Interventi |
LO RUSSO Stefano Grazie, Presidente. Oggi, per decisione della Conferenza dei Capigruppo, trattiamo atti che in realtà sono piuttosto vecchi, dal punto di vista della loro presentazione, e uno di questi riguarda, a mia prima firma e poi sottoscritta da altri Consiglieri, riguarda un auspicio di iniziativa da parte della Città di Torino, relativo alla messa in cantiere di incentivi di carattere finanziario e fiscale per un intervento dello Stato a sostegno del Settore dell’Automotive. Il documento, che è stato da me presentato e che poi è stato sottoscritto da altri colleghi, in realtà ricalca un documento che Unione Industriale e ANFIA avevano rappresentato a restituzione del territorio, che sostanzialmente chiedeva... - ricordo che il documento data giugno 2020, quindi, insomma, parecchi mesi fa - chiedeva all’allora Governo di intervenire relativamente alla dinamica in essere a valle della crisi del Settore Automotive, connessa alla pandemia. In sintesi estrema, ci sembra di poter dire che il Governo, perlomeno quello precedente, ha fatto quello che poteva fare, nelle condizioni politiche date, e sicuramente non possiamo far altro che, sotto questo profilo, esprimere il plauso a una iniziativa che, per quanto non risolutiva relativamente alla crisi del Settore Automotive italiano, ma che, stante, appunto, la conflittualità anche su questo punto specifico che c’era nell’allora Maggioranza di Governo e più in generale rispetto alla visione del ruolo dello Stato centrale nelle vicende di politica industriale, poteva in qualche modo essere sviluppata. L’occasione, al netto, quindi, del contenuto dell’ordine del giorno, è utile per formulare alcune considerazioni di carattere generale; ci spiace che questa discussione avvenga in assenza della nostra Sindaca Appendino, che proprio relativamente alle questioni dell’automotive, in questo mandato ha più e più volte rappresentato anche, forse più mediaticamente che nella sostanza, questioni che avevano quel tipo di finalità, pensiamo alla famosa vicenda dell’area di crisi complessa, pensiamo alla famosa Free Tax area, tutta una serie di iniziative che purtroppo, va dato atto, in taluni casi si sono concretizzate con intervento di altre istituzioni, pensiamo al Manufacturing Center, che è partito grazie all’intervento dell’Unione Industriale, ma soprattutto del Policlinico di Torino, pensiamo al polo di corso Marche, in altri casi purtroppo per noi questo non è avvenuto, ma ovviamente questo non toglie che gli argomenti e titoli che sono stati enunciati nei post e nella campagna mediatica, nella propaganda mediatica, siano comunque titoli utili da richiamare. Qual è il nodo, ovviamente, che si trova a dover affrontare il nostro territorio in questa fase, anche alla luce delle evoluzioni societarie, del principale gruppo industriale italiano, nel settore dell’auto e in tutto quello che è il Settore dell’Automotive, che è il suo indotto? Sicuramente c’è un ragionamento di sistema relativo alla opportunità che il nostro Comune possa supportare delle politiche attive relative a quello che di fatto si sta configurando come una frontiera industriale, ovviamente nell’ambito di un ragionamento più generale di carattere anche ambientale, che è quello della transizione ecologica. La riconversione industriale verso modalità più green di azione è sicuramente uno degli assi su cui anche le nostre industrie del territorio si stanno orientando, stanno orientando le loro politiche e sotto questo profilo sicuramente Torino può, per quello che riguarda il suo comparto produttivo esistente e - aggiungiamo - anche di quello prospettico, rappresentare una punta di eccellenza avanzata, coniugando una tradizione storica industriale piuttosto robusta, ultracentenaria, attività di ricerca e di formazione di carattere industriale e tecnico- scientifico e una buona connessione con il sistema dell’alta formazione. C’è un grande tema che riguarda la mobilità elettrica, che è una delle frontiere intorno alle quali si sta sviluppando anche il ragionamento del nuovo gruppo Stellantis - al quale gruppo formuliamo il nostro migliore in bocca al lupo -, che riguarda, proprio nello specifico, la migrazione delle intere flotte delle unità produttive verso una mobilità ibrida e la mobilità elettrica, al netto di alcune considerazioni di carattere sistemico e di carattere forse più globale che riguardano la prospettiva di sostenibilità ambientale a lungo termine di questo tipo di politiche, sia per quello che riguarda tutto l’elemento della filiera di approvvigionamento delle materie prime, necessarie a supportare la elettrificazione della mobilità, pensiamo a una difficile e quanto mai utile, dal punto di vista anche tecnico-scientifico, esigenza di approfondire gli elementi di sostenibilità a lungo periodo di approvvigionamento, banalmente per la costruzione di batterie, di batterie per i veicoli elettrici, pensiamo a tutto il macro tema dello