Interventi |
TISI Elide Sì, grazie Presidente. Io non ripeterò quanto nelle numerose Commissioni è già stato esplicitato, perché, credo, le occasioni di approfondimento ci sono state e credo anche le indicazioni e i suggerimenti alla Giunta, oltre al recepimento dell’emendamento che è stato richiamato, che mi pare però non abbiamo trovato, se non in parte, la possibilità di vedere questa delibera cambiare, anche alla luce della situazione particolare che stiamo vivendo, e credo anche in considerazione dei problemi che la pandemia ha fatto emergere proprio relativamente a queste tipologie di strutture e che peraltro gli stessi gestori sono venuti in Commissione a rappresentarci, rappresentando peraltro anche le loro preoccupazioni, anche nel merito di questo atto. Io mi limiterò a richiamare due aspetti: il primo che riguarda le tematiche che afferiscono alla programmazione; io credo che questo è un atto col quale in qualche modo la Città, diciamo, mette una toppa - scusatemi l’espressione - a una situazione in cui la mancanza di programmazione, di cui, secondo me, la Conferenza di Programmazione cittadina dovrebbe in qualche modo farsi promotore, è particolarmente evidente. Certamente noi non abbiamo soltanto bisogno oggi di rilevare i bisogni dei nostri anziani e delle persone non autosufficienti, delle persone malate croniche che necessitano di interventi importanti, e abbiamo anche bisogno di fare nella nostra Città una programmazione che tenga conto delle diverse possibilità che il sistema dovrebbe poter garantire, e quindi sia la residenzialità che le cure domiciliari. È chiaro che solo da questa analisi potrebbe emergere quanto davvero serve di residenzialità e quanto invece ci sarebbe da potenziare in termini di cure domiciliari; mi rendo conto che per fare questo occorre un attore che è imprescindibile, che è la Sanità, che va assolutamente coinvolto, ma credo anche che consentire e monetizzare, diciamo così, una pubblica utilità, come previsto in questa delibera, possa non essere sufficiente soprattutto ad assicurare, appunto, dei servizi corrispondenti ai bisogni della nostra popolazione anziana in questo momento. Certamente la pandemia ha messo in evidenza ulteriori problematiche, ha anche evidenziato come la componente sanitaria in queste strutture sia necessaria e indispensabile. Lo richiamava la collega Artesio: è in corso un’analisi, che, da livello nazionale, spero, si dipanerà anche sui territori per quanto riguarda i modelli di strutture residenziali e di interventi, che oggi necessitano, e proprio alla luce delle criticità passate, presenti e temo dei prossimi anni, noi avremo bisogno di rimodulare anche non solo standard, ma anche dei modelli di servizi che tengano sempre più conto di un contesto mutato, di bisogni sanitari diversi e di bisogni sociali che tali devono essere e ai quali occorre dare risposte diverse. Credo che il monetizzare servizi non sia l’unica risposta; lo sforzo fatto di definire anche, laddove le strutture si muovano in una dimensione squisitamente privatistica, servizi sul territorio, credo andrebbe meglio definita e quantificata e anche valorizzata, questo credo sia una passaggio fondamentale, come pure credo sia necessario, sarebbe stato necessario - queste erano le raccomandazioni - produrre un atto che, in qualche modo, servisse ad arginare un fenomeno che, purtroppo, ci è stato rappresentato dai gestori, ma che conosciamo, credo, tutti molto bene, che è l’insediamento di strutture con sedi in altri Paesi, di grandi multinazionali che in questo settore sono presenti e che spesso, in qualche modo, penalizzano le organizzazioni di territorio e non sempre hanno un legame col territorio adeguato a garantire i migliori interventi possibili. Quindi, da questo punto di vista, certamente alcune indicazioni sono state raccolte, ma altre invece mi pare non siano rappresentate all’interno di questo atto. La ringrazio, Presidente. |