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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 12 Ottobre 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 29
DELIBERAZIONE DI INIZIATIVA CONSILIARE 2020-00558
STATUTO DELLA CITT? DI TORINO - ADEGUAMENTO AD UN LINGUAGGIO NON DISCRIMINANTE DAL PUNTO DI VISTA DI GENERE.
Interventi
CARLEVARIS Cinzia
Allora, Grazie, Presidente. L’uso di un linguaggio rispettoso delle differenze di genere,
in sintonia con gli orientamenti... le indicazioni europee e nazionali, risponde
all’esigenza che i cambiamenti della società e l’affermazione della parità di genere
trovino riconoscimento e supporto nelle parole, perché le parole che usiamo possono da
un lato veicolare asimmetrie, preconcetti, iniquità, oppure possono esprimere
l’affermazione di diritti e articolare concetti anche complessi, quali l’esigenza di
promuovere la parità nel rispetto delle differenze. Nel nostro Statuto, che è l’atto
normativo fondamentale della Città, è usato esclusivamente un linguaggio
androcentrico: si parla solo del Consigliere, del Presidente, del Sindaco, dell’Assessore,
del Dirigente e del cittadino e, poiché è di primaria importanza, nel contesto che si
vuole aperto e inclusivo della nostra Città, non trascurare la forza simbolica della
discriminazione attuata attraverso le parole, e quindi abbiamo ritenuto necessario
adottare un uso corretto della lingua, che accolga le differenze e che consenta ai
differenti generi di essere rappresentati e valorizzati in modo autonomo. Questa delibera
in realtà si colloca nella scia di quelle azioni che l’Amministrazione Comunale di
Torino porta avanti dal 2015, quando, in seguito al Decreto 473 della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, che aveva istituito un gruppo di esperti e di esperte con il
compito di elaborare una proposta operativa volta a promuovere presso la Pubblica
Amministrazione...

CARLEVARIS Cinzia
...un corretto uso della lingua italiana, con rispetto del genere, anche in riferimento agli
atti normativi amministrativi, per cui quest’Amministrazione a partire dal 2015 aveva
inviato un gruppo di lavoro sull’uso del linguaggio di genere, partecipato anche da
soggetti pubblici esterni all’Amministrazione, e questo gruppo di lavoro aveva operato
un primo momento di formazione, in collaborazione col Dipartimento di Culture,
Politica e Società dell’Università di Torino, e aveva elaborato il testo della Carta di
Intenti “Io parlo e non discrimino”, i cui Enti promotori e poi sottoscrittori erano,
appunto, la Città di Torino, la Regione Piemonte, il Consiglio Regionale del Piemonte,
Città Metropolitana, l’Università degli Studi e il Politecnico. Sempre questo Consiglio
Comunale nel 2015 aveva approvato la mozione n. 49, avente ad oggetto: “Uso del
linguaggio di genere negli atti della Città di Torino”, con la quale aveva impegnato
l’Amministrazione ad adeguare, nel rispetto della lingua italiana, tutta la modulistica e
la comunicazione proprie evidenziando entrambi i generi, e aveva dato mandato
all’Ufficio di Presidenza di presentare un testo dello Statuto della Città aggiornato al
linguaggio di genere, per cui già nella scorsa consiliatura era partita tutta una fase di
elaborazione del testo statutario, sempre con un gruppo di lavoro interno di personale
formato e in collaborazione con il Dipartimento di Culture, ed era stato prodotto un
testo rivisto dello Statuto, che era stato allegato a una delibera, che era andata in Aula a
inizio 2016 e che però non aveva mai visto la luce perché, causa fine consiliatura, non
era mai stato votato, quindi è decaduto. Per cui abbiamo ripreso una nuova delibera,
abbiamo scritto una nuova modifica, il nuovo allegato, perché nel frattempo, in questi
cinque anni lo Statuto è stato modificato in vari articoli, per cui il nuovo allegato andava
coordinato con il testo vigente; con l’aiuto di Carola Barboni, che aveva già seguito
prima, che colgo l’occasione per ringraziare, abbiamo redatto un nuovo allegato e i
metodi utilizzati per rivedere il linguaggio sono stati essenzialmente due: in prima
battuta si è cercato di neutralizzare il genere, ossia utilizzando, per esempio, sostantivi
neutri. Esempio: laddove c’era scritto: “i cittadini”, abbiamo messo: “la cittadinanza”,
che include i cittadini, le cittadine e tutti coloro che non si riconoscono nei primi due
generi. Un altro criterio per neutralizzare il genere è stato quello di utilizzare pronomi
relativi e indefiniti, per esempio: “chi”, “eletto”, oppure “ogni persona” e un altro
metodo è stato quello di utilizzare gli epiceni, ossia quei sostantivi che senza l’articolo
valgono sia per il maschile che per il femminile, ad esempio: dove c’era: “I Presidenti e
i Vicepresidenti”, è diventato: “Presidenti e Vicepresidenti”, che vale per tutti.
Dove non è stato possibile neutralizzare il genere, si sono sdoppiati i generi, quindi “i
Consiglieri e le Consigliere”, “i Dirigenti e le Dirigenti” e tant’è.
A questa delibera ci sono due emendamenti, ho presentato: il primo recepisce
semplicemente il parere delle Circoscrizioni - e ringrazio la Consigliera Grippo che è
venuta nelle Circoscrizioni a illustrare e perorare la bontà della deliberazione -, hanno
espresso il loro parere le Circoscrizioni 1, 5, 6 e 7, le prime tre han dato parere
favorevole, la Circoscrizione 7 ha dato parere favorevole condizionato all’accoglimento
di un emendamento, emendamento che chiedeva la modifica di una parola dell’allegato,
all’articolo 24, dove noi abbiamo indicato: “Il difensore e la difensora civica”, chiedono
di sostituire: “difensora” con: “difenditrice”; noi abbiamo esaminato questa proposta di
emendamento in Commissione, con anche l’aiuto della Professoressa Rachele Raus del
Dipartimento di Culture, Politica e Società, che era la linguista che aveva già
supervisionato tutto l’iter della scorsa consiliatura, e all’unanimità abbiamo valutato di
non accogliere questo emendamento, perché, benché sia formalmente corretto e quindi
la richiesta sia legittima, sia “difenditrice” che “difensora” sono due termini considerati
corretti sia dall’Accademia della Crusca che dal vocabolario Treccani, però “difensora”
è il termine più popolare, quello già più utilizzato ed è anche quello più facilmente
comprensibile, se non altro per assonanza col più diffuso “difensore”. Quindi abbiamo
deciso, insomma, di non accogliere questo emendamento.
Il secondo emendamento allegato alla delibera, invece, semplicemente stralcia tutta la
parte sul Titolo V, perché è appena stata votata la modifica del Titolo V del
Decentramento e chiaramente, se noi votassimo la nostra parte del Titolo V qui,
andremmo a inficiare tutte le modifiche appena apportate. Ho finito, grazie.

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