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ARTESIO Eleonora Artesio presente. ARTESIO Eleonora Grazie. È vero, l’Assessore Sacco ha ricordato bene, ho collezionato un lungo elenco di atti, da quelli più propositivi, che sono stati condivisi da tutto il Consiglio Comunale, a quelli più puntuali, relativi a quella che continuo a ritenere una inspiegabile lentezza quando non indifferenza. Perché sono ritornata sull’argomento? Certo, perché è cambiato lo scenario, per un verso c’è stata una grande accelerazione negativa relativamente alla predisposizione, da parte di una delle piattaforme logistiche, di intesa con UGL, di un quadro sindacale che, continuando a proseguire nella definizione del lavoro autonomo, non riconosceva le attribuzioni di dignità e di qualità del lavoro, essenziali per l’esercizio di qualunque professione, a quella qui ricordata di Just Eat, che già in 12 Paesi e in più di 100 città applica invece delle procedure di individuazione e di gestione dei rapporti con i lavoratori riders improntati al principio del lavoro dipendente, del riconoscimento delle caratteristiche di questo tipo di lavoro. Questo, però, il fatto che lo scenario sia mutato, non ha mutato l’inconsistenza del Comune di Torino nei confronti di questa tematica, perché siamo stati paradossalmente la prima città ad ospitare un dibattito pubblico intorno al tema di questa condizione lavorativa grazie all’iniziativa delle persone coinvolte direttamente, che hanno avuto il coraggio e il senso pubblico di denunciare le loro condizioni di lavoro anche a livello di Tribunale. Siamo stati una Città che, in virtù di questa iniziativa, individuale e di piccolo collettivo inizialmente, poi diventata un fatto sociale, ha visto Parlamentari della nostra Regione depositare proposte di legge, siamo stati la prima Regione che ha introdotto il tema dell’esposizione al rischio di sicurezza stradale per riuscire a governare e contenere questo fenomeno e affrontarlo nell’ambito delle competenze locali. Non siamo stati tra le Città che hanno lavorato per costruire la Carta dei Diritti Fondamentali dei lavoratori dell’economia digitale, così come hanno fatto Milano, così come hanno fatto Bologna. Sarebbe stato un percorso tortuoso e faticoso, sì, lo sarebbe stato. Conosciamo bene qual è la potenza di relazione con gli interlocutori di parte datoriale, li abbiamo visti in Commissione e in Commissione hanno serenamente dichiarato che applicano le legislazioni possibili a seconda dei contesti in cui operano. Quindi, il nostro compito era migliorare e innalzare il livello delle legislazioni, certo, con un confronto probabilmente serrato e severo, quindi faticoso, ma sarebbe stata una possibile partecipazione all’innalzamento delle condizioni complessive di questa particolare condizione lavorativa. Sarebbe stato faticoso, perché è possibile che lavoratori, che sono costretti ad una condizione di carattere individuale e che probabilmente non avvertono intorno alla loro condizione il livello di solidarietà che sarebbe necessario o di cui sentirebbero la necessità, magari non avrebbero riconosciuto il Tavolo istituzionale come un luogo possibile di definizione di obiettivi e di rafforzamento. Certo, questo succede in tutte le condizioni; non sempre si riesce a procedere in modo unanime, non sempre si riesce ad ottenere il riconoscimento che si vorrebbe, quando si esercita un atto di volontà, quale sarebbe stato quello del Comune, ma è faticoso, ma si sarebbe dovuto fare. E certamente, alla luce dei due nuovi scenari che abbiamo ricordato sia io, sia l’Assessore Sacco, anche il livello di rappresentanza sindacale ha maturato nuove prospettive di lotta e di impegno, magari non riconosciuti da tutti i lavoratori, ma da quelli che ritengono che l’organizzazione a livello sindacale sia una forza e sia una risorsa. Tutto questo è quel che si sarebbe potuto fare e oggi ci sentiamo dire che, dato che ci sono dei buoni rapporti precedenti con Just Eat, allora forse, laddove l’impresa ritenesse di avanzare anche per l’Italia le condizioni di maggior favore, si chiederà che Torino sia una piattaforma, una palestra di esercizio di questa maggiore e migliore condizione lavorativa. Come sempre, mi spiace dirlo, su alcuni temi, in particolare quelli che riguardano il lavoro, questa Amministrazione ritiene o che sia un compito di altri, il Governo Nazionale, o che sia troppo contorto e complesso e quindi non c’è la possibilità di dedicarcisi, anche se a un lavoro come questo sarebbe bastato dedicare tempo e persone e incontri, non ci sono ragioni di bilancio che potessero essere ostative a questo tipo di lavoro, e quindi al massimo si attende che qualcuno che è arrivato con maggiore lungimiranza ci faccia qualche proposta. Io posso essere soltanto demoralizzata, ma per un aspetto in particolare: che quelle condizioni di lavoro, che già probabilmente denunciavano il silenzio o l’indifferenza delle istituzioni, da questo tipo di pratica di questi ultimi anni avranno ricavato soltanto una conferma alle loro disillusioni, e questo mi dispiace moltissimo. |