Interventi |
RUSSI Andrea Okay, Presidente, scusi non avevo attivato il microfono. Grazie, Presidente. Come tutti sappiamo, IVECO è un’azienda che è leader a livello internazionale nei veicoli industriali e negli autobus. Si tratta di 25.000 dipendenti ed è presente in tutti e cinque i Continenti; in Italia ha diverse sedi produttive, tra cui anche la nostra di San Mauro. La società fa parte del Gruppo CNH Industrial, è controllata al 100% e, secondo le notizie che abbiamo avuto e disposizione in questi mesi, dopo aver rifiutato una prima offerta di 3 miliardi, CNH avrebbe riavviato le trattative per vendere la maggioranza di IVECO al Gruppo Automobilistico Cinese FAW, prima società nel settore in Cina con partecipazione statale. Dunque, con l’acquisizione di IVECO, questa società punterebbe a uscire dal mercato cinese dato che l’offerta riguarderebbe tutte le attività dei veicoli commerciali di IVECO inclusi i camion e gli autobus. Dopo questo primo rifiuto FAW sarebbe ritornata sull’accordo facendo un’offerta migliore di circa 3 miliardi e mezzo. A questo punto, Presidente, io ho un atteggiamento che, nei confronti di questo ordine del giorno, è sicuramente laico. È vero che, molto spesso, quando i pezzi industriali finiscono sotto il controllo di multinazionali straniere il rischio è che le produzioni emigrino verso altri Paesi; in questo settore, che è strategico, non ce lo possiamo permettere. Tante volte abbiamo visto queste grandi multinazionali che arrivano, prendono la rete commerciale, prendono la nostra know-how e poi sacrificano il Paese nel quale sono intervenuti. Probabilmente, dietro l’angolo vediamo, ancora una volta, lo spettro delle delocalizzazioni e dell’impoverimento dell’intero indotto. È anche vero che la possibile vendita di parte del Gruppo IVECO a FAW costituisce una notizia che è sicuramente allarmante perché stiamo parlando di un pezzo importante della nostra storia industriale ed è anche vero che potrebbero esserci ricadute molto forti dal punto di vista occupazionale soprattutto in Piemonte e nel torinese. Però, d’altra parte, tante altre volte abbiamo visto aziende che con i cinesi sono andate sicuramente molto meglio che con gli italiani e mi vengono in mente, ad esempio, Pirelli o Candy o aziende italiane che non hanno avuto neanche un minimo di etica né nei confronti della delocalizzazione con proprietà italiana, né nei confronti delle condizioni dei propri lavoratori. Nel 2017, IVECO ha perso 142 milioni di euro; nel 2018, 51; nel 2019, 204 milioni di euro e nel 2020 sono andati leggermente meglio, però CNH è cresciuta in borsa solo dopo la presentazione del nuovo Piano Industriale, che sottolinea la permanenza in Italia degli investimenti. La società cinese è comunque una società solida che investe sul medio-lungo periodo; certamente sarebbe inverosimile, dovesse mai succedere che comprerà IVECO, che venga ad investire per poi portare tutto in Cina, anche se potrebbe succedere, nessuno lo esclude. Valutando, inoltre, che un aumento di capitale cinese farebbe senz’altro comodo, proprio adesso che servono grossi investimenti per l’idrogeno, sulle vetture che CNH prospettava di far arrivare sul mercato con i primi modelli a idrogeno nel 2023 - ma probabilmente slitterà tutto nel 2024 e nel 2025 con il modello a idrogeno, anche perché è un investimento che nei primi anni potrebbe non essere remunerativo, ma con cui si potrebbe iniziare a mettere piede nel mercato dell’idrogeno -, c’è da dire che piazzati in questo modo CNH non potrebbe fare un investimento non remunerativo a breve termine. Se le casse di CNH avessero la disponibilità immediata di 3 miliardi e mezzo di euro, oltretutto, una parte potrebbe essere usata per le acquisizioni nel segmento dei veicoli commerciali, che attualmente è sottodimensionato, e in quello delle macchine agricole per il completamento della gamma. Di conseguenza, riguardo a questo ordine del giorno, è giusto chiedersi quali strumenti intende mettere in campo il Governo per garantire la continuità produttiva del Gruppo, a seguito dell’eventuale acquisizione; in particolare, è giusto chiedersi che vengano tutelati i siti italiani e che vengano salvaguardati i livelli occupazionali, anche alla luce degli eventuali investimenti, per accompagnare la transizione ecologica che è oggetto del Recovery. Però, minacciare il “golden power” potrebbe far arretrare i cinesi e far perdere un’occasione, e qui ribadisco che la politica dovrebbe avere un ruolo totale di comprendere se si tratta di un’occasione o l’ennesima azione predatoria, quindi la politica è qui che dovrebbe avere un ruolo e quindi a far perdere un’occasione di rilancio e di sviluppo nel settore. Perché poi, chi viene ad investire, se chi ha 3 miliardi e mezzo da mettere in Italia viene bloccato dal “golden power” all’interno, tra l’altro, di un comparto camion che è già presente nel Mercato Unico Europeo? Quindi, di questo ordine del giorno io condivido assolutamente le perplessità circa le operazioni di acquisto della proprietà cinese ed è dunque necessario monitorare la trattativa con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Il Governo non solo può, ma deve scendere in campo con diversi strumenti per evitare che questa diventi, appunto come già detto anche prima, l’ennesima azione predatoria. Di questo ordine del giorno, dunque, condivido l’appello al Governo, al fine di intraprendere un dialogo tra il Ministero dello Sviluppo Economico, la proprietà e le Istituzioni locali, cosa che, tra l’altro, il Comune di Torino ha già chiesto in data 17 gennaio con un’e- mail inviata dal nostro Assessorato al Lavoro al MISE, a cui, purtroppo, ancora non è arrivata risposta, quindi ci eravamo già avviati su questo fronte; ma non condivido sicuramente l’aspetto legato all’italianità che non è necessariamente un bene per i lavoratori, si spera che lo sia, ma non è garanzia di condizioni occupazionali ai massimi livelli e temo che l’utilizzo del “golden power” potrebbe scoraggiare eventuali investimenti. Quindi, io su questo ordine del giorno, personalmente, mi astengo; non me la sento di votare favorevolmente e invito a fare delle riflessioni ovviamente a tutti i Consiglieri del Gruppo. Grazie. |