Interventi |
MENSIO Federico Grazie, Presidente. Mah, grazie al Consigliere Chessa, ci siamo anche confrontati su questo atto. Devo dire che, come lui e come anche la Consigliera, che ha parlato prima di me e altri, la situazione che sta vivendo il Piemonte, e in particolare la nostra città, rispetto alla gestione di questa emergenza pandemica, ha dei connotati di una storia che potrebbe diventare benissimo un giallo, un thriller ma anche sfortunatamente un po’ un libro comico. Non sono, normalmente, chi mi conosce, uso addentrarmi in discussioni di cui non ho la piena contezza, men che meno se si tratta di questioni come la salute, ma, in questo caso, avendo vissuto in prima persona la gestione del Covid in Piemonte e in città - tra l’altro vicenda che mi sono permesso di raccontare su diversi canali e da alcuni definita tra incredibile, aberrante, surreale e kafkiana - mi vorrei esprimere. Ecco, con la mia famiglia abbiamo vissuto direttamente sulla nostra pelle - anche se devo dire fortunati, un quadro clinico senza nessun sintomo - la totale incapacità da parte degli organi deputati - e, come ha detto la Consigliera prima, la Città di Torino in questo ha una residualissima competenza -, proprio di dare informazioni chiare, precise, puntuali e io mi sarei anche augurato tempestive, soprattutto quando si tratta di evitare di diffondere un virus come quello della SARS-CoV-2. Sono anche certo però che le persone che sono in prima linea, come anche il Collega Russi, per aiutare i cittadini e i malati, siano persone serie, scrupolose e preparate, ma è evidente che - come coloro che, proprio questi, dovrebbero aiutare e assistere, cioè i cittadini -, sono lasciate a se stesse e con la sola propria buona volontà di risolvere i problemi. Ad esempio, iniziamo dal fatto che nei mesi successivi alla cosiddetta “prima ondata” non si siano previsti tutti gli scenari possibili a cui si andava incontro e le eventuali misure o contromisure per ridurre il diffondersi del contagio. Questo si può anche evincere dal fatto che nei giorni festivi e il sabato il centralino dell’ASL di Torino non risponda al pomeriggio; è come se al pomeriggio non ci fossero problemi, poi negli altri giorni devo dire che anche nelle otto ore in cui è aperto prendere la telefonata, la linea è come se si cercasse di partecipare ad un quiz televisivo in diretta degli anni ‘90, e comunque, anche quando rispondono, le risposte non sono sempre esaustive e complete. Devo poi dire che inviare le ordinanze di quarantena, utilizzando la posta elettronica tradizionale e non gli strumenti deputati per legge alle notifiche di atti pubblici, potrebbe diventare, e in qualche caso è diventato, un problema. È vero, in caso di emergenza, cioè qualche mese fa, potevo anche comprenderlo, ma in questo caso si sarebbe almeno dovuto definire e comunicarlo in modo un po’ più formale. Altre comunicazioni arrivavano poi da un indirizzo di posta elettronica di una società privata, senza una firma, un’indicazione del mittente, rischiando anche da parte mia di essere confuse con mail indesiderate o pericolose oppure di essere perse, grazie ai sistemi di verifiche di sicurezza delle varie caselle di posta. Ho scritto al passato proprio perché, su questo almeno so di parlare con certezza, mettendomi in contatto con i responsabili per gli strumenti informatici delle ASL di Torino, i quali, probabilmente, come ho detto prima, hanno agito in modo assolutamente professionale e immediato, forse anche dietro mia segnalazione, e hanno posto soluzione al problema; e ritorno al fatto che proprio hanno agito in modo professionale perché sono persone che ritengo consapevoli della delicatezza del ruolo che ricoprono in questo momento e hanno, secondo me, agito con vero spirito di servizio nei confronti dei cittadini. Non finisce qui, io ad esempio sono ancora in attesa da 14 giorni di un qualsiasi documento che attesti la mia quarantena. Di mia sponte ho portato mia figlia più grande ad eseguire il tampone di verifica risultato poi fortunatamente negativo per evitare che perdesse ulteriori giorni di scuola perché non è mai stata chiamata; peraltro, a mia figlia più piccola…, per la prima volta in vita mia ho visto un’ordinanza di quarantena retroattiva, è stata protocollata l’8 di ottobre, ma a far data dal 2 di ottobre; peccato che persino noi l’abbiamo saputo da una telefonata del Dirigente scolastico il 4 dello stesso mese. E qui vorrei individuare le prime responsabilità sulle corrette informazioni di cosa è isolamento, quarantena, quanti giorni, se il tampone va fatto o meno, dopo quanto tempo. Ebbene, dalle ultime indicazioni del Ministero credo che sia chiaro a pochi, veramente pochi, forse solo quasi chi le ha scritte, certamente non ai cittadini comuni che, come detto, in assenza di informazioni precise e puntuali non sono in grado di interpretare tali indicazioni, e quando le cose non sono chiare rischiano di generare sia confusione e soprattutto di non raggiungere lo scopo previsto, cioè di evitare ulteriori contatti. Che dire, tra l’altro, dello schema che gira nei social o sui mezzi di stampa in questi giorni della Protezione Civile? Uno schema che potrebbe anche essere annoverato tra i rebus di Giancarlo Brighenti della Settimana Enigmistica. Ebbene, in tutto ciò, dal momento in cui mia figlia, cioè circa 21 giorni, è dovuta stare in isolamento, i numeri in provincia di Torino - di Torino non ci sono, solo della città - dei nuovi positivi sono i seguenti: da +68 di 21 giorni fa a +1.281 rispetto al giorno prima di positivi ogni giorno, quindi con punte appunto di 1.281, passando per 700, 500 e via dicendo. Se poi vado a vedere la percentuale dei positivi… MENSIO Federico Sì, ho finito… siamo quasi al 20%, ben oltre il 3% indicato come soglia, perché ci sia un efficace tracciamento. Non esiste più alcun sistema di tracciamento minimamente in grado di assolvere il problema. Bene, io non sono sorpreso di questi numeri perché, tra mancanza di informazioni, tra mancata (incomprensibile) di contatti, tra annunci di tamponi rapidi ancora prima di firmare delibere e non sappiamo neanche - notizia di oggi - se arriveranno nelle farmacie e quando, non ci possiamo sorprendere. C’era il tempo e c’era il dovere di prepararsi a tutto ciò, mettendo in campo persone, mezzi e tecnologie, ma si è preferito sperare in altro. Bene, detto ciò, io ringrazio le persone che se ne stanno occupando, ci sono delle responsabilità precise in tutto ciò, non sono da ricercare negli operatori della Sanità, nei cittadini, nei medici di base o in chi gestisce il sistema informativo, ma più in alto, perché il vecchio adagio per me è sempre valido: il pesce puzza dalla testa. |