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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 8 Marzo 2021 ore 13,00
Paragrafo n. 18
ORDINE DEL GIORNO 2020-01196
"SOSTEGNO E SALVAGUARDIA DEL SETTORE DELL'AUTOMOTIVE" PRESENTATA IN DATA 27 MAGGIO 2020 - PRIMO FIRMATARIO LO RUSSO. #3# - STILO (202101016) RESPINTO [PODG 1016/2021]
Interventi
SICARI Francesco (Presidente)
Iniziamo con i punti 3, 4 e 5, sono tre ordini del giorno, presentati da vari Capigruppo e
sottoscritti da altrettanti Capigruppo e altri Consiglieri, che hanno come oggetto:

“Sostegno e salvaguardia del Settore dell’Automotive”

SICARI Francesco (Presidente)
Verrà fatta una discussione congiunta dei tre atti e saranno portati tutti e tre
eventualmente in votazione, compreso anche l’ordine del giorno fermato a prima firma
del Capogruppo Napoli, il quale ha fatto presente, pur giustificando l’assenza, che non
ci sono, per quel che lo riguarda, problemi nel portare in votazione l’atto anche in sua
assenza.
Quindi possiamo iniziare con le illustrazioni degli atti. Il primo a intervenire è il
Capogruppo Lo Russo, ne ha facoltà, prego.

LO RUSSO Stefano
Grazie, Presidente. Oggi, per decisione della Conferenza dei Capigruppo, trattiamo atti
che in realtà sono piuttosto vecchi, dal punto di vista della loro presentazione, e uno di
questi riguarda, a mia prima firma e poi sottoscritta da altri Consiglieri, riguarda un
auspicio di iniziativa da parte della Città di Torino, relativo alla messa in cantiere di
incentivi di carattere finanziario e fiscale per un intervento dello Stato a sostegno del
Settore dell’Automotive. Il documento, che è stato da me presentato e che poi è stato
sottoscritto da altri colleghi, in realtà ricalca un documento che Unione Industriale e
ANFIA avevano rappresentato a restituzione del territorio, che sostanzialmente
chiedeva... - ricordo che il documento data giugno 2020, quindi, insomma, parecchi
mesi fa - chiedeva all’allora Governo di intervenire relativamente alla dinamica in
essere a valle della crisi del Settore Automotive, connessa alla pandemia. In sintesi
estrema, ci sembra di poter dire che il Governo, perlomeno quello precedente, ha fatto
quello che poteva fare, nelle condizioni politiche date, e sicuramente non possiamo far
altro che, sotto questo profilo, esprimere il plauso a una iniziativa che, per quanto non
risolutiva relativamente alla crisi del Settore Automotive italiano, ma che, stante,
appunto, la conflittualità anche su questo punto specifico che c’era nell’allora
Maggioranza di Governo e più in generale rispetto alla visione del ruolo dello Stato
centrale nelle vicende di politica industriale, poteva in qualche modo essere sviluppata.
L’occasione, al netto, quindi, del contenuto dell’ordine del giorno, è utile per formulare
alcune considerazioni di carattere generale; ci spiace che questa discussione avvenga in
assenza della nostra Sindaca Appendino, che proprio relativamente alle questioni
dell’automotive, in questo mandato ha più e più volte rappresentato anche, forse più
mediaticamente che nella sostanza, questioni che avevano quel tipo di finalità, pensiamo
alla famosa vicenda dell’area di crisi complessa, pensiamo alla famosa Free Tax area,
tutta una serie di iniziative che purtroppo, va dato atto, in taluni casi si sono
concretizzate con intervento di altre istituzioni, pensiamo al Manufacturing Center, che
è partito grazie all’intervento dell’Unione Industriale, ma soprattutto del Policlinico di
Torino, pensiamo al polo di corso Marche, in altri casi purtroppo per noi questo non è
avvenuto, ma ovviamente questo non toglie che gli argomenti e titoli che sono stati
enunciati nei post e nella campagna mediatica, nella propaganda mediatica, siano
comunque titoli utili da richiamare. Qual è il nodo, ovviamente, che si trova a dover
affrontare il nostro territorio in questa fase, anche alla luce delle evoluzioni societarie,
del principale gruppo industriale italiano, nel settore dell’auto e in tutto quello che è il
Settore dell’Automotive, che è il suo indotto? Sicuramente c’è un ragionamento di
sistema relativo alla opportunità che il nostro Comune possa supportare delle politiche
attive relative a quello che di fatto si sta configurando come una frontiera industriale,
ovviamente nell’ambito di un ragionamento più generale di carattere anche ambientale,
che è quello della transizione ecologica. La riconversione industriale verso modalità più
green di azione è sicuramente uno degli assi su cui anche le nostre industrie del
territorio si stanno orientando, stanno orientando le loro politiche e sotto questo profilo
sicuramente Torino può, per quello che riguarda il suo comparto produttivo esistente e -
aggiungiamo - anche di quello prospettico, rappresentare una punta di eccellenza
avanzata, coniugando una tradizione storica industriale piuttosto robusta,
ultracentenaria, attività di ricerca e di formazione di carattere industriale e tecnico-
scientifico e una buona connessione con il sistema dell’alta formazione.
