Interventi |
SGANGA Valentina Sì, grazie Presidente. Il presupposto del mio intervento sono le parole che Don Ciotti ha usato sui giornali per commentare le tragedie dei senzatetto di queste settimane, ha detto: “Non si può agire con l’arroganza di chi presume sempre di sapere cosa è giusto fare, l’impegno in strada non può prescindere dalla relazione”. Ecco, io penso si debba partire da qui, non voglio avere, appunto, l’arroganza di dire cosa si doveva fare, né che ciò che è stato fatto era giusto, ma spero che si possa sempre crescere e migliorare. Il problema di chi non ha una casa - e purtroppo la maggior parte delle persone che, appunto, dormono per strada una casa non ce l’hanno, al di là delle leggende metropolitane - esiste ed è destinato a crescere se non si avrà una proroga dello stop agli sfratti e ai licenziamenti; quindi tutti i torinesi, come Monsignor Nosiglia ha invitato a fare, devono quindi essere pronti ad accogliere, perché si tratta di persone che sono finite ai margini della società, ma che fino a ieri erano il nostro vicino di casa, il nostro amico, il nostro collega, eravamo noi. Allora, la relazione insieme alla comunicazione in questo mondo è fondamentale, ed è lì che dobbiamo concentrare sforzi e investimenti: solo andando a conoscere e a comprendere le storie dei singoli che vivono in queste condizioni di estrema povertà e di estrema precarietà, potremo costruire soluzioni per aiutarli a toglierli dalla strada. Per questo penso che i gesti siano importanti e alla legittima aspirazione dei torinesi di non vivere davanti a dei dormitori a cielo aperto si deve rispondere con competenza. Ecco, allora le operazioni di pulizia dei portici, che sono ormai una prassi consolidata da anni - come è stato spiegato anche prima del nostro arrivo -, devono essere accompagnate dall’intervento di esperti, dagli psicologi agli assistenti sociali, perché non si può appaltare alla sensibilità del singolo operatore AMIAT o al Vigile Urbano la gestione di una relazione che è oggettivamente problematica e che ha sempre bisogno di professionalità specifiche, ancor di più in un momento traumatico come quello in cui si invita una persona a lasciare quella che in quel momento percepisce come la sua casa. La comunicazione è importante e per questo non ci si può abbandonare a semplificazioni e uscite di propaganda, in un segno o nell’altro, non si può, anche se l’obiettivo è nobile ed è certamente quello di fare di tutto affinché gli esseri umani non dormano in strada in notti fredde come queste. Questa Amministrazione ha fatto tanto e bene nel comparto dell’inclusione sociale dei senzatetto - lo ricordava la Sindaca -, ma deve raccontarlo senza cedere nella retorica e mostrando unicamente i risultati. La Sindaca ne ha citati alcuni importanti, che vale la pena, appunto, ripetere: io credo che sia un risultato importante aver attivato dei percorsi di accompagnamento all’abitare, come appunto l’Housing First; è importante l’apertura h24 delle case di ospitalità dell’Amministrazione comunale, come lo è anche, appunto, l’accesso degli animali di compagnia nei dormitori. Un altro risultato che non era stato menzionato, ma credo valga la pena menzionare, è quello di aver raddoppiato, dopo l’emergenza Covid, i pasti caldi, che appunto vengono somministrati ogni mese, ho recuperato i dati: questi sono passati da 9.000 a 17.000. Allora, davvero dovremmo tutti sforzarci di uscire da questo delirio di semplicismo, che ho letto in molte affermazioni sui giornali in queste settimane, e affrontare il problema nella sostanza, narrando, appunto, le azioni che con fatica vengono portate avanti, senza prestare il fianco a deliri di semplicismo di chi pensa che bastino delle prove di forza per affrontare una realtà complessa. D’altra parte, come dice Don Ciotti, proviamo tutti, dalla politica ai media, ad abbandonare l’arroganza: se qualcosa è stato sbagliato è giusto riconoscerlo, confrontarsi con chi ha esperienza maggiore e capire come possiamo migliorare. Ecco, io credo che solo così riusciremo ad onorare quella tradizione sociale di Torino, che, sono certa, è una tradizione che è radicata in tutti noi. Grazie. |