Interventi |
ARTESIO Eleonora Abbiamo ascoltato, dall’intervento dell’Assessora Schellino, che le persone disponibili a donare sono ben accette e che è ben accetta la scelta e il comportamento del dono. Forse non credevano di aver bisogno di una concessione, ma oggi questa concessione è arrivata. Credo soprattutto che le persone che si prestano a un atto di generosità più o meno grande, più o meno frequente, non abbiano alcuna consapevolezza del voler risolvere da sole e con quel dono i problemi personali e i problemi sociali delle persone senza fissa dimora e delle comunità nelle quali queste persone vivano, più semplicemente forse ritengono, con quel piccolo gesto, di riuscire a contribuire quel giorno ad assicurare almeno un minimo di sussistenza ad una persona in evidente stato di bisogno, cioè fanno un ragionamento opposto a quello che compariva nell’intervista del Comandante Bezzon, laddove si dichiarava: “Se non beccassero 1 euro verrebbero da noi”, perché questa dichiarazione è la dichiarazione dell’assedio. Poiché queste persone non sono disponibili ad accogliere con riconoscenza quanto la comunità è disposta a loro dare, allora vediamo di privarle anche delle condizioni minime di sussistenza, così, assediate, accetteranno l’aiuto che generosamente le Istituzioni predispongono, perché questa logica, la logica dell’assedio, è una logica che risponde pienamente - e io confermo il giudizio che ho dato su quell’intervista - una concezione storica del nostro Paese, fortunatamente contrastata da molti esempi di comportamenti individuali di solidarietà organizzate e di analisi politiche, secondo la quale la povertà è necessariamente o un demerito dovuto all’incapacità, dovuto alla pigrizia, o una colpa, l’assenza di volontà, o, peggio ancora, come lasciava trapelare anche l’intervista del Comandante Bezzon, uno stile furbesco organizzato. Beh, su quest’ultimo aspetto non mi soffermerei, perché per un’Amministrazione così strategica nel monitorare il territorio, nel controllarlo con le videosorveglianze, nel costruire Tavoli sulla sicurezza pubblica e il decoro urbano, mi aspetto che, invece di ipotizzare degli eventuali sfruttamenti ai danni di queste persone, individuino, con tutte le tecniche strategiche e moderne a loro disposizione, i modi per perseguire i veri responsabili. Quindi, di quella denuncia, francamente, sento soltanto la ridondanza. Mentre invece ritorno, e con impegno che credo dovrebbe caratterizzare ciascuno di noi sul tema relativo al modo con il quale socialmente, culturalmente, politicamente ci si appresta a queste tematiche relative agli impoverimenti e alle condizioni di povertà estrema, perché questo dato, per il quale la povertà è necessariamente una colpa e gli elementi e gli strumenti di contrasto alle condizioni di povertà sono meriti delle Istituzioni che vi provvedono, non può tollerare, come abbiamo visto non essere tollerabile, in quell’intervista e in quella del giorno dopo e anche in parte nel ragionamento di oggi, che ci sia qualcuno così impudente che, oltre che essere povero, si permetta anche di rifiutare l’aiuto. Ma questo modo di interpretare e di giudicare è un modo di (audio interrotto) di non pensare che se ci si ritrova in una condizione di vita di strada, all’origine ci sono sicuramente dei diritti negati, come minimo il lavoro e la casa. Quando ci si ritrova per strada, per sopravvivere, ci si deve in qualche modo riprogrammare, fare la fila per elemosinare un posto in dormitorio, nella speranza che ci sia un posto, che comunque sarà provvisorio, fare la fila alle mense per elemosinare un pasto, che ai tempi del Covid è da asporto, e abituarsi a saltare la cena perché le possibilità della distribuzione serale non sono molte in città, a fare la fila per elemosinare vestiti che magari non ti facciano sentire proprio un barbone, finché, pur di combattere il freddo, ti metti addosso qualsiasi cosa; fare la fila per elemosinare una doccia e poi trovare qualche posto riparato dove passare la giornata, con il freddo che ti penetra nel cervello, con il solleone che ti soffoca. Di spazi dove passare la giornata a Torino ce ne sono pochissimi e tutto questo insieme di riprogrammazione della vita delle persone diventa un randagismo urbano, che sfinisce, abbruttisce, in cui la strada entra dentro e farla uscire diventa molto difficile. Le parole così nette chiare non sono mie, ma sono quelle degli operatori di strada, dei volontari di strada, che hanno scritto, dopo aver ascoltato... ARTESIO Eleonora ... dopo aver ascoltato l’intervista del Comandante di Polizia, ai mezzi di informazione. Quindi, io credo che le modalità con le quali ci si è espressi in questa vicenda siano modalità certamente non all’altezza delle volontà dichiarate dalla nostra città, ma anche profondamente inutili e dannose rispetto a un’analisi sociale corretta e a un adeguato piano corrispondente a questa analisi sociale. Grazie. |