C’è un grande tema che riguarda la mobilità elettrica, che è una delle frontiere intorno
alle quali si sta sviluppando anche il ragionamento del nuovo gruppo Stellantis - al
quale gruppo formuliamo il nostro migliore in bocca al lupo -, che riguarda, proprio
nello specifico, la migrazione delle intere flotte delle unità produttive verso una mobilità
ibrida e la mobilità elettrica, al netto di alcune considerazioni di carattere sistemico e di
carattere forse più globale che riguardano la prospettiva di sostenibilità ambientale a
lungo termine di questo tipo di politiche, sia per quello che riguarda tutto l’elemento
della filiera di approvvigionamento delle materie prime, necessarie a supportare la
elettrificazione della mobilità, pensiamo a una difficile e quanto mai utile, dal punto di
vista anche tecnico-scientifico, esigenza di approfondire gli elementi di sostenibilità a
lungo periodo di approvvigionamento, banalmente per la costruzione di batterie, di
batterie per i veicoli elettrici, pensiamo a tutto il macro tema dello smaltimento, adesso
noi non ci stiamo ponendo il problema, ma a questi ritmi di elettrificazione della
mobilità, alcune stime parlano che nel 2030 avremo oltre 85-90 milioni di veicoli da
smaltire, in quanto il ciclo vita di un’auto elettrica è stimato, dalle principali case
automobilistiche mondiali, non superiore ai 5.000-6.000 cicli di carica-scarica di una
batteria, esattamente come quella del nostro telefonino, il che vuol dire 8-9 anni. Quindi
noi abbiamo una serie di emergenze globali che forse sono un pochino fuori dal
mainstream generale intorno al quale si sviluppa il dibattito anche della riconversione
industriale, che invece potrebbero, ve lo dico, anche essere un elemento piuttosto
interessante di riconversione industriale, pensiamo a tutto il tema non solo della
costruzione delle batterie, ma pensiamo al più grande tema dello smaltimento delle
batterie e al riciclo e al recupero degli elementi essenziali. Ma, al netto di queste
questioni ambientali, piuttosto di larga scala e piuttosto rilevanti, che però restano sullo
sfondo di una politica industriale e di una scelta che credo debba essere comunque
sempre ponderata nell’ottica di coniugare sviluppo e sostenibilità ambientale, non
solamente nel nostro centro storico e nella nostra ZTL, ma, aggiungo, a scala globale e a
scala planetaria, soprattutto una crescita che poi si trascina dietro elementi anche di
eticità nella azione di..., penso, ad esempio, sarebbe interessante approfondire tutti gli
elementi connessi proprio all’approvvigionamento di materia prima e come queste
materie prime vengono estratte nel cosiddetto “sud del mondo”. Ma, al netto di questa
questione, stando al tema il tessuto industriale torinese, sicuramente l’elemento che in
qualche modo formula questo ordine del giorno è quello di una richiesta, di un auspicio
che questo nuovo Governo può sicuramente interpretare, anche forse in virtù di una più
larga coesione di maggioranza parlamentare, di una sostanziale unità nazionale,
nell’ottica di un impulso alla politica industriale del Paese, fondamentalmente senza
replicare modelli antichi di un intervento diretto dello Stato nelle politiche industriali,
ma contemporaneamente un modello che vede lo Stato presente ai tavoli dove si
decidono le questioni. Sicuramente l’attuale compagine azionaria di gruppo Stellantis,
che vede il Governo francese seduto direttamente come proprietario della società, pone
il nostro Governo in una condizione di anche ridefinire e ripensare al proprio modello
organizzativo di definizione delle politiche industriali, che ovviamente non sono solo
esclusivamente politiche di incentivi al cambio dell’auto, come quelle forse citate
nell’odine del giorno, ma sono politiche che attengono insieme a una molteplicità di
fattori: pensiamo al tema, appunto, degli approvvigionamenti, pensiamo al tema
dell’infrastrutturazione territoriale, pensiamo al tema, ad esempio, della gestione
operativa dei siti industriali. Ci sono tante questioni in cui lo Stato, la Repubblica
Italiana può intervenire, non tanto a tutela della specificità territoriale per una mera
logica di campanile, che comunque è importante, stante i numeri e in qualche modo le
persone che sono coinvolte, ma quanto piuttosto per poter direzionare anche una
strategia, una politica di investimenti che vede nel nostro territorio in qualche modo uno
dei potenziali player internazionali. Sotto questo profilo le condizioni politiche
nazionali sono sicuramente più favorevoli, perché ovviamente un Governo di unità
nazionale come quello che in questo momento sta governando il Paese è un Governo
che può mettere in campo un’iniziativa più decisa, meno anche conflittuale, un pochino
meno soggetta alle polemiche politiche dei Partiti…

SICARI Francesco (Presidente)
La invito a concludere.

