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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 26 Ottobre 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 11
INTERPELLANZA 2020-02272
"GESTIONE REGIONALE DELLA PANDEMIA DI COVID-19 MEDIANTE ANALISI DI POSITIVIT? (TAMPONI) E TRACCIABILIT? DEI CONTATTI NELLA CITT? DI TORINO" PRESENTATA IN DATA 23 OTTOBRE 2020 - PRIMO FIRMATARIO CHESSA.
Interventi
MENSIO Federico
Grazie, Presidente. Mah, grazie al Consigliere Chessa, ci siamo anche confrontati su
questo atto. Devo dire che, come lui e come anche la Consigliera, che ha parlato prima
di me e altri, la situazione che sta vivendo il Piemonte, e in particolare la nostra città,
rispetto alla gestione di questa emergenza pandemica, ha dei connotati di una storia che
potrebbe diventare benissimo un giallo, un thriller ma anche sfortunatamente un po’ un
libro comico. Non sono, normalmente, chi mi conosce, uso addentrarmi in discussioni
di cui non ho la piena contezza, men che meno se si tratta di questioni come la salute,
ma, in questo caso, avendo vissuto in prima persona la gestione del Covid in Piemonte e
in città - tra l’altro vicenda che mi sono permesso di raccontare su diversi canali e da
alcuni definita tra incredibile, aberrante, surreale e kafkiana - mi vorrei esprimere. Ecco,
con la mia famiglia abbiamo vissuto direttamente sulla nostra pelle - anche se devo dire
fortunati, un quadro clinico senza nessun sintomo - la totale incapacità da parte degli
organi deputati - e, come ha detto la Consigliera prima, la Città di Torino in questo ha
una residualissima competenza -, proprio di dare informazioni chiare, precise, puntuali e
io mi sarei anche augurato tempestive, soprattutto quando si tratta di evitare di
diffondere un virus come quello della SARS-CoV-2.
Sono anche certo però che le persone che sono in prima linea, come anche il Collega
Russi, per aiutare i cittadini e i malati, siano persone serie, scrupolose e preparate, ma è
evidente che - come coloro che, proprio questi, dovrebbero aiutare e assistere, cioè i
cittadini -, sono lasciate a se stesse e con la sola propria buona volontà di risolvere i
problemi. Ad esempio, iniziamo dal fatto che nei mesi successivi alla cosiddetta “prima
ondata” non si siano previsti tutti gli scenari possibili a cui si andava incontro e le
eventuali misure o contromisure per ridurre il diffondersi del contagio. Questo si può
anche evincere dal fatto che nei giorni festivi e il sabato il centralino dell’ASL di Torino
non risponda al pomeriggio; è come se al pomeriggio non ci fossero problemi, poi negli
altri giorni devo dire che anche nelle otto ore in cui è aperto prendere la telefonata, la
linea è come se si cercasse di partecipare ad un quiz televisivo in diretta degli anni ‘90,
e comunque, anche quando rispondono, le risposte non sono sempre esaustive e
complete.
Devo poi dire che inviare le ordinanze di quarantena, utilizzando la posta elettronica
tradizionale e non gli strumenti deputati per legge alle notifiche di atti pubblici,
potrebbe diventare, e in qualche caso è diventato, un problema. È vero, in caso di
emergenza, cioè qualche mese fa, potevo anche comprenderlo, ma in questo caso si
sarebbe almeno dovuto definire e comunicarlo in modo un po’ più formale. Altre
comunicazioni arrivavano poi da un indirizzo di posta elettronica di una società privata,
senza una firma, un’indicazione del mittente, rischiando anche da parte mia di essere
confuse con mail indesiderate o pericolose oppure di essere perse, grazie ai sistemi di
verifiche di sicurezza delle varie caselle di posta. Ho scritto al passato proprio perché,
su questo almeno so di parlare con certezza, mettendomi in contatto con i responsabili
per gli strumenti informatici delle ASL di Torino, i quali, probabilmente, come ho detto
prima, hanno agito in modo assolutamente professionale e immediato, forse anche
dietro mia segnalazione, e hanno posto soluzione al problema; e ritorno al fatto che
proprio hanno agito in modo professionale perché sono persone che ritengo consapevoli
della delicatezza del ruolo che ricoprono in questo momento e hanno, secondo me, agito
con vero spirito di servizio nei confronti dei cittadini.
Non finisce qui, io ad esempio sono ancora in attesa da 14 giorni di un qualsiasi
documento che attesti la mia quarantena. Di mia sponte ho portato mia figlia più grande
ad eseguire il tampone di verifica risultato poi fortunatamente negativo per evitare che
perdesse ulteriori giorni di scuola perché non è mai stata chiamata; peraltro, a mia figlia
più piccola…, per la prima volta in vita mia ho visto un’ordinanza di quarantena
retroattiva, è stata protocollata l’8 di ottobre, ma a far data dal 2 di ottobre; peccato che
persino noi l’abbiamo saputo da una telefonata del Dirigente scolastico il 4 dello stesso
mese. E qui vorrei individuare le prime responsabilità sulle corrette informazioni di cosa
è isolamento, quarantena, quanti giorni, se il tampone va fatto o meno, dopo quanto
tempo. Ebbene, dalle ultime indicazioni del Ministero credo che sia chiaro a pochi,
veramente pochi, forse solo quasi chi le ha scritte, certamente non ai cittadini comuni
che, come detto, in assenza di informazioni precise e puntuali non sono in grado di
interpretare tali indicazioni, e quando le cose non sono chiare rischiano di generare sia
confusione e soprattutto di non raggiungere lo scopo previsto, cioè di evitare ulteriori
contatti.
Che dire, tra l’altro, dello schema che gira nei social o sui mezzi di stampa in questi
giorni della Protezione Civile? Uno schema che potrebbe anche essere annoverato tra i
rebus di Giancarlo Brighenti della Settimana Enigmistica. Ebbene, in tutto ciò, dal
momento in cui mia figlia, cioè circa 21 giorni, è dovuta stare in isolamento, i numeri in
provincia di Torino - di Torino non ci sono, solo della città - dei nuovi positivi sono i
seguenti: da +68 di 21 giorni fa a +1.281 rispetto al giorno prima di positivi ogni giorno,
quindi con punte appunto di 1.281, passando per 700, 500 e via dicendo. Se poi vado a
vedere la percentuale dei positivi…

MENSIO Federico
Sì, ho finito… siamo quasi al 20%, ben oltre il 3% indicato come soglia, perché ci sia
un efficace tracciamento. Non esiste più alcun sistema di tracciamento minimamente in
grado di assolvere il problema.
Bene, io non sono sorpreso di questi numeri perché, tra mancanza di informazioni, tra
mancata (incomprensibile) di contatti, tra annunci di tamponi rapidi ancora prima di
firmare delibere e non sappiamo neanche - notizia di oggi - se arriveranno nelle
farmacie e quando, non ci possiamo sorprendere. C’era il tempo e c’era il dovere di
prepararsi a tutto ciò, mettendo in campo persone, mezzi e tecnologie, ma si è preferito
sperare in altro. Bene, detto ciò, io ringrazio le persone che se ne stanno occupando, ci
sono delle responsabilità precise in tutto ciò, non sono da ricercare negli operatori della
Sanità, nei cittadini, nei medici di base o in chi gestisce il sistema informativo, ma più
in alto, perché il vecchio adagio per me è sempre valido: il pesce puzza dalla testa.

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