale, l’Amministrazione Regionale ha consentito all’Azienda Città
della Salute di procedere anche alla dismissione dei fini sanitari su quei 1.000 metri
quadrati che erano ancora conservati in congiunzione con le attività di carattere…
ospitalità prima per gli atleti, poi per le residenze universitarie, e che avevano consentito
nel tempo ad alcuni Consiglieri Regionali di sostenere che comunque tutto si sarebbe
tenuto. Certo, il Maria Adelaide era importante per le Universiadi, certo lo è per gli
abitanti delle Circoscrizioni coinvolte per le funzioni sanitarie, ma tutto si terrà perché
comunque esiste una porzione della struttura che può essere riconvertita a fini sanitari.
Ebbene, anche questa porzione è stata ulteriormente autorizzata per l’alienazione.
Quindi il quadro che abbiamo ascoltato oggi è quello di una Regione che appare
determinata a procedere nella conversione verso studentato; di un’Amministrazione
Comunale, che, come spesso è accaduto, dice: “Non è mia competenza la
programmazione sociosanitaria”; di una popolazione di una Circoscrizione che
inutilmente, evidentemente, da molti anni continua a manifestare il proprio interesse per
servizi territoriali di cui ha estrema necessità. Ciò che più mi addolora di questa risposta
e di questa situazione è il fatto che il Comune non è affatto uno spettatore, non lo è
nemmeno ai sensi di legge, al di là della propria volontà, perché la Conferenza di
programmazione sociosanitaria è esattamente il luogo nel quale la funzione di indirizzo
dell’Assemblea dei Sindaci, ovunque, della Conferenza delle Circoscrizioni più il
Sindaco qui, fornisce all’Amministrazione Regionale le valutazioni in ordine alla
soddisfazione dei bisogni di salute della popolazione, fino al punto da essere anche
chiamata in causa sulla valutazione dell’operato dei Direttori Generali. E io so bene
quanto potente possa essere questa Conferenza perché in altra veste mi è capitato di
essere ripetutamente convocata dalla Conferenza di programmazione sociosanitaria del
Comune di Torino, che aveva chiare intenzioni e forti motivazioni che qui non ravviso.
Questo sarebbe invece il momento di esercitarle quelle vocazioni perché, come
l’Assessora sicuramente sa, le legislazioni nazionali si stanno sempre più orientando
verso il potenziamento dell’assistenza territoriale e le leggi dello Stato prevedono di
istituire le Case di Comunità, prima chiamate Case della Salute, nella proporzione di
una ogni 20.000 abitanti. Lascio a lei il compito di definire quante se ne dovrebbero
attivare nella città di Torino e quante invece nella zona di Torino Nord siano state
accreditate dalla Regione Piemonte verso il Ministero come Case della Salute, ancorché
siano come quello di Lungo Dora Savona, ancora meramente poliambulatori, utili e
funzionali, certo, ma non Case di Comunità.
La stessa Legge nazionale prevede per gli Ospedali di Comunità, gestiti
prevalentemente da personale infermieristico per attività di convalescenza o di cure di
bassa intensità, creati con un’articolazione territoriale e quindi con quella caratteristica
della città che è accessibile nella modalità più comoda e più ravvicinata per i cittadini
che ogni tanto evochiamo come immagine suggestiva, ma evidentemente non
perseguiamo come volontà politica, prevede per gli Ospedali di Comunità un rapporto
di 1 a 50.000 abitanti e torniamo a lasciare all’Amministrazione il calcolo di quanti ne
occorrerebbero su questa città e di quanti se ne stiano promuovendo, anche attraverso un
ruolo attivo da parte del Comune di Torino. Ruolo attivo, dicevo, che non ho affatto
rilevato.
Allora, io credo che ci siano due passaggi da compiere: uno è quello, mi permetto di
suggerirlo, di ascoltare anche la percezione e la soddisfazione sullo stato di salute e sui
Servizi Sanitari erogati da parte delle popolazioni interessate; si è espressa la
Circoscrizione 7 con un documento ufficiale, da tempo c’è una mobilitazione
intergenerazionale in atto all’interno di quel territorio, quindi significa che anche la
popolazione studentesca e universitaria è attenta a conciliare le proprie aspettative con
quelle della popolazione con la quale condivide tutti i territori, tutte le difficoltà e tutte
le possibilità, e ascoltando magari anche la delegazione che le ha chiesto di essere
ricevuta e che staziona in questo momento nella piazza; questo per poter avere contezza,
oltre che coi dati della statistica con quelli dell’esperienza, di quali siano le condizioni
di salute della popolazione e le risposte attese. Il secondo, non fosse che per provare a
costruire un coordinamento tra le dichiarazioni dell’Assessore Iaria, quelle
dell’Assessora Schellino, quella delle delibere Regionali e quelle dell’Università,
ovviamente procederò con le forme pre-scritte, che sempre ci ricorda la Presidente, a
richiedere l’approfondimento in Commissione Consiliare, magari con l’audizione delle
parti interessate. Grazie.

FERRERO Viviana (Vicepresidente)
Grazie, Consigliera Artesio.
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