LO RUSSO Stefano
…e in conseguenza di questi elementi auspichiamo che il nostro Governo possa davvero
sviluppare questo tipo di intervento. Concludo, Presidente, richiamando brevemente alla
memoria alcuni degli elementi - concludo davvero, mi dia ancora 30 secondi - che sono,
secondo me, secondo noi in qualche modo elementi su cui si può lavorare: sicuramente
incentivazione alla industrializzazione, rapporto di connessione tra ricerca universitaria,
industriale e produzione; sicuramente una forte spinta al rinnovamento delle flotte
pubbliche; sicuramente un’attenzione alla dotazione infrastrutturale del nostro territorio,
cercando di far diventare Torino da punto marginale in alto a sinistra nella cartina
dell’Italia a snodo del Nord-Ovest di rango europeo, e in quest’ottica ovviamente
auspichiamo al rilancio infrastrutturale, sia del trasporto merci che del (audio disturbato)
e più in generale una politica anche fiscale, attenta alla reale autentica incentivazione di
questo comparto produttivo che ha segnato la storia, per decine e decine di anni,
ultracentenaria del nostro territorio e che auspichiamo davvero possa continuare a
caratterizzarla per il prossimo futuro. Grazie, Presidente.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Procediamo adesso con l’intervento della Capogruppo Artesio per
l’illustrazione dell’atto, prego.

ARTESIO Eleonora
Grazie, Presidente. L’atto è sicuramente datato, ma conserva, nella necessità, tutta la sua
attualità. Faccio riferimento, in modo particolare, a un’indagine svolta dalla FIOM sulla
Torino industriale, rispetto alla quale vengono rilevati gli andamenti delle auto prodotte
e i conseguenti livelli degli andamenti occupazionali tra gli anni 2008 e 2020; rileviamo
nel complesso dell’automotive un calo dell’83,1% delle auto prodotte a Torino e
rileviamo nei livelli occupazionali - che, ricordo, registrano condizioni di cassa
integrazione non da oggi, ma da più di 10 anni - una diminuzione dei posti di lavoro
riferiti non soltanto alla condizione di FCA stabilimenti Mirafiori e Maserati, ma anche
a tutte le condizioni dell’indotto a cui le lettere che abbiamo ricevuto, come Consiglieri
Comunali, da Rappresentanti di Confindustria e di Organizzazioni imprenditoriali ci
richiamavano. Siamo quindi in presenza di un significativo cambiamento degli
andamenti produttivi e anche delle tutele delle condizioni lavorative di personale
addetto, distinto tra operai e impiegati, ma egualmente, da tempo, professionalizzato
sull’attività produttiva. Ciò che interessa oggi rilevare non è tanto la ancora insufficiente
adesione all’obiettivo, che fu dichiarato dal Ministro Patuanelli in visita, della piena
occupazione, quanto piuttosto del cambiamento prevedibile, relativamente alle
conseguenze della fusione, alla nascita di Stellantis, e agli impegni assunti dai livelli
apicali di questo nuovo produttore. Vorrei fare riferimento a due apparentemente
contrapposte dichiarazioni di Carlos Tavares, relative, la prima, a: “Non chiuderemo
nessuno stabilimento in Europa”, la seconda: “Produrre in Italia costa quattro volte di
più”. Ovviamente, anche i Colleghi che hanno sollecitato questa discussione si sono
soffermati sulla seconda e la seconda va attentamente valutata. Perché produrre in Italia
e conseguentemente produrre a Torino costa quattro volte di più che in Francia e in
Spagna? Forse per il costo del lavoro? Assolutamente no, dice Tavares, anzi il costo del
lavoro in Italia è inferiore al costo del lavoro in Francia e quante volte le parti sindacali
e politiche, almeno quelle a cui io mi riferisco, lo hanno detto, inascoltate; no, il costo
del lavoro maggiore è quello riferito a quella percentuale di costi industriali diretti,
quindi relativi ai costi di produzione, che vanno dall’ammortamento delle tecnologie
degli impianti ai costi energetici, ai costi di ricerca, che fanno sì che, ad esempio, per la
produzione della 500 elettrica si abbia una disparità di costo rispetto alla produzione
dell’Opel Corsa di Saragozza. Allora, due sono le questioni: se questo è il tema che
viene posto oggi e questo tema non pone a carico del costo del lavoro la problematica,
dobbiamo politicamente contribuire a fare in modo che non sul lavoro si scarichi questo
problema; come si fa a contribuire affinché non si scarichi sul lavoro questo tipo di
problema? Perché è evidente che, se non cambiano i volumi di produzione e se non
cambiano i costi di produzione, come sempre, come sempre è accaduto in questo Paese,
