Interventi |
CARLEVARIS Cinzia Grazie, Presidente. Quest’ordine del giorno è frutto di un lavoro congiunto di un gruppo interno della rete RE.A.DY, di cui Torino è Segreteria nazionale, e che è la rete italiana delle Regioni, Province Autonome ed Enti Locali impegnati per prevenire, contrastare e superare le discriminazioni per orientamento sessuale e l’identità di genere. Questo ordine del giorno è stato condiviso e discusso con le realtà aderenti al Tavolo nazionale LGBT che recentemente è istituito presso l’UNAR e supporta l’adozione del testo unificato adottato dalla Commissione Giustizia della Camera il 14 luglio scorso, la cosiddetta legge Zan, che a sua volta sintetizza 5 disegni di legge: quello Boldrini, Zan, Scalfarotto, Bartolozzi e Perantoni - il testo Perantoni riprende lo stesso testo depositato al Senato dalla Senatrice Maiorino - e questo testo unificato che è un testo di sintesi che è stato calendarizzato per la prossima settima - Covid permettendo - alla Camera è proprio quello sostenuto dalla rete RE.A.DY con questa azione di advocacy nei confronti delle Istituzioni nazionali. Lo scopo della proposta di legge Zan è la prevenzione dei fenomeni omolesbobitransfobici. Da una parte tramite l’estensione dei reati d’odio anche all’orientamento sessuale, identità di genere e genere e dall’altra tramite una serie di proposte attive che educhino e sensibilizzino al rispetto verso tutte e tutti. Per sviluppare questi obiettivi il testo è composto da due parti principali: la prima parte, che ha la funzione deterrente verso i crimini omolesbobitransfobici, introducendo l’orientamento sessuale e l’identità di genere negli articoli del Codice Penale che puniscono l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione riconoscendo, inoltre, la condizione di particolare vulnerabilità alle vittime - quindi la proposta va a modificare la cosiddetta “Legge Mancino” - il quale prevede una specifica aggravante per chi in qualsiasi modo incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; l’estensione comprenderebbe quindi anche i reati di violenza fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. La seconda parte si concentra sulla prevenzione positiva dei fenomeni omolesbobitransfobici al fine di promuovere la cultura del rispetto, dell’inclusione, contrastare i pregiudizi, le discriminazioni, le violenze motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere e questo attraverso quattro azioni: l’istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia il 17 maggio; una strategia triennale di prevenzione dell’omolesbobitransfobia; 4 milioni di euro di fondi aggiuntivi al fondo per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio e, infine, l’elaborazione di statistiche sulle discriminazioni e sulla violenza solo per avere contezza del fenomeno. Questa legge non limita la libertà di opinione, bensì gli atti discriminatori, ossia chiunque potrà continuare a esprimere il proprio dissenso nei confronti del matrimonio omosessuale o dell’estensione dell’adozione alle coppie omogenitoriali, per esempio, sarà invece vietato istigare alla violenza o commettere atti di violenza contro le persone in ragione del loro orientamento sessuale o della loro entità di genere. Per tutelare categorie particolarmente discriminate non servono leggi specifiche; la “Legge Mancino”, ad esempio, tutela già in modo particolare chi subisce atti discriminatori per motivi razziali, etnici, religiosi, cioè oggi è già vietato discriminare, ad esempio, chi è cattolico e da domani sarà vietato discriminare una persona solo perché è lesbica, gay, bisessuale o trans. La tutela ad atti discriminatori non è un privilegio è un diritto e, a differenza di molti Paesi europei, in Italia oggi non esiste una legge ad hoc che punisca le discriminazioni e i discorsi di odio contro le persone LGBT. Il primo tentativo di introdurre una legge contro l’omofobia risale al 1996 quando l’allora Deputato di Rifondazione Comunista, Nichi Vendola, presentò una proposta che però non fu approvata, e da allora si sono susseguite diverse proposte che però non sono mai riuscite ad essere approvate, sono passati ormai quasi 25 anni e una legge non c’è ancora. L’ultima ricerca dell’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali sulle persone LGBT in Italia evidenzia che il 62% delle persone evita di prendere in mano, per mano in pubblico la persona amata, il 30% non frequenta alcuni luoghi per paura di subire aggressioni, il 23% dichiara di aver subìto discriminazioni sul lavoro, il 32% di aver subìto almeno un episodio di molestia nell’ultimo anno, l’8% dichiara un episodio di aggressione fisica negli ultimi cinque anni e solo 1 persona su 6 ha denunciato questi episodi anche proprio in ragione del fatto che oggi una legge non esiste ancora. La novità di questa legge riguarda anche i crimini di odio per motivi di genere, il che significa che questo è uno strumento per arginare anche il sessismo e la misoginia perché sappiamo bene che oggi le donne sono tra le più colpite dai crimini d’odio, come ci spiegava - ne abbiamo parlato in Commissione qualche giorno fa - proprio la Commissione Jo Cox che era stata istituita alla Camera, Commissione intolleranza e razzismo, aveva evidenziato proprio come in Italia esiste una vera e propria piramide dell’odio di cui le donne sono le prime vittime: stereotipi, sessismo, aggressioni verbali, minacce sessuali sono tra le più diffuse forme di violenza che continuano a colpire le donne nel nostro Paese. L’odiatore oggi ha sempre più il petto in fuori, rivendica la ribalta non si sente più solo, ma legittimato e si tratta quindi di un cambiamento radicale anche preoccupante delle hate speech, quindi per contrastare questo sentimento di legittimazione e per tutte le ragioni precedenti, io vi invito a sostenere questa legge a lungo attesa e ad approvare questo ordine del giorno. Grazie. |