Città di Torino

Consiglio Comunale

Città di Torino > Consiglio Comunale > VERBALI > Torna indietro

Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 1 Febbraio 2021 ore 13,00
Paragrafo n. 14

Comunicazioni della Sindaca su “Dichiarazioni Comandante Bezzon su senzatetto presenti nel centro cittadino”.
Interventi
SICARI Francesco (Presidente)
Procediamo adesso con le successive richieste di comunicazioni, richieste, con ordine,
dal Consigliere e dai Capigruppo Montalbano, Artesio, Lo Russo, Tresso, Tevere, in
merito alle “Dichiarazioni del Comandante della Polizia Emiliano Bezzon”. Quindi,
inizierei con il dare ovviamente la parola alla Giunta e poi, una volta completato
l’intervento della Giunta, apriremo la discussione con i seguenti tempi, in quanto la
Conferenza dei Capigruppo ha accordato l’estensione dei tempi, cumulabili per ogni
singolo Gruppo: il Partito Democratico avrà a disposizione 12 minuti; il Movimento
5 Stelle 26 minuti; il Gruppo Misto 10 minuti; Forza Italia 7 minuti; Lega Nord 7 minuti
e tutti gli altri Gruppi avranno a disposizione 6 minuti.
Lascio, quindi, ora la parola alla Vicesindaca Schellino.

SCHELLINO Sonia (Vicesindaca)
Buongiorno. Per affrontare il tema oggetto delle polemiche degli ultimi giorni occorre
innanzitutto sgomberare il campo da un possibile equivoco. Nessuno in questa Città
pensa che il dono…

SICARI Francesco (Presidente)
Vicesindaca, la sentiamo molto male.

SCHELLINO Sonia (Vicesindaca)
Mi sentite male? Provo a tenere più vicino alla bocca il… Così è meglio?

SICARI Francesco (Presidente)
Così è meglio.

SCHELLINO Sonia (Vicesindaca)
Okay, grazie. Dicevo, il punto che ci tocca ancora una volta chiarire, come peraltro fatto
in varie Commissioni Consiliari e di Circoscrizione, è invece il fatto che per alcune
persone, non tutti, ricevere offerte in denaro, nel caso in cui la quantità sia abbastanza
consistente, possa essere un deterrente all’accettazione di un percorso di ritorno
all’autonomia, che passa attraverso la presa in carico del Servizio Adulti in Difficoltà, la
collocazione temporanea in dormitorio o in progetti di autonomia, incluso l’Housing
First, e la ripresa di quella fiducia in se stessi e nella comunità che sono indispensabili
per uscire dalla situazione di vita in strada. La collocazione in una via centrale, sotto i
portici, consente indubbiamente una visibilità e una capacità di raccolta piuttosto
consistenti. Spesso riceviamo richieste da parte di commercianti del centro, che
chiedono che la Città intervenga in termini di decoro e che, dal momento che cambiano
le monete in banconote, hanno una capacità piuttosto precisa di stimare la raccolta. È
chiaro che non c’è di per sé nulla di male e che chiunque è libero di dare quello che
vuole, quanto vuole e a chi vuole, ma non possiamo non segnalare che non è infrequente
che le stesse persone che donano si rivolgano alle istituzioni chiedendo in modo piccato
il ripristino del decoro. È per questo che è onesto intellettualmente dire che l’ostinazione
a non spostarsi da alcuni spazi è determinata anche, non sempre, da una rendita di
posizione che garantisce una raccolta di fondi. Poi, come sempre, la complessità non è
così facile da spiegare, ci sono storie di sofferenza, di malattia, di dipendenza, storie che
hanno portato una persona a rifiutare un percorso di integrazione, ma il denaro, che
spesso ci scarica la coscienza in pochi secondi, a volte non fa del bene alle persone.
Altro è il lavoro dei volontari, la costruzione di una relazione, sostituire una maglia
sporca da buttare con una pulita, portare un piatto caldo quando proprio non si riesce a
convincere la persona a recarsi presso una mensa. Questo è quello che fanno i molti
volontari, che, coordinandosi con i Servizi della Città, cercano ogni giorno di rendere la
vita di chi sta in strada meno dura e possibilmente di togliere dalla strada il maggior
numero possibile di persone. Dal punto di vista del diritto a un reddito, per chi non ha
nulla, vorrei ricordare che il Reddito di Cittadinanza è anche per chi non ha una dimora,
salvo naturalmente la quota di contributo all’affitto, e i Servizi cercano di aiutare i senza
dimora percettori di Reddito di Cittadinanza a trovare anche solo soluzioni temporanee
in coabitazione, per iniziare da lì un cammino di uscita dalla vita di strada.
In base ai dati raccolti dal Servizio Adulti in Difficoltà, derivanti dalle prese in carico e
dalla conoscenza diretta delle persone, si ha riscontro certo di almeno 250 persone senza
dimora con Reddito di Cittadinanza, che significa un terzo degli iscritti nella residenza
fittizia Casa Comunale 2, in quanto senza dimora. Il dato è tuttavia sicuramente più
elevato, dal momento che molte persone senza dimora hanno mantenuto il vecchio
indirizzo di residenza. Su Torino, che vede complessivamente oltre 5.300 iscritti ai tre
indirizzi di Casa Comunale, vi sono oltre 1.500 beneficiari di Reddito di Cittadinanza
iscritti nei tre indirizzi di Casa Comunale. Naturalmente dobbiamo precisare che Casa
Comunale 1 è per i cittadini non necessariamente senza dimora e non seguiti dai Servizi,
e Casa Comunale 3, stranieri in percorsi di protezione internazionale. Negli ultimi anni,
e in particolare nell’ultimo anno, la Polizia Municipale ha incrementato molto la sua
attività di collaborazione con i Servizi Sociali per la gestione delle persone senza
dimora, tanto che a volte diciamo che è quasi come avere un Servizio di Boa in più. La
collaborazione della Polizia Locale si è concretizzata nell’ultimo anno anche nelle
attività del Centro Emergenza Freddo, la cui ultima collocazione è in via Traves. Come
è noto, durante i mesi invernali la Città mette a disposizione questa struttura, idonea per
l’accoglienza salvavita delle persone senza dimora, anche prive di documenti o di quelle
caratteristiche che darebbero diritto a un dormitorio. Si tratta di un sito umanitario
emergenziale, gestito dalla Croce Rossa, e il personale del Reparto Operativo Speciale
funge da collegamento con il Servizio Adulti in Difficoltà e l’Ufficio Stranieri per la
soluzione di casi particolari e inviando nel sito umanitario persone che non sono a
conoscenza di questa opportunità.
La Polizia Locale svolge, di iniziativa o su segnalazione, una costante attività di
monitoraggio, soccorso, attivazione dei vari Enti e Servizi competenti e collabora con
gli stessi nella trattazione dei casi, l’ascolto e, non ultimo, il ripristino delle condizioni
di decoro. In particolare, negli ultimi anni il Comando Sezione 1ª Centro e il Reparto
Operativo Speciale - il primo per il grande numero di soggetti senza fissa dimora
presenti sul proprio territorio e il secondo per la propria specificità - si sono trovati
spesso coinvolti nelle attività dedicate alle persone senza dimora, arrivando in alcuni
casi a svolgere un importante ruolo, nel raggiungimento dell’obiettivo finale e
condiviso, costituito dal permettere alle persone di trovare una migliore e più dignitosa
sistemazione o una valida alternativa di vita. In altri casi si è svolta un’azione di
contenimento del fenomeno e, solo come ultima ipotesi, ove sono risultate vane tutte le
soluzioni offerte, e alla presenza di veri e propri accampamenti, con tanto di cumuli
incontrollati di masserizie e spesso rifiuti ammassati in luoghi di pubblico passaggio,
vengono invitati a spostarti e viene pulita l’area. Si aggiunga che l’attività svolta dai due
reparti citati viene organizzata in modo che il Comando Sezione 1ª Centro monitora e
censisce costantemente le persone presenti nella zona centrale della città, occupandosi
delle incombenze del caso di volta in volta, mentre il Reparto Operativo Speciale si fa
carico dei casi più critici su tutto il territorio cittadino. Spesso, a seguito di richiesta di
intervento del 118, con opportuna visita medica, i sanitari richiedono alla Città di
attivare i Centri di Salute Mentale per una valutazione psichiatrica. Nel corso del 2020
la Polizia Locale ha ricevuto 120 segnalazioni e ha effettuato 1.005 interventi e 200
interventi di supporto all’AMIAT. Vorrei brevemente raccontarvi alcuni casi complessi,
gestiti recentemente dalla Polizia Locale, collaborando con i Servizi e le istituzioni
competenti, dai quali deriva la conoscenza diretta del contesto, delle fragilità e delle
abitudini di una parte, probabilmente quella più difficile, delle persone senza dimora.
Un gruppo di cinque persone senza dimora, che aveva occupato con una cospicua
quantità di masserizie buona parte dei portici di un noto edificio storico del centro:
l’attività di monitoraggio è iniziata nel mese di giugno del 2020, a seguito di
segnalazione, e ha portato all’individuazione di cinque persone, che, con la preziosa
collaborazione dei Servizi Adulti in Difficoltà, Servizi Sociali, Servizio Stranieri e
Servizi Psichiatrici dell’ASL di questa città hanno avuto questo esito: un alcolista
inserito poi in un dormitorio; un ex tossicodipendente preso poi in carico dal SERT; un
alcolista in seguito inserito in comunità dal SERT; un cittadino straniero regolarmente
presente sul territorio inserito in un dormitorio; un invalido al 100% affetto da
importante patologia inserito in una pensione, nonostante occasionalmente torni
spontaneamente a dormire in strada.
Un altro caso è quello di una persona accampata da alcuni anni presso una pensilina del
bus, unitamente a cinque cani, alcuni di taglia molto grande; questa persona è affetta da
problemi psichici e è stata oggetto di numerosi interventi da parte di tutti i Servizi
competenti e delle varie Forze di Polizia. Recentemente è stata ricoverata in ospedale, a
causa del peggioramento del suo stato di salute, e in seguito ha accettato finalmente un
percorso di cure; i cani sono stati dati in custodia a idonea struttura, con la possibilità
per la persona di tenerne almeno qualcuno con sé in base al progetto di vita che si sta
costruendo, ed è stato naturalmente ripristinato l’utilizzo della pensilina. Anche in
questo caso l’intermediazione della Polizia Municipale è stata particolarmente utile.
Due donne, accampate da tempo sotto i portici di una piazza del centro, che versavano
in condizioni igienico-sanitarie di salute precarie: a seguito di attivazione del Servizio
Adulti in Difficoltà e Psichiatrico, sono state inizialmente ricoverate mediante ASO e
poi inserite in strutture d’accoglienza, anche se purtroppo spesso ritornano in strada,
accettando al più occasionalmente di passare una notte presso il Centro Emergenza
Freddo di via Traves.
Una coppia di italiani, che da tempo vivevano accampati sotto i portici di una
importante piazza della zona centrale cittadina, ammassando una notevolissima quantità
di rifiuti. I due hanno sempre categoricamente rifiutato offerte di assistenza o comunque
alternative di vita, nonostante, a loro dire, percepissero il Reddito di Cittadinanza, oltre
alle offerte ricavate dalle attività della questua. Una delle due persone era stata più volte
accolta in comunità, ma aveva più volte abbandonato i percorsi. Recentemente, a
seguito di una prolungata attività di monitoraggio e propositiva, effettuata dal personale
del comitato... del Commissariato Centro con i Servizi competenti, vista la loro non
collaborazione e le proteste della cittadinanza e degli esercenti le attività commerciali
limitrofe, sono stati spostati, con conseguente smaltimento del materiale accumulato, e
sono stati caricati su tre autocarri dell’AMIAT i materiali, naturalmente.
Io credo che in questa occasione occorra ancora ribadire che Torino è una città che
accoglie, con strumenti e azioni che sono andate aumentando nel tempo. Le azioni
rivolte alle persone senza dimora si disegnano e si realizzano grazie a un mix di
soluzioni, complesso e articolato, che va dalla più tradizionale accoglienza in dormitori,
dove ricordo che da marzo è prevista l’apertura h24, fino allo strumento dell’Housing
First, nel quale la Città è stata pioniera e continua ad essere un’eccellenza, aumentando
ogni anno i posti. Fondamentale nel lavoro dei Servizi è lo strumento del Piano di
Inclusione Sociale, che garantisce di moltiplicare le risorse grazie alla co-progettazione
e al lavoro di squadra con il Terzo Settore, con la Diocesi e con tutte le realtà della
società civile disposte a mettersi in gioco. Il lavoro di squadra, che è andato crescendo
negli anni, è anche prezioso ai fini della costruzione di un linguaggio comune e di un
agire condiviso e coordinato, e parte della squadra sono - non dimentichiamolo - la
nostra Protezione Civile e la nostra Polizia Locale. Ho terminato, grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei, Vicesindaca. Come ho anticipato, adesso inizieranno gli interventi dei
Consiglieri, in ordine di presentazione delle richieste di comunicazioni, e quindi inizierà
adesso la Consigliera Montalbano, che ne ha facoltà, come ho detto prima, per un
massimo di dieci minuti. Prego.