come sempre è accaduto in questo comparto, si useranno gli ammortizzatori sociali e il
costo ricadrà nuovamente sull’insieme delle comunità di riferimento e, in particolare,
sulle persone direttamente coinvolte. È evidente che siamo in una stretta, una stretta
relativa alla qualità della produzione e ai modi della produzione; della qualità della
produzione, cioè della svolta sostenibile, ha detto prima il Collega Lo Russo. Non so
quali opzioni saranno perseguibili rispetto alla questione fabbrica batterie, ma so
certamente che si sta guardando esattamente dagli imprenditori, che prima e forse più di
noi analizzano e comprendono i mercati, all’impiego delle modalità sostenibilmente
compatibili, dalle batterie, all’idrogeno verde, peraltro in una logica in cui
l’introduzione di modalità compatibili produce anche una necessità di trasformazione e
di cambiamento dei modelli con una velocità maggiore di quella conosciuta
precedentemente. Quindi abbiamo un grosso tema di come una Città, che vanta i
maggiori risultati nell’ambito della ricerca accademica, possa contribuire, in modo
migliore di quanto fatto, non ora attraverso TNE, al sostegno della ricerca. Voglio
ricordare che, purtroppo, TNE, che rappresentò un rapporto istituzionale tra gli Enti
Locali tutti e l’allora Fiat, produsse una restituzione di 300.000 metri quadrati agli Enti
Locali per la collocazione di startup, oggi evidentemente non sufficienti a contenere le
trasformazioni a cui stiamo assistendo, e un intervento del Politecnico sull’Ingegneria
dell’auto che è forse l’unico visibile. Quindi il primo tema è: ruolo delle politiche
pubbliche nazionali e locali rispetto a questa riconversione che, ci viene detto oggi,
riguarda la possibilità di usare utilmente e valorizzare utilmente le capacità professionali
dei dipendenti perché queste risultano meno rigide - udite, udite - delle tecnologie e
degli impianti investiti. Quindi siamo, finalmente, a riconoscere, purtroppo in una
situazione di crisi, quello che ripetutamente abbiamo detto, che la tecnologia non può
avvenire, nel suo avanzamento, a discapito delle competenze umane e oggi il dato anche
economico ce lo dichiara fortemente ed è per questo che dobbiamo sostenere il
mantenimento, la sostenibilità dei costi del lavoro, l’investimento nel loro
aggiornamento. La seconda questione è questa e chiama direttamente in causa le
politiche degli Enti Locali; se quello sarà l’orientamento dei management, vale a dire
quello di intervenire sul cambiamento dei costi industriali diretti e quindi anche sulle
categorie delle forme della produzione, anche sulla logistica delle forme della
produzione, noi ci troviamo qui in Torino a fronte di una struttura e un’area - “Il
Fabbricone”, come veniva chiamato nei tempi epici della Torino Città della Fiat -, che è
rappresentata da tre milioni di metri quadri, per percorrere i quali dobbiamo camminare
lungo un perimetro di 13 chilometri. Questa questione è una questione territoriale, una
questione territoriale che fino a questo momento si è svolta al suo interno con il
momento della produzione delle automobili, con il momento di un welfare aziendale
anticipato in allora da Marchionne che trasferì lì i modelli americani di welfare, dal
supermercato agli asili nido, che oggi, ormai, si trascinano come stanche stanze vuote o
semivuote. Allora, una Città, una politica locale che voglia, da un lato, tutelare la qualità
della manifattura, storicamente presente nel proprio territorio, e dimostrare che è
compatibile con la sostenibilità, una Città che voglia tutelare le proprie professioni è
una Città che si occupa, oltre che di queste due misure di cui ho detto, insieme ai
Governi nazionali, anche della riconversione di quegli ambiti, di concerto con i nuovi
orientamenti di programma industriale. Ho cercato disperatamente, quando abbiamo
discusso il Piano Regolatore Generale, di chiedere come si immaginasse di cucire quella
presenza con il resto del territorio urbano e del territorio metropolitano, mi si è detto che
non era compito del Piano Regolatore Generale, che l’avrei trovato nel programma
dell’Unità di Crisi, non dell’Unità, della dichiarazione dello stato di crisi per la Città di
Torino. C’è un luogo, ci potrà essere un luogo in cui ricomporre tutte queste istanze, il
luogo può essere quello della straordinaria stagione di riprogrammazione dei fondi
pubblici del Recovery Plan, perché o questa straordinaria stagione…

SICARI Francesco (Presidente)
La invito a concludere.

