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CARLEVARIS Cinzia Allora, Grazie, Presidente. L’uso di un linguaggio rispettoso delle differenze di genere, in sintonia con gli orientamenti... le indicazioni europee e nazionali, risponde all’esigenza che i cambiamenti della società e l’affermazione della parità di genere trovino riconoscimento e supporto nelle parole, perché le parole che usiamo possono da un lato veicolare asimmetrie, preconcetti, iniquità, oppure possono esprimere l’affermazione di diritti e articolare concetti anche complessi, quali l’esigenza di promuovere la parità nel rispetto delle differenze. Nel nostro Statuto, che è l’atto normativo fondamentale della Città, è usato esclusivamente un linguaggio androcentrico: si parla solo del Consigliere, del Presidente, del Sindaco, dell’Assessore, del Dirigente e del cittadino e, poiché è di primaria importanza, nel contesto che si vuole aperto e inclusivo della nostra Città, non trascurare la forza simbolica della discriminazione attuata attraverso le parole, e quindi abbiamo ritenuto necessario adottare un uso corretto della lingua, che accolga le differenze e che consenta ai differenti generi di essere rappresentati e valorizzati in modo autonomo. Questa delibera in realtà si colloca nella scia di quelle azioni che l’Amministrazione Comunale di Torino porta avanti dal 2015, quando, in seguito al Decreto 473 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che aveva istituito un gruppo di esperti e di esperte con il compito di elaborare una proposta operativa volta a promuovere presso la Pubblica Amministrazione... CARLEVARIS Cinzia ...un corretto uso della lingua italiana, con rispetto del genere, anche in riferimento agli atti normativi amministrativi, per cui quest’Amministrazione a partire dal 2015 aveva inviato un gruppo di lavoro sull’uso del linguaggio di genere, partecipato anche da soggetti pubblici esterni all’Amministrazione, e questo gruppo di lavoro aveva operato un primo momento di formazione, in collaborazione col Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, e aveva elaborato il testo della Carta di Intenti “Io parlo e non discrimino”, i cui Enti promotori e poi sottoscrittori erano, appunto, la Città di Torino, la Regione Piemonte, il Consiglio Regionale del Piemonte, Città Metropolitana, l’Università degli Studi e il Politecnico. Sempre questo Consiglio Comunale nel 2015 aveva approvato la mozione n. 49, avente ad oggetto: “Uso del linguaggio di genere negli atti della Città di Torino”, con la quale aveva impegnato l’Amministrazione ad adeguare, nel rispetto della lingua italiana, tutta la modulistica e la comunicazione proprie evidenziando entrambi i generi, e aveva dato mandato all’Ufficio di Presidenza di presentare un testo dello Statuto della Città aggiornato al linguaggio di genere, per cui già nella scorsa consiliatura era partita tutta una fase di elaborazione del testo statutario, sempre con un gruppo di lavoro interno di personale formato e in collaborazione con il Dipartimento di Culture, ed era stato prodotto un testo rivisto dello Statuto, che era stato allegato a una delibera, che era andata in Aula a inizio 2016 e che però non aveva mai visto la luce perché, causa fine consiliatura, non era mai stato votato, quindi è decaduto. Per cui abbiamo ripreso una nuova delibera, abbiamo scritto una nuova modifica, il nuovo allegato, perché nel frattempo, in questi cinque anni lo Statuto è stato modificato in vari articoli, per cui il nuovo allegato andava coordinato con il testo vigente; con l’aiuto di Carola Barboni, che aveva già seguito prima, che colgo l’occasione per ringraziare, abbiamo redatto un nuovo allegato e i metodi utilizzati per rivedere il linguaggio sono stati essenzialmente due: in prima battuta si è cercato di neutralizzare il genere, ossia utilizzando, per esempio, sostantivi neutri. Esempio: laddove c’era scritto: “i cittadini”, abbiamo messo: “la cittadinanza”, che include i cittadini, le cittadine e tutti coloro che non si riconoscono nei primi due generi. Un altro criterio per neutralizzare il genere è stato quello di utilizzare pronomi relativi e indefiniti, per esempio: “chi”, “eletto”, oppure “ogni persona” e un altro metodo è stato quello di utilizzare gli epiceni, ossia quei sostantivi che senza l’articolo valgono sia per il maschile che per il femminile, ad esempio: dove c’era: “I Presidenti e i Vicepresidenti”, è diventato: “Presidenti e Vicepresidenti”, che vale per tutti. Dove non è stato possibile neutralizzare il genere, si sono sdoppiati i generi, quindi “i Consiglieri e le Consigliere”, “i Dirigenti e le Dirigenti” e tant’è. A questa delibera ci sono due emendamenti, ho presentato: il primo recepisce semplicemente il parere delle Circoscrizioni - e ringrazio la Consigliera Grippo che è venuta nelle Circoscrizioni a illustrare e perorare la bontà della deliberazione -, hanno espresso il loro parere le Circoscrizioni 1, 5, 6 e 7, le prime tre han dato parere favorevole, la Circoscrizione 7 ha dato parere favorevole condizionato all’accoglimento di un emendamento, emendamento che chiedeva la modifica di una parola dell’allegato, all’articolo 24, dove noi abbiamo indicato: “Il difensore e la difensora civica”, chiedono di sostituire: “difensora” con: “difenditrice”; noi abbiamo esaminato questa proposta di emendamento in Commissione, con anche l’aiuto della Professoressa Rachele Raus del Dipartimento di Culture, Politica e Società, che era la linguista che aveva già supervisionato tutto l’iter della scorsa consiliatura, e all’unanimità abbiamo valutato di non accogliere questo emendamento, perché, benché sia formalmente corretto e quindi la richiesta sia legittima, sia “difenditrice” che “difensora” sono due termini considerati corretti sia dall’Accademia della Crusca che dal vocabolario Treccani, però “difensora” è il termine più popolare, quello già più utilizzato ed è anche quello più facilmente comprensibile, se non altro per assonanza col più diffuso “difensore”. Quindi abbiamo deciso, insomma, di non accogliere questo emendamento. Il secondo emendamento allegato alla delibera, invece, semplicemente stralcia tutta la parte sul Titolo V, perché è appena stata votata la modifica del Titolo V del Decentramento e chiaramente, se noi votassimo la nostra parte del Titolo V qui, andremmo a inficiare tutte le modifiche appena apportate. Ho finito, grazie. |