MONTALBANO Deborah
Sì, grazie, Presidente. Ma faccio difficoltà a rispondere alle relazioni - tanto di quelle
parliamo - che l’Assessora Schellino ci ha appena decantato, perché…, che poi
sinceramente, sinceramente, in realtà a me le dichiarazioni del Comandante Bezzon, che
non so per quali competenze si esprima rispetto a questioni che non gli competono
direttamente, ma esattamente, come l’Assessora Schellino, si fa portatrice di alcuni
interessi che possono essere quelli dei commercianti, che forse sarebbe bene portasse
all’attenzione del Consiglio Comunale l’Assessore Sacco, e non lei, che si dovrebbe
occupare di ben altre questioni. Ma, detto questo, io sono rimasta molto spiazzata dalle
dichiarazioni comunque, umanamente, sia di Bezzon, ma non avevo dubbi che il giorno
dopo sia l’Assessora Schellino che gran parte dei Consiglieri di Maggioranza, della
IV Commissione, iscritti in IV Commissione, avrebbero, come pappagalli,
sostanzialmente - perché di questo parliamo, pappagalli -, riportato e sostanzialmente
ribadito che tali dichiarazioni erano veritiere. E perché dico questo? Perché, per mia
fortuna e per sfortuna del Movimento 5 Stelle a Torino, io fui la Presidente della
IV Commissione per il primo anno e mezzo di mandato, e io ricordo molto bene, infatti,
l’iter dei sopralluoghi da me avviato, come Presidente della IV Commissione, nei
dormitori, che credo ben ricordino tutti i Consiglieri di quella Commissione, era proprio
in funzione di alcune posizioni, alcune narrative che la stessa struttura - mi duole dirlo,
ma questo è -, la stessa struttura del Settore Sociale del Comune di Torino, nei ruoli
apicali, mi testimoniava fosse la vita dei senzatetto. Devo dire che da allora ad oggi,
insomma, la rendita di questo modo di vivere si è abbassata, dalle dichiarazioni ultime
di Bezzon e della Schellino, e sappiamo che i senza fissa dimora guadagnano
50-80-100 euro. Io, durante uno di quei sopralluoghi, le mie orecchie, poverine,
avevano dovuto audire anche che sostanzialmente alcuni senza fissa dimora potevano
arrivare anche a 250 euro a notte stando nelle zone centrali della città, e io rimasi...
insomma, prima esperienza istituzionale, rimasi abbastanza perplessa da questa
narrativa e, in maniera anche un po’ così sarcastica, risposi di getto, perché poi io sono
così, ma meno male, meno male, di getto dissi, tra me e me e ad alta voce, dissi: “Beh,
ma se è davvero così, signori miei, la politica non se n’è accorta, ma abbiamo risolto il
problema della disoccupazione a Torino. Fatemi verificare se davvero è così, perché
faccio il giro delle periferie e abbiamo tutti trovato lavoro”. E quindi cosa feci? Invece
di accontentarmi tacitamente di questa narrativa, e poi utilizzare questa narrativa per
farmi il post sui social e magari anche parlare di alcuni strumenti, come la Boa, senza
neanche sapere chi opera all’interno della Boa, senza neanche mai essermi recato o
recata a valutare questi strumenti di persona, prenotai una notte con la Boa e andai una
notte in giro per Torino, nelle strade del centro, sotto i portici in maniera predominante,
ad ascoltare le vite di queste persone e a rendermi conto politicamente se questa
narrativa poteva essere esatta o anche lontanamente esatta. Beh, quello che mi trovai a
conoscere, vivere, ascoltare è molto diverso dal racconto e dagli alibi, perché poi
parliamo di alibi, che in questo caso il Settore e alcuni suoi componenti e la politica - ad
avere Assessori tecnici...! Bella scelta è stata questa! - e la politica poi (incomprensibile)
sua e quindi sostanzialmente portiamo avanti quella che è la visione che siamo bravi,
siamo Torino e gli strumenti messi a disposizione di questa città Per queste realtà sociali
funzionano benissimo e chi non si riesce a intercettare è perché è brutto, cattivo, la
povertà è una colpa e quindi andiamo avanti così. E cosa facciamo, a mio avviso,
Presidente? Perdiamo un’occasione tutti, perdiamo un’occasione di dirci innanzitutto
che i dormitori, così come sono, e la rete dei Servizi territoriali a Torino, che sono
indirizzati a queste situazioni, hanno sicuramente fatto da ammortizzatore negli anni.
Noi ad oggi abbiamo una rete che permetta a un senza fissa dimora di poter essere un
senza fissa dimora per tutta la vita senza morire di fame e, se vuole, anche di freddo. Ma
oltre a questo che cosa abbiamo costruito? Abbiamo provato a valutare e verificare se i
dormitori forse sono comunque degli spazi che non rispondono a determinate esigenze
dei senza fissa dimora? Che chi vive in quelle di situazioni è legato anche proprio ad
alcuni aspetti emotivi, ad alcuni aspetti psicologici? Ma poi, togliendo ogni tipo di
ipocrisia, io sfiderei chiunque di noi, collegato qui oggi, uno per uno, ci trovassimo mai
senza casa, se, in primis l’Assessora Sonia Schellino, andrebbe a dormire in uno dei
dormitori aperti sulla città, camerate, dove tu vai a dormire, certo, hai il posto letto,
questo lo possiamo garantire, ma hai un posto letto insieme a persone che non conosci,
non sai cosa può succederti durante l’arco della notte, non sai se il giorno dopo ti svegli
e quei pochi beni che hai, che possono essere un paio di scarpe, una sciarpa o una
giacchetta che magari qualcuno ti ha regalato, non te la ritrovi più; le situazioni
all’interno di quelle realtà sono molto delicate. Abbiamo mai pensato a chiederci: “Ma
perché le persone che non riusciamo a intercettare hanno questi pregiudizi e non
riusciamo ad agganciarle?” e forse fare una riflessione molto più profonda, rispetto a
queste situazioni e a queste persone? Cioè, sostanzialmente, andare oltre a quello che è
il quadretto della povertà che così sfacciatamente si presenta in centro e provare a
valutare chi sono le persone che stanno dietro questo quadretto, le loro vite, le loro
esperienze. Io ho sempre dato l’elemosina ai senza fissa dimora e non c’è nessun
Comandante dei Vigili o Assessore alle Politiche Sociali, di certo non degno di questo
nome in città a Torino, che possa convincermi a non farlo. E guardi, Presidente, colgo
l’occasione per dare un messaggio, perché l’elemosina la si può fare in diversi modi; è
vero che all’interno di queste situazioni abbiamo tantissime situazioni che sono tragiche
dentro la tragicità, assolutamente sì, perché vorrei sfidare chiunque di voi a stare due
mesi in strada senza una casa, e poi vediamo se tra due mesi ragioniamo come
ragioniamo oggi, pensiamo come pensiamo oggi o non ci siamo già buttati via,
mentalmente, umanamente, spiritualmente. Questo perché stare in centro, no? Vuol dire
avere un bancomat, dichiarazioni non da dimissioni, ma dimissioni del Comandante
Bezzon, dimissioni dell’Assessora Schellino e di tutti quei ruoli apicali all’interno del
Settore delle Politiche Sociali che hanno questa posizione e questa narrativa di tali
questioni. Questo bisognerebbe fare, questo dovrebbe fare la politica. Ma la politica,
oggi la politica sta sui social e quindi poi le cose importanti alla fine non le fa mai.
Ma, detto questo, io faccio un appello: a parte ringraziare tutte le realtà del Terzo
Settore che hanno preso una posizione pubblicamente su queste dichiarazioni, questo
mandato è finito, ha ancora due mesi; io mi auguro che, dopo questi due mesi, si possa
tornare a parlare di superamento dei dormitori come strumenti adibiti per queste fasce
sociali, che si possa tornare a parlare di progettazioni e conversioni di risorse rispetto a
queste realtà, perché non è garantire un posto letto che può salvare la vita o ricostruire
l’autonomia, laddove si è ancora in tempo, e l’indipendenza di un soggetto, oppure
garantire dei veri accompagnamenti sociali a livello psichiatrico, in funzione delle
dipendenze, e quindi rispetto anche a tutti quei soggetti che sostanzialmente abbiamo
completamente perso, perché lo Stato, noi, la politica, non siamo riusciti a intervenire…

SICARI Francesco (Presidente)
La invito a concludere.

MONTALBANO Deborah
Concludo, Presidente. Io mi auguro, non mi auguro, ne sono sicura, che da qui a due
mesi, forse, per quanto riguarda le Politiche Sociali, a Torino potremo tornare a parlare
di questioni che, sì, stanno in capo alla politica e di certo non possono essere scaricate
sugli ultimi e sulle persone più fragili e più allo sbaraglio della città di Torino. Ho
concluso, Presidente.

SICARI Francesco (Presidente)
La ringrazio. Il Gruppo Misto ha esaurito i dieci minuti a sua disposizione. Procediamo
con gli interventi. Ho la Capogruppo Artesio, che ne ha facoltà per sei minuti. Prego.

ARTESIO Eleonora
Abbiamo ascoltato, dall’intervento dell’Assessora Schellino, che le persone disponibili
a donare sono ben accette e che è ben accetta la scelta e il comportamento del dono.
Forse non credevano di aver bisogno di una concessione, ma oggi questa concessione è
arrivata. Credo soprattutto che le persone che si prestano a un atto di generosità più o
meno grande, più o meno frequente, non abbiano alcuna consapevolezza del voler
risolvere da sole e con quel dono i problemi personali e i problemi sociali delle persone
senza fissa dimora e delle comunità nelle quali queste persone vivano, più
semplicemente forse ritengono, con quel piccolo gesto, di riuscire a contribuire quel
giorno ad assicurare almeno un minimo di sussistenza ad una persona in evidente stato
di bisogno, cioè fanno un ragionamento opposto a quello che compariva nell’intervista
del Comandante Bezzon, laddove si dichiarava: “Se non beccassero 1 euro verrebbero
da noi”, perché questa dichiarazione è la dichiarazione dell’assedio. Poiché queste
persone non sono disponibili ad accogliere con riconoscenza quanto la comunità è
disposta a loro dare, allora vediamo di privarle anche delle condizioni minime di
sussistenza, così, assediate, accetteranno l’aiuto che generosamente le Istituzioni
predispongono, perché questa logica, la logica dell’assedio, è una logica che risponde
pienamente - e io confermo il giudizio che ho dato su quell’intervista - una concezione
storica del nostro Paese, fortunatamente contrastata da molti esempi di comportamenti
individuali di solidarietà organizzate e di analisi politiche, secondo la quale la povertà è
necessariamente o un demerito dovuto all’incapacità, dovuto alla pigrizia, o una colpa,
l’assenza di volontà, o, peggio ancora, come lasciava trapelare anche l’intervista del
Comandante Bezzon, uno stile furbesco organizzato. Beh, su quest’ultimo aspetto non
mi soffermerei, perché per un’Amministrazione così strategica nel monitorare il
territorio, nel controllarlo con le videosorveglianze, nel costruire Tavoli sulla sicurezza
pubblica e il decoro urbano, mi aspetto che, invece di ipotizzare degli eventuali
sfruttamenti ai danni di queste persone, individuino, con tutte le tecniche strategiche e
moderne a loro disposizione, i modi per perseguire i veri responsabili. Quindi, di quella
denuncia, francamente, sento soltanto la ridondanza. Mentre invece ritorno, e con
impegno che credo dovrebbe caratterizzare ciascuno di noi sul tema relativo al modo
con il quale socialmente, culturalmente, politicamente ci si appresta a queste tematiche
relative agli impoverimenti e alle condizioni di povertà estrema, perché questo dato, per
il quale la povertà è necessariamente una colpa e gli elementi e gli strumenti di
contrasto alle condizioni di povertà sono meriti delle Istituzioni che vi provvedono, non
può tollerare, come abbiamo visto non essere tollerabile, in quell’intervista e in quella
del giorno dopo e anche in parte nel ragionamento di oggi, che ci sia qualcuno così
impudente che, oltre che essere povero, si permetta anche di rifiutare l’aiuto. Ma questo
modo di interpretare e di giudicare è un modo di (audio interrotto) di non pensare che se
ci si ritrova in una condizione di vita di strada, all’origine ci sono sicuramente dei diritti
negati, come minimo il lavoro e la casa. Quando ci si ritrova per strada, per
sopravvivere, ci si deve in qualche modo riprogrammare, fare la fila per elemosinare un
posto in dormitorio, nella speranza che ci sia un posto, che comunque sarà provvisorio,
fare la fila alle mense per elemosinare un pasto, che ai tempi del Covid è da asporto, e
abituarsi a saltare la cena perché le possibilità della distribuzione serale non sono molte
in città, a fare la fila per elemosinare vestiti che magari non ti facciano sentire proprio
un barbone, finché, pur di combattere il freddo, ti metti addosso qualsiasi cosa; fare la
fila per elemosinare una doccia e poi trovare qualche posto riparato dove passare la
giornata, con il freddo che ti penetra nel cervello, con il solleone che ti soffoca. Di spazi
dove passare la giornata a Torino ce ne sono pochissimi e tutto questo insieme di
riprogrammazione della vita delle persone diventa un randagismo urbano, che sfinisce,
abbruttisce, in cui la strada entra dentro e farla uscire diventa molto difficile. Le parole
così nette chiare non sono mie, ma sono quelle degli operatori di strada, dei volontari di
strada, che hanno scritto, dopo aver ascoltato...