ARTESIO Eleonora
Ho finito… riporta in campo il tema della Torino industriale per quello che ci riguarda,
della capacità di conservarne la qualità e l’innovazione nella logica della sostenibilità, di
valorizzarne l’occupazione o sarà l’ultima occasione perduta. Concludo dicendo: gli
ordini del giorno sono datati, non è datata la necessità che ho sollevato, chiedendo di un
Consiglio Comunale aperto a trattare di questo tema; se i Colleghi del Consiglio, i
Colleghi Capigruppo volessero convenire, alla fine di questa discussione, con un
documento unitario che chiede la convocazione di un Consiglio aperto, queste questioni,
che frettolosamente e, per quel che mi riguarda, superficialmente ho trattato, potranno
essere meglio dipanate con tutti gli interlocutori. Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Procediamo adesso con la discussione, quindi con l’intervento, iniziamo,
della Consigliera Scanderebech; prego, cinque minuti.

SCANDEREBECH Federica
Sì, grazie, Presidente. Guardi, Presidente, io credo, e l’ho sempre pensato, che il tema
dell’automotive nella nostra Città, a Torino, sia un tema fondamentale di cui la Città, il
Consiglio Comunale, gli Assessori, la Sindaca e tutti i Sindaci che si sono succeduti si
sono sempre dovuti occupare e se ne devono occupare. Ho memoria storica e ricordo
quella giornata significativa importantissima in cui, nello scorso mandato, facemmo un
Consiglio Comunale aperto invitando tutti i massimi esponenti, Parlamentari e tutte le
persone che operano nel settore a più livelli ed è stata una giornata molto importante
all’epoca, tempo fa, per il nostro Consiglio Comunale anche di aggregare persone
all’interno di un tema, un tema che è quello dell’automobile; nessuno può dimenticarsi
l’acronimo di Fiat e la nascita dell’automobile a Torino. Per questo motivo io
assolutamente mi associo alla proposta della Collega Artesio, del Consiglio Comunale
aperto, ex articolo 98 del nostro Regolamento del Consiglio Comunale, perché sono
certa e sicura che un argomento così importante e fondamentale per la nostra economia
torinese, soprattutto a fronte di un periodo così emergenziale che stiamo avendo, non
può essere liquidato senza neppure la presenza della Sindaca quest’oggi e solamente con
degli ordini del giorno che andremo a votare. Io ho sottoscritto tutti e tre gli ordini del
giorno perché credo che il tema sia un tema assolutamente fondamentale per la nostra
Città e noi stessi del Consiglio Comunale dobbiamo assumere una posizione unitaria per
essere… convogliare tutti quanti nella direzione di essere certi e sicuri che questo tema
dell’automotive sia un tema fondamentale per la ripresa economica della nostra Città.
Non possiamo far finta di niente e, secondo me, assolutamente dobbiamo andare nella
direzione di convocare quanto prima un Consiglio Comunale aperto. Ho terminato,
Presidente. Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei, Consigliera Scanderebech. Ci sono ulteriori interventi da parte dei
Consiglieri? Prego, Capogruppo Petrarulo, ha tre minuti.