smaltimento, adesso noi non ci stiamo ponendo il problema, ma a questi ritmi di elettrificazione della mobilità, alcune stime parlano che nel 2030 avremo oltre 85-90 milioni di veicoli da smaltire, in quanto il ciclo vita di un’auto elettrica è stimato, dalle principali case automobilistiche mondiali, non superiore ai 5.000-6.000 cicli di carica-scarica di una batteria, esattamente come quella del nostro telefonino, il che vuol dire 8-9 anni. Quindi noi abbiamo una serie di emergenze globali che forse sono un pochino fuori dal mainstream generale intorno al quale si sviluppa il dibattito anche della riconversione industriale, che invece potrebbero, ve lo dico, anche essere un elemento piuttosto interessante di riconversione industriale, pensiamo a tutto il tema non solo della costruzione delle batterie, ma pensiamo al più grande tema dello smaltimento delle batterie e al riciclo e al recupero degli elementi essenziali. Ma, al netto di queste questioni ambientali, piuttosto di larga scala e piuttosto rilevanti, che però restano sullo sfondo di una politica industriale e di una scelta che credo debba essere comunque sempre ponderata nell’ottica di coniugare sviluppo e sostenibilità ambientale, non solamente nel nostro centro storico e nella nostra ZTL, ma, aggiungo, a scala globale e a scala planetaria, soprattutto una crescita che poi si trascina dietro elementi anche di eticità nella azione di..., penso, ad esempio, sarebbe interessante approfondire tutti gli elementi connessi proprio all’approvvigionamento di materia prima e come queste materie prime vengono estratte nel cosiddetto “sud del mondo”. Ma, al netto di questa questione, stando al tema il tessuto industriale torinese, sicuramente l’elemento che in qualche modo formula questo ordine del giorno è quello di una richiesta, di un auspicio che questo nuovo Governo può sicuramente interpretare, anche forse in virtù di una più larga coesione di maggioranza parlamentare, di una sostanziale unità nazionale, nell’ottica di un impulso alla politica industriale del Paese, fondamentalmente senza replicare modelli antichi di un intervento diretto dello Stato nelle politiche industriali, ma contemporaneamente un modello che vede lo Stato presente ai tavoli dove si decidono le questioni. Sicuramente l’attuale compagine azionaria di gruppo Stellantis, che vede il Governo francese seduto direttamente come proprietario della società, pone il nostro Governo in una condizione di anche ridefinire e ripensare al proprio modello organizzativo di definizione delle politiche industriali, che ovviamente non sono solo esclusivamente politiche di incentivi al cambio dell’auto, come quelle forse citate nell’odine del giorno, ma sono politiche che attengono insieme a una molteplicità di fattori: pensiamo al tema, appunto, degli approvvigionamenti, pensiamo al tema dell’infrastrutturazione territoriale, pensiamo al tema, ad esempio, della gestione operativa dei siti industriali. Ci sono tante questioni in cui lo Stato, la Repubblica Italiana può intervenire, non tanto a tutela della specificità territoriale per una mera logica di campanile, che comunque è importante, stante i numeri e in qualche modo le persone che sono coinvolte, ma quanto piuttosto per poter direzionare anche una strategia, una politica di investimenti che vede nel nostro territorio in qualche modo uno dei potenziali player internazionali. Sotto questo profilo le condizioni politiche nazionali sono sicuramente più favorevoli, perché ovviamente un Governo di unità nazionale come quello che in questo momento sta governando il Paese è un Governo che può mettere in campo un’iniziativa più decisa, meno anche conflittuale, un pochino meno soggetta alle polemiche politiche dei Partiti… LO RUSSO Stefano …e in conseguenza di questi elementi auspichiamo che il nostro Governo possa davvero sviluppare questo tipo di intervento. Concludo, Presidente, richiamando brevemente alla memoria alcuni degli elementi - concludo davvero, mi dia ancora 30 secondi - che sono, secondo me, secondo noi in qualche modo elementi su cui si può lavorare: sicuramente incentivazione alla industrializzazione, rapporto di connessione tra ricerca universitaria, industriale e produzione; sicuramente una forte spinta al rinnovamento delle flotte pubbliche; sicuramente un’attenzione alla dotazione infrastrutturale del nostro territorio, cercando di far diventare Torino da punto marginale in alto a sinistra nella cartina dell’Italia a snodo del Nord-Ovest di rango europeo, e in quest’ottica ovviamente auspichiamo al rilancio infrastrutturale, sia del trasporto merci che del (audio disturbato) e più in generale una politica anche fiscale, attenta alla reale autentica incentivazione di questo comparto produttivo che ha segnato la storia, per decine e decine di anni, ultracentenaria del nostro territorio e che auspichiamo davvero possa continuare a caratterizzarla per il prossimo futuro. Grazie, Presidente. |