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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 8 Marzo 2021 ore 13,00
Paragrafo n. 18
ORDINE DEL GIORNO 2020-01196
"SOSTEGNO E SALVAGUARDIA DEL SETTORE DELL'AUTOMOTIVE" PRESENTATA IN DATA 27 MAGGIO 2020 - PRIMO FIRMATARIO LO RUSSO. #3# - STILO (202101016) RESPINTO [PODG 1016/2021]
Interventi
ARTESIO Eleonora
Grazie, Presidente. L’atto è sicuramente datato, ma conserva, nella necessità, tutta la sua
attualità. Faccio riferimento, in modo particolare, a un’indagine svolta dalla FIOM sulla
Torino industriale, rispetto alla quale vengono rilevati gli andamenti delle auto prodotte
e i conseguenti livelli degli andamenti occupazionali tra gli anni 2008 e 2020; rileviamo
nel complesso dell’automotive un calo dell’83,1% delle auto prodotte a Torino e
rileviamo nei livelli occupazionali - che, ricordo, registrano condizioni di cassa
integrazione non da oggi, ma da più di 10 anni - una diminuzione dei posti di lavoro
riferiti non soltanto alla condizione di FCA stabilimenti Mirafiori e Maserati, ma anche
a tutte le condizioni dell’indotto a cui le lettere che abbiamo ricevuto, come Consiglieri
Comunali, da Rappresentanti di Confindustria e di Organizzazioni imprenditoriali ci
richiamavano. Siamo quindi in presenza di un significativo cambiamento degli
andamenti produttivi e anche delle tutele delle condizioni lavorative di personale
addetto, distinto tra operai e impiegati, ma egualmente, da tempo, professionalizzato
sull’attività produttiva. Ciò che interessa oggi rilevare non è tanto la ancora insufficiente
adesione all’obiettivo, che fu dichiarato dal Ministro Patuanelli in visita, della piena
occupazione, quanto piuttosto del cambiamento prevedibile, relativamente alle
conseguenze della fusione, alla nascita di Stellantis, e agli impegni assunti dai livelli
apicali di questo nuovo produttore. Vorrei fare riferimento a due apparentemente
contrapposte dichiarazioni di Carlos Tavares, relative, la prima, a: “Non chiuderemo
nessuno stabilimento in Europa”, la seconda: “Produrre in Italia costa quattro volte di
più”. Ovviamente, anche i Colleghi che hanno sollecitato questa discussione si sono
soffermati sulla seconda e la seconda va attentamente valutata. Perché produrre in Italia
e conseguentemente produrre a Torino costa quattro volte di più che in Francia e in
Spagna? Forse per il costo del lavoro? Assolutamente no, dice Tavares, anzi il costo del
lavoro in Italia è inferiore al costo del lavoro in Francia e quante volte le parti sindacali
e politiche, almeno quelle a cui io mi riferisco, lo hanno detto, inascoltate; no, il costo
del lavoro maggiore è quello riferito a quella percentuale di costi industriali diretti,
quindi relativi ai costi di produzione, che vanno dall’ammortamento delle tecnologie
degli impianti ai costi energetici, ai costi di ricerca, che fanno sì che, ad esempio, per la
produzione della 500 elettrica si abbia una disparità di costo rispetto alla produzione
dell’Opel Corsa di Saragozza. Allora, due sono le questioni: se questo è il tema che
viene posto oggi e questo tema non pone a carico del costo del lavoro la problematica,
dobbiamo politicamente contribuire a fare in modo che non sul lavoro si scarichi questo
problema; come si fa a contribuire affinché non si scarichi sul lavoro questo tipo di
problema? Perché è evidente che, se non cambiano i volumi di produzione e se non
cambiano i costi di produzione, come sempre, come sempre è accaduto in questo Paese,
come sempre è accaduto in questo comparto, si useranno gli ammortizzatori sociali e il
costo ricadrà nuovamente sull’insieme delle comunità di riferimento e, in particolare,
sulle persone direttamente coinvolte. È evidente che siamo in una stretta, una stretta
relativa alla qualità della produzione e ai modi della produzione; della qualità della
produzione, cioè della svolta sostenibile, ha detto prima il Collega Lo Russo. Non so
quali opzioni saranno perseguibili rispetto alla questione fabbrica batterie, ma so
certamente che si sta guardando esattamente dagli imprenditori, che prima e forse più di
noi analizzano e comprendono i mercati, all’impiego delle modalità sostenibilmente
compatibili, dalle batterie, all’idrogeno verde, peraltro in una logica in cui
l’introduzione di modalità compatibili produce anche una necessità di trasformazione e
