Interventi |
GRIPPO Maria Grazia Grazie, Presidente. Parlerò dell’emendamento perché la collega Carlevaris, che ringrazio, ha già ben spiegato le ragioni che oggi ci portano a discutere della legge Zan. Abbiamo svolto, in termini di istruttoria del testo, anche una interessante Commissione qualche giorno fa che ha visto come ospiti l’Onorevole Boldrini e l’Onorevole Maiorino che ci hanno consentito di andare a fondo delle questioni che sono proprie di questa legge che si attendeva da decenni e di cui l’Italia, evidentemente, ha un particolare bisogno. Poiché la relazione con gli stakeholder - che sono anche quelli con cui si interfaccia abitualmente rete RE.A.DY - è qualcosa che appartiene all’attività quotidiana di noi Consigliere e Consiglieri del Comune di Torino ho pensato che fosse interessante arricchire il testo base che è stato proposto in tutte le 140 realtà che afferiscono a rete RE.A.DY, ho cercato di arricchire quindi di personalizzare il testo che sarebbe partito dalla Città di Torino facendo riferimento ad una questione alla quale, dicevo appunto gli stakeholder, quindi le associazioni prevalentemente che si occupano di tutelare gli interessi legittimi della comunità LGBT, hanno rimarcato. Il tema è quello dell’esigenza di mettere espressamente al bando, così com’è accaduto in altre Paesi d’Europa, le cosiddette terapie riparative o di conversione, pratiche che sono tutt’altro che scientifiche e che mirano a cambiare l’orientamento sessuale delle persone LGBT. Io non troverei nessun’altro termine per definirle, se non delle mostruosità, che non sono ancora cessate peraltro nel nostro Paese, pur mascherandosi sotto le più svariate vesti, c’è quindi l’esigenza che il legislatore prenda una posizione netta, non soltanto sull’effettuazione di queste terapie, ma sulla loro promozione; Paesi come la Germania l’hanno già fatto da tempo, il Parlamento italiano ha cercato di farlo l’ultima volta nel 2016 con una proposta di legge sottoscritta da 17 Senatori che però, purtroppo, non ha trovato un suo compimento. Questa mi sembrava l’occasione giusta dal momento che si parla in senso generico di andare a legiferare perché vengano messi dei paletti chiari e indiscutibili contro tutti i reati legati all’omotransfobia e insieme politiche attive perché questa venga prevenuta, mi sembrava l’occasione giusta per proporre un richiamo di questo genere che si trova nel dispositivo dell’ordine del giorno a prima firma Carlevaris e che appunto sollecita il legislatore a vietare le cosiddette terapie riparative e la loro approvazione com’è già accaduto in altri Paesi d’Europa. Mi piace ricordare che delle 46 realtà Istituzionali che hanno dato la loro adesione, a far data 15 ottobre, così come ci è stato riportato dall’Assessore, la Città Metropolitana di Torino ha già non soltanto votato il testo base, ma votato favorevolmente anche un identico emendamento, che io stessa ho depositato, e che ha ottenuto una larghissima maggioranza rappresentata da tutte le forza politiche presenti in Città Metropolitana. Quindi, l’auspicio è che anche qui nella Sala Rossa, quindi, che l’assemblea del Comune capoluogo possa dar seguito a questa esperienza e che quindi l’intero territorio possa esprimersi in questa direzione. Grazie. |