SICARI Francesco (Presidente)
La invito a concludere.

ARTESIO Eleonora
... dopo aver ascoltato l’intervista del Comandante di Polizia, ai mezzi di informazione.
Quindi, io credo che le modalità con le quali ci si è espressi in questa vicenda siano
modalità certamente non all’altezza delle volontà dichiarate dalla nostra città, ma anche
profondamente inutili e dannose rispetto a un’analisi sociale corretta e a un adeguato
piano corrispondente a questa analisi sociale. Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Procediamo adesso con l’intervento del Capogruppo Lo Russo. Il Gruppo
del PD, come ho anticipato, ha a disposizione 12 minuti. Prego, Capogruppo Lo Russo.

LO RUSSO Stefano
Grazie, Presidente. Ma la risposta della Vicesindaca Schellino, di cui riconosco la
pacatezza consueta, è in realtà ancora più inquietante, alla luce dei contenuti di questa
risposta. Come Gruppo del PD, abbiamo chiesto che si discutesse della infausta e
totalmente fuori luogo intervista del Comandante Bezzon, scelto da Appendino, che
peraltro in questo mandato si è già contraddistinto per una vicenda di cui abbiamo
memoria, e cioè i monopattini, in cui diede un’intervista, attaccò la Lapietra, poi le
chiese scusa, si dimise, poi tornò in servizio, insomma, neanche fossimo a un circo, in
cui sostanzialmente una persona, anche stimabile, forse non all’altezza del ruolo che è
stato conferito, che è quello di Comandante della Polizia Municipale della Città di
Torino, ha svolto. Le parole del Comandante Bezzon sono inopportune innanzitutto nel
metodo. Ora, è evidente a tutti - e sono piene le cronache cittadine - che questa
macchina comunale è completamente fuori controllo: assistiamo ormai quotidianamente
a diverbi tra direttori, per usare la parola “diverbi” come un eufemismo, e osserviamo
una sostanziale mancanza di governo dei processi esecutivi di questa Città. Ma un
Comandante della Polizia Municipale non è un sociologo urbano, in generale, e farebbe
bene a tenersi lontano da interviste ai giornali, questo proprio di partenza. Se poi
andiamo ad analizzare nel dettaglio le cose che ha detto il buon Emiliano Bezzon, cito
testualmente: “Nessuno dia più un centesimo agli homeless del centro, di sicuro nessuno
starà peggio e tanti, anzi, staranno meglio”. Ora, al di là veramente del fastidio che
questa cosa produce, anche in termini etici, è bello fare il duro con la divisa ed è, come
dire... già il Comune di Torino... già fare il funzionario pubblico apicale
nell’Amministrazione Comunale, con questi stipendi, io lo ritengo un privilegio, è un
dovere, ma è certamente un privilegio. Ecco, usare questi termini, questa violenza
verbale nel trattare un tema così delicato, in una fase così complessa della vita della
nostra città, in cui stanno emergendo ed esponenzialmente dilatandosi le povertà, stanno
emergendo e si sta dilatando la diseguaglianza e in una maniera violenta ormai quasi,
beh, questo ci lascia davvero di stucco, ci lascia di stucco nel metodo, ci lascia di stucco
nel merito. La difesa di Schellino oggi è allucinante, perché può capitare di sbagliare..,
sbagliare, come si dice in gergo, la “coppata”, forse il Comandante Bezzon non era del
tutto lucido quando ha rilasciato questa intervista, forse, magari rileggendola e vedendo
che cosa è capitato, non la rilascerebbe più, ce lo vogliamo augurare, perché
dimostrerebbe buonsenso, dimostrerebbe intelligenza e dimostrerebbe in qualche modo
un senso di attaccamento al ruolo che ricopre, che è un ruolo di grande potere, di
enorme potere. Appendino, nel dare il ruolo di Comandante della Polizia Municipale a
Bezzon, gli ha conferito un grande potere, già come dirigente apicale
dell’Amministrazione, in più con la divisa, comanda migliaia di uomini. E che una
persona che ha questa coscienza tale da non chiedere scusa, cosa che ci saremmo
immediatamente aspettati, immediatamente aspettati, ma, anzi, viene difeso il giorno
dopo dalla Vicesindaca Schellino e oggi in Aula dalla Vicesindaca Schellino
nuovamente, beh, ci lascia davvero di stucco.
Allora, lo abbiamo già detto a mezzo stampa, lo ribadiamo qua, noi riteniamo il
Comandante Bezzon inadeguato a svolgere il ruolo di Comandante della Polizia
Municipale, avrebbe già dovuto, come dire, essere allontanato per la famosa vicenda dei
monopattini; oggi abbiamo un secondo tempo e purtroppo, se andiamo poi ad analizzare
come è stata fatta la gestione della Polizia Municipale in questi mesi, ahinoi, avremmo
ben da dire. Riteniamo inopportune le sue parole, da cui prendiamo piena distanza,
perché tutto questo non c’entra assolutamente nulla con la politica dell’accoglienza e
con la complessità della gestione delle povertà di questa città, di cui siamo
assolutamente coscienti e siamo assolutamente vicini a tutti coloro che invece
quotidianamente se ne occupano. Crediamo davvero, credo davvero che sia stata
un’intervista sbagliata, talvolta può capitare: si chiede scusa e si torna indietro. Invece,
questo continuamente e pervicacemente difendere l’indifendibile ci lascia davvero
disorientati. Quindi, l’ha detto qualcun altro, sicuramente tra pochi mesi saremo in
condizioni di fare delle valutazioni, però è del tutto evidente che, a nostro modo di
vedere, un’intervista del genere è davvero quanto di più inaccettabile si possa sentire e
soprattutto non si è mai verificata nella storia della nostra Città, della nostra
Amministrazione, che un Comandante dei Vigili Urbani rilasciasse un’intervista del
genere, difeso in tutte le sedi dall’Amministrazione. Grazie, Presidente.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazi a lei. Solo un attimo. Procediamo adesso con il Capogruppo Tresso, che ne ha
facoltà per sei minuti. Prego.

TRESSO Francesco
Sì, credo che la questione che stiamo dibattendo, su cui anch’io ho presentato una
richiesta di comunicazioni, riguarda sostanzialmente due aspetti: uno è più prettamente
formale, riguarda una modalità di comunicazione, che mi sembra in questo momento
mancare da parte dell’Amministrazione Comunale, e io su questo chiedo che si faccia
una riflessione. Non ritengo che debba essere il Comandante dei Vigili Urbani, il
Comandante Bezzon, a occuparsi di comunicare quali siano le strategie delle Politiche
Sociali della Città, lo ritengo un atto grave. Ritengo ulteriormente un atto anche, oltre
che grave, anche sminuente che l’Assessora alle Politiche Sociali, l’Assessora
Schellino, debba intervenire a inseguire su queste dichiarazioni il giorno successivo sui
media e ancora oggi cerchi di provvedere una scusante rispetto a quello che è stato
indubbiamente un errore, non solo comunicativo, ma anche proprio di mancanza di una
visione strategica coordinata. Mi chiedo se si parlano gli Assessori, la Sindaca e il
Comandante Bezzon, perché ogni tanto, anche rispetto a situazioni pregresse, in cui il
Comandante si è permesso di fare delle esternazioni, sembra che forse questo telefono
non squilli da una parte all’altra, non ci sia una modalità di comunicare, ma credo che
questo sia il pessimo esempio che una Città debba dare, soprattutto quando si toccano
argomenti così delicati, così attuali, così urgenti come quello che riguarda le Politiche
Sociali in una situazione come quella che stiamo vivendo attualmente.
Il secondo aspetto che è decisamente molto più di merito invece riguarda la natura delle
esternazioni che il Comandante Bezzon ha fatto e che sono state riprese, ahimè, anche
dall’Assessore, che invece dovrebbe su questo avere delle visioni e delle valutazioni un
po’ differenti. Sono state parole sprezzanti quelle del Comandante Bezzon, quasi: “Il
centro non è un bancomat per gli homeless che ricevono l’elemosina ed è per questo che
rifiutano le soluzioni offerte dalla Città” e lo trovo anche questo sminuente nei confronti
di tutta una serie di persone che lavorano come mediatori nei Servizi Sociali e che sanno
bene che c’è una storia molto più complessa dietro le persone senza fissa dimora e forse
questo tipo di storie, che sono variegate e non ascrivibili così semplicisticamente a una
categoria unica… a dire: “Sono persone che rifiutano”, il motivo del rifiuto è veramente
dettato da situazione molto diverse. Il rifiuto di un posto letto non ci racconta nulla di
queste storie, sono storie articolate, complesse, che richiedono un’attenzione molto
diversa. Io capisco che ci dia più fastidio vederle per una questione di decoro in centro,
ma guardate che anche in periferia, guardiamo che cosa succede in via Leoncavallo,
guardiamo cosa succede in altri posti. Allora cerchiamo di andare un pochino più a
fondo, interroghiamoci su cosa porti queste persone a rifiutare questo tipo di supporto
che gli si sta offrendo, perché forse, se questo è il nostro obiettivo e non solo quello di
rendere invisibili agli occhi dei più queste realtà, forse quello allora se davvero abbiamo
in testa una città inclusiva deve essere l’aspetto che ci guida. In questo termine credo
che sia utile anche ricordare quello che l’Arcivescovo Nosiglia ha ribadito senza se e
senza ma; dietro clochard ci sono anziani soli, famiglie monoreddito prive di
sussistenza, persone che da un giorno all’altro hanno perso il lavoro, questo è un fatto
gravissimo che si sta verificando in tutta la sua emergenza in una situazione come quella
pandemica che stiamo vivendo. E ancora è l’Arcivescovo che ci chiede una lezione di
solidarietà che dobbiamo tutti ancora apprendere e studiare perché ogni gesto di
vicinanza a chi ha bisogno è un segnale che lanciamo alla città intera. Ricordo che
ancora l’Arcivescovo ha avuto delle espressioni molto dure nei confronti di alcune
soluzioni in cui sono stati collocati i senza fissa dimora e mi riferisco proprio ai
container di via Traves, definiti da Nosiglia più adatti alle bestie che agli uomini. E
ancora Nosiglia ci ricorda che l’accoglienza deve assicurare a tutti una dignità e
un’attenzione alla persona. Ecco, allora questo che io trovo un monito forte alla politica
ci fa capire che probabilmente si debbono anche mettere in essere delle politiche nuove,
diverse, avere il coraggio di individuare delle forme che siano innovative, dei piccoli
centri di accoglienza, nelle zone in cui gli homeless sono più presenti perché è ovvio
che lì faticheremo a convincere le persone a spostarsi. Quindi anziché ampi luoghi di
accoglienza in zone periferiche della città forse bisogna iniziare a pensare anche a delle
strutture diverse che siano maggiormente, come dire, tagliate su quelle che sono le
esigenze di una categoria che si sta, ahimè, tragicamente allargando e che investe
persone che hanno storie, background, connotazioni, provenienza molto molto
diversificate. Allora di nuovo non possiamo semplificare e diamo dei segnali molto
scorretti alla città se semplifichiamo con le parole del Comandante e facendo un
tutt’uno di queste persone che hanno dietro una storia umana, una dignità
completamente diversa tra loro. Non dimentichiamo appunto che quest’anno la
pandemia ha reso molto più complicato l’accesso a quelli che erano i dormitori per
motivi ovviamente di esigenze anche sanitarie e quindi questa cosa si sta aggravando.
Insomma io credo che sia stata veramente una cosa grave questo tipo di affermazione e
trovo ancora più grave il tipo di risposta che la Città, nella persona dell’Assessore, non
ha voluto dare, anzi ha voluto ribadire quasi come subordinato a quello che sono le
politiche di chi si deve occupare di sicurezza, si deve occupare di traffico, ma non deve
occuparsi di queste politiche o almeno lo deve fare e pensiamo a quello che sia…

