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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 22 Marzo 2021 ore 13,00
Paragrafo n. 29
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2021-00038
REALIZZAZIONE?PRESIDI?SOCIO-SANITARI?PER?PERSONE?ANZIANE?NON?AUTOSUFFICIENTI -?LINEE?GUIDA.
Interventi
ARTESIO Eleonora
Grazie, Presidente. Riprenderò sinteticamente alcuni elementi di preoccupazione che
avevo già avanzato in corso di Commissione, rendendomi conto che, se in tre
Commissioni non sono riuscita a convincere la Giunta a procedere diversamente,
evidentemente o i mei argomenti non sono sufficientemente convincenti o, viceversa, la
Giunta è determinata esclusivamente in questa direzione. Quindi, il mio intervento è un
intervento di testimonianza.
La premessa è, nel principio e nella condizione di realtà, il fatto che le strutture di RSA
corrispondano pienamente alla soddisfazione di un bisogno di interesse generale e
quindi assolvano pienamente ad una funzione pubblica. Credo che tutti noi ne siamo
particolarmente convinti dopo la triste esperienza vissuta durante la fase di emergenza
Covid, e tutti noi ne siamo consapevoli in relazione all’andamento del quadro
demografico e alla diffusione delle patologie croniche in questo quadro demografico, al
punto da rendere necessarie soluzioni di assistenza e cura continuative, sia a livello
domiciliare, sia a livello di residenzialità. Quindi chi parla è convinta che definire
queste strutture come servizi pubblici, e non servizi privati di interesse pubblico, sia un
punto di principio condivisibile e giusto, in virtù del quale si può ben rinunciare alla
quota parte dei contribuiti di costruzione, proprio in ragione della necessità di questo
tipo di opportunità e proprio in ragione della necessità che queste opportunità siano
distribuite nel territorio torinese, ad evitare faticosi e dolorosi pellegrinaggi dei
congiunti e dei familiari in RSA interne alla provincia, quando non anche esterne.
Quindi la volontà politica di favorire l’organizzazione di questa offerta
complementariamente a quella dell’assistenza domiciliare nella città di Torino è un
elemento che apprezzo. La difficoltà che mi induce a non riconoscermi all’interno della
proposta deliberativa è quella riferita ai parametri individuati dalla Giunta per
determinare la caratteristica pubblica di convenzionamento che viene qui proposta, sia
per le strutture che hanno posti letto in copertura quota parte dalla competenza sanitaria,
sia per le strutture che hanno posti accreditati e posti privati, sia per le strutture che
hanno posti privati esclusivamente. Perché? Perché ci è stato ribadito - ma è un
elemento di valutazione e conoscenza diffusa - il fatto che le previsioni regionali di
accreditamento siano largamente insufficienti rispetto al fabbisogno e che quindi la
battaglia condivisibile con le associazioni di tutela dei malati e con le associazioni di
professione sanitaria per ampliare l’accreditamento e pretenderlo dall’Amministrazione
regionale sono tutte confermate dai dati. Quindi il primo elemento perché si possa
promuovere una battaglia per la funzione pubblica delle RSA sarebbe quello di attivare,
esattamente in alleanza coi soggetti che ho indicato, le opportune relazioni con
l’Amministrazione regionale, piuttosto che cercare delle subordinate, a scala locale e
municipale, di qualificazione del servizio pubblico. C’è una via maestra, sono servizi
pubblici di fatto e l’Amministrazione regionale li deve riconoscere, in quanto tali, per la
parte di responsabilità sanitaria. Il momento per fare questa battaglia, che è di principio
e di sostanza, è particolarmente interessante perché siamo all’interno di una fase in cui il
Governo nazionale ha costituito una Commissione nazionale per la non autosufficienza,
di rivisitazione dell’insieme delle prestazioni e dei servizi del sistema, in cui o si fa
riconoscere la voce della competenza sanitaria in merito e della qualificazione della
quota parte sanitaria, innalzando anche gli standard di questa competenza sanitaria,
oppure sicuramente rinunciamo ad una platea e a un appuntamento che sono in questo
momento cruciali sul piano nazionale.
La seconda questione è che il riconoscimento pubblico da convenzionare con la Sanità
introduce anche minori oneri nei confronti degli interessati e, se gli interessati sono
rappresentati dalle famiglie, nei confronti delle famiglie, perché conosciamo bene
l’onere della quota totalmente a carico del privato, che è una quota che si accompagna
alla qualificazione delle prestazioni, le quali prestazioni, se pretese - come io credo
debba essere - in termini di maggiore affinità delle cure, sicuramente hanno un costo,
che dovrebbe essere riconosciuto dalla competenza sanitaria.
Perché mi ostino a rappresentare i limiti di questo atto deliberativo? Perché io ritengo
che, quando l’Amministrazione determina il valore pubblico di queste strutture e
definisce alcuni parametri, lo faccia poco nella direzione della tutela delle persone ospiti
e di quelle che lo saranno, ma lo faccia prevalentemente in funzione della propria
competenza e della propria responsabilità, il che è sempre pubblico, perché stiamo
parlando del Comune di Torino e della funzione pubblica del Comune di Torino, ma
non è immediatamente percepibile come interesse pubblico e generale. Mi spiego:
chiedere alle strutture accreditate o parzialmente accreditate di sgravare la Città di
Torino di un numero di quote di retta alberghiera, fino ad un massimo di cinque,
sicuramente vorrà dire che quanto la Città risparmierà di compartecipazione potrà essere
destinato a spese di assistenza nei confronti delle persone fragili, ma non
necessariamente innalza il livello qualitativo dell’organizzazione sanitaria e tutelare
delle strutture di RSA. Quindi, non necessariamente viene percepito e non è, per la
popolazione generale, come un vantaggio diretto di riconoscimento, da parte del
Comune, del valore essenziale di queste prestazioni e di questi servizi. Analogamente,
avanzare nei confronti delle strutture che funzioneranno a regime esclusivamente
privatistico - e noi conosciamo con quali quote mensili questo regime privatistico può
funzionare - soltanto da parte del Comune la richiesta di avanzare progetti di
cooperazione nei confronti del territorio circostante, senza meglio definirli, da quelli
degli spazi anziani a quello della mensa o lavanderia, ma senza avere da parte del
Comune una progettualità esplicitata, che vincoli indirizzi, orienti e faccia vedere
l’interesse genarle, quindi con un Comune in attesa, in attesa di proposizione da parte
dei soggetti gestori, di nuovo non mi pare che consenta di interpretare l’interesse
generale. In sintesi, e per anticipare e risparmiare i tempi della dichiarazione di voto, io
sono sospesa, nel mio giudizio, tra un riconoscimento favorevole del fatto che si parli di
questi servizi come servizi pubblici, per le ragioni che ho esposto, dell’interesse
generale sempre più crescente che c’è nei confronti di questi servizi, dall’altro sono
insoddisfatta del modo con il quale la Città di Torino propone quel riconoscimento
pubblico, che mi sembra insufficiente e parziale, soprattutto rispetto all’obiettivo - che
credo che sinceramente sia comune - di tutela delle persone in condizione di non
autosufficienza. Quindi, proprio perché sono sospesa tra un principio che condivido e
un modo di praticarlo che mi pare inadeguato, il mio voto sarà di astensione.

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