di cambiamento dei modelli con una velocità maggiore di quella conosciuta
precedentemente. Quindi abbiamo un grosso tema di come una Città, che vanta i
maggiori risultati nell’ambito della ricerca accademica, possa contribuire, in modo
migliore di quanto fatto, non ora attraverso TNE, al sostegno della ricerca. Voglio
ricordare che, purtroppo, TNE, che rappresentò un rapporto istituzionale tra gli Enti
Locali tutti e l’allora Fiat, produsse una restituzione di 300.000 metri quadrati agli Enti
Locali per la collocazione di startup, oggi evidentemente non sufficienti a contenere le
trasformazioni a cui stiamo assistendo, e un intervento del Politecnico sull’Ingegneria
dell’auto che è forse l’unico visibile. Quindi il primo tema è: ruolo delle politiche
pubbliche nazionali e locali rispetto a questa riconversione che, ci viene detto oggi,
riguarda la possibilità di usare utilmente e valorizzare utilmente le capacità professionali
dei dipendenti perché queste risultano meno rigide - udite, udite - delle tecnologie e
degli impianti investiti. Quindi siamo, finalmente, a riconoscere, purtroppo in una
situazione di crisi, quello che ripetutamente abbiamo detto, che la tecnologia non può
avvenire, nel suo avanzamento, a discapito delle competenze umane e oggi il dato anche
economico ce lo dichiara fortemente ed è per questo che dobbiamo sostenere il
mantenimento, la sostenibilità dei costi del lavoro, l’investimento nel loro
aggiornamento. La seconda questione è questa e chiama direttamente in causa le
politiche degli Enti Locali; se quello sarà l’orientamento dei management, vale a dire
quello di intervenire sul cambiamento dei costi industriali diretti e quindi anche sulle
categorie delle forme della produzione, anche sulla logistica delle forme della
produzione, noi ci troviamo qui in Torino a fronte di una struttura e un’area - “Il
Fabbricone”, come veniva chiamato nei tempi epici della Torino Città della Fiat -, che è
rappresentata da tre milioni di metri quadri, per percorrere i quali dobbiamo camminare
lungo un perimetro di 13 chilometri. Questa questione è una questione territoriale, una
questione territoriale che fino a questo momento si è svolta al suo interno con il
momento della produzione delle automobili, con il momento di un welfare aziendale
anticipato in allora da Marchionne che trasferì lì i modelli americani di welfare, dal
supermercato agli asili nido, che oggi, ormai, si trascinano come stanche stanze vuote o
semivuote. Allora, una Città, una politica locale che voglia, da un lato, tutelare la qualità
della manifattura, storicamente presente nel proprio territorio, e dimostrare che è
compatibile con la sostenibilità, una Città che voglia tutelare le proprie professioni è
una Città che si occupa, oltre che di queste due misure di cui ho detto, insieme ai
Governi nazionali, anche della riconversione di quegli ambiti, di concerto con i nuovi
orientamenti di programma industriale. Ho cercato disperatamente, quando abbiamo
discusso il Piano Regolatore Generale, di chiedere come si immaginasse di cucire quella
presenza con il resto del territorio urbano e del territorio metropolitano, mi si è detto che
non era compito del Piano Regolatore Generale, che l’avrei trovato nel programma
dell’Unità di Crisi, non dell’Unità, della dichiarazione dello stato di crisi per la Città di
Torino. C’è un luogo, ci potrà essere un luogo in cui ricomporre tutte queste istanze, il
luogo può essere quello della straordinaria stagione di riprogrammazione dei fondi
pubblici del Recovery Plan, perché o questa straordinaria stagione…

ARTESIO Eleonora
Ho finito… riporta in campo il tema della Torino industriale per quello che ci riguarda,
della capacità di conservarne la qualità e l’innovazione nella logica della sostenibilità, di
valorizzarne l’occupazione o sarà l’ultima occasione perduta. Concludo dicendo: gli
ordini del giorno sono datati, non è datata la necessità che ho sollevato, chiedendo di un
Consiglio Comunale aperto a trattare di questo tema; se i Colleghi del Consiglio, i
Colleghi Capigruppo volessero convenire, alla fine di questa discussione, con un
documento unitario che chiede la convocazione di un Consiglio aperto, queste questioni,
che frettolosamente e, per quel che mi riguarda, superficialmente ho trattato, potranno
essere meglio dipanate con tutti gli interlocutori. Grazie.

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