PETRARULO Raffaele
Sì, sarò velocissimo, Presidente, anche perché, secondo me, abbiamo un interesse tutti
per quello che riguarda l’automotive; non sta a me andare ad (incomprensibile), ad
andarlo a dire. Voi sapete benissimo che il Piemonte è la prima Regione d’Italia per
numero di imprese attive, almeno fonte del 2020, quella era, per quello che riguarda il
discorso dell’automotive sul territorio nazionale. Noi siamo figli, naturalmente, voi lo
sapete benissimo, di quello che è il discorso di Torino, dove Torino è l’epicentro con la
Fiat, poi l’FCA, naturalmente, Chrysler e tutto quello che ne è derivato. La fonte del
2020, che è quella che si riferisce molto, anche se sono un po’ datati gli ordini del
giorno, fa capire una cosa molto semplice. Voi pensate che nel 2020 le fonti… le leggo
per non sbagliarmi, noi avevamo 736 imprese, 33,5% erano imprese italiane sul
territorio, naturalmente, globale; pensate che il Piemonte faceva il 38% del fatturato
italiano della componentistica dell’automotive e (incomprensibile) che oggi,
naturalmente, sono numeri che, sicuramente, sono andati a scemare in una maniera
pazzesca. Ha ragione la Capogruppo Artesio e mi trova concorde, come Forza Italia,
naturalmente - l’ha detto già anche la Vicecapogruppo Scanderebech -… che noi
saremmo anche per andare a conciliare un ordine del giorno solo, ma non tanto per
votarne uno degli altri - io li ho firmati tutti, forse l’ultimo mi mancava, ma era
solamente per una questione di firma elettronica, programma Stilo e via discorrendo -,
però, forse, è l’incisività di avere un ordine del giorno unico, questo qui sicuramente,
con un piccolo emendamento, ma difficile da fare in questo momento, in cui richiede
anche un Consiglio aperto che può essere immediato su questo, anche perché da parte
del Governo centrale, solo per fare un discorso sul nuovo Presidente Mario Draghi, so
che c’è un’attenzione maggiore su quello che riguarda proprio l’automotive e su quello
che può essere il Recovery Fund per questo tipo di imprese che oggi sono in sofferenza;
molte di queste sono, quasi tutte, la maggior parte, in cassa integrazione, alcune stanno
chiudendo e alcune hanno attivato le procedure concorsuali e quindi gli ammortizzatori
sociali. Quindi, per concludere, e per essere anche ligi, senza andare a dire: “Voterei
tutte e tre” - li ho firmati, ci mancherebbe, non è quello -…, ma non è tanto il votare
tutti e tre per poi vedere chi è stato il primo firmatario; secondo me - e concordo con la
Capogruppo Artesio su questo -, noi abbiamo un’eccellenza che è il Piemonte, che è
Torino che è questo. Infatti, le comunicazioni che abbiamo presentato, non accolte, su
quello che era il discorso dei cinesi che vogliono poi andare a riprendersi FCA su
Torino, la dicono lunga; quindi, noi stiamo perdendo pezzi e pezzi e pezzi. Oggi Torino
conta 10.000 dipendenti, quando ne aveva 150.000 alcuni decenni fa; cioè tutto questo
deve far capire una cosa: che sull’automotive, che è l’innovazione futura, noi siamo fra i
primi, per quello che riguarda gli studi con il Centro Ricerche Fiat di Orbassano, per
quanto riguarda la mobilità elettrica, quindi con tutta quella che è la componentistica
che è accessoria, anche di quella che poi Iveco, naturalmente, è andata a fare coi grandi
bus o con quelli che sono i nostri autoarticolati. Per questi motivi, naturalmente, noi
siamo così favorevoli quindi a un Consiglio aperto, ma nell’immediato, Presidente, se le
altre forze politiche sono d’accordo e se tra i Gruppi lo ritengono tale, non tanto per fare
una passerella che duri ore, ma anche con interventi stringenti, ma facendo parlare
proprio i rappresentanti principe che sono di queste grandi aziende che oggi sono in
sofferenza. L’ho detto 736 imprese nel 2020; se andiamo a contare oggi, andiamo a fare
una ricerca, sicuramente, ne troviamo oltre un 20-30% in meno ancora, che non ci sono
più e altre che sono in sofferenza con dei bilanci che sono, naturalmente, veramente alla
fine. Chiudo, Presidente, naturalmente, chiedendo, appunto, e associandomi a quella che
è la richiesta fatta, effettuata anche dalla Capogruppo Artesio che trova il sottoscritto
Capogruppo, naturalmente, confacente e, naturalmente, interessato alla questione.
Grazie, Presidente.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Procediamo con l’intervento del Capogruppo Tresso, ne ha facoltà per
cinque minuti, prego.

