Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie, Presidente. Devo in primo luogo sottolineare che la relazione svolta ora dall'Assessore Rolando mi presenta un Assessore al Bilancio molto diverso dall’Assessore che ha illustrato in Commissione gli stessi atti. È vero, in questo anno di transizione, il Documento Unico di Programmazione poteva essere un semplice, stanco trascinamento di rispetto dell'obbligo formale, ma in qualche modo improntato ad una genericità ripetitiva per lasciare, al futuro governo della città, la determinazione più puntuale in base a nuovi indirizzi programmatici. Nel corso delle Commissioni però, io e altri colleghi, abbiamo ripetutamente segnalato che questo non è un anno qualunque, non è un anno qualunque nemmeno per le Amministrazioni giunte al termine, perché anche a loro compete la responsabilità di intercettare il cambiamento per come vissuto dalla società e di provare a introdurre dei binari di riferimento rispetto al governo di questo cambiamento, binari che potranno essere perfezionati e concretizzati da chi per volontà popolare succederà, ma che devono essere immaginati e prescritti oggi per consentire di non perdere tempo nella loro attuazione, perché l'urgenza di talune misure è nella evidenza politica e nella aspettativa delle persone. Quando abbiamo posto questi temi, in particolare in I Commissione venerdì, richiamando sia le opportunità che vengono introdotte dal Recovery Plan, sia le previsioni già contenute nella legge finanziaria 2021 del Governo nazionale e già oggetto di relazioni nel coordinamento Stato - Autonomie Locali - Comuni, l'Assessore ha risposto che c'è qualcuno che preferisce credere alle favole, in qualche modo riducendo ad una narrazione dell'immaginazione quelli che invece sono indirizzi che sembrano - almeno per il piano indirizzi - condivisi, e che dovrebbero essere tradotti in indirizzi politici del livello locale. Dalla relazione di oggi, vedo con piacere che l’Assessore Rolando è tornato ad assumere la responsabilità di questa fase di cambiamento e a riferirsi a questi indirizzi come strategie alle quali si deve corrispondere e questo non può che farmi piacere anche se evidentemente la conversione sulla via di Damasco non ha avuto il tempo sufficiente per consentire una rivisitazione del DUP alla luce di questa nuova consapevolezza, perché il Documento Unico di Programmazione purtroppo è ancora improntato ad uno stanco continuismo con alcune evidentissime contraddizioni e dall'altro lato con alcune altrettanto insopportabili ridondanze di progetti che non si sono voluti attuare in questi cinque anni e che vengono reiscritti senza rendere conto dell’insuccesso, invece, maturato. Faccio gli esempi sul primo versante: noi siamo, come dicevamo, in una situazione in cui si è compreso di dover rimettere mano alla dimensione della prossimità e quindi a costruire l’accessibilità a servizi e prestazioni da parte delle persone in modo fluido e certo, attraverso anche una dotazione infrastrutturale di servizi quali quelli di carattere sociosanitario; ce ne siamo accorti tutti superando i modelli precedenti ritenuti normali e che sono stati in gran parte a ragione e a motivo della difficoltà di far fronte all'emergenza sanitaria, ma non se n’è accorto il Documento Unico di Programmazione, anzi, il Documento Unico di Programmazione continua a ribadire tracciati che rischiano di essere contraddittori e dannosi. Formulo alcuni esempi: uno degli indirizzi forniti dal Consiglio Comunale, in tempi fin antecedenti, era quello di lavorare in sintonia con il Sistema Sanitario per la definizione delle Case della Salute. Non c’è alcuna traccia di riscrittura nel Documento Unico di Programmazione di questa disponibilità del Comune che significa anche, anziché alienare immobili di proprietà comunale, renderli disponibili per l'esercizio delle funzioni sociosanitarie nei confronti della ASL Città di Torino, questo indirizzo non compare. Un secondo esempio: abbiamo tutti preso coscienza, oltre a coloro che lo dichiaravano per essere operatori e professionisti e studiosi di quei mondi, di quanto le diseguaglianze inizino in fase precoce e di come si riverberino nella possibilità che i servizi fondamentali e di primo accesso svolgano un'azione di contrasto. Questo vale per i Servizi Sociali e vale per i Servizi Educativi. Se n’è reso conto anche il legislatore, infatti si propone di rideterminare i parametri distributivi del fondo di solidarietà verso i Comuni affinché i Comuni più gravati da aspetti di diseguaglianza o più segnati da fenomeni di mobilità legati al disagio e alle fasce deboli vengano sostenuti con maggiore opportunità. Non c'è traccia nel Documento Unico di Programmazione di come la Città si predisponga non solo alla consapevolezza, ma anche all'acquisizione di nuove risorse. Faccio un altro riferimento: i programmi nazionali stanno investendo, superando il termine precedente dei Progetti Periferie nella direzione di nuovi bandi nazionali definiti “qualità dell’abitare”, volti a riqualificare l’edilizia residenziale pubblica, a contrastare l’emergenza abitativa, a qualificare l’inclusione sociale, non c’è traccia nel Documento Unico di Programmazione. Vengo ai Servizi Educativi: la legge finanziaria predispone stanziamenti straordinari per aumentare la platea dei bambini in età 0-3 anni nell'avvicinarsi alle opportunità degli asili nido. Il Piano di fabbisogno della Città di Torino nel Documento Unico di Programmazione dichiara di prevedere una perdita di 1.000 unità di dipendenti, ma con un meno 1.000 di garantire in quantità e qualità gli stessi servizi esistenti. Secondo me si sta giocando con le leggi della fisica e della matematica. Ma, al di là di questo, la gravità enorme è che si parla di servizi esistenti, quindi abbiamo un Piano del fabbisogno che è ampiamente insufficiente a mantenere lo stato delle cose esistenti. In più sappiamo che lo stato delle cose esistenti non è quello che sarebbe necessario per superare i problemi che sono emersi con grande evidenza: sociali, culturali, educativi, economici, e che avrebbero bisogno di indirizzi e capacità di governo ben superiori di quelli del passato, ma soprattutto avrebbero bisogno di un ribaltamento delle logiche per mettere in cima alle priorità esattamente la crescita inclusiva del tessuto locale, come quello della comunità nazionale. C’è un altro riferimento che mi pare importante segnalare, che è quello delle politiche per il lavoro. Ma tutta la città, tutte le pagine dei quotidiani di economia, tutta la cronaca, politica, economica, sociale, discute del futuro dell'industria manifatturiera torinese, piemontese, a seguito dell’operazione “Stellantis”. In quattro anni non siamo stati capaci di aprire un’interlocuzione con FCA, di costruire delle relazioni con le medie imprese, con il distretto delle batterie, di ragionare, al di là di alcune sperimentazioni sull'auto a guida autonoma, delle prospettive di sviluppo in questo comparto, di ascoltare le Organizzazioni Sindacali in ordine alla tutela dell’occupazione, nel DUP c'è la costituzione di un gruppo di lavoro per definire attraverso il gruppo di lavoro la destinazione delle aree libere di TNE, quando tutti ci chiedono di governare con politiche nazionali e locali. Questo Documento Unico di Programmazione è quindi profondamente lontano non solo dalle aspettative, ma anche dalle necessità. |