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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 1 Febbraio 2021 ore 13,00
Paragrafo n. 7
INTERPELLANZA 2021-00040
PROSEGUE?L'ASSENZA?DEL?COMUNE?DI?TORINO?NELLA?TUTELA?DEL?LAVORO?DEI?RIDERS.
Interventi
ARTESIO Eleonora
Artesio presente.

ARTESIO Eleonora
Grazie. È vero, l’Assessore Sacco ha ricordato bene, ho collezionato un lungo elenco di
atti, da quelli più propositivi, che sono stati condivisi da tutto il Consiglio Comunale, a
quelli più puntuali, relativi a quella che continuo a ritenere una inspiegabile lentezza
quando non indifferenza. Perché sono ritornata sull’argomento? Certo, perché è
cambiato lo scenario, per un verso c’è stata una grande accelerazione negativa
relativamente alla predisposizione, da parte di una delle piattaforme logistiche, di intesa
con UGL, di un quadro sindacale che, continuando a proseguire nella definizione del
lavoro autonomo, non riconosceva le attribuzioni di dignità e di qualità del lavoro,
essenziali per l’esercizio di qualunque professione, a quella qui ricordata di Just Eat, che
già in 12 Paesi e in più di 100 città applica invece delle procedure di individuazione e di
gestione dei rapporti con i lavoratori riders improntati al principio del lavoro
dipendente, del riconoscimento delle caratteristiche di questo tipo di lavoro. Questo,
però, il fatto che lo scenario sia mutato, non ha mutato l’inconsistenza del Comune di
Torino nei confronti di questa tematica, perché siamo stati paradossalmente la prima
città ad ospitare un dibattito pubblico intorno al tema di questa condizione lavorativa
grazie all’iniziativa delle persone coinvolte direttamente, che hanno avuto il coraggio e
il senso pubblico di denunciare le loro condizioni di lavoro anche a livello di Tribunale.
Siamo stati una Città che, in virtù di questa iniziativa, individuale e di piccolo collettivo
inizialmente, poi diventata un fatto sociale, ha visto Parlamentari della nostra Regione
depositare proposte di legge, siamo stati la prima Regione che ha introdotto il tema
dell’esposizione al rischio di sicurezza stradale per riuscire a governare e contenere
questo fenomeno e affrontarlo nell’ambito delle competenze locali. Non siamo stati tra
le Città che hanno lavorato per costruire la Carta dei Diritti Fondamentali dei lavoratori
dell’economia digitale, così come hanno fatto Milano, così come hanno fatto Bologna.
Sarebbe stato un percorso tortuoso e faticoso, sì, lo sarebbe stato. Conosciamo bene
qual è la potenza di relazione con gli interlocutori di parte datoriale, li abbiamo visti in
Commissione e in Commissione hanno serenamente dichiarato che applicano le
legislazioni possibili a seconda dei contesti in cui operano. Quindi, il nostro compito era
migliorare e innalzare il livello delle legislazioni, certo, con un confronto probabilmente
serrato e severo, quindi faticoso, ma sarebbe stata una possibile partecipazione
all’innalzamento delle condizioni complessive di questa particolare condizione
lavorativa. Sarebbe stato faticoso, perché è possibile che lavoratori, che sono costretti ad
una condizione di carattere individuale e che probabilmente non avvertono intorno alla
loro condizione il livello di solidarietà che sarebbe necessario o di cui sentirebbero la
necessità, magari non avrebbero riconosciuto il Tavolo istituzionale come un luogo
possibile di definizione di obiettivi e di rafforzamento. Certo, questo succede in tutte le
condizioni; non sempre si riesce a procedere in modo unanime, non sempre si riesce ad
ottenere il riconoscimento che si vorrebbe, quando si esercita un atto di volontà, quale
sarebbe stato quello del Comune, ma è faticoso, ma si sarebbe dovuto fare. E
certamente, alla luce dei due nuovi scenari che abbiamo ricordato sia io, sia l’Assessore
Sacco, anche il livello di rappresentanza sindacale ha maturato nuove prospettive di
lotta e di impegno, magari non riconosciuti da tutti i lavoratori, ma da quelli che
ritengono che l’organizzazione a livello sindacale sia una forza e sia una risorsa.
Tutto questo è quel che si sarebbe potuto fare e oggi ci sentiamo dire che, dato che ci
sono dei buoni rapporti precedenti con Just Eat, allora forse, laddove l’impresa ritenesse
di avanzare anche per l’Italia le condizioni di maggior favore, si chiederà che Torino sia
una piattaforma, una palestra di esercizio di questa maggiore e migliore condizione
lavorativa. Come sempre, mi spiace dirlo, su alcuni temi, in particolare quelli che
riguardano il lavoro, questa Amministrazione ritiene o che sia un compito di altri, il
Governo Nazionale, o che sia troppo contorto e complesso e quindi non c’è la
possibilità di dedicarcisi, anche se a un lavoro come questo sarebbe bastato dedicare
tempo e persone e incontri, non ci sono ragioni di bilancio che potessero essere ostative
a questo tipo di lavoro, e quindi al massimo si attende che qualcuno che è arrivato con
maggiore lungimiranza ci faccia qualche proposta. Io posso essere soltanto
demoralizzata, ma per un aspetto in particolare: che quelle condizioni di lavoro, che già
probabilmente denunciavano il silenzio o l’indifferenza delle istituzioni, da questo tipo
di pratica di questi ultimi anni avranno ricavato soltanto una conferma alle loro
disillusioni, e questo mi dispiace moltissimo.

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