TRESSO Francesco
Grazie, Presidente. Anch’io ho sottoscritto gli ordini del giorno che richiamano i
comunicati di ANFIA e Unione Industriale che sollecitano quindi al Governo un appello
per l’attuazione di misure urgenti, per il sostegno del settore dell’automotive. Sono
ordini del giorno, come è stato detto, già datati, ma continuano a mantenere la loro
urgenza e attualità. Credo che il Paese abbia da tempo abdicato al ruolo di definire e
sostenere una politica industriale chiara e, purtroppo, il risultato è evidente: la
deindustrializzazione, la cessione di marchi, la perdita di posti di lavoro, appena
mascherata da precarizzazione e sommerso, e bisogna dire che questo, a parte rare
eccezioni - e ahimè Torino non è tra queste -, segue le stesse logiche anche a livello
locale, cioè: lasciare accadere e interrogarsi tardivamente. Torino ha una legacy molto
forte industriale e purtroppo l’ha sperperata; ha lasciato al suo destino attività labour-
intensive, senza definire una politica di medio o lungo periodo di replacement. La prima
scelta deve essere quindi di vocazione; se vogliamo mantenere un profilo industriale
importante, bisogna crederci, puntare all’eccellenza, investire e questo, ovviamente, va
fatto a livello di sollecito sulle politiche nazionali perché la capacità della politica è
quella di guidare processi inarrestabili di trasformazione, garantendo saldi occupazionali
gestibili e, dov’è possibile, ambire al rilancio; se questo equilibrio si rompe c’è
impoverimento, c’è disagio sociale, la Città diventa meno attrattiva, il commercio ne
risente, il mercato immobiliare paga un prezzo altissimo e, sappiamo, le periferie poi si
isolano e questa è un po’ la storia che conosciamo bene e abbiamo vissuto. Cosa fare
quindi? Sicuramente, favorire programmi di sviluppo, quindi investire energie, soldi e
competenze a costo anche di dare priorità rispetto ad altre voci di bilancio, pensare a un
partenariato pubblico e privato: imprese eccellenti, Università, banche, fondazioni,
Unione Industriale, ovviamente i sindacati e poi guardare ad altre esperienze europee; io
ho in mente qualche “success cases” come Wolfsburg della Volkswagen. Wolfsburg era
Volkswagen dipendente, ma ne ha fatto un tema espansivo e d’eccellenza combattendo
la perdita dei posti di lavoro naturale con diversificazioni e sviluppo, senza mai
rinunciare alla vocazione naturale industriale e devo dire che, anche in Germania, il
sindacato è partner e spesso è più partner che controparte; ma esistono anche altri casi,
pensiamo a Seat in Spagna, Volkswagen l’ha acquisita e l’ha rilanciata e se cito Seat è
per dire che un merger, quindi un’acquisizione, come quella di Stellantis, non solo di
per sé è un rischio, possono essere delle opportunità, se… non vanno viste come grandi
operazioni industriali che mettono a rischio, nonostante (incomprensibile) arrivi da
Peugeot, la maggioranza sia riconducibile a Peugeot nel CDA e la partecipazione stessa
del Governo francese diano una chiara indicazione di chi ha comprato chi e da che parte
penderà l’ago delle decisioni, cioè, nonostante Exor sia l’azionista di maggioranza; ma
ricordiamoci che le decisioni non saranno comunque politiche, ma saranno ancora una
volta politiche di business e quindi se i posti di lavoro lasceranno l’Italia, le ragioni
saranno quelle di sempre: competitività, produttività, chiarezza di politiche di sviluppo,
certezza del quadro normativo, affidabilità delle Istituzioni, cioè i soliti ingredienti che
consentono di poter fare business e quindi poter credere nell’investimento nel Paese.
Bisogna giocare sul terreno di creare le condizioni affinché non sia l’Italia, in questo
caso non sia Torino, a pagare pegno e questa è una sfida di alto profilo e credo che noi
come Comune, il Sindaco…, io tempo fa ho chiesto di avere un incontro e che la
Sindaca ci rendesse noto in Capigruppo di un incontro che potesse chiedere ai vertici
Stellantis, ma non mi è mai stata data risposta; mi associo alla richiesta della
Capogruppo Artesio di organizzare un Consiglio aperto perché è ovvio che il Sindaco
deve poter giocare un ruolo, la Città deve poter giocare un ruolo e io credo che Torino
debba avere un supporto all’industria nel processo di trasformazione soprattutto nella
parte motoristica che è quella a maggiore vocazione, vocazione da sempre; nonostante
tutto, è ancora una grande eccellenza. Si è parlato di elettrificazione, ma non solo:
ricordiamo l’idrogeno, il gas, quindi formazione per la trasformazione di geo profiles,
staffetta generazionale all’interno delle competenze, incentivi per le startup,
infrastrutture per rendere attrattivo il territorio, creazione app digitali; insieme
all’Università e al Comune, le imprese possono fare cose importanti in questo senso e
poi, ricordiamoci, avviare borse di studio per attrarre qui menti, cervelli, competenze,
un’infrastruttura come catalizzatore, fare leva su un design industriale che ha un grosso
appeal e che Torino ha sempre avuto come eccellenza, tutto ciò, ricordiamocelo, con
una forte alleanza di territorio tra pubblico e privato. Quindi io credo che sia necessario
rivolgere quest’appello con un ordine del giorno al Governo, ma sia anche necessario
che Torino faccia una parte importante come ecosistema che si dichiara disponibile a
mettere in campo queste energie e a creare un tessuto che possa essere fertile, proprio
per cercare un rilancio in questo senso. Grazie, Presidente.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Procediamo adesso con l’intervento del Consigliere Curatella, prego ne ha
facoltà per cinque minuti.

