Interventi |
SICARI Francesco (Presidente) Procedo adesso con la seconda comunicazione: oggi è la Giornata Internazionale della Donna e, in occasione di tale ricorrenza, ritengo opportuno porre le seguenti riflessioni. La prima riflessione che dovremmo porci - e in questo mi rivolgo soprattutto a noi uomini - è renderci conto di quella condizione privilegiata di cui beneficiamo. Il fatto che nessun uomo venga ucciso con una frequenza di uno ogni tre giorni per il solo fatto di essere uomo evidenzia un problema di fondo della nostra società, e a pagare il prezzo di tutto ciò sono purtroppo le donne. Oggi, come ogni anno, siamo tenuti a fare il punto della situazione. È un giorno dedicato al ricordo delle battaglie passate e delle discriminazioni subite delle donne, ma è anche il giorno necessario per aggiornare l’agenda e capire quali debbano essere i prossimi passi da fare, per eliminare le discriminazioni, purtroppo ancora esistenti, ed evitare che possano tornare quelle che, con non poche difficoltà, siamo riusciti a togliere. La pandemia ha purtroppo causato, nel corso dell’ultimo anno, una forte battuta d’arresto su molti temi riguardanti direttamente la condizione della donna: in ambito lavorativo, in ambito familiare e nella vita di tutti i giorni. Quanto già detto richiede necessariamente una profonda riflessione. I dati ISTAT fanno emergere che per l’anno 2020, mentre il numero degli omicidi volontari sull’intera popolazione evidenzia un calo generale rispetto all’analogo periodo del 2019, il numero delle vittime di sesso femminile non conosce alcun rallentamento, anzi, aumenta. È evidente come la pandemia abbia amplificato le diseguaglianze sociali: a dicembre, nel nostro Paese, gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità, un numero già di per sé tragico, reso ancora più preoccupante dalla suddivisione di genere con cui questo è avvenuto. Si è trattato, infatti, di un crollo, quasi esclusivamente femminile, con 99.000 donne divenute disoccupate o inattive. Estendendo l’arco temporale all’intero anno 2020, quanto emerso nel solo ultimo mese diviene, invece, una costante, con numeri un po’ meno estremi, ma che sottolineano comunque una tendenza allarmante: dei 444.000 occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70% sono donne. È opportuno riflettere, inoltre, in merito alla questione della disuguaglianza retributiva, che continua ad essere una triste realtà. Il Global Gender Gap Report del 2020, recentemente pubblicato, segnala che l’Italia è scesa dal 70° al 76° posto mondiale nella classifica dei Paesi che attuano la parità salariale. Una donna in Italia guadagna in media 17.900 euro l’anno, rispetto ai 31.600 euro guadagnati in media da un uomo; il tutto avviene a fronte di molte più ore lavorate, perché viene pagata proporzionalmente meno e fa molto più lavoro retribuito di un uomo, tenendo in considerazione i lavori domestici e la cura dei figli, che purtroppo sono ancora oggi, troppo spesso, a carico delle donne. Ed è proprio la cura dei figli che spesso porta una donna ad allontanarsi dal mondo del lavoro, un mondo ancora poco riformato affinché ciò non avvenga. Gli auguri oggi non devono essere fatti alle donne, ma a tutte e tutti noi, affinché le nostre riflessioni possano divenire azioni concrete. Buone riflessioni, quindi, a tutte e tutti sulla Giornata Internazionale della Donna. |