SICARI Francesco (Presidente)
La invito a concludere.

TRESSO Francesco
… che è un’esigenza importantissima della città, però bisogna dare dei messaggi chiari
e non cercare, e vado a chiudere, di modificare un paradigma che vede la colpa
dell’esibizione fastidiosa della povertà come qualcosa da combattere. Forse sarebbe
molto più utile in un’ottica di una città davvero inclusiva vedere che cosa sta dietro
quelle persone. Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Procediamo adesso con l’intervento della Consigliera Tevere; in quanto
membro del Movimento 5 Stelle ha 26 minuti a disposizione. Prego, Consigliera.

TEVERE Carlotta
Grazie, Presidente. Mi sentite bene? Sto parlando con il microfono.

SICARI Francesco (Presidente)
Sì, la sentiamo, prego.

TEVERE Carlotta
Grazie. Allora, grazie Presidente e grazie ovviamente Assessora Schellino per la
risposta puntuale. Ho depositato la richiesta di comunicazioni perché alcune
affermazioni lette sulla stampa hanno attirato la mia attenzione, e mi lasci precisare,
Presidente, che non sono le medesime citate da alcuni Colleghi delle Minoranze, mi
riferisco ovviamente a chi nella richiesta le ha specificate. Diciamo che ho ritenuto
opportuno non limitarmi alla lettura del solo titolo, ma leggere il contenuto degli
articoli. È noto il tema delle richieste di comunicazioni e da una delle affermazioni
apprendo che a quelle persone sono già state proposte soluzioni e le hanno rifiutate. Ad
onor del vero, le parole del Comandante descrivono una realtà di cui l’Assessora
Schellino, rispondendo a precedenti e numerose interpellanze, e anche oggi in risposta
alle nostre richieste di comunicazioni, ha più volte reso edotto il Consiglio tutto, e cioè
che alcune persone in difficoltà rifiutano le possibilità offerte dal Comune per superare
la situazione di disagio in cui vivono. In qualità di Presidente della Commissione
Legalità, però, le parole che maggiormente hanno attirato la mia attenzione sono state
quelle in cui, leggo testualmente: “Viene il sospetto che in realtà ci sia anche qualcuno
che queste persone le sfrutta per ottenere profitto”. E devo dire che sono molto
dispiaciuta che nessuno delle Minoranze le abbia riprese queste parole, perché per me
sono molto gravi. Ovviamente, le indagini non rientrano tra i compiti di un Consigliere
Comunale e ricordo a tutti che l’attività investigativa è chiaramente coperta da segreto,
al fine di non vanificarne il risultato, e dunque comprendo l’impossibilità, oltre che il
divieto per il Comandante, qualora ci fosse, di annunciarla a mezzo stampa o in
quest’Aula l’attività investigativa; ma il sospetto che nella nostra città possa verificarsi
un fenomeno così deplorevole credo debba essere condannato da chiunque rappresenti
un’Istituzione.
In passato, purtroppo, il suddetto fenomeno è stato oggetto di inchieste giudiziarie e
fonte di preoccupazione anche da parte delle Associazioni di volontariato. Cito a
proposito alcuni articoli, e in particolare: 26 gennaio 2018 su “La Stampa” leggiamo:
“Le Associazioni di volontariato: ‘Dietro le elemosine ai clochard soldi spesi in alcol e
l’ombra del racket’”; 5 settembre 2018, “CronacaQui”: “Le elemosine non sono un
aiuto, dare denaro a chi sta in strada spesso finisce per alimentare dipendenze o, nel
peggiore dei casi, dei veri e propri racket”. Quindi, Presidente, sono almeno due gli
scenari che emergono dalle dichiarazioni di questi ultimi giorni e che, come
Amministratori pubblici, abbiamo già affrontato in passato e sui quali oggi siamo
chiamati nuovamente a riflettere. Da una parte abbiamo persone che decidono di non
accettare l’aiuto del Comune e in questo caso bisogna caprine il motivo, il motivo
profondo, ovvero quale sia la circostanza che renda la scelta di continuare a vivere in
strada migliore della possibilità di essere seguito ed accompagnato in un percorso di
assistenza prima e di riappropriazione della propria vita poi. Dall’altra parte, cosa molto
grave qualora risultasse vera, potremmo avere addirittura lo sfruttamento delle persone
più fragili da parte della criminalità organizzata per raccogliere soldi. Invero, ricordo a
tutti che non molto tempo fa la nostra città è stata teatro di una delle più grosse indagini,
parte delle quali svolte, tra l’altro, dalla nostra Polizia Municipale, che hanno portato al
riconoscimento dell’esistenza della mafia nigeriana, anche qui cito un articolo,
“CronacaQui”, 13 giugno 2018: “Prostituzione, elemosina e riti vudù: come la mafia
nigeriana si è presa Torino”. Una mafia che ha allargato il proprio business ad un settore
non violento, almeno non nella forma esteriore, quale quello del racket dell’elemosina.
La soluzione al problema è certamente complessa, ma dipende anche secondo me dalla
presa di coscienza dell’esistenza del fenomeno e dall’impegno di tutti, cittadini e
Istituzioni. Infatti, chi - pur in buona fede, chiaramente - donando, alimenta
economicamente questo mercato, anche solamente con pochi spiccioli, sostiene
purtroppo una criminalità sempre più vorace ed aggressiva che non si ferma di fronte a
nulla. L’alternativa è ovviamente quella di elargire il contributo alle Associazioni di
volontariato che lo impegneranno al meglio, segnalando situazioni di reale difficoltà e
prevenendo attività di questua basata sullo sfruttamento, se del caso, informandone
anche le competenti Autorità Giudiziarie.
Tornando, però, al primo scenario al quale ho accennato, credo che si debba partire dal
fatto che la questione non è legata al fatto che il Comandante abbia evidenziato
l’esistenza di un problema, ma che la politica alle volte non lo evidenzia abbastanza:
esiste un problema, se ne prende coscienza, si cerca di conoscerlo meglio e lo si deve
affrontare in tutti i suoi aspetti per risolverlo. L’Assessore, rispondendo alle richieste di
comunicazioni ha spiegato bene le difficoltà riscontrate, evidenziando numeri e
tipologie dei diversi approcci con i quali vengono avvicinate le persone fragili.
Ringrazio l’Assessore anche per aver ricordato le azioni e l’impegno profuso negli anni
dagli Uffici dei Servizi Sociali e dagli operatori della Polizia Municipale, in
collaborazione e in sinergia ovviamente con tutto il mondo del Terzo Settore, nel farsi
carico di tutte le persone della nostra comunità che si trovano in difficoltà, perché in
passato mi è dispiaciuto leggere su alcuni quotidiani locali messaggi che lasciassero
intendere invece una incapacità del Comune nell’affrontare e gestire queste situazioni.
Il problema è annoso e già nel 2018 la politica di questa Amministrazione era stata
chiara ed invitava i cittadini ad elargire un contributo alle Associazioni che si occupano
delle fragilità; dunque, nulla è cambiato rispetto a tre anni fa, se non il fatto di aver
continuato a lavorare a testa bassa per cercare di eliminare la necessità di ricorrere
all’elemosina. Sono anni che la Città ha costruito e adottato un modello diverso rispetto
al passato, volto a - come è stato più volte ribadito a mezzo stampa, ma anche, durante
le sedute, dalla Commissione Consiliare competente - ridimensionare grandi strutture in
favore di un’accoglienza diffusa e dai numeri ridotti perché nelle piccole strutture ci si
sente protetti e si può creare un vero senso di comunità. Certamente è una strada molto
più faticosa, ma è l’unica che potevamo intraprendere per non rassegnarci a lasciare le
persone in strada; inoltre, grazie all’ASL si sono avviati i percorsi di assistenza perché
queste persone spesso hanno dipendenze da curare, come abbiamo sentito anche
dall’Assessore; essere comunità è salvare le persone prima che cadano nel baratro, e non
limitarsi a piccoli gesti sicuramente a fin di bene e lodevoli, ma che rischiano di
peggiorare le cose.
Questo è il significato che ho dato io alle parole del Comandante e dell’Assessore e per
questo non ho trovato motivo alcuno per indignarmi. Nessuno ha detto che donare non
sia un gesto apprezzabile, un’affermazione di questo tenore avrebbe sicuramente avuto
il mio biasimo; ma ritengo che incomba su noi tutti, quali Amministratori pubblici,
informare correttamente e fare in modo che i cittadini abbiamo la consapevolezza della
reale situazione in cui vivono le persone fragili e credo si debba avere l’onestà
intellettuale di dire che, sebbene l’elemosina sia un atto amorevole, è sbagliato pensare
che dando delle monete si risolva il problema. La situazione descritta anche oggi
dall’Assessore dimostra che nonostante l’enorme lavoro fatto, sono sicuramente
necessari ulteriori interventi a tutti i livelli, questo è fuor di dubbio. La giustizia sociale,
infatti, non si risolve con l’elemosina; lo Stato, che rappresenta tutti i cittadini, ha il
compito di realizzare le premesse necessarie affinché vi sia una giustizia sociale
compiuta. Torino, nel sociale, ha avuto apprezzamenti da parte di molti soggetti,
istituzionali e non; da ultimo, Don Ciotti, che è stato nostro ospite giovedì scorso in
Commissione, ha dichiarato - e cito testualmente dall’articolo di giornale - di aver
apprezzato la sensibilità della Sindaca Appendino riguardo le questioni sociali.
“In questa città si fa tanto ed è merito di tutti”, questa è un’affermazione del
Comandante che mi ha colpito, e questi “tutti” sono, ovviamente oltre alla Diocesi
sempre presente, anche le numerose Associazioni di volontariato che hanno sposato la
linea del Comune sui clochard. Cito ancora una volta l’articolo 26 gennaio 2018, “La
Stampa”, per evidenziare che la questione dell’elemosina non l’ha certo sollevata il
Comandante la scorsa settimana, ma solo ripresa, in quanto nota a questo Consiglio da
tempo. Il Direttore della Caritas e il fondatore del SERMIG, infatti, in quell’articolo del
2018 affermavano che le persone continuano a dare le monetine perché è più facile e
immediato. Un gesto che innegabilmente ti coinvolge e ci coinvolge emotivamente, ma
si esaurisce in un attimo.
Presidente, lei sa bene che nei miei interventi in Aula non sono solita polemizzare, ma
questa volta è indubbio che le parole del Comandante e dell’Assessore siano state
volutamente mal interpretate, altrimenti la polemica non avrebbe trovato seguito alcuno,
e bene ha fatto l’Assessore a chiarirne i contenuti, che mi trovano concorde. Le stesse
Associazioni di volontariato ritengono non risolutiva la semplice donazione di denaro, e
così anche l’Arcivescovo Nosiglia, invero, nella sua nota uscita proprio a seguito della
questione sollevata, afferma che - e di nuovo cito testualmente - “Solidarietà non è la
moneta buttata là mentre si prosegue il cammino sotto i portici; se nessuno può mettere
in discussione il valore e il significato dell’elemosina, è anche vero che quel gesto da
solo non basta, non mette a posto nessuna coscienza individuale e nessuna
responsabilità civica. Ecco perché noi dobbiamo fare ogni giorno sempre di più”. Io,
quale Amministratore pubblico, mi devo soffermare invece ed interrogare sul perché è
sbagliato donare soldi alle persone bisognose, e per capirlo mi rivolgo e ascolto chi con
queste persone è a contatto tutti i giorni, per lavoro o per volontariato. Don Adriano
Gennari, il fondatore della “Mensa dei Poveri” di via Belfiore, ci invita a riflettere
chiedendoci che fine facciano quei soldi donati, perché come dice lui stesso, spesso le
persone che aiutiamo non si sanno gestire. I commercianti del centro hanno più volte
dichiarato che spesso si trovano a cambiare fino a 70/80 euro di monete portate dai
senzatetto, cifre che necessitano di una gestione oculata da parte di chi versa in
difficoltà, oppure raccontano di soldi spesi acquistando alcolici. Forse, dobbiamo
interrogarci - io per prima - sui motivi per i quali le persone rifiutano l’aiuto che viene
offerto loro, ed ecco perché la Città attraverso gli operatori dei Servizi Sociali e della
Polizia Municipale da anni opera dando risposte concrete, ascolto, accoglienza secondo
il nuovo modello descritto dall’Assessore di cui ho detto poc’anzi.
Un intervento quindi a 360 gradi, non solo economico, ma di vera presa in carico del
soggetto, di accompagnamento verso una consapevolezza della propria persona,
affinché possa sentirsi parte della comunità alla quale appartiene e, con il tempo e il
supporto necessari, reimparare a gestirsi non solo economicamente per potersi
riappropriare della propria vita. Quindi - e mi avvio alla conclusione dell’intervento,
Presidente - davvero non ho compreso, anche dopo aver ascoltato gli interventi che mi
hanno preceduta - e mi scuso, perché forse rappresenta un mio limite -, le polemiche
sollevate dalle dichiarazioni di cui alle richieste che hanno preceduto la mia. Siamo tutti
d’accordo nel ritenere l’elemosina o qualsiasi gesto rivolto alle persone più bisognose
un atto di profonda e sincera generosità, ma siamo tutti consapevoli di correre il rischio
di destinare involontariamente il nostro aiuto a persone non realmente bisognose,
sottraendole così ai soggetti che vivono situazioni di autentico disagio. Ecco, dunque,
l’invito che ho letto nelle parole del Comandante e dell’Assessore, ovvero quello di
preferire una donazione di beni o denaro alle Organizzazioni riconosciute che portano
avanti, insieme all’Amministrazione, progetti chiari e significativi. Grazie, Presidente.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Adesso ho l’intervento del Consigliere Russi, la avviso che al suo Gruppo
sono rimasti dieci minuti. Prego.