CURATELLA Cataldo
Grazie, Presidente. Oggi ci troviamo, appunto, a discutere questi ordini del giorno che
risalgono a giugno dell’anno scorso, però quanto mai attuali ed è stata anche una delle
ragioni per cui ho presentato oggi la richiesta di comunicazioni, anche a valle dalle
notizie che stanno circolando e di cui mancano dei dati reali sulla situazione. Fiat negli
anni, sia nell’originale Fiat sia poi nelle trasformazioni successive FCA e adesso, con la
fusione con PSA, quindi, in Stellantis, comunque ha storicamente rappresento le basi su
cui è nata e si è sviluppata la Torino industriale, ma non solo associata all’industria in
quanto tale, alle attività in quanto tali fatte da Fiat, FCA e ora Stellantis, ma a tutto il
comparto dell’indotto che ha supportato la Torino industriale, ha supportato tutto ciò
che è stato negli anni l’automotive e il grande assente di questo ultimo periodo, almeno
come atti reali e non annunci, narrazioni o post su Facebook è la politica; la politica io
la vedo la grande assente sulla Città di Torino che era anche una delle ragioni per cui ho
fatto la richiesta di comunicazioni. Noi ci troviamo in una situazione in cui da questa
fusione si è venuto a creare uno dei più grandi player mondiali nell’automotive, che ha
avuto storicamente la sede in Torino, che si apre a tutto il mondo dell’innovazione; la
politica in questo momento dovrebbe aiutare, collaborare insieme al mondo della
ricerca, al mondo industriale per anche cambiare il paradigma, passando da parlare solo
di automotive a parlare della mobilità in tutte le diverse sfaccettature a cui essa si sta
aprendo, quindi non solo il comparto legato alle batterie. L’industria dell’automotive
può dare anche un forte impatto, un forte influsso nello sviluppo delle energie
rinnovabili da cui poi generare quell’energia elettrica, in tutto l’influsso legato ad
esempi al recupero e al riciclo dei materiali, per evitare di estendere il numero di veicoli
materiali che poi vanno a finire in discarica e quindi ridurre l’impatto ambientale
migliorando l’impronta ambientale che la stessa industria può avere. Dal punto di vista
dell’occupazione, permettere alle attuali generazioni di potersi reinventare, aiutandosi
quindi a scoprire tutto il mondo dell’innovazione legata alla mobilità elettrica, alla
produzione di energia da fonti rinnovabili, a un diverso concetto di energia
rappresentata ad esempio dalle comunità energetiche che potrebbero essere favorite da
uno sviluppo diffuso di una mobilità non legata a fonti fossili e in tutto questo vi ricordo
che, qualche anno fa, era stato proposto un Consiglio aperto, si era quasi arrivati ad
avere un Consiglio aperto, come anche ha ricordato la Consigliera Artesio, ma tutto era
rimasto fermo e mai si è andati in quella direzione. Io credo che, in questo momento,
soprattutto a valle di quanto è accaduto in questo anno per effetto della pandemia, sia
più forte che mai la necessità che la politica, quindi il Consiglio Comunale di Torino, in
questo caso - sperando con la Giunta e quindi la Sindaca e non in parallelo a Sindaca e
Giunta -, possa lavorare affinché si arrivi a un Consiglio aperto perché è fondamentale
per il territorio che tutto ciò che è rappresentato… e che rappresenta l’automotive, tutto
ciò che è legato al mondo della ricerca in questo ambito, tutto ciò che è legato agli
ambiti collaterali all’automotive vero e proprio, possa essere nuova fonte di sviluppo e
trovare nuovi spunti. Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei Consigliere Curatella. Ci sono ulteriori interventi da parte dei Consiglieri
Comunali? Non rilevo richieste di intervento. Allora possiamo procedere con la
votazione dei tre atti.
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