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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 1 Febbraio 2021 ore 13,00
Paragrafo n. 14

Comunicazioni della Sindaca su “Dichiarazioni Comandante Bezzon su senzatetto presenti nel centro cittadino”.
Interventi
ARTESIO Eleonora
Abbiamo ascoltato, dall’intervento dell’Assessora Schellino, che le persone disponibili
a donare sono ben accette e che è ben accetta la scelta e il comportamento del dono.
Forse non credevano di aver bisogno di una concessione, ma oggi questa concessione è
arrivata. Credo soprattutto che le persone che si prestano a un atto di generosità più o
meno grande, più o meno frequente, non abbiano alcuna consapevolezza del voler
risolvere da sole e con quel dono i problemi personali e i problemi sociali delle persone
senza fissa dimora e delle comunità nelle quali queste persone vivano, più
semplicemente forse ritengono, con quel piccolo gesto, di riuscire a contribuire quel
giorno ad assicurare almeno un minimo di sussistenza ad una persona in evidente stato
di bisogno, cioè fanno un ragionamento opposto a quello che compariva nell’intervista
del Comandante Bezzon, laddove si dichiarava: “Se non beccassero 1 euro verrebbero
da noi”, perché questa dichiarazione è la dichiarazione dell’assedio. Poiché queste
persone non sono disponibili ad accogliere con riconoscenza quanto la comunità è
disposta a loro dare, allora vediamo di privarle anche delle condizioni minime di
sussistenza, così, assediate, accetteranno l’aiuto che generosamente le Istituzioni
predispongono, perché questa logica, la logica dell’assedio, è una logica che risponde
pienamente - e io confermo il giudizio che ho dato su quell’intervista - una concezione
storica del nostro Paese, fortunatamente contrastata da molti esempi di comportamenti
individuali di solidarietà organizzate e di analisi politiche, secondo la quale la povertà è
necessariamente o un demerito dovuto all’incapacità, dovuto alla pigrizia, o una colpa,
l’assenza di volontà, o, peggio ancora, come lasciava trapelare anche l’intervista del
Comandante Bezzon, uno stile furbesco organizzato. Beh, su quest’ultimo aspetto non
mi soffermerei, perché per un’Amministrazione così strategica nel monitorare il
territorio, nel controllarlo con le videosorveglianze, nel costruire Tavoli sulla sicurezza
pubblica e il decoro urbano, mi aspetto che, invece di ipotizzare degli eventuali
sfruttamenti ai danni di queste persone, individuino, con tutte le tecniche strategiche e
moderne a loro disposizione, i modi per perseguire i veri responsabili. Quindi, di quella
denuncia, francamente, sento soltanto la ridondanza. Mentre invece ritorno, e con
impegno che credo dovrebbe caratterizzare ciascuno di noi sul tema relativo al modo
con il quale socialmente, culturalmente, politicamente ci si appresta a queste tematiche
relative agli impoverimenti e alle condizioni di povertà estrema, perché questo dato, per
il quale la povertà è necessariamente una colpa e gli elementi e gli strumenti di
contrasto alle condizioni di povertà sono meriti delle Istituzioni che vi provvedono, non
può tollerare, come abbiamo visto non essere tollerabile, in quell’intervista e in quella
del giorno dopo e anche in parte nel ragionamento di oggi, che ci sia qualcuno così
impudente che, oltre che essere povero, si permetta anche di rifiutare l’aiuto. Ma questo
modo di interpretare e di giudicare è un modo di (audio interrotto) di non pensare che se
ci si ritrova in una condizione di vita di strada, all’origine ci sono sicuramente dei diritti
negati, come minimo il lavoro e la casa. Quando ci si ritrova per strada, per
sopravvivere, ci si deve in qualche modo riprogrammare, fare la fila per elemosinare un
posto in dormitorio, nella speranza che ci sia un posto, che comunque sarà provvisorio,
fare la fila alle mense per elemosinare un pasto, che ai tempi del Covid è da asporto, e
abituarsi a saltare la cena perché le possibilità della distribuzione serale non sono molte
in città, a fare la fila per elemosinare vestiti che magari non ti facciano sentire proprio
un barbone, finché, pur di combattere il freddo, ti metti addosso qualsiasi cosa; fare la
fila per elemosinare una doccia e poi trovare qualche posto riparato dove passare la
giornata, con il freddo che ti penetra nel cervello, con il solleone che ti soffoca. Di spazi
dove passare la giornata a Torino ce ne sono pochissimi e tutto questo insieme di
riprogrammazione della vita delle persone diventa un randagismo urbano, che sfinisce,
abbruttisce, in cui la strada entra dentro e farla uscire diventa molto difficile. Le parole
così nette chiare non sono mie, ma sono quelle degli operatori di strada, dei volontari di
strada, che hanno scritto, dopo aver ascoltato...

ARTESIO Eleonora
... dopo aver ascoltato l’intervista del Comandante di Polizia, ai mezzi di informazione.
Quindi, io credo che le modalità con le quali ci si è espressi in questa vicenda siano
modalità certamente non all’altezza delle volontà dichiarate dalla nostra città, ma anche
profondamente inutili e dannose rispetto a un’analisi sociale corretta e a un adeguato
piano corrispondente a questa analisi sociale. Grazie.

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