RUSSI Andrea
Grazie, Presidente. Allora, io intanto ringrazio la Consigliera Tevere perché ha detto
molte delle cose che avrei voluto dire io e quindi insomma... taglio una grossa parte
dell’intervento, ma volevo solo dire che sono assolutamente in linea e che avrei detto
praticamente tutto quello che ha detto lei.
Io confesso di essere molto, ma davvero molto, molto colpito dalle dichiarazioni dei
Consiglieri, non da quelle del Comandante, ribadisco, ma da quelle dei Consiglieri e, in
tutta sincerità, io personalmente le stigmatizzo e ne prendo le distanze. Sono molto
colpito prima di tutto per via del mio vissuto personale, avevo già fatto presente altre
volte che nella mia vita per ragioni di turismo, ma anche per progetti sociali e solidali,
ho visitato più di 60 Paesi in tutto il mondo, sia Paesi poveri che Paesi molto ricchi e
una delle prime regole che si imparano in viaggio è quella di non fare mai l’elemosina,
mai, ma piuttosto indirizzare i propri soldi verso progetti solidali, che sono poi quelli a
cui io ho partecipato, proprio per evitare certe dinamiche che sono poi quelle di cui
hanno parlato sia la Consigliera Tevere che l’Assessora Schellino. Io parlo delle mie
esperienze all’estero perché nei Paesi più poveri i risultati di distorsione di certe
pratiche sbagliate sono ancora più evidenti, ma i problemi poi sono gli stessi che
possiamo vedere anche qui, non bisogna andare tanto lontano. Il primo problema è che
probabilmente se diamo a queste persone i nostri soldi le aiutiamo a vivere male
puntando sulla compassione altrui; ci sono ragioni legate al fatto che dare del denaro
aiuta a rispondere soprattutto a un bisogno di gratificazione personale e a sollevarci da
quel terribile senso di colpa per essere nati dalla parte giusta della strada, con cui tutti
quanti crediamo probabilmente di lavarci la coscienza, anche in buona fede, ma è
umiliante per quelle persone. Ci sono problemi di sicurezza legati al fatto che spesso
dare denaro a chi sta in strada alimenta le dipendenze o il racket e non porta mai ad
entrare in quei percorsi virtuosi che possono corrispondere poi ad un aiuto concreto e a
un’evoluzione personale. È una pratica che consente anche alle persone disoneste di far
leva sulla compassione degli altri e a chiedere dei soldi anche quando non ne hanno poi
veramente bisogno.
Insomma, noi viviamo a Torino che è una delle città italiane il cui modello di assistenza
è preso da esempio da tante altre città, ci chiedono consulenze riguardo a come noi
affrontiamo questi problemi, e anche se donare può farci sentire meglio, in realtà stiamo
sostenendo uno stile di vita sbagliato e degradante; quindi anziché fare la carità alla
singola persona è molto meglio aiutare le iniziative che la nostra comunità, con
strumenti legittimi e programmi strutturati, prende per poter alleviare la povertà.
Comunque, io la seconda ragione per cui non comprendo proprio le ragioni dei
Colleghi, che forse necessitano magari di un po’ di visibilità, è perché sono componente
di IV Commissione da quattro anni e mezzo e c’è stato un periodo, quello di cui parlava
la Consigliera Montalbano, in cui abbiamo visitato praticamente tutti i dormitori della
città, e quello che diceva il personale dei dormitori era esattamente lo stesso, cioè
c’erano questioni, situazioni e anche leggende metropolitane riguardo ai guadagni di
alcune delle persone che poi utilizzavano... non volevano utilizzare i dormitori; sono
cose che abbiamo sentito tutti con le nostre orecchie e che mi hanno lasciato comunque
molto colpito. Io poi... cioè c’è anche la Caritas che ha preso posizione in una città come
Trieste, ad esempio, che è una Città che ha introdotto il divieto di dare l’elemosina in
cambio di multe, cosa che io qua non auspico, per essere chiaro; però anche la Caritas a
Trieste si era dichiarata d’accordo, dicendo che loro non danno mai denaro in contanti,
pagano le bollette piuttosto o sostengono spese alimentari, ma l’idea del contrastare una
pratica sulla quale lucra anche un certo racket è molto buona. Quindi, insomma, anche
Associazioni che si occupano di questo hanno sostenuto alcune posizioni. Il problema,
Presidente, secondo me, e voglio sottolinearlo, è che non è che la dica il Comandante
della Polizia Municipale questa cosa, ma è che la politica, soprattutto una certa parte
politica, non è in grado di evidenziarlo, non è in grado di prenderne atto senza scadere
in discorsi ideologici perché probabilmente hanno solo più quello di cui parlare, e
dunque non è in grado di parlarne se non banalizzandolo. Certa politica è inadeguata
perché non racconta la realtà o quantomeno non la analizza, che forse per la nostra Città
è la cosa più grave: la Collega Tevere ha parlato delle problematiche della città, è vero,
ma il punto è che il Comandante parla di Politiche Sociali spesso in maniera più mirata
di quanto fa la politica, che purtroppo parla di cose soltanto perché sa che la gente deve
sentirsi dire certe cose. Io sono dunque assolutamente d’accordo con le parole del
Comandante e gli do tutto il mio sostegno e ovviamente anche con l’Assessora
Schellino. Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Solo un attimo... procediamo adesso con l’intervento della Consigliera
Paoli, alla quale sono rimasti cinque minuti. Prego.

PAOLI Maura
Grazie, Presidente. Anche io purtroppo ho dovuto ridimensionare il mio intervento.
Siamo qui oggi a commentare alcune frasi indegne espresse, ed è questo il tema di cui
parliamo, non di altro, frasi indegne espresse prima con cinica superficialità dal nostro
Comandante della Polizia Municipale e poi ripetute - e questo credo sia ancora più
immorale, indecente e osceno - dalla nostra Assessora alle Politiche Sociali, nonché
Vicesindaca, concetti che sono stati ripetuti anche oggi in Aula, Assessora che non solo
difende le parole del Comandante Bezzon, ma aggiunge il carico. A volte sarebbe più
dignitoso prendere le distanze e chiedere scusa, invece no, secondo l’Assessora, Bezzon
ha ragione; c’è chi in centro in un solo giorno tira su anche 100 euro, è un dato di fatto,
ci sono delle persone che stanno in strada per convenienza. Questa è una visione
corretta dello stato delle cose. Per convenienza? Sì, è vero. C’è convenienza a stare in
strada in questo momento, ma non per le motivazioni che ci si affanna a giustificare in
maniera imbarazzante, c’è un piccolo particolare che in tutte queste interviste e in tutti
questi interventi si tende a scordare: il Covid. I dormitori, infatti, non sono immuni ai
contagi e, anzi, le caratteristiche dei dormitori li rendono in questo momento dei luoghi
pericolosi in cui è quasi impossibile evitare contagi una volta che il virus è entrato nella
struttura, l’abbiamo visto ad esempio in via Reiss Romoli. Un dormitorio è evidente che
è la negazione del diritto ad avere uno spazio di privacy, e da sempre questo è stato un
problema, infatti è per quello che si investe nell’Housing First, benissimo, progetti
bellissimi, ma sappiamo che in questo momento non sono predominanti. Oggi, a
maggior ragione, questo problema si traduce nell’impossibilità di garantire l’isolamento
in una situazione di rischio di contagio e di conseguenza nella negazione del diritto alla
salute, nonostante Torino sia un esempio positivo nel panorama nazionale, nessuno lo
mette in dubbio. Ma di questo non è importante parlare, perché ci sono motivi più
convenienti per non andare in dormitorio, è vero. Ad esempio, in un dormitorio è
assente il diritto alla scelta, alla privacy, ad un abitare sicuro, ad avere uno spazio
personale in cui poter coltivare la socialità; ci sono diversi studi che spiegano che
l’approccio dominante nelle strutture si fonda su una riduzione di vita dei senza dimora
alla dimensione fisico-biologica, ovvero mangiare, dormire e lavarsi. Come è stato
osservato in anni di ricerca, accettare l’ingresso nei dormitori spesso equivale ad una
morte sociale, e questo è strettamente connesso alle più ampie economie morali sulla
povertà estrema che circolano nella nostra società, orientate a colpevolizzare gli
homeless per la propria condizione e di conseguenza di limitare fortemente le risorse a
loro riservate. Però questo non è degno di riflessione perché per essere dei buoni
homeless bisogna adattarsi, obbedire, non pretendere, dimostrarsi impegnati, meritevoli
e dire “grazie”. È così che si rientra nella categoria dei “buoni”, quelli che non
costituiscono una minaccia e verso cui è facile essere compassionevoli, in cui però le
scelte di giustizia vengono giustificate con il vocabolario dell’impegno sociale, della
coscienza personale, non con quello della giustizia sociale; e se non sei buono, sei
brutto, sporco e puzzolente, perché non sei docile e non hai voglia di cambiare la tua
supposizione o, peggio, sei cattivo, sei da espellere, da escludere, sei quello che sta in
strada per convenienza, perché si guadagna bene.
Ma io mi aspetto dalla mia Assessora alle Politiche Sociali che non si faccia ingabbiare
da questi luoghi comuni da benpensante, io mi aspetto che rifletta su come certe
rappresentazioni stereotipate dei poveri possano alimentare forme di aporofobia, di
paura, ripugnanza e ostilità verso i poveri, che ragioni su come certi atteggiamenti
vengano poi accompagnati a orientamenti punitivi e colpevolizzanti che si manifestano
nella tendenza a reprimere con la forza la criminalità di sussistenza, come i piccoli furti
nei supermercati o l’occupazione abusiva degli edifici abbandonati o addirittura a
compiere forme di vessazione dei poveri negli spazi pubblici; ci si rende conto delle
conseguenze sociali che potrebbero derivare facendo passare certi concetti? Secondo voi
dire pubblicamente che i senza fissa dimora sono pieni di soldi non mette queste
persone sotto una lente in un modo di cui non hanno bisogno? Evidentemente, no. Non
c’è un pensiero dietro queste parole oppure c’è ed è spaventoso perché dopo aver capito
che i senzatetto in realtà sono dei falsi poveri, che si approfittano del buon cuore della
gente ignorante, perché non sa che sicuramente quei soldi li useranno per drogarsi e
alcolizzarsi tutto il giorno perché a loro piace così, qual è la soluzione allora? La prova
di forza di Bezzon: “Se i clochard per una settimana non beccassero un euro,
arriverebbero a cercare noi Vigili, la Caritas, e verrebbero subito aiutati per davvero,
risolvendo anche il problema di degrado generato da queste situazioni”. E finalmente
capiamo qual è la linea politica dietro tutto ciò: il tema del decoro. Peccato che questa
non è la mia linea politica, non è quella del movimento in cui mi sono candidata e
quindi non dovrebbe neanche essere quella della Sindaca, dell’Assessora o dei miei
Colleghi che ora si alzano a difendere l’indifendibile. Grazie, Presidente.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Il Gruppo quindi del Movimento 5 Stelle ha esaurito i propri minuti a
disposizione. Chiedo che non venga utilizzata la chat per esprimere commenti, quindi
per favore Vicepresidente Ferrero cerchi almeno lei di dare l’esempio. Procediamo con
gli interventi. Ho la Consigliera Grippo alla quale rimangono sei minuti e trenta. Prego.

