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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 15 Marzo 2021 ore 13,00
Paragrafo n. 27
ORDINE DEL GIORNO 2021-08057
IVECO ECCELLENZA ITALIANA E TORINESE.
Interventi
RUSSI Andrea
Okay, Presidente, scusi non avevo attivato il microfono.
Grazie, Presidente. Come tutti sappiamo, IVECO è un’azienda che è leader a livello
internazionale nei veicoli industriali e negli autobus. Si tratta di 25.000 dipendenti ed è
presente in tutti e cinque i Continenti; in Italia ha diverse sedi produttive, tra cui anche
la nostra di San Mauro. La società fa parte del Gruppo CNH Industrial, è controllata al
100% e, secondo le notizie che abbiamo avuto e disposizione in questi mesi, dopo aver
rifiutato una prima offerta di 3 miliardi, CNH avrebbe riavviato le trattative per vendere
la maggioranza di IVECO al Gruppo Automobilistico Cinese FAW, prima società nel
settore in Cina con partecipazione statale. Dunque, con l’acquisizione di IVECO, questa
società punterebbe a uscire dal mercato cinese dato che l’offerta riguarderebbe tutte le
attività dei veicoli commerciali di IVECO inclusi i camion e gli autobus. Dopo questo
primo rifiuto FAW sarebbe ritornata sull’accordo facendo un’offerta migliore di circa
3 miliardi e mezzo. A questo punto, Presidente, io ho un atteggiamento che, nei
confronti di questo ordine del giorno, è sicuramente laico. È vero che, molto spesso,
quando i pezzi industriali finiscono sotto il controllo di multinazionali straniere il
rischio è che le produzioni emigrino verso altri Paesi; in questo settore, che è strategico,
non ce lo possiamo permettere. Tante volte abbiamo visto queste grandi multinazionali
che arrivano, prendono la rete commerciale, prendono la nostra know-how e poi
sacrificano il Paese nel quale sono intervenuti. Probabilmente, dietro l’angolo vediamo,
ancora una volta, lo spettro delle delocalizzazioni e dell’impoverimento dell’intero
indotto. È anche vero che la possibile vendita di parte del Gruppo IVECO a FAW
costituisce una notizia che è sicuramente allarmante perché stiamo parlando di un pezzo
importante della nostra storia industriale ed è anche vero che potrebbero esserci ricadute
molto forti dal punto di vista occupazionale soprattutto in Piemonte e nel torinese. Però,
d’altra parte, tante altre volte abbiamo visto aziende che con i cinesi sono andate
sicuramente molto meglio che con gli italiani e mi vengono in mente, ad esempio,
Pirelli o Candy o aziende italiane che non hanno avuto neanche un minimo di etica né
nei confronti della delocalizzazione con proprietà italiana, né nei confronti delle
condizioni dei propri lavoratori. Nel 2017, IVECO ha perso 142 milioni di euro; nel
2018, 51; nel 2019, 204 milioni di euro e nel 2020 sono andati leggermente meglio,
però CNH è cresciuta in borsa solo dopo la presentazione del nuovo Piano Industriale,
che sottolinea la permanenza in Italia degli investimenti. La società cinese è comunque
una società solida che investe sul medio-lungo periodo; certamente sarebbe
inverosimile, dovesse mai succedere che comprerà IVECO, che venga ad investire per
poi portare tutto in Cina, anche se potrebbe succedere, nessuno lo esclude. Valutando,
inoltre, che un aumento di capitale cinese farebbe senz’altro comodo, proprio adesso
che servono grossi investimenti per l’idrogeno, sulle vetture che CNH prospettava di far
arrivare sul mercato con i primi modelli a idrogeno nel 2023 - ma probabilmente slitterà
tutto nel 2024 e nel 2025 con il modello a idrogeno, anche perché è un investimento che
nei primi anni potrebbe non essere remunerativo, ma con cui si potrebbe iniziare a
mettere piede nel mercato dell’idrogeno -, c’è da dire che piazzati in questo modo CNH
non potrebbe fare un investimento non remunerativo a breve termine. Se le casse di
CNH avessero la disponibilità immediata di 3 miliardi e mezzo di euro, oltretutto, una
parte potrebbe essere usata per le acquisizioni nel segmento dei veicoli commerciali,
che attualmente è sottodimensionato, e in quello delle macchine agricole per il
completamento della gamma. Di conseguenza, riguardo a questo ordine del giorno, è
giusto chiedersi quali strumenti intende mettere in campo il Governo per garantire la
continuità produttiva del Gruppo, a seguito dell’eventuale acquisizione; in particolare, è
giusto chiedersi che vengano tutelati i siti italiani e che vengano salvaguardati i livelli
occupazionali, anche alla luce degli eventuali investimenti, per accompagnare la
transizione ecologica che è oggetto del Recovery. Però, minacciare il “golden power”
potrebbe far arretrare i cinesi e far perdere un’occasione, e qui ribadisco che la politica
dovrebbe avere un ruolo totale di comprendere se si tratta di un’occasione o l’ennesima
azione predatoria, quindi la politica è qui che dovrebbe avere un ruolo e quindi a far
perdere un’occasione di rilancio e di sviluppo nel settore. Perché poi, chi viene ad
investire, se chi ha 3 miliardi e mezzo da mettere in Italia viene bloccato dal “golden
power” all’interno, tra l’altro, di un comparto camion che è già presente nel Mercato
Unico Europeo? Quindi, di questo ordine del giorno io condivido assolutamente le
perplessità circa le operazioni di acquisto della proprietà cinese ed è dunque necessario
monitorare la trattativa con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Il Governo non
solo può, ma deve scendere in campo con diversi strumenti per evitare che questa
diventi, appunto come già detto anche prima, l’ennesima azione predatoria. Di questo
ordine del giorno, dunque, condivido l’appello al Governo, al fine di intraprendere un
dialogo tra il Ministero dello Sviluppo Economico, la proprietà e le Istituzioni locali,
cosa che, tra l’altro, il Comune di Torino ha già chiesto in data 17 gennaio con un’e-
mail inviata dal nostro Assessorato al Lavoro al MISE, a cui, purtroppo, ancora non è
arrivata risposta, quindi ci eravamo già avviati su questo fronte; ma non condivido
sicuramente l’aspetto legato all’italianità che non è necessariamente un bene per i
lavoratori, si spera che lo sia, ma non è garanzia di condizioni occupazionali ai massimi
livelli e temo che l’utilizzo del “golden power” potrebbe scoraggiare eventuali
investimenti. Quindi, io su questo ordine del giorno, personalmente, mi astengo; non me
la sento di votare favorevolmente e invito a fare delle riflessioni ovviamente a tutti i
Consiglieri del Gruppo. Grazie.

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