Interventi |
ARTESIO Eleonora Presente. ARTESIO Eleonora Conviene che io descriva l'oggetto della questione, perché nella puntuale risposta di riferimento normativo abbiamo trascurato di rendere comprensibile a chi ci ascolta l’oggetto della questione. L’oggetto della questione è l'utilizzo di un fondo vincolato determinato dalle normative nazionali ricordate dall'Assessore, affinché persone in particolari condizioni di fragilità dovute all'età e dovute alle difficoltà di mobilità possano più agevolmente raggiungere le prestazioni che riguardano i sistemi di prevenzione relativamente alla diffusione del Covid-19, quindi possano agevolmente raggiungere i centri vaccinali, in specie. Ora, la questione è stata descritta dall'Assessore relativamente alle difficoltà normative, il che evidentemente intristisce perché rimanda all'idea di un’attività legislativa decisamente svincolata dai dati di praticabilità e di operatività che invece dovrebbero essere un criterio guida di ogni definizione a carattere legislativo, specialmente se innovativa. Quindi io posso soltanto dispiacermi di due cose: una, della genericità rispetto all’impraticabilità di questo vantaggio e due, del fatto che però il Comune è stato individuato come soggetto portatore di un ritardo, rispetto alla definizione delle categorie fragili nelle diverse manifestazioni degli operatori dei servizi taxi che, giustamente, a mio modo di vedere, ne rivendicavano l'applicazione, ma lamentavano i ritardi in capo alle Amministrazioni Locali. La questione della insufficienza normativa non assolve però, dal mio punto di vista, il Comune da un'attività di carattere promozionale, che era esattamente quella mutuata dagli esempi di altre città italiane, a cominciare dall'Amministrazione Capitolina, in cui attraverso accordi con le categorie di rappresentanza dei tassisti e attraverso concorsi di risorse erogate volontariamente da soggetti che fanno della filantropia o dello sviluppo locale una delle loro mission, si era potuto agevolare la partecipazione delle persone ultraottantenni ai vari hub di vaccinazione, consentendo loro di pagare una tariffa concordata, piuttosto che di vedersi ridotto significativamente il costo della prestazione, la quale differenza veniva compensata da questo contributo dato esattamente per questa finalità. Ora, dalla risposta dell'Assessore si evincerebbe la indisponibilità delle organizzazioni degli operatori dei taxi. Immagino che la indisponibilità sia correlata al fatto di non avere garanzie sui rimborsi e non sembrerebbe che nella Città di Torino si siano attivate iniziative volontarie di finanziatori volti a garantire questo tipo di vantaggi e di semplificazioni per una popolazione fragile, la cui tutela è un interesse collettivo e a cui siamo, evidentemente, tutti molto attenti e non casualmente a cui le norme nazionali dedicano la priorità nelle campagne vaccinali. Ora, io non so se questa indisponibilità sia frutto di una valutazione autonoma degli organismi a cui abitualmente ci rivolgiamo per chiedere sostegni e concorso di aiuto, o se sia esito di una non sufficiente sollecitazione dell'Amministrazione Comunale. E concludo esattamente su questo aspetto: come le colleghe e i colleghi avranno notato, mediamente, le interpellanze che presento fanno riferimento all'interesse generale dei soggetti…, generale e a quello dei soggetti più vulnerabili, perché credo che in questa fase l'Amministrazione Comunale non possa sottrarsi a quello che è un compito che è definito per legge in capo al Sindaco, come il garante della salute della propria comunità, ed è definito per legge in capo alle comunità locali che partecipano alle Conferenze di Programmazione socio sanitaria attraverso i Comuni e nel nostro caso attraverso le Circoscrizioni. Quello che mi spiace rilevare è una distanza, almeno così si rileva dal sistema di informazione, della Città di Torino rispetto alla cooperazione nell'andamento della campagna vaccinale e quindi nell'andamento della sostenibilità della protezione dalla diffusione della pandemia. Io ho letto di Amministrazioni vicine a noi, cito quella di Pinerolo. Ho continuato a citare Amministrazioni dello stesso segno politico di questa nostra Amministrazione, perché mi pare più facile per i colleghi della Giunta riferirsi ad Amministrazioni di eguale segno politico, che si sono prodigate per individuare le sedi che potessero ampliare i punti di riferimento delle vaccinazioni. Non ho mai sentito una proposta da parte della Città di Torino in questa direzione. Questo esempio che ho voluto citare andava nella direzione, appunto, di vedere il Comune come attore positivo e favorevole nelle semplificazioni e nelle accessibilità rispetto ad una funzione primaria di tutela della salute della nostra popolazione. Mi pare cioè che la Città di Torino sia soprattutto spettatore di questo momento così delicato di tutela della salute di tutti noi e dei soggetti più vulnerabili in particolare e questo mi dispiace. Mi dispiace non soltanto perché io credo veniamo meno ad un obbligo legislativo, ma anche perché mi domando se questo sia l'esito di una non volontà della Regione e dell’ASL Città di Torino di coinvolgere il Comune di riferimento e mi stupirei, soprattutto mi stupisco del fatto che per individuare nuove sedi dei centri di vaccinazione si stipulino accordi di cooperazione con soggetti privati… ARTESIO Eleonora (Incomprensibile)… ovviamente va il merito, ma non alle opportunità rese disponibili dalla Pubblica Amministrazione. |