GRIPPO Maria Grazia
Sì, grazie, Presidente. È difficile intervenire dopo un intervento appassionato di questo
genere, che restituisce un po’ di verità alle cose, perlomeno per quanto mi riguarda.
Ringrazio il Capogruppo Lo Russo e cerco di farla breve per non sottrarre tempo ai
Colleghi, però ci tenevo nel merito delle dichiarazioni del Comandante Bezzon che
restasse a verbale il rammarico che provo ogni qualvolta figure di rango istituzionale
non hanno cura di misurare gli effetti che avranno le loro parole alle orecchie
dell’opinione pubblica. Come abbiamo capito da molti interventi che mi hanno
preceduto, e soprattutto quello della Consigliera Paoli, non c’è nessun equivoco,
abbiamo tutti capito benissimo che cosa intendesse dire Bezzon, quale fosse il senso
della rivendicazione dell’Assessora e il senso delle parole di alcuni dei Colleghi del
Movimento 5 Stelle.
Ma se anche accettassimo che si sia trattato di un eccesso di semplificazione, che
comunque va definito meschino, molto meschino, e frutto di una non accettabile
faciloneria, quando noi prendiamo questo eccesso di semplificazione e lo caliamo nel
contesto socioeconomico nel quale viviamo, almeno a mio avviso si tratta solamente di
incoscienza; sono, Presidente, parole da incoscienti, perché da quelle parole è passato il
messaggio non dell’esistenza di un disagio reale da lenire, di un problema di convivenza
da risolvere e nemmeno è passato il messaggio che si è squarciato il velo sul racket
dell’elemosina, che peraltro ci si è dimenticati di dire che riguarda gli invisibili tra gli
invisibili, cioè gli stranieri che non hanno i documenti. È passato il messaggio che esista
una nuova deprecabile categoria: i furbetti dell’elemosina. E, peggio ancora, è passato il
messaggio che quella categoria coincida con l’intera platea delle persone che abitano le
strade del nostro centro storico.
Io personalmente, Presidente, se le cose stanno così, non posso accettare lezioni su
come uscire dall’ipocrisia, se questo serve a far segnare un punto sulla lavagna già fin
troppo affollata del conflitto sociale e mi rifiuto di aiutare chicchessia
dell’Amministrazione a scaricare le responsabilità che considera più gravose e più
complesse, perché questo è il senso del governare, non siete stati obbligati, c’è l’onere e
c’è l’onore, ed è un meccanismo non negoziabile. Ecco, ci si può fare da parte, e mi si
permetta di dire, Presidente, che, per fortuna, nel caso di questa Giunta ci siamo vicini.
Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Procediamo con l’intervento della Consigliera Tisi, alla quale rimangono
quattro minuti, prego.

TISI Elide
Grazie, Presidente. Cercherò anch’io di fare un intervento molto rapido e spero di non
ripetere cose già dette, ma ci tenevo a fare alcuni passaggi; intanto, per ricordare
ulteriormente un po’ la storia di Torino. Torino è stata storicamente una città
espressione di solidarietà, una città solidale che si è espressa in questo suo essere
solidale attraverso l’agire sia delle Istituzioni civili che quelle religiose, che del ricco e
variegato mondo del Terzo Settore. Una delle espressioni più alte della capacità di
essere solidale si è proprio manifestata verso quelle persone più fragili, verso le
marginalità estreme e non è un caso che proprio a Torino sono nate le sperimentazioni
più significative per rispondere a dei bisogni sempre nuovi e sempre diversi, proprio
legati alle marginalità. Ricordo, ad esempio, l’ambulatorio di via Nizza, l’ambulatorio
Gamba, ma vorrei, visto che è stato più volte citato, ricordare l’Housing First che è nato
a Torino, prima città in Italia, nel 2014 anche grazie alla collaborazione con
Organizzazioni nazionali che trattano i temi delle persone senza dimora, questo a
dimostrazione che, per rispondere ai bisogni delle marginalità estreme, occorre
continuamente mettere in discussione sé stessi e i propri servizi alla ricerca di risposte
che corrispondano ai bisogni delle persone e scusate se insisto su questo passaggio, ma i
bisogni delle persone devono essere messi al centro. Ora, anche per me, leggere le
dichiarazioni e anche ascoltare la Vicesindaca oggi che, in qualche modo, semplificano
- vorrei dire anche in modo molto grossolano - questi bisogni, mi ha molto amareggiato
perché io credo che Torino non si meriti questo. È chiaro che l’elemosina, la carità per
strada di qualche spicciolo non sono la soluzione del problema, l’ha detto bene anche il
nostro Arcivescovo, certamente però credo che la responsabilità di una Pubblica
Amministrazione sia quella non di dire ai cittadini di girarsi da un’altra parte, ma di
accompagnarli, sostenerli e di far crescere lo spirito solidale nei propri cittadini, tutti, e
non di instillare il dubbio che ci possa essere chi approfitta di questa solidarietà. Questo
io credo sia fondamentale, anche perché è questo alla base della relazione e della
solidarietà tra le persone, ma vorrei dire anche della responsabilità di mantenere una
coesione sociale.
Diversamente, credo sia inutile che facciamo atti di indirizzo nei quali sottolineiamo la
necessità di contenere fenomeni di intolleranza verso le persone più fragili, verso quelli
meno fortunati, stigmatizzando le varie categorizzazioni di persone se poi nelle
dichiarazioni che noi facciamo non riusciamo a trasmettere proprio la necessità che
questi stigma vengano superati, e semmai di aiutare chi pensa che solo con l’elemosina
si possa esprimere la propria solidarietà a farlo in un modo più completo e più pieno. Io
credo che molto spesso l’elemosina, la moneta sia anche accompagnata da uno sguardo,
da una relazione, da un sorriso, e molto spesso per le persone che vivono in strada
questo è fondamentale.
Io credo che ci sia una grande responsabilità nell’Amministrazione nel gestire la
complessità di questi temi, come pure - e chiudo - credo che sia importante interrogarci
sulla nostra capacità, la capacità che oggi ha quest’Amministrazione di accompagnare
davvero le persone che vivono l’esperienza della strada, che vivono l’esperienza dei
dormitori in percorsi di inclusione autentica; certamente il Covid ha obbligato a rivedere
i modelli organizzativi dei nostri servizi, io spero che queste revisioni non abbiano fatto
abbassare la capacità di guardarli come persone e di sostenerli nei propri percorsi di
vita, nei propri percorsi di inclusione. Se così è, e se davvero è la relazione quella che
noi proponiamo...

SICARI Francesco (Presidente)
La invito a concludere.

TISI Elide
… concludo… che non ci sia una necessità di affamare le persone perché si rivolgano ai
nostri servizi, ma piuttosto la ricerca da parte della Città di trovarne sempre di più
efficaci e di più significativi e, come dicevo all’inizio, rispondenti ai bisogni delle
persone.
In ultimo, vorrei richiamare anche il ruolo fondamentale dei Nuclei di Prossimità che
rischiano di essere sempre più esigui e che invece insieme ai Servizi Sociali hanno
rappresentato negli anni passati un tassello fondamentale per la vicinanza e per la
risposta ai bisogni dei cittadini più fragili. Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Procediamo con l’intervento del Capogruppo Petrarulo. Prego, ne ha
facoltà per sei minuti.

