Interventi |
TRESSO Francesco Grazie, Presidente. La vicenda della Cavallerizza ci ha accompagnato in tutti questi cinque anni di consiliatura e devo dire che l'epilogo che oggi si che verifica non è quello che probabilmente ci si aspettava da parte di quest’Amministrazione, che non per nulla oggi dimostra una frattura all’interno anche dei Consiglieri di Maggioranza. Dico questo perché io ho preso parte fin dall'inizio a quegli incontri, a dire il vero un po' sbrigativi, che credo inizio 2017 avevano avviato un percorso che voleva essere partecipativo, all’epoca con alcuni incontri condotti dall’Assessore Montanari che aveva poi chiuso questo ciclo mi sembra di qualche incontro, dicendo che lui avrebbe prodotto tre paginette in cui definiva qual era la possibilità di concludere un processo che avrebbe davvero coinvolto in una fase partecipativa tutti gli attori. Era sembrato fin da subito un po' velleitario e forse superficiale questo tipo di approccio e devo dire che la grande pecca di quest’Amministrazione è stata di non prendere poi mano seriamente questo tipo di percorso, che viceversa avrebbe potuto coinvolgere probabilmente tutti i partner istituzionali che di cultura si occupano a livello torinese in un processo realmente di elaborazione di un progetto forte, un progetto forte, un progetto di rilevanza sicuramente europea. Però sicuramente l'Amministrazione si è resa conto che un conto è stare all'opposizione e un conto è trovarsi a governare, quindi capire anche come in una situazione finanziaria sicuramente complessa, ma occuparsi degli oltre 40.000 metri quadri di Cavallerizza con i costi necessari per ricomprare quando serviva per comprare dal Demanio e decartolarizzare quando era stato cartolarizzato, e quindi insomma si parlava di cifre inferiori ai 17-18 milioni, più tutto quello che era invece necessario per ripristinare, rifunzionalizzare tutti quegli spazi erano cifre sicuramente importanti e quindi si strette fermi. Io credo di aver provveduto insieme ad altri Consiglieri, ma io in prima persona, a fare almeno tre interpellanze in cui evidenziavo uno stato tra l'altro di occupazione che in situazioni di sicurezza molto precarie, questo spaventava in una Città come quella di Torino che ha vissuto tragedie come il Cinema Statuto e poi ancora in tempi più recenti piazza San Carlo e quant'altro, e viceversa l’Amministrazione ha sempre voluto, in particolare l’Assessore all'epoca Montanari fare un po’ orecchie da mercante su questo, si voleva soprassedere. Però in tutto ciò invece si fosse cercato di portare avanti un processo che faceva di quello che dovevano essere i requisiti, che poi penso si possano riassumere sostanzialmente nel fatto che si volesse fare un polo realmente dedicato unitariamente alla cultura, e che quindi su questo ci fosse un confronto aperto, laico che coinvolgesse davvero le istituzioni per capire anche cosa fosse la volontà della Città. Io poi, come penso di aver dato più volte esempio in questi anni di consiliatura, non sono contrario ad un partenariato pubblico-privato purché il pubblico abbia la sua funzione di regolazione, di indirizzo. In questo modo invece abbiamo assistito nel tempo a un progressivo nulla concludere, un po' di ignavia direi anche su questo tema, che ha parlato poi a quello che sappiamo, a seguito dell'ennesimo incidente, l'ennesimo incendio, il Prefetto a dover intervenire di autorità, lo sgombero che per fortuna si è condotto anche secondo criteri assolutamente tranquilli, a una trattativa con quelle parti che avevano avuto un ruolo importante sicuramente anche nel riposizionare la necessità di un ruolo realmente pubblico di questo bene di una capacità anche di produrre un certo tipo di cultura che sicuramente hanno avuto un ruolo io trovo importante anche nel dialogo e nel dibattito, però poi se non ci sono tempi che la politica sa darci, se non ci sono soluzioni che la politica sa dare, cosa succede che poi le cose precipitano. A me spiace che in tutto ciò la Città abbia avuto un ruolo molto secondario, molto poco proattivo, molto di subordine rispetto a quello che poi sono state invece iniziative portate avanti da altri, ma su cui poi è difficile tornare indietro, è difficile non dare risposte quando mancano capacità di elaborazione come in questo modo. Ora, credo che per esempio ci potesse essere la possibilità di valutare come far fronte con un Piano Economico Finanziario a quanto era necessario per la decartolarizzazione e per il ripristino con un sistema anche di affitti, di affitti ovviamente intesi a quei soggetti che potevano avere una partecipazione proprio perché si occupano di cultura in senso ampio: dall’Università, ai teatri, a tutto quanto potesse essere verificabile con quelle che sono, come dicevo prima, le istituzioni che di questo si occupano. Però questo fu fin da subito accantonato, non si pensò che invece fosse un progetto forte e che la Città poteva coordinare, non farsene carico in prima persona, poteva arrivare ad avere un progetto di una certa consistenza, coordinandolo e poi andare istituzionalmente a parlare con le banche, a parlare con le fondazioni per capire se questo poteva essere visto come un progetto di fattibilità economica finanziaria sostenibile, robusto, eccetera, ma non si intese invece spendere proattività su questo, si preferì andare avanti con questo discorso dei Beni Comuni che poi di fatto cosa ha prodotto, prodotto che siamo di nuovo al punto di partenza. Ecco, io temo che questa sia un po' una sconfitta per tutti, ma non voglio fare polemica sul Gruppo di Maggioranza, ma è stato davvero una mancanza di un confronto un pochino più capace di ascoltare anche quelle che erano le città, però coordinando con un'iniziativa forte, con una visione concreta e reale di quello che potesse essere l'obiettivo da raggiungere. Oggi ci troviamo in questa situazione. Io credo che sia necessario comunque andare avanti e quindi questo PUR che sicuramente apre delle le possibilità concrete di procedere, anche se viene meno rispetto a quello che potevano essere degli obiettivi che all'epoca io anche avevo condiviso come volontà di poter avere una maggiore unitarietà di intenti nel vedere quello che è la nuova possibilità di dare a questo complesso di natura unica una forte vocazione molto più mirata e molto più definita in cui la Città avesse un ruolo più importante, insomma, mi spiace perché davvero è stata un po' una vicenda che ha avuto dei tempi non compatibili e soprattutto delle soluzioni non ben valutate fin dall'inizio, che potevano essere perseguite con maggior forza, con maggior impegno e questo credo che paghi scotto oggi. Io annuncio che la mia posizione sarà quella di votare positivamente la delibera in sede finale e non mi esprimo sul fatto della mancanza di, diciamo di democrazia se vogliamo, nell'avere accorpato gli emendamenti. Io li ho letti, in parte devo dire che erano sicuramente anche difficilmente ascrivibili a puri emendamenti di opposizione, erano sicuramente di merito. Questo forse denota però il fatto che, come dicevo, la lacuna viene prima, la carenza è stata quella propria di un dibattito, di una capacità di confronto che fosse maggiormente capace di coinvolgere in maniera migliore tutte quelle che erano delle sensibilità diverse. Oggi siamo qui, credo che valga la pena procedere speditamente perché la politica deve saper dare anche soluzioni che nei tempi siano compatibili. Grazie. |