PETRARULO Raffaele
Grazie, Presidente. Mah, certe volte... non voglio iniziare con una battuta, ma mi sembra
di assistere a fiumi di parole; c’è Sanremo che forse si sentono tante parole proprio
fiumi di parole, di tutte e di tutti, con le mie comprese, ci mancherebbe, anzi forse sono
io uno di quelli che parla. Sicuramente con le parole non aiutiamo nessuno, perché con
tutti questi fiumi di parole io sto vedendo che Torino ha sempre gli stessi, anzi
aumentano sotto i porticati. Sto assistendo che, nonostante il Reddito di Cittadinanza
invece non si riescono a risolvere i problemi. Qualcuno parla di elemosina, no, non
bisogna fare elemosina perché è gente che ha dignità e la dignità va quindi premiata,
perché chi perde il lavoro, chi ha la laurea e si trova a dormire in mezzo ad una strada io
penso che non abbia tutta ‘sta voglia di stare a cielo aperto, non siamo in un paradiso
caraibico in cui si può stare fuori e stare tranquilli. Stare sotto un porticato, con il
rischio di (incomprensibile) il giaciglio oppure fare altro, è una cosa veramente che fa
male al cuore. Fa male a chi lo pensa. Però naturalmente le parole del Comandante
Bezzon, che non so a che titolo perché lui non è Assessore, non ha una funzione
politica, parla a titolo personale ma è il Comandante dei Vigili, se ha qualcosa e ha
qualche prova di questo non deve rivolgersi ai media, deve rivolgersi alle sedi
opportune, no? Se qualcuno usufruisce di un qualcosa di cui non deve usufruire c’è la
Procura della Repubblica, e spero che quello che dice lui possa essere visionato dagli
altri, perché sennò veramente qui ognuno parla tanto per fare fiumi di parole.
L’Assessora Schellino, io non è che... non giustifico nessuno, però quando io ho fatto e
ho pensato…, noi abbiamo 106 case occupate da gente senza titolo a Torino, ATC e
Comune, senza titolo, allora io mi domando e chiedo: i più furbi riescono ad occupare e
a stare all’interno di queste case per mesi e mesi a spese del Comune o dell’ATC, faccio
un esempio, e invece questi poveri clochard - o senza fissa dimora - devono stare
all’aperto? Oppure, qui sarà oggetto di interpellanza - penso che anche la mia Collega
Scanderebech, di cui le parlavo tempo fa, andrà a intervenire su questo - è capire perché
via Traves, che è stata definita un fiore all’occhiello, per come è stata dimenticata, oggi
non viene usata e non ci sono quei numeri che devono essere paventati. Non si può
obbligare nessuno ad andare in un posto, ci mancherebbe, non siamo in un regime, ma
non si può neanche far sì che una città come Torino diventi un dormitorio a cielo aperto.
Ma non per la bellezza di chi passeggia, ma per l’insicurezza degli stessi personaggi, per
quello che può portare ad essere poi cagionevolmente… incappare in malattie, che
fanno male a se stessi, ma fanno male a chi sta vicino, quindi tutto questo deve essere
inquadrato, ci deve essere un’emergenza. Qualcuno parla di controlli, ma i controlli
sono a monte, eh.
Sul Reddito di Cittadinanza io penso che non ci siano da fare tante chiacchiere: a chi
spetta, ha diritto ad averlo, ci sono i controlli, la banca dati della SOGEI, l’Anagrafe
Tributaria, trova i beni di tutti, quindi se qualcuno di questi che non ha fatto
domanda…, e bisogna capire perché non l’ha fatta, perché spetta a tutti, lo diceva
l’Assessora Schellino, no? Senza fissa dimora, in mezzo alla strada, Casa Comunale,
quindi se qualcuno non l’ha fatta, perché non l’ha fatta? E perché non lo si va ad incitare
ad andarla a fare? Perché non lo si accompagna a farla? Io non penso che 450 o 400,
quello che sia, possano essere delle somme che non facciano piacere a nessuno, anzi
sicuramente aiutano molto, anche chi sta per strada, perché sennò veramente noi siamo
qui a parlare per nulla. L’Arcivescovo Nosiglia, naturalmente, rappresentando la Chiesa,
ha ragione nel momento in cui dice: “Bisogna aiutarli”, ma “Bisogna aiutarli” non
significa: “Armiamoci e partite”, una cosa sono le Associazioni pubbliche, una cosa è
anche la Chiesa, che con la Caritas e con altri istituti riesce a fare i pasti caldi, quello
che sia, ma molti poi non vogliono rientrare in queste cose.
Allora, se non si può obbligare, cosa che è ben lungi dal sottoscritto, ma non si può
neanche vedere e poi venire qui e fare la reprimenda con fiumi di parole, come sto
facendo anch’io, ci mancherebbe, sono il primo a farle, ma siamo in un Consiglio
Comunale e quindi perché non intervenire dicendo quello che penso, perché, se no, poi
alla fin fine sembrerebbe che tutti quanti hanno trovato nella sfera di cristallo la
soluzione, ma la soluzione non c’è se non la si condivide, la soluzione non c’è se non
c’è qualcuno che dice o impone di fare qualcosa, ma che sia nell’interesse reciproco, sia
di chi sta male fuori e sia di chi non deve stare dentro, perché sennò poi alla fin fine
sono tutti qua a parlare che sono tutti buoni, bravi e capaci. L’elemosina si può fare,
delle offerte si possono fare, ognuno le fa, non è detto che le deve mettere su internet, su
Facebook o con delle mozioni di accompagnamento, chi le fa ha la sua anima perché di
fronte a Dio, di fronte a qualcun altro - io a questo purtroppo credo, in Gesù Cristo - io
mi guardo allo specchio, se ho fatto qualcosa o non ho fatto qualcosa, e non lo vengo a
dire qua sicuramente perché non mi interessa niente di dirlo in pubblico, ma con me
stesso, quando guardo la sera verso il crocefisso, lo guardo e lo penso.
Quindi, chiudendo, il Comandante Bezzon, secondo me, è stato inopportuno in quello
che ha detto, l’Assessora Schellino non è che deve dare ragione o torto, deve cercare di
risolvere il problema, lo sa benissimo l’Assessora Schellino che, sulle occupazioni
abusive e occupate, noi siamo indietro anni luce e le stiamo dando a persone che non
hanno diritto di questo, diamole a questi senzatetto innanzitutto, dove, a questo punto,
mi vedrebbe favorevole domani mattina a firmare una mozione di questo tipo, sbattiamo
fuori tutti quelli che furbescamente hanno preso… (voci sovrapposte).

SICARI Francesco (Presidente)
La invito a concludere.

PETRARULO Raffaele
... case abusive e ridiamo i 106 alloggi che sono occupati ai senzatetto, e io sono sicuro
che anche il Presidente dell’ATC, Bolla, sarebbe contentissimo di questo, almeno
paghiamo dei soldi a gente che se lo merita. Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Procediamo con l’intervento del Capogruppo Ricca, e ricordo che il
Gruppo della Lega Nord ha sette minuti a disposizione. Prego, Capogruppo Ricca.

RICCA Fabrizio
Grazie, Presidente. Io faccio una riflessione che è quella che, nonostante abbia più volte
consigliato al Comandante della Polizia Locale Bezzon di evitare interviste, di evitare
diciamo palcoscenici pubblici che potessero andare a travisare le parole di un tecnico,
che ovviamente da ogni parte politica vengono utilizzate come meglio ritiene
opportuno, io gli do il merito di aver diciamo fotografato una situazione. Quella dei
senzatetto è una situazione che a Torino va avanti da anni, e il problema vero non è
tanto se il Comandante della Polizia Locale fa un intervento sui media oppure no, il
problema, e io credo che sia forse questo “il” problema, è quello di una certa politica
che utilizzi i senzatetto per farsi campagna elettorale per far vedere che esiste, che
magari spinge a dare i 20 centesimi nel cappello della persona che è seduta per terra, si
gira dall’altra parte e torna nella sua casetta calda. Questo è il vero problema, perché,
almeno dai 10 anni che io faccio parte di questo Consiglio Comunale, ma dai 17 di cui
faccio politica nessuno ha mai deciso, davvero, di affrontare quello che è il problema
dei senzatetto. Tutti dicono: “Poverini, poverini, poverini”, ma nessuno decide mai di
fare un intervento serio, al netto di quelli che sono gli slogan: “Abbiamo abolito la
povertà, facciamo qualcosa per loro, attiviamo dei Tavoli, facciamo in modo che i
dormitori siano più accoglienti”, alla fine di queste parole rimane tutto così com’è,
perché nessuno decide mai di farsi carico di questo tipo di problema. Ecco, io quando
sento gli interventi da parte di una certa Sinistra che rivendica quanto è importante poter
aiutare, ma poi non aiuta mai, quando governa fa di tutto tranne che occuparsi di queste
persone, bene, allora io dico che forse questa politica ha sbagliato tutto o probabilmente
non l’ha mai capito. E quindi se noi vogliamo affrontare questo tipo di problematica,
dobbiamo intervenire in maniera seria, in maniera costruttiva, ma soprattutto facendo
degli interventi sensati, degli interventi che portino alla risoluzione, degli interventi che
portino queste persone ad avere una dignità, perché gli stessi discorsi su argomenti
diversi, io li ho sentiti sul Mercato di Libero Scambio dove veniva accettato il fatto che
ci fossero delle persone che su lenzuoli sporchi o sull’asfalto umido vendessero delle
cianfrusaglie per provare a recuperare qualche euro per mettere insieme il pranzo con la
cena. Bene, io vedo lo stesso tipo di situazione e la Lega in quest’ottica presta una mano
alla Giunta Comunale per provare a risolvere in maniera seria e concreta questa
situazione. Se noi vogliamo farlo, dobbiamo farlo agendo, non girandoci dall’altra parte
e lasciandoli lì, perché mentre alcuni Consiglieri Comunali che sono intervenuti prima
di me, che ci hanno insegnato come funziona la vita, devono rimanere e poi tornano a
casa loro, dove hanno un termosifone che scalda la camera, dove hanno un pasto caldo
in un piatto pulito, bene, forse loro, dal mio punto di vista, hanno sbagliato tutto, hanno
sbagliato l’approccio, hanno sbagliato il punto di vista.
Io e la Lega siamo pronti a sostenere l’Amministrazione Comunale in azioni che
possano portare a risolvere concretamente questo tipo di problematica e chiaramente il
Comandante Bezzon più che fotografare la situazione non ha fatto altro, non si può
dargli torto; le persone ci sono, sono lì e nessuno può negarlo. Sotto il “Palazzaccio” la
sera si accampano, sotto i portici di Torino si accampano e non è che le persone non ci
siano, qualcuno può ancora fare finta di non vederle, ma queste persone anche se si fa
finta di non vederle continueranno ad esserci. Quindi, o si accetta che queste persone
possano rimanere lì, e non sono io, oppure si decide insieme di percorrere una strada
che possa dare dignità a queste persone. Grazie, Presidente.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Procediamo adesso con l’intervento della Consigliera Parlacino, che ne ha
facoltà per tre minuti, prego.

PARLACINO Francesca
Sì, grazie Presidente. Io ci tengo ad intervenire perché sento molto mio questo tema e...
insomma, non vorrei continuare sulla linea della polemica, ma vorrei cercare di portarlo
su un piano più propositivo, sottolineando alcuni aspetti che ritengo inadeguati. Io
penso che la maggior parte di noi, la maggior parte dei cittadini quando aiuta lo fa con il
cuore e non solo per pulirsi la coscienza, come ho colto dalle parole dell’Assessora
Schellino e non solo; io mi ritengo una privilegiata e in quanto tale mi viene veramente
difficile girarmi dall’altra parte quando sono al corrente che nella mia città ci sono
persone in difficoltà. Sono consapevole, lo siamo tutti, che il tema sia di estrema
complessità, continuo però a ritenere che, come ho già detto durante le Commissioni
che si sono svolte sul tema, non siano sufficienti le strade che si sono percorse fino ad
oggi. Come hanno già detto alcuni Colleghi, per alcune persone non è assolutamente
semplice accettare di essere aiutati in struttura, non è semplice trovarsi in un dormitorio,
l’ho detto in più occasioni e davvero vorrei che si capisse che la cosa importante
dovrebbe essere la perseveranza, non si dovrebbe mollare, mentre la mia impressione è
che si tenda sempre a lasciar perdere con l’alibi della diffidenza da parte delle categorie
più deboli; la fiducia è difficile da conquistare e credo che con interventi spot sia
davvero molto complesso. Vorrei che ci interrogassimo sul perché certi progetti
falliscono, perché alcune categorie e i soggetti più fragili scappano dalle strutture,
perché non si fidano... forse qualcosa non funziona e dovremo proprio intervenire su
questi aspetti. Quindi io ritengo che se si possa aiutare offrendo un panino, offrendo due
spiccioli, ben venga, cioè è chiaro a tutti che questo non è sufficiente; ciò detto, io credo
che la politica stia fallendo e noi tutti in qualità di Amministratori stiamo fallendo già
nel momento in cui crediamo che non ci siano soluzioni e, come diceva anche il
Consigliere Petrarulo, è tanto facile riempirci la bocca di tante belle parole, ma poi mi
sembra che le azioni in questo momento siano piuttosto inconcludenti. Grazie,
Presidente.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Procediamo con l’intervento della Consigliera Vicecapogruppo
Scanderebech, ha sette minuti a sua disposizione, prego.

SCANDEREBECH Federica
Grazie, Presidente. L’unica cosa positiva di queste dichiarazioni del Comandante è che,
a seguito di tali inopportune dichiarazioni, siamo riusciti a svolgere questo confronto e
dibattito estremamente utile per sollevare e denunciare il tema. Spiazzante la
comunicazione dell’Assessora Schellino che non ha fatto minimamente accenno alle
dichiarazioni del Comandante, i problemi qua a parere mio sono due: il primo è dare
dignità a queste persone e il secondo è ripristinare il decoro urbano. Essere senza
dimora non credo che sia una scelta, in generale credo che chiunque non sceglierebbe
volontariamente quella vita, a meno di gravi problemi di disadattamento sociale. Lo
stesso Arcivescovo Nosiglia ha risposto al Comandante: “‘Dietro’ ai clochard penso che
ci siano anche anziani soli, famiglie monoreddito prive di sussistenza, persone che
hanno perso il lavoro e sono state dimenticate; il Comune come se ne sta occupando
prioritariamente?”.
Dietro diverse di queste persone c’è una risaputa tratta di animali e cuccioli usati per
impietosire i passanti, il fenomeno è sotto gli occhi di tutti ed è risaputo dai residenti
che sono testimoni ogni mattina di un viavai di furgoncini bianchi che distribuiscono gli
animali, cosa aspettiamo a prendere coscienza anche di questa situazione? Occorre
trovare soluzioni diverse da quelle fino ad adesso attuate negli ultimi anni, garantendo a
tutti una dignità. La soluzione non può essere lasciarli vivere per le strade del centro e
additarli, né tantomeno la soluzione può essere rassegnarsi senza attuare azioni
propositive e che diano uno spiraglio di ripristino della situazione. Questa
Amministrazione sbaglia a non voler affrontare il problema, la soluzione non può essere
un centro abbandonato al suo destino facendolo diventare negli ultimi anni un
dormitorio a cielo aperto e questo problema negli ultimi anni è sempre più evidente,
cosa che tra l’altro il Comitato spontaneo di cittadini “PuliAmo Torino” sta
denunciando da tempo. La Città di Torino ha dimostrato, ad esempio durante il periodo
Olimpico, di essere in grado di mettere in campo soluzioni diverse e di
accompagnamento; quel periodo dobbiamo ben ricordarcelo perché la situazione era
assolutamente cambiata e visibilmente agli occhi di tutti c’era una situazione
visibilmente migliorata. Dobbiamo dare dignità a queste persone e un luogo più
consono diverso dai portici del centro, dai dehors e dai piccoli rifugi riparati. Questa
Città ha fallito totalmente nel risolvere il problema, ed è incomprensibile che una tale
intervista arrivi dal Comandante dei Vigili e l’Assessore non faccia seguire azioni
rivolte alle fasce più deboli; un’interpretazione politica andava svolta da chi ha il ruolo
politico, quindi l’Assessore. Sbagliatissimo è quindi generalizzare come ha fatto il
Comandante, facendo di tutta l’erba un fascio. Voglio ricordare che, in merito alla
vicenda dei monopattini, il Comandante aveva avuto tutta la mia solidarietà; in questo
frangente, purtroppo, queste dichiarazioni erano dichiarazioni politiche, dovevano
arrivare da una parte politica e non da una parte istituzionale e operativa.
Ogni giorno veniamo sollecitati da persone in difficoltà, da categorie che sono state
dimenticate dai provvedimenti e aiuti; nella generalizzazione che è stata fatta vi sono
anche tante persone vittime della crisi economica del Covid, qualcuno prima l’ha citato.
Uno di questi, in un cartello a dicembre scriveva: “Ho perso casa e lavoro in un solo
giorno, ho una laurea in agronomia e parlo sei lingue”, questa persona non può essere
considerata al pari di chi ha fatto della vita di strada una ragione di vita. Il decoro della
città di cui è anche giusto e necessario preoccuparsi, va confrontato con le obiettive
condizioni di disagio e di insicurezza delle persone e non sempre le soluzioni pensate a
tavolino sono anche quelle che aiutano realmente ad integrare e non discriminare queste
persone. La nuova sede dell’“Emergenza freddo” di via Traves è evidente non stia
dando le giuste risposte; quali problematiche sta riscontrando rispetto a quando era in
piazza d’Armi? L’Assessore ci deve dare delle risposte. Giunge voce che diverse donne
si sentano insicure nel raggiungere tale luogo, non si possono valutare situazioni
integrative? Quanti fondi si stanno impiegando aggiuntivamente? Quali azioni sono
state implementate?
Faccio presente, infine, e concludo, che i Comuni singoli o associati in ambiti
territoriali, ai sensi ad esempio della Legge 328/2000, all’articolo 8, si occupano
tipicamente di progettare, gestire ed erogare servizi e interventi rivolti alla grave
marginalità, senza vincoli derivanti dalla normativa nazionale o regionale. La funzione
programmatoria e di coordinamento dell’Ente Locale più prossimo, il Comune quindi,
diventa il fattore determinante per costruire un sistema capace di valorizzare le risorse
delle comunità locali, umane, economiche, progettuali ed esperienziali e mettere a
profitto le limitate risorse pubbliche. Quindi, a conclusione: il Comune ha le
competenze e le sue responsabilità, cosa aspettiamo a dare dignità a queste persone, a
mettere a bilancio risorse aggiuntive e a ripristinare quindi anche il decoro del centro?
Per fortuna questa Amministrazione è agli sgoccioli, mi auguro che il prossimo Sindaco
e la prossima Giunta possano dare delle reali risposte. Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Io non ho ulteriori richieste di intervento, quindi procedo con...

NAPOLI Osvaldo
Presidente? Due parole, Osvaldo Napoli.

SICARI Francesco (Presidente)
Prego, Capogruppo ha due minuti a disposizione.

NAPOLI Osvaldo
Grazie, anche di meno. Guardi, io mi rifaccio alle parole… Certamente ho visto un
intervento molto interessante della Consigliera Tevere, ma mi rifaccio anche alle parole
del Collega Ricca. Io credo che il Comandante dei Vigili non abbia fatto nient’altro che
rispecchiare una situazione che sta alla politica poi risolvere, perché effettivamente mi è
capitato in questi ultimi tempi di girare Torino, specialmente nel centro su via Roma e
altre parti, non vi sono dubbi, che piaccia o non piaccia, nei confronti dei più deboli
bisogna certamente fare tutto quello che si può fare, più di quello che si può fare, però è
uno spettacolo certamente non bello per la Città di Torino. Quindi io credo che il
Comandante dei Vigili abbia voluto prospettare una situazione che, ripeto, sta alla
politica, nemmeno alle Associazioni, alla Caritas, quelle fanno già tantissimo, però poi
sta a noi riuscire a risolvere il problema in qualche maniera. Questa polemica mi è
sembrata, lo dico ai miei Colleghi con profondo rispetto come ho sempre avuto, un po’
esagerata; sono esattamente due ore che parliamo di questo problema, andando - mi dà
l’impressione - a parlare troppo. Quindi io do atto che non mi sono scandalizzato perché
il Comandante ha tirato fuori il problema, ma dobbiamo avere il coraggio di fare
autocritica, ma non soltanto da adesso, da decenni, probabilmente per una politica
sociale che la politica in senso generale non ha attuato. Grazie.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Quindi, dovrei avere adesso finito quelli che sono gli interventi, lascio
cinque minuti di replica alla Sindaca che si era segnata prima. Prego, Sindaca.

APPENDINO Chiara (Sindaca)
Grazie, Presidente. In realtà occuperò anche meno tempo perché ovviamente condivido
l’intervento del Vicesindaco Schellino e ringrazio lei e tutti coloro che sono attivi nel
campo del sociale, che, a differenza di quanto ha appena detto la Consigliera
Scanderebech, costantemente attivano Politiche Sociali guidate dal pubblico nella
ricerca di affrontare un tema che, purtroppo, non è così facilmente risolvibile; non è
risolvibile, come dire, non solo per il contesto economico e sociale che stiamo vivendo,
ma perché, purtroppo, lo dimostra quello che sta accadendo in tutte le grandi città, il
tema dei senzatetto è un tema che tutte le grandi città si trovano ad affrontare e che
spesso viene affrontato mettendo in contraddizione, o uno contro l’altro, il tema del
decoro urbano, che è stato peraltro citato, e dall’altra parte il tema dell’inclusione. Ora,
in realtà non è la prima volta che dibattiamo di questo, è successo più volte e la
sottoscritta il 1° settembre 2018 ha detto pubblicamente qual è la sua opinione; io
rispetto che ci siano sensibilità diverse sul tema e penso che sia stato opportuno che
questo sia anche emerso in ambito del dibattito Consiliare e credo che sia normale a
fronte di un tema così complesso, però non accetto la narrazione del Capogruppo Tresso
che dice che rincorriamo le dichiarazioni del Comandante. Io il 1° settembre 2018 ho
detto testualmente e pubblicamente: “Non fate l’elemosina ai senzatetto”. Lo rileggo:
“La solidarietà dei cittadini torinesi è nota e di questo vi ringrazio infinitamente;
tuttavia, dare denaro a chi sta in strada molto spesso finisce per alimentare…” - non
sempre, evidentemente - “…dipendenze o, nella peggiore delle ipotesi, veri e propri
racket”.
Allora, il dibattito era su una questione che la Città di Torino ha deciso di non adottare e
su cui riconfermo il mio posizionamento e cioè, proprio perché si legava al tema
prettamente alla questione del decoro urbano, al tema del “DASPO urbano”. Voi sapete
che molte città hanno deciso di introdurre il “DASPO urbano” legato alla questione dei
senzatetto, cosa che la Città di Torino non ha fatto e non è intenzionata a fare; a questo
si aggiunge un altro tema che ha detto correttamente il Vicesindaco Schellino e cioè che
paradossalmente è proprio l’efficienza dei sistemi di assistenza della Città che fa sì che
ogni inverno, in particolare nei mesi freddi, senzatetto provenienti da fuori Torino
vengano verso il centro e vengano verso il capoluogo; questo avviene in tutte le regioni,
in tutti i capoluoghi, quindi da una parte la decisione che io condivido e che continuo a
sostenere, e mi auguro che avvenga così anche in futuro, del non utilizzo - scelta
politica, sì - del “DASPO urbano” sui senzatetto, dall’altra parte l’attrattività - seppur
con tutti i suoi limiti, non sto dicendo che è un sistema perfetto, ma con tutti i suoi limiti
- del nostro sistema di rete sociale fa sì evidentemente che il tema sia più complesso di
quello che forse noi possiamo immaginare, che non si risolve evidentemente con un
foglio di via, che io ritengo qualcosa di disumano, e lo ripeto anche oggi, ma che
soprattutto non si risolve dando l’elemosina. E quindi il messaggio che io avevo già
detto allora, parliamo di settembre 2018 e che ripeto oggi, è che noi ringraziamo, io
ringrazio, tutti coloro che donano, e ringrazio tutti coloro che si mettono in gioco -
volontarie e volontari - per aiutare chi è in difficoltà, ma la donazione prettamente
economica intesa come “elemosina” ha un rischio e questo non significa che non
chiediamo di donare o che non ringraziamo chi dona, ma anche in quel contesto, come
ha ribadito peraltro il Vicesindaco, l’intento e il messaggio è di farlo il più possibile
tramite quelle Associazioni che conoscono il tema, e che io ringrazio, che costantemente
sono sul fronte per cercare di aiutare queste persone, per tirarle fuori e inserirle in un
percorso di autonomia; è molto complesso ed è frutto di tutta una serie di elementi che
non sono solo contestualizzati e non è neanche facile spiegare perché una persona
decide di dormire sotto i portici, perché decide magari di non andare consapevolmente
in un dormitorio.
Ogni persona ha la sua storia, non c’è dubbio, ma io ripeto quello che ho già detto a
settembre 2018, che l’elemosina di per sé, l’elemosina non è lo strumento migliore e
non è lo strumento, ripeto, più adatto per aiutare chi è in difficoltà. C’era stato un lungo
dibattito anche allora, com’è normale che sia, come si è scatenato probabilmente anche
oggi in Consiglio, però mi sembrava giusto ribadirlo qui, non tanto perché ci siano state
le comunicazioni specifiche, ma perché mi sembra opportuno ripetere una cosa che già
dissi nel settembre 2018 e che, a distanza di due anni e mezzo, continuo a sostenere e in
cui continuo sinceramente a credere. Il lavoro che dobbiamo fare e che stiamo cercando
di fare - non solo i Servizi Sociali, mi sento di dire, comunali, ma insieme al Terzo
Settore, insieme alla Regione e insieme al Governo, che, anche a fronte dell’emergenza
che stiamo vivendo, avrà bisogno di ridisegnare il sistema di welfare - è di ricostruire
una rete che sia sempre più capace a tirare fuori e accompagnare in un percorso di
autonomia chi sta affrontando dei momenti di fragilità e, ripeto, ogni singola persona ha
un suo percorso perché ha le sue fragilità; entrare in contatto, costruire un rapporto di
fiducia con chi è in una situazione di fragilità per un’Istituzione forse è la cosa più
difficile da fare.
Chiudo quindi ringraziando, ripeto, tutti i Consiglieri e le Consigliere che sono
intervenuti nel dibattito, e ringraziando il Vicesindaco che ha portato anche la mia voce,
su cui però tenevo ad intervenire io per lasciare anche a verbale qual è il mio pensiero.
Grazie, Presidente.

SICARI Francesco (Presidente)
Grazie a lei. Diamo quindi come per discusse le richieste di comunicazione.
Copyright © Comune di Torino - accesso Intracom Comunale (